MONGOLIA EAGLE FESTIVAL Viaggio di gruppo • Adventure • Mongolia e Siberia
13 giorni in Mongolia, viaggio dedicato principalmente all’annuale Golden Eagle Festival, festeggiato nell’estremo occidente del paese. In volo raggiungiamo i monti Altai per un’immersione totale nell’evento più suggestivo ed affascinante dell’anno, tra antiche tradizioni e natura incontaminata.
Paolo Antonio RICCI - Tel. 3388878718
Mongolia: fino a Dicembre 2025 per tutti i viaggi turistici inferiori a 30 giorni, i cittadini italiani, insieme a quelli di altri 33 paesi, sono esentati dall’ottenimento del visto. È necessario avere un passaporto integro, con validità residua di almeno 6 mesi dall’ingresso nel Paese.
Mongolia: non ci sono vaccinazioni obbligatorie.
Golden Eagle Festival a Ulgii
Inizieremo il nostro viaggio con il Golden Eagle Festival, nel cuore dei monti Altai: due giornate tra cavalli, aquile, tiro con l’arco e rituali tradizionali kazaki. Dormiremo nelle gher dei nomadi e assisteremo a una celebrazione intensa e autentica di cultura, abilità e orgoglio identitario. Non è solo uno spettacolo: è un legame millenario tra uomo e natura che ancora oggi viene tramandato con fierezza da una generazione all’altra.
Giorni 6-13
Proseguiremo il nostro viaggio tra paesaggi immensi: laghi glaciali come il Khoton e il Khurgan, siti archeologici millenari, valli remote abitate da pastori e le vette innevate della Tsambagarav Mountain. Un'immersione completa nella natura e nella storia dell’Altai più profondo, dove ogni tenda, stele o sentiero racconta l’adattamento dell’uomo a un ambiente tanto ostile quanto sorprendente.
Giorni 14-17
Rientrati nella capitale visiteremo i monasteri e i mercati di Ulan Bator. Chi sceglierà l’estensione esplorerà monasteri sperduti, crateri vulcanici e le meraviglie del Gobi: Bayanzag, le dune di Khongoryn Els e la valle di Yol, tra silenzi assoluti e paesaggi primordiali. Un itinerario che attraversa la spiritualità, la geologia e l’immensità di un paese dove l’orizzonte non ha mai fine.
COSA DICONO I VIAGGIATORI
“La Mongolia è una terra meravigliosa, soprattutto nel periodo dell'Eagle Festival quando anche i pochissimi turisti che frequentano il Gobi, ormai se ne sono andati. Il viaggio in sé è un must per chi apprezza i paesaggi naturali sconfinati e il loro attraversamento in "lentezza". E' un itinerario per chi ama le terre desolate, la bellezza del nulla e del silenzio. Nell'area degli Altai, abbiamo trovato un freddo pungente, con 0° di giorno e fino a -15° di notte. Si viaggia per ore, in mezzo a neve e fiumi ghiacciati, incontrando di tanto in tanto qualche pastore che scende a valle con la mandria di yak o di cavalli. Nella maggior parte delle gher dei nomadi non c'è corrente elettrica e vi troverete, in poco tempo, a prendere i ritmi e le abitudini di chi vive in questi luoghi. La sensazione di trovarsi in un'epoca lontana è forte e costante. Lo spettacolo dell'Eagle Festival è ancora per fortuna molto vero e vissuto principalmente dai locali. Un popolo solitario, ma molto accogliente e una terra che invita a ritrovare una sintonia con lo spazio. ” (Susanna C.)
Un viaggio nel cuore della Mongolia occidentale, dove le montagne degli Altai segnano il confine con la Cina, la Russia e il Kazakistan. Qui vivremo l’esperienza unica del Golden Eagle Festival: un evento annuale che riunisce i cacciatori nomadi kazaki e le loro maestose aquile in due giornate di gare, esibizioni e riti millenari. Attorno a noi, un paesaggio remoto e immenso: laghi glaciali, valli incise dal vento, ghiacciai che dominano le cime e praterie abitate da cammelli, yak e cavalli. Un itinerario breve ma denso, che potremo prolungare con un’estensione tra vulcani, canyon, dune e monasteri, esplorando le regioni centrali e il deserto del Gobi.
AQUILE, CAVALLI E ORGOGLIO NOMADE: L’ALTAI DURANTE IL FESTIVAL
Dopo un primo breve passaggio nella capitale Ulan Bator, voleremo verso ovest, ai confini della Mongolia, nella regione di Bayan-Ölgii: una terra aspra e magnifica, abitata da popolazioni di etnia kazaka che mantengono vive le tradizioni nomadi più antiche. Se possibile, cercheremo di farci ospitare da una famiglia locale, per trascorrere una giornata con loro e scoprirne la storia e le tradizioni. Qui parteciperemo al Golden Eagle Festival, un evento unico che si tiene ogni anno a Ulgii. Per due giornate intere assisteremo a competizioni spettacolari: gare a cavallo, dimostrazioni di caccia, prove di abilità con l’arco e di destrezza tra falconieri e aquile reali. Sarà un’occasione rara per entrare in contatto con una cultura ancestrale, in un contesto ancora autentico e lontano dalle rotte più battute. Dormiremo nelle tradizionali gher, condivideremo la quotidianità dei pastori nomadi e ci immergeremo in un’atmosfera d’altri tempi, dove il paesaggio e le persone sembrano appartenere a un’altra epoca. Il Festival non è solo uno spettacolo, ma un rituale di comunità, una celebrazione dell’identità kazaka e un modo per tramandare alle nuove generazioni saperi e legami profondi con gli animali e il territorio.
