BENIN ZEMIGIAN VUDU RAID Viaggio di gruppo • Motoraid • Africa Occidentale
Una fantastica avventura alla scoperta del Benin in sella a ciclomotori noleggiati in loco. A cavallo dei nostri bolidi 50cc, scopriremo le bellezze nascoste di questo gioiello tra polvere e rituali vudú
Benin: Il visto si ottiene online qui https://evisa.bj/ e si paga con la carta di credito.
È necessario avere un passaporto integro, con validità residua di almeno 6 mesi dall’ingresso nel Paese.
Benin: Obbligatorio vaccino per la Febbre gialla. È consigliata profilassi antimalarica.
Se viaggiare significa non solo spostarsi da un punto all’altro, ma calarsi nella cultura del paese che si visita e viverlo secondo i ritmi, le modalità, le usanze e le abitudini, allora questa è l’avventura che ogni vero viaggiatore dovrebbe fare almeno una volta nella vita.
Così come il dromedario è il mezzo di trasporto per antonomasia del deserto, lo stesso si può dire del vecchio ciclomotore 50cc per l’Africa Occidentale, chiamato Zemigian, da “zemi”, che significa “prendimi” e “gian”, che vuole riprodurre il rumore del motore.
Vecchi Pegeout o Motobecane di fabbricazione francese, costituiscono il mezzo più affidabile e certamente utilizzato in questo angolo del continente nero, e grazie alla loro duttilità sono utilizzati adesso come veicoli merci, adesso come taxi su due ruote e in mille altre funzioni ancora.
Lentamente inarrestabile è il passepartout per entrare nell’atmosfera e nella cultura di un paese con la testa nel Sahel e i piedi nell’oceano, un paese da vivere a 40km\h, percorrendo le sue piste sterrate punteggiate da piccoli e isolati villaggi ricchi di umanità, confrontandosi con le numerose etnie.
Atterrati a Cotonou prendiamo possesso dei nostri mezzi, ciclomotori 50cc, d’epoca, ma accuratamente revisionati per il nostro uso.
Caricati bagagli e attrezzatura necessaria sul pick up di appoggio, partiamo, sotto l’occhio vigile del meccanico che ci accompagna, alla volta della vicina Porto Novo, per godere delle architetture testimonianza della colonizzazione portoghese.
Da qui puntiamo lentamente verso nord, percorrendo strade e piste secondarie, perché non è la velocità che ricerchiamo, semmai l’autenticità del paese in cui ci troviamo, privilegiando la genuinità alle comodità, trasformando quelli che solitamente sono noiosi trasferimenti, nella vera essenza del viaggio. Qualche giorno per arrivare nell’area di Natitingou, popolata da un miscuglio di varie etnie come i Fulani, i Fon ed ancora i Ditammari e molte altre, esplorando con i nostri bolidi i dintorni fatti di villaggi isolati come quelli Taneka, popolazioni curiose e genuine, cascate lussureggianti, senza mancare le insolite costruzioni Tata Somba, veri e propri castelli di fango; un’architettura tanto incredibile quanto radicata in questo contesto e ricca di storia.
Con gli occhi colmi di queste insolite e ben nascoste bellezze, e di polvere, puntiamo verso sud, per raggiungere dopo qualche giorno Abomey, antica capitale del regno Dahomey, i cui palazzi reali sono stati dichiarati patrimonio mondiale dell’umanità.
Ancora un breve tratto ed entriamo a Ouidah, antico importante centro di smistamento degli schiavi verso le americhe, con la tristemente famosa “porta del non ritorno”, ultimo passaggio a cui gli schiavi venivano sottoposti. Ma la città è anche il centro spirituale del paese, dove è nata, si è sviluppata ed è stata ufficialmente riconosciuta la religione Voodoo, e non mancheremo di approfondire anche questo insolito aspetto, ma solo dopo esserci tolti di dosso la polvere sulle bianche spiagge oceaniche.
Un ultimo passaggio al villaggio di Ganviè, le cui palafitte gli hanno valso il nome di “venezia africana”, ed entriamo trionfanti, stanchi, polverosi, ma entusiasti a Cotonou, per lasciare i nostri fedeli bolidi da 50cc e saltare su un aereo che ci riporterà a casa mettendo fine a questa unica ed epica grande avventura africana vissuta metro dopo metro ad una velocità inversamente proporzionale alle emozioni che ci ha regalato.
