ZANSKAR TREK LADAKH Viaggio di gruppo • Trekking • India, Nepal e Dintorni
Traversata di gruppo impegnativa oltre i 4000 m. tra i popoli e i monasteri dello Zanskar, con acclimatazione nella valle del fiume Indo. Da Darcha a Lamayuru, 16 giorni di trekking circondati dallo scenario unico delle vette dell’Himalaya indiano, a contatto con la cultura tibetana e la spiritualità buddista lamaista.
Marco VASTA - Tel. 347 7001081 info@marcovasta.net
Silva SCAGNETTO - Tel. 3483202250
India: è obbligatorio ottenere il visto on line cliccando su https://indianvisaonline.gov.in/evisa/tvoa.html
Tutte le info le trovate QUI
India: non ci sono vaccinazioni obbligatorie. Sono consigliate antitifica e profilassi antimalarica.
Lo Zanskar è un’area remota di cultura tibetana e di religione buddhista lamaista. Lo visitiamo a piedi ed è in questo modo che entriamo in contatto con la natura e con le genti di questo deserto di rocce e sabbia dai colori indescrivibili, un libro di geologia spalancato con pagine alte migliaia di metri. Camminiamo giorno dopo giorno, con il ritmo lento delle carovane, con gli stessi mezzi che da millenni usano queste popolazioni. Una «Grande Avventura» che richiede buona preparazione fisica e psicologica, la disponibilità ad affrontare imprevisti e cambiamenti di itinerario, la capacità di vivere in gruppo una esperienza unica ed irripetibile. La nostra sgambata si snoda fra una media di 3.900 metri nei fondovalle per salire agli oltre 5.000 metri di due passi. Saremo autosufficienti in quanto da Takh a Padum e da qui a Lamayuru non vi sono punti di rifornimento. Per il trasporto dei viveri e del bagaglio, ridotto all’essenziale, affitteremo cavalli e asini.
Itinerario
Da New Delhi raggiungiamo in volo Leh (3.500m), capitale dell’antico regno tibetano del Ladakh. Dopo l’acclimatazione nella valle dell’Indo con il castello di Stok ed i templi di Shey, Tiksey ed Hemis, con le nostre auto imbocchiamo la NH3 la rotabile asfaltata in direzione di Manali. Paesaggi grandiosi si aprono ai nostri occhi dal valico del Taglang-la (5.360m) per poi attraversare le grandi piane alluvionali dei Moore Plain sempre ad una quota che si aggira sui 4.700 metri. L’area rarefatta e pura ci riempie i polmoni mentre attraversiamo i campi tendati di Pang (4.630m). Per poi inerpicarci sul Lachulung-la (5.065m). Inizia una vertiginosa discesa sulle Gata loop, passando accanto alla sorgente sacra di Chumik Gyarsa e già in basso si vede la pista che imboccheremo per iniziare la nostra sgambata.
Cavalli, muli e cavallanti ci aspettano al Wiskey bridge (o Brandy Nallah, dipende da quale sia l’alcolico preferito dai camionisti di passaggio…) per caricare i nostri bagagli e gli utensili dello staff di cucina. Raggiungiamo Takh (4.100m) e per diversi giorni saremo una zattera che si inoltra in un tempestoso mare di guglie rocciose e di mammelloni sabbiosi alti anche seimila metri. Il percorso segue in discesa il ramo orientale del fiume Zanskar, detto Tsarap Lingti Chu dal nome delle piane del Lingti dove nasce e forse scorgeremo passare veloci kayak di ardimentosi ed intrepidi canoisti che affrontano rulli anche di 4° grado. Tsomesik, Satok, Hormoch, piccolissimi verdi pascoli, come grani di una collana di turchesi, sono alcuni dei luoghi dove campeggeremo. Attraversiamo il fiume Zanskar su un ponte sospeso, mentre i cavalli guaderanno e dopo alcuni giorni di cammino in saliscendi lungo le rive, affrontiamo il valico Gotunta-la (5.100m) od il Nialo Kontse-la (4800), le guide decideranno qual sia meglio ed anche noi ci uniremo al loro grido 'Ki Ki So So, Lha Gyalò, gli dei ci proteggano'. Una deviazione facoltativa ci porta al minuscolo lago di Tantak, perla nascosta dell’Himalaya indo-tibetana.
Un ardito sentiero ci conduce all’immaginifico monastero nella roccia di Phuktal (3.900m), dove è stato girato il documentario 'Himalaya, le chemin du ciel', Genziana d’oro al Trento Film Festival: un gioiello architettonico appiccicato alla montagna, un’apparizione affascinante che da sola vale tutto il sudore del trek. In breve siamo a Char ed al mezzo che ci porta attraverso il Lugnak (il fiume nero, che è sempre lo Zanskar incassato fra ripidi pendii che lo coprono di una nera ombra) e visitati i templi di Bardan e Mune siamo nella piana di Padum (3.600m). Eccoci pronti per la seconda parte del trek che segue il percorso ormai sperimentato dalle precedenti spedizioni di AnM iniziate nel 1980. A Padum avremo la possibilità di rifornirci, di cambiare le bestie da soma e, per chi fosse troppo affaticato, di trovare un bus che permetta di raggiungere Lamayuru attraverso il Pensi-La e Kargil. Oramai ben acclimatati, lasciamo la piana di Padum dopo aver visitato la Lamdon Model High School (finanziata da alcuni Angoli dell’Avventura), Karsha, Stongde e Zangla con i loro monasteri e in macchina arriviamo nel tardo pomeriggio a Pishu e poi ad Hanumil (3,300m). Siamo alla base del primo passo: il Parfi La (3.950m), lo superiamo discendendo quindi nell’altro versante fino a una quota di circa 3.300 m.
Raggiungiamo Snertse Pulu quindi il sentiero affronta l’Hanuma La (4.900 m). Dal colle la vista è stupenda, in lontananza il villaggio di Lingshed mille metri più in basso ed anche noi appendiamo una kata bianca accanto alle bandiere di preghiera, 'i cavalli nel vento' che garriscono nell’aria spargendo benedizioni buddhiste fra queste vette. Una tradizione vuole che al superamento di questo colle si dia una mancia a cavallanti e guide. L’indomani mattina raggiungiamo il villaggio di Lingshed, isolato tutto l’inverno e raggiungibile solo lungo il Tchadar (altro nome dello Zanskar ghiacciato).e poi si riparte seguendo il sentiero sopra il monastero per il Natuski La (4300 m). Rapida discesa per circa un’ora fino a raggiungere poche case in fondo al vallone: Chumpado Gompa. Ancora un passo di circa 4.000 m il Kuba La, paesaggio fantastico, pieno di guglie, poi proseguiamo per il Singe La (5100 m) che si raggiunge con sforzo contenuto. Qui ci attende un mezzo che percorre la lunga la valle particolarmente ricca di flora. Attraverso il Bumitze La entriamo nella oasi ben coltivata di Photoksar (4.100m) e si perviene quindi al Sirsi La (5.000 m): il panorama è bellissimo, un paesaggio pieno di guglie di erosione che sorgono in un terreno color ocra. Dopo l’oasi di Hanuppatta, passate le belle gole omonime, una visita ai templi di Wanla (3.300) e volendo a Lamayuru. Ci godiamo un meritato riposo a Leh. ormai cittadina fornita di tutto e possiamo iniziare il nostro ritorno in Italia con nel cuore la promessa di tornare, magari d’inverno sul Tchadar.