KILIMANJARO LA VETTA Viaggio di gruppo • Trekking • Africa Centrale
Saliremo in gruppo alla vetta del Kilimanjaro, a 5.895 m, seguendo la Marangu Route in 9 giorni. Abbiamo anche la possibilità di optare per la Machame Route, che offre un'ascensione alla vetta in un giorno aggiuntivo, per un'esperienza più intensa e panoramica.ù.
Le ascensioni in vetta e le spedizioni alpinistiche, a differenza di ogni altro Trekking, si propongono una meta ben precisa: il raggiungimento di una cima, che diviene quindi lo scopo principale del viaggio. Si tratta quindi di trekking molto più impegnativi, che spesso prevedono salite e superamenti di passi innevati oltre i 6.000 metri o di cordate autosufficienti d’alta quota, in regioni remote ed in gran parte disabitate. Per chi partecipa è indispensabile avere esperienze di salite in alta montagna ed essere molto ben allenato a conoscere le tecniche di alpinismo necessarie. Chi programma una salita dovrebbe sempre avere uno o più compagni di cordata con i quali ha condiviso esperienze e affrontato difficoltà . Insieme essi rappresentano una piccola comunità autosufficiente che può facilmente convivere e condividere l'esperienza della salita con altri gruppi di alpinisti ugualmente omogenei e autosufficienti.
Ivano ORSENIGO - Tel. 3391245469
Matteo OSANNA - Tel. 3388894024
Tanzania: Il visto si ottiene online qui https://visa.immigration.go.tz/ e si paga con carta di credito. È necessario avere un passaporto integro, con validità residua di almeno 6 mesi dall’ingresso nel Paese.
Tanzania: non ci sono vaccinazioni obbligatorie per i viaggiatori che entrano direttamente dall'Italia. Obbligatoria la vaccinazione contro la febbre gialla per i viaggiatori maggiori di un anno di età , provenienti da Paesi in cui la febbre gialla è a rischio trasmissione (Kenya, Ethiopia, ecc.), anche nel caso di solo transito aeroportuale, se questo è superiore alle 12 ore. Consigliate profilassi antimalarica, antitifica ed epatite A.
La Tanzania è una terra dalle bellezze spettacolari. I vividi contrasti di alte montagne coronate di nevi, le verdeggianti foreste che si arrampicano lungo i loro pendii e le roventi savane dagli immensi spazi, popolate da tante varietà di animali selvatici nel loro ambiente naturale, lasciano nel visitatore un ricordo non cancellabile di un grande spettacolo di vita selvaggia
Il programma della salita nella relazione di G. Pompili:
La salita alla vetta del Kilimanjaro
L'organizzazione è stata ottima. Il capo guida era Mpunga che si è rivelato persona di grande professionalità , attento soprattutto all'organizzazione dell'ultimo tratto da 4700 a 5895 dove si è preso cura di tutto il gruppetto che è rimasto con lui. Le altre guide erano i giovani e simpaticissimi Imani e Innocent, David (66 anni) e altri 2 dei quali non ricordo il nome poco più giovani.
Al nostro gruppo di 12 sono state messe a disposizione 6 guide, 1 cuoco e 35 portatori. Come ho già detto credo che i portatori fossero un po' di meno ma, dopo averne parlato col gruppo, abbiamo deciso di metterla sul ridere e di dare 30$ per 35 portatori (dal momento che qualcuno voleva darne anche 40, ci è sembrato un buon compromesso).
La mattina non si parte mai presto (dopo le 8). Si comincia con abbondante colazione con tè, caffè, pane tostato, miele, marmellata, uova, wurstel, porridge.
Pranzo al sacco leggero, con sandwich e frutta. Thè e caffè con pop corn nel pomeriggio
e abbondante cena a base di zuppa, pasta e carne.
Non è necessario portarsi niente da casa. Consiglio alcune barrette energetiche e integratori da mettere nella borraccia. Mi ha aiutato molto la borraccia termica che per i primi 500 metri di salita alla vetta mi ha consentito di bere bevanda calda.
Dal punto di vista tecnico la salita è facile; fino a 4700 si cammina su ampia mulattiera, prima nella foresta tropicale e poi su paesaggio via via più arido dopo i 4000. Il tratto da 4700 a 5895 è al buio, con temperature attorno a -10, vento freddo e con l'incognita del mal di montagna. Attenzione al freddo; uno dei miei pax ha superficialmente messo solo i pantaloni senza la tuta termica ed è stato male probabilmente per il freddo.
Alla fine del trek all’uscita del gate vengono rilasciati gli attestati che ufficializzano il raggiungimento della cima o del traguardo intermedio (Gilman's point o stella point) che si è riusciti a raggiungere e l’ora di arrivo.
