MICRONESIA Viaggio di gruppo • Adventure • Oceania e Pacifico
Partiamo per un mondo sconosciuto ma veramente unico: le isole remote delle Caroline e delle Marianne nel Pacifico settentrionale. Visiteremo Guam, Palau, Yap e Truk, scoprendo paesaggi esotici e culture affascinanti in angoli lontani e poco battuti del mondo. Un viaggio che ci porterà a vivere avventure uniche e a immergerci in realtà incontaminate e misteriose.
Micronesia: non occorre il visto. È necessario avere un passaporto integro, con validità residua di almeno 6 mesi dall’ingresso nel Paese.
Usa: Il piano dei voli potrebbe prevedere uno scalo negli USA.
ATTENZIONE IMPORTANTE:
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Micronesia: non ci sono vaccinazioni obbligatorie.
Un viaggio sicuramente per gli amanti del mare e del mondo subacqueo. A parte Guam, decisamente americana, che per piano dei voli siamo costretti a visitare, tutti gli arcipelaghi sono ancora prevalentemente incontaminati e la natura è la protagonista incontrastata. Le isole sono molto simili tra loro, ma nello stesso tempo presentano nette differenze da farle considerare ognuna unica nel proprio genere tra scenari e fondali da favola, tra gli incanti della natura, delle genti, della flora e della fauna. Un viaggio verso e dentro mondi lontani e lontano andiamo subito, con un lunghissimo balzo per scendere a Seoul quindi coincidenza per Guam, la porta della Micronesia, nelle Marianne, siamo già entrati nella storia dell’ultima guerra e la visita alle isole della Micronesia ce lo ricorderà ogni volta che incontreremo relitti e resti arrugginiti di aerei, carri armati e cannoni nella giungla o in fondo al mare. Partiamo per Yap dove il tempo sembra scandito dall’andamento delle maree, è la più ospitale e generosa di tutte. Una laguna che si insinua tra le ricche e rigogliose mangrovie, ospita il più grande numero di mante esistenti al mondo, e se si è fortunati si possono ammirare mentre volteggiano ad un palmo dal nostro viso. La gente è talmente cordiale, che se per caso vi trovate a fare una foto per strada si blocca il piccolo traffico per non intralciare il vostro obiettivo. Insieme ad altre tre isole (Tomil, Map e Rumung) forma un atollo il cui perimetro è segnato da una barriera corallina molto ampia. Yap è il primo incontro vero e proprio con la civiltà micronesiana, la sua cultura dell’età della pietra ci prende e ci affascina. Ci accontentiamo di visitare le testimonianze affascinanti di un glorioso passato: le case degli uomini, le piattaforme in pietra destinate alle danze, ma soprattutto le antiche strade in pietra e le curiose, enormi monete di pietra o d’alabastro.
In volo raggiungiamo Palau, con la sua splendida laguna cristallina tempestata da rocce ricche di vegetazione che sembrano una manciata di smeraldi caduti in mare, è la più turistica dove la macchina dei diving sembra non fermarsi mai. Enormi ciuffi di vegetazione tropicale sembrano galleggiare sulla superficie della laguna mentre onde spumeggianti si frangono con violenza contro la barriera. Arrivando a Palau si capisce rapidamente che il mare fa la parte principale, ma scorrazzare su veloci barche fra le Rock Islands non vuol dire solo bagni e immersioni in questo angolo di paradiso. Lasciamo Palau per Chuuk (Truk), selvaggia, povera ma con una grande dignità , si porta dietro un passato di guerra che è visibile ancora oggi nei suoi innumerevoli relitti che affollano la sua laguna. Qui il tempo si è veramente fermato il 17 febbraio del 1944, quando un attacco americano distrusse una intera flotta giapponese. Navi, petroliere e sommergibili giacciono in fondo al mare con tutto il loro carico bellico, ed ogni volta che ti immergi hai la sensazione di rendere omaggio alle sue tre mila vittime, tutto costituisce un Museo Subacqueo della Seconda Guerra Mondiale. A oggi solo 40 relitti e un centinaio di aerei sono stati ritrovati e identificati, tutto il resto giace sommerso e inesplorato nella laguna più profonda. Nella capitale ci sono tre Dive Center abilitati alle immersioni nel Museo. Un altro volo ed eccoci a Ponphei, con i suoi picchi di montagne che sembrano uscire da un film di Spielberg, è la più selvaggia e la sua vegetazione sembra che possa esplodere per invadere tutto e tutti. Visitando l‘isola si noteranno molte carcasse di furgoni ed auto quasi inghiottite dalla vegetazione che fanno capire che qui quando qualcosa si rompe si dà alla foresta che provvederà a farle sparire.
Rientriamo in Italia, sorvolando quel mare di cobalto che ha rappresentato per tre settimane la delizia del nostro viaggio nelle remote isole del Pacifico Settentrionale e sempre via Seoul eccoci in volo per l’Italia.