CURIOSITÀ
Le aquile reali utilizzate per la caccia tradizionale nell’Altai non vengono allevate in cattività, ma catturate da giovani nei loro nidi, spesso costruiti in luoghi impervi tra le pareti rocciose delle montagne. I cacciatori scelgono sempre esemplari femmina: sono più grandi, forti e aggressive dei maschi, quindi più adatte alla caccia. L’addestramento inizia subito e richiede tempo, pazienza e un’intimità profonda. Le aquile vivono accanto all’uomo, dormono vicino a lui, si abituano al suono della sua voce, imparano a volare a comando e a tornare indietro. Questo legame non è solo utilitaristico: è spirituale. I cacciatori kazaki considerano l’aquila parte della famiglia, un’alleata e un’estensione della propria forza. Dopo circa dieci anni, quando l’animale ha raggiunto la piena maturità e può riprodursi, viene lasciato andare. Il distacco non è mai semplice: si organizza una cerimonia, un ultimo pasto condiviso, parole sussurrate e poi il volo, verso la libertà. Un gesto che racconta rispetto, gratitudine e profonda connessione con il mondo naturale.


NELLE TERRE ALTE DELL’OVEST: LAGHI, GHIACCIAI E PETROGLIFI
Concluso il Festival, partiremo alla scoperta della Mongolia occidentale, una regione remota e potentissima, dove la natura domina ogni cosa e i segni delle civiltà del passato affiorano ovunque. Esploreremo il Parco Nazionale Altai Tavan Bogd, un vero e proprio museo a cielo aperto. Nelle vallate disseminate di gher nomadi, potremo ammirare antichi petroglifi, pitture rupestri, stele antropomorfe (le cosiddette "turkish stone") e cimiteri kazaki ancora intatti. Nei pressi del lago Khoton cercheremo Aral Tolgoi, uno dei siti archeologici più suggestivi della zona. Costeggeremo il Khoton Nuur e il Khurgan Nuur, laghi glaciali collegati tra loro che riflettono l’immensità della catena montuosa: sono considerati la corona dei Cinque Santi, le vette più alte dell’Altai, tra cui svetta il Kuiten Uul, la cima più elevata della Mongolia con i suoi 4.374 metri.
Poco più a est raggiungeremo il Tolbo Lake, un ampio specchio d’acqua circondato da colline rocciose, e proseguiremo verso il Parco Tsambagarav Uul. Qui percorreremo la valle di Namarjin, dove si trovano piccoli insediamenti di pastori kazaki che vivono ancora seguendo il ritmo delle stagioni. Saliremo fino alle propaggini del Potanin Glacier, un ghiacciaio che sovrasta i 4.202 metri della Tsambagarav Mountain, una delle montagne più sacre e leggendarie dell’intera regione. Sarà un’immersione profonda tra paesaggi primordiali e cultura nomade, tra la geografia del silenzio e la memoria ancestrale incisa nella pietra. Al termine di questo percorso, faremo ritorno a Ulgii, dove ci attenderà il volo interno per rientrare a Ulan Bator.


ESTENSIONE FACOLTATIVA: MONASTERI E SILENZI NEL GOBI
Chi desidera prolungare il viaggio potrà unirsi all’estensione facoltativa che ci porterà in una Mongolia molto diversa, fatta di steppe, crateri vulcanici, canyon e dune di sabbia. Da Ulan Bator attraverseremo l’altopiano centrale toccando luoghi carichi di storia e spiritualità: la montagna sacra Khognokhaan Uul, l’antica capitale Kharkhorin con il suo monastero murato di Erdene Zuu e i 108 stupa, e il lago vulcanico di Terkhiin Tsagaan Nuur, sovrastato dal cratere del Khorgo. Cammineremo verso il monastero montano di Tovkhon e continueremo a sud fino alle terre semidesertiche di Ongi, dove visiteremo i resti di antichi monasteri distrutti negli anni ’30. Entreremo infine nel deserto del Gobi: la regione dei dinosauri e dei paesaggi estremi. Esploreremo Bayanzag, area ricca di fossili, scaleremo le grandi dune di sabbia di Khongoryn Els e raggiungeremo la valle di Yol, dove il canyon dell’Aquila nasconde pareti di ghoaccio anche in estate. Poi, sarà tempo di tornare a Ulan Bator, portando con noi l’incredibile varietà di volti, cieli e silenzi della Mongolia. Quest’estensione ci regalerà un’immersione profonda nei contrasti del Paese: dai monasteri silenziosi al fragore del vento tra le dune, dalla solitudine assoluta delle valli alla memoria geologica custodita nelle rocce del Gobi.