Salita al Kilimanjaro
o Zainetto ( 30/40 litri) per la salita. Nel mio zaino avevo macchina fotografica e 1 obiettivo, tutina termica, maglietta, felpa, borraccia acqua.
Premessa: elenco alcune cose utili ma tenete conto che non esiste una regola. Se siete abituati ad andare in montagna o se vi appoggiate a un negozio specializzato, procuratevi quello che vi serve per stare a -15.
o Giacca a vento
o Pantaloni in pile
o Pantaloni antivento in goretex (o simili)
o Calzamaglia – tuta termica
o Pile
o K-way o mantellina per la pioggia o meglio guscio in goretex.
o Guanti (meglio, guanti + copriguanti)
o Bastoncini telescopici (affittabili a 20 US$)
o Berretto / passamontagna
o Scarpe da trekking leggere per la prima parte del trekking
o Scarponi (in agosto non si cammina mai sulla neve ma nell'ultimo tratto sono utili)
o Occhiali da sole
o Cappello per il sole
o Borraccia termica (sulla vetta l’acqua gela) – consiglio almeno 2 litri di autonomia con le borracce. Nel parco è vietato salire con normali bottiglie di plastica!
o Crema solare ad alta protezione
o Qualche barretta energetica
Il mio abbigliamento per la salita è stato: scarponi da montagna con calzettoni di lana da spedizione. Due tute termiche (pantaloncini ¾ + maglia), pantaloni pesanti da montagna, avevo dei pantaloni antivento nello zaino che però ho dato a una ragazza che aveva freddo, pile leggero, pile pesante, guscio leggero in goretex, passamontagna tecnico, guanti, sopraguanti. Non ho avuto freddo, stavo benissimo!
Altri pax avevano piumino, pantaloni in goretex, berretta di lana. In due hanno messo solo un paio di pantaloni, sebbene marca “montura†pesanti ma hanno avuto molto freddo.
E’ necessario prevedere 3 bagagli:
- Uno zaino per il trek da dare ai portatori dove portarsi tutto l’occorrente per i 5 giorni del Kilimanjaro e soprattutto per l’attacco alla vetta. Peso massimo 15 Kg
- Un sacco o zaino da lasciare in hotel ad Arusha con l’occorrente per il safari
- Uno zainetto da 30-40 litri da portarsi sulle spalle durante il trek dove mettere acqua, macchina fotografica e ricambi di abbigliamento per la giornata. Sul kilimanjaro si raccomanda di bere almeno 5 litri al giorno (tra tè, caffè, minestre, etc ci si arriva comodamente). Sforzatevi di farlo! Per questo motivo bisogna avere nello zaino almeno 2 litri di acqua e le relative borracce. A noi mancava qualche borraccia perchè ne avevamo solo una ciascuno e il buon Mpunga prima di partire ci ha comprato dei contenitori di plastica rigida da 2 litri da mettere nello zaino. Ripeto, le bottiglie di PET sono vietate nel parco.
Partiti da Milano e Roma in perfetto orario arriviamo al Cairo dove ci congiungiamo e prendiamo la coincidenza per Nairobi.
Il bus ci porta al Tourist Inn; decidiamo di andare a fare un giro al mercato dove veniamo avvicinati da un ragazzo che si offre di portarci in giro per il mercato per pochi scellini. Lo consiglio, vi permetterà di scoprire ogni angolo e di scattare foto senza che i locali se la prendano. A pranzo ci porta in un piccolo locale (gli chiedo un posto da africani).
Facciamo colazione in hotel e partiamo col bus privato verso le 9. Lasciamo in hotel i bagagli non necessari per il trek (lo zaino da dare ai portatori deve pesare il meno possibile).
Il viaggio dura circa 2 ore. E' nuvoloso, spioviggina. Il kilimanjaro non si vede nemmeno e ci fidiamo sulla parola delle guide che ci dicono che sta proprio davanti a noi.
Arrivati al Marangu gate facciamo la registrazione, conosciamo le guide e pranziamo con un packet lunch che ci dà il cuoco.
Iniziamo a camminare verso le 13. Il sentiero è semplice e molto ben tenuto, fatto di grandi scalini. La salita non è particolarmente impegnativa e “POLE POLE†camminiamo in compagnia delle nostre guide con le quali iniziamo a fare amicizia. Si cammina nella foresta pluviale, molto suggestiva e umida.
Arriviamo a Mandara Hut a quota 2700metri verso le 17; ci viene servito un thè caldo con pop corn. Dormiamo in due stanze collegate da una porticina, 6 per stanza.
Purtroppo il tempo è pessimo. Mangiamo, zuppa, verdure, carne, frutta. Poi riunione con il capo guida e nanna.
Sveglia ore 7,30 alle 8 colazione e per le 9 cominciamo a camminare. Le nostre guide non sono di certo mattiniere!
Lascio libertà al gruppo di vegliarsi quando vuole in modo che ognuno abbia i suoi tempi. Alle 8 colazione e alle 9 partenza sono i due orari tassativi.
Il paesaggio pian piano cambia e dalla foresta di ieri si passa ad un paesaggio altrettanto bello, ricco di prati verdi ma con meno arbusti. Verso le 12,30 pranziamo, (un succo di frutta, pane e marmellata, un pezzo di pollo e una banana). Anche i miei 2 vegetariani sono contenti del pranzo. Arriviamo a Horombo (3700m) per le 15.30 dove ci sistemiamo in 2 casette da 6 posti e beviamo come al solito thè e pop corn.
Il meteo è ancora incerto; riusciamo a vedere per brevi istanti la vetta che si fa largo tra le nuvole. Le casette non hanno riscaldamento; da questa sera alcuni avranno problemi di freddo la notte e dormiranno vestiti. Io dormivo con tuta termica, sacco a pelo leggero infilato dentro a un sacco a pelo medio (comfort 5 °C). Stavo benissimo! Cena alle 19, poi a letto.
Dopo la colazione mattutina partiamo verso le 9 per una passeggiata di 4 orette totali alle Zebra rocks. E' una giornata di relax che serve per acclimatarci. Si cammina leggeri, si scattano foto e si parla dell'indomani. Passiamo vicino al Mawenzi la seconda vetta più alta della Tanzania, 5149 metri.
Due dei pax non hanno chiuso occhio e non stanno benissimo. Rientriamo per le 2, pranziamo e poi giornata libera. Il meteo migliora un po' e quando si intravede il sole tutti stanno decisamente meglio. Cena alle 19 nello stanzone con gli altri trekkers e poi a nanna.
I due ragazzi che avvertivano malesseri stanno meglio ma in compenso altri due hanno 38 di febbre.
Da Horombo partiamo alle 8,30 dopo la solita colazione. In poco meno di 6 ore, pausa pranzo compresa, raggiungiamo Kibo Hut, verso le 15. Dopo un thè con pop corn e biscotti ci mettiamo a letto un paio d'ore. Qualcuno è teso e passeggia un po' nei dintorni. Abbiamo uno stanzone tutto per noi (siamo sempre in 12).
I miei due malati hanno ancora febbre che oscilla attorno ai 38. Alle 17 pranziamo con pasta, carne e verdure. Nessuno ha problemi di appetito, mangiamo come leoni. Poi ci rimettiamo a letto. Ho un gruppetto che non fa altro che parlare di come vestirsi e di come sarà la salita; noto che gli altri diventano via via più tesi. Spiego al gruppo di distrarsi e di smetterla di pensare alla vetta. Faccio anche la predica sull'autoselezione e sul fatto che se si sta male è bene fermarsi. Conoscendomi sto mentendo spudoratamente a me stesso ma mi viene bene perchè tutti mi danno ragione e cercano di non parlare troppo dell'ascesa per non aumentare la tensione negli altri. Missione compiuta!
Riposiamo fino alle 23.30, il tempo sembra non passare mai. Mpunga si è raccomandato di mangiare e dormire, lo abbiamo fatto.
Alle 23.30 ci svegliano, beviamo un thè coi biscotti e ci vestiamo. I miei due febbricitanti hanno rispettivamente 38 e 39 di febbre. Parlo a quattrocchi con Mpunga che acconsente a farli partire. Mi preoccupa Andrea con la febbre a 39; Mpunga lo mette tra lui e me. Il nostro accordo è che al primo cedimento lo facciamo tornare indietro. Zaino in spalla, siamo pronti a partire. Fuori ci sono 0 gradi. I miei ragazzi scalpitano come cavalli ai canapi al palio di Siena. Sollecito Mpunga, fa freddo e siamo fermi. Andiamo? Andiamo! Partiamo a mezzanotte e una manciata di minuti; altri gruppi ci precedono. Le luci delle nostre torce si uniscono a quelle di un incredibile cielo stellato. Guardo in su, come a cercare la vetta. E' una notte magica!
“I giorni degni di essere ricordati nella vita di un uomo si contano sulle dita di una mano; il resto fa numeroâ€. Beh, questo è uno di quei giorni degni di essere ricordati!
Dopo esserci incamminati lungo il sentiero alcuni di noi si lamentano per il passo lentissimo imposto dalle guide. Paziento un'oretta e mezza poi cedo alle insistenti lamentele di alcuni componenti del gruppo che chiedono un passo più veloce. Mpunga mi dice che questo è il passo giusto per arrivare tutti insieme in cima ma acconsente a fare staccare un gruppetto. Io e altri 3 accompagnati da una guida acceleriamo il passo, gli altri 8 continuano col passo “pole poleâ€. Ai 5000 metri M. inizia a vomitare. Ha freddo e ogni volta che beve l'acqua gelida della borraccia vomita poco dopo. Facciamo alcune pause ma arriviamo al Gilman's point verso le 6. La temperatura è di -15 °C e tira un vento gelido. M. ha vomitato già 4 volte. Parliamo e decidiamo di continuare tutti insieme. Dopo 45 minuti circa siamo a Stella point, il secondo traguardo. M. sta male ancora, barcolla, non riesce a tenere gli occhi aperti. A malincuore decide di tornare indietro. Dopo lunga trattativa convinco la nostra unica guida ad accompagnare M., lasciandoci proseguire da soli verso la vetta. Lo rassicuro di assumermi tutta la responsabilità . Abbiamo perso molto tempo; siamo da ore oltre i 5500m e il nostro fisico comincia a risentirne. Proseguiamo lentamente, facendo brevi pause quando sentiamo i battiti crescere eccessivamente. Incrociamo altri trekkers che scendono bianchi in volto, sorretti dalle guide. Quando il mal di montagna si fa pesante si perde la capacità di coordinare gli arti e non si riesce a camminare.
Poco prima delle 8 raggiungiamo Uhuru Peak! E' un'emozione letteralmente indescrivibile... pertanto non ci proverò nemmeno!
Dopo pochi minuti ci raggiunge R.. Ci racconta che 3 del secondo gruppo hanno mollato poco dopo i 5000 metri e sono tornati insieme a due guide che non stavano bene.
Iniziamo la discesa e via via incontriamo gli altri componenti del nostro gruppo che alla spicciolata stanno raggiungendo la vetta. Ogni volta è una festa di incitamenti e racconti A.ha superato la febbre, ha il volto stravolto e perso nel vuoto. Lo accompagna Mpunga che mi fa un sorriso d'intesa per rassicurarmi. Gli ultimi raggiungeranno la vetta in 10 ore di cammino; qualcuno viene portato giù a spalle ma alla fine pian piano facciamo tutti ritorno a Kibo Hut. Dopo aver riordinato le nostre cose beviamo un tè e ripartiamo per Horombo dove arriviamo tra le 17 e le 19. Cena e tutti a nanna.
Dopo la colazione partiamo verso le 7.30; i due febbricitanti di ieri non possono camminare perchè hanno la febbre alta, pertanto chiedo di farli portare giù con la jeep (il servizio è gratuito). Facciamo sosta a Mandara Hut dove mangiamo qualcosa e poi ripartiamo, raggiungendo Marangu gate verso le 14. Ce la prendiamo con calma perchè la jeep dei malati non arriverà prima delle 15. Ritirati i diplomi che attestano il raggiungimento della vetta e salutate le guide, partiamo col minibus alla volta di Arusha dove giungiamo dopo circa 2 ore e mezza. Sono le 17. Il programma iniziale prevedeva di raggiungere Il Tarangire NP ma a causa del ritardo della jeep medica sono costretto a rinunciarvi e a chiedere a Frank di dormire ancora ad Arusha. Il gruppo a dire la verità è contentissimo perchè dopo 7 giorni senza doccia c'è chi ha bisogno di una bella sgrassata. Mi raggiunge Frank col quale programmo le variazioni per i giorni seguenti.
Ceniamo in albergo e ce ne andiamo a letto. Giancarlo è al terzo giorno di febbre a 39 e mi chiede di iniziare a pensare al suo rimpatrio. Lo convinco ad aspettare ancora un giorno perchè i benefici del rientro a bassa quota non tarderanno a farsi sentire. Il giorno seguente infatti sta decisamente meglio.
l programma potrà essere esteso un giorno allo scopo di facilitare l’acclimatamento e permettere un giorno di riposo per assorbire l’eventuale mal di montagna che spesso è causa di rinuncia alla vetta. (Supplemento 1 giorno soggetto alla disponibilità nei rifugi 170 dollari).
Per la via Machame vedi descrizione clicca qui
ASCENSIONE FACOLTATIVA AL MONTE MERU (Facoltativa da richiedere prima della partenza dall'Italia). La seconda cima della Tanzania (4566) è alla portata di qualsiasi escursionista mediamente allenato. Il trek è possibile nelle due stagioni secche (estate e inverno) Abbiamo percorso l’itinerario in tre giorni, ma raccomando di dedicarne un quarto alla visitare della zona Est del parco: