Avventure nel Mondo

Welcome to Jordan. Tra bellezza e silenzio

da "Petra Wadi Rum 7" di Avventure nel Mondo
di Stefania Altieri
foto di Stefania Altieri

"Welcome to Jordan"

E' la frase più ricorrente che tutti, dai passanti ai bambini, dai negozianti alle guide, dicono ai turisti stranieri con un sorriso di gratitudine.

Nonostante la situazione politica dei paesi confinanti, la Giordania è stata più volte definita oasi di stabilità nella turbolenta regione del Medio Oriente, perchè è riuscita a mantenere pace e sicurezza all'interno dei suoi confini con la tolleranza civile e religiosa. Circondato da una polveriera, tra Iraq, Arabia Saudita, Siria, Palestina e Israele, il Paese ha accolto e integrato milioni di rifugiati palestinesi, siriani e iracheni in fuga dai conflitti, mettendo spesso a dura prova le risorse e le infrastrutture nazionali. Si trova nella regione della Mezzaluna fertile ed è in gran parte costituita da deserti e ampi altopiani. Si divide in tre zone principali: la Valle del Giordano, l'altopiano della Transgiordania e il deserto che occupa i due terzi del Paese. Nella Transgiordania sono situati i principali centri urbani tra i quali la capitale Amman e anche il sito archeologico di Petra, una delle sette meraviglie del mondo moderno. Per gli appassionati della natura una tappa imperdibile è costituita dalla Riserva della Biosfera di Dana, la più grande della Giordania. La regione desertica ospita un'ampia varietà di paesaggi tra i quali quello del Wadi Rum, conosciuto come Valle della Luna. La rete stradale è in buono stato, quella ferroviaria è poco sviluppata. I siti di maggior interesse non si trovano lungo le grandi arterie, ma su strade tortuose e spettacolari. 

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Arriviamo ad Amman in tarda serata e il tour parte la mattina del giorno successivo. Con il nostro bravissimo autista Issa (Gesù) andiamo a Jerash, la Pompei d'Oriente. Questa località è seconda soltanto a Petra nella preferenza dei turisti in Giordania. Sepolta per secoli sotto la sabbia, prima di essere riscoperta e restaurata negli ultimi settant'anni, essa costituisce una splendida testimonianza della grandezza e dell'opera di urbanizzazione condotta dai Romani nelle province dell'Impero in Medio Oriente: strade lastricate, colonnati, templi in cima ad alture, fontane e mura interrotte da torri e porte cittadine. L'architettura, la religione e la lingua di questa città riflettono un percorso secolare in cui potenti culture si sono sovrapposte coesistendo. I resti dell'antica Gerasa portano i segni del mondo greco-romano del bacino del mediterraneo e le antiche tradizioni dell'oriente arabo, evidenti nei monumenti disseminati tra il cardo e il decumano, nella piazza ovale, nella via delle colonne, nei due teatri gioielli di acustica, nelle basiliche e nelle scalinate.

 La prossima tappa è il Monte Nebo. Percorriamo nell'ultimo tratto, prima dell'ingresso al sito, una strada panoramica dal paesaggio quasi lunare. Il monastero è stato da poco ristrutturato dai francescani ed è un luogo importante a livello storico-religioso perchè pare che qui Mosè, profeta di tutte e tre le religioni monoteiste, abbia avvistato la Terra Promessa. Un memoriale ne ricorda la sepoltura, la chiesa contiene mosaici perfettamente conservati e dal promontorio, nelle giornate terse, è possibile vedere la Valle del Giordano, la Palestina e i monti intorno alla città Santa di Gerusalemme. E' uno scenario mistico, capace di parlare a cristiani, ebrei e musulmani, lasciando senza parole pellegrini e turisti.

La cittadina di Madaba è a 9 chilometri a sud. Qui si visita la Chiesa greco-ortodossa di San Giorgio, meta di pellegrinaggio. Il celebre mosaico è chiamato Mappa di Terrasanta poichè raffigura l'itinerario per raggiungere Gerusalemme attraverso oltre centocinquanta località. Era formato da circa due milioni di tessere, di cui solo un terzo è giunto fino a noi. E' corredato da 157 didascalie in greco, che segnano i principali siti biblici del Medio Oriente, dall'Egitto alla Palestina. 

A pochi minuti c'è la Chiesa degli Apostoli, dove c'è un mosaico dedicato appunto ai dodici apostoli, ritrae Thalassa, personificazione femminile del mare, circondata da pesci e creature marine. 

Ad un paio d'ore di pullmino arriviamo all'imponente castello crociato di Kerak, con le sue immense fortificazioni, che incombono sulla città omonima. Mescola stili europeo, bizantino e arabo per le numerose dominazioni che si sono succedute. All'interno ci sono tunnel, camere oscure e vaste scuderie. Questa antica roccaforte era considerata inespugnabile dalle antiche popolazioni beduine e oggi resta il castello più grande e meglio conservato della Giordania. Dall'alto del monte si apre un panorama che consente alla vista di spaziare per oltre 35 chilometri. Ci rimettiamo in viaggio per arrivare a Dana che dista altre due ore per un magico tramonto. Oltrepassando il vecchio villaggio ormai quasi disabitato ci immergiamo nel silenzio e nella bellezza del luogo.

Dopo colazione partiamo per il trekking di tre ore nella Riserva della Biosfera di Dana. La salvaguardia della biodiversità di questa località ne hanno fatto un modello di sviluppo e tutela dell'ambiente a cui si sono ispirate anche altre riserve naturali giordane. Alcune escursioni, permettono di raggiungere aree in cui sono custodite piante millenarie ed inavvicinabili senza la guida naturalistica perchè protette. E' una passeggiata suggestiva tra flora e fauna, con vari stop fotografici, che culmina con una sosta in cui la guida tira fuori dallo zainetto teiera e acqua e prepara un tè con l'aggiunta di un'erba aromatica raccolta lungo il percorso.

Arriviamo a Shobak e visitiamo le rovine del castello situato su uno sperore di roccia. Prende il nome dal vicino villaggio, ma per i Crociati era Crak de Montréal, la fortezza del Monte Reale. Oltre ad una Chiesa, una cappella crociata e un palazzo Ayyubida, la maggior parte di ciò che è ancora visibile risale al restauro dei Mamelucchi del XIII secolo, tra cui spicca un fregio in calligrafia araba intorno alle mura. Ci lasciamo affascinare dal paesaggio remoto e selvaggio intorno alla fortezza immaginando i tanti assalti avvenuti nella storia.

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Arriviamo ad Aqaba nel primo pomeriggio, in tempo per goderci un pomeriggio di relax a bordo piscina. Qui fa molto più caldo rispetto al resto della Giordania, quindi andiamo a visitare la spiaggia pubblica e il siq all'ora del tramonto. Optiamo per una cena di pesce e proseguiamo la piacevole passeggiata al centro dell'animata cittadina.

 

Salpiamo con la barca alle 10,00, l'escursione sul Mar Rosso dura circa 4 ore e andiamo a fare snorneking (e immersioni). La barca è grande e comoda, con spazio per stare al sole e all'ombra. Facciamo due tappe per il bagno con pinne, maschera e boccaglio messi a disposizione dal proprietario della barca. In alternativa si può andare al lido Berenice (ad una decina di chilometri dal centro) pagando l'ingresso e facendo snorkeling dalla riva (la barriera corallina è vicinissima). Ci sono pesci colorati e tartarughe. Ottima la grigliata di carne e pesce preparata dall'equipaggio. 

Ci aspetta il nostro autista Issa per portarci al Wadi Rum, dove arriviamo in meno di un'ora. "Immenso, echeggiante e divino" lo definì Lawrence d'Arabia. Il più grande e magnifico paesaggio desertico della Giordania è un luogo senza tempo, un labirinto di rocce monolitiche che raggiungono anche i 1.750 metri d'altezza, con canyon e pitture rupestri vecchie di 4.000 anni. Il referente del nostro campo tendato è Mr. Harb che ci aspetta con la sua jeep. Siamo sul set di numerosi film tra cui "The martian" e sulle orme di Lawrence d'Arabia e, come lui, rimaniamo stupiti dalla varietà di colori che incontriamo. Facciamo bellissime foto all'arco di roccia da scalare.

Ci fermiamo per goderci il tramonto incantato davanti ad una tazza di tè preparata da Harb. Il sole sparisce dietro picchi di roccia e sabbia che cambia colore. Rientriamo al campo tendato, situato sotto una montagna, in posizione isolata. Dopo cena facciamo una passeggiata sotto un manto di stelle che sembrano vicinissime. Andiamo a dormire in un silenzio irreale e la sensazione di essere su un altro pianeta. L'indomani sveglia presto e pronti per la cammellata all'alba. Dopo colazione torniamo con la jeep da Issa che ci aspetta, coccolandoci con datteri e pistacchi. Dalla Desert Road ci immettiamo sulla King's Road e ci fermiamo a Petra View Point Cafè per una vista mozzafiato sulla vallata di El Rajef.

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In due ore siamo a Petra. Compriamo da mangiare da Mr. falafel in centro città e in un'altra mezz'oretta arriviamo a Piccola Petra. L'ingresso è gratuito e la visita dura circa un'ora (compreso pic nic). E' una Petra in piccolo (da fare sicuramente prima di Petra per essere apprezzata come merita). Ci sono tre slarghi che attraversano il siq (lungo 350 metri). Il primo ospitava un tempio con annesso un portico, il secondo quattro triclini e ancora oggi è visibile una casa con i soffitti dipinti, il terzo dà accesso ad una scalinata di roccia che conduce ad un pianoro dal quale si gode una bellissima vista. Tornando a Petra per prendere le camere, abbiamo ancora tempo per rilassarci all'hammam. Dopo cena ci incamminiamo nel Siq per Petra by night. La vista e il percorso sono molto suggestivi, lo spettacolo non all'altezza ma, da pochi giorni, come gran finale il Tesoro viene illuminato con colori diversi ed è questo il vero spettacolo.

Oggi è il grande giorno di Petra, dichiarata nel 2007 una delle sette meraviglie del mondo moderno, che da sola vale il viaggio. Il complesso archeologico fu rivelato al mondo occidentale dall'esploratore Johann Ludwig Burckhardt nel 1812. Le numerose facciate intagliate nella roccia, riferibili per la massima parte a sepolcri, ne fanno un monumento unico, dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 1985. Con la guida visitiamo il Bab As Siq, la strada sterrata che porta al Tesoro (El Kashneh), piena di monumenti scolpiti dallo straordinario popolo nabateo. La facciata del tesoro, nascosta dalle ultime rocce, è letteralmente un tuffo al cuore. Ammiriamo l'imponente lavoro di scultura nella roccia, cesellata nella pietra. Passeggiamo nel centro dell'antica città, dove la guida ci spiega l'origine dei molteplici monumenti distrutti da terremoti ed eventi avversi: il cardo maximo, il ninfeo, la chiesa bizantina (con i mosaici), il tempio dei leoni alati, il Qas al bint, a base quadrata con gigantesche colonne. Prendiamo la scalinata accanto al ristorante e in 30 minuti e 800 gradini, tra bancarelle e curve sinuose con paesaggi mozzafiato, schivando gli asini che non si fermano davanti ai pedoni, arriviamo al Monastero Ad-Deir e la fatica è ripagata. La facciata è ancora più maestosa e imponente di quella del Tesoro. Il suo cortile, circondato da colonne, veniva utilizzato per le cerimonie sacre. Ci inerpichiamo per i vari sentieri in salita. Alcuni portano ai panorami sulle valli sottostanti, dove si scorgono da lontano i territori palestinesi, gli altri permettono di arrivare ai view point per vedere il monastero da più punti. Rigenerati da tanto splendore, percorriamo a ritroso la scalinata, decisamente più agevole in discesa, e prediamo la strada a destra del Gran Tempio per il percorso Wadi al Farasa che porta al Sacrificio. Si scende dalle scale dalla parte opposta per arrivare vicino al Teatro. Ci fermiamo a rifocillarci con dei succhi di frutta e tè alla menta e limone. Andiamo a vedere da vicino le tombe reali, che hanno dei colori incredibili. Torniamo al Tesoro per le ultime foto dall'alto, patteggiando il prezzo della salita con i beduini che spadroneggiano, ma che ci offrono un altro ottimo tè. Le sorprese non sono finite. Quando torniamo in hotel, viene a prenderci Issa per portarci a vedere il tramonto su Petra con aperitivo (rigorosamente analcolico) e patatine. Siamo stati fortunati ad averlo con noi! Possiamo andare a dormire pienamente soddisfatti della giornata.

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Lasciamo il nostro hotel in direzione Wadi Mujib, prendendo la Namala Road. Dopo circa due ore e mezza arriviamo al canyon per il torrentismo. Il percorso che scegliamo è di 2 ore (a/r), bellissimo e divertente. Si risale il fiume arrampicandosi sugli scogli con l'aiuto delle corde e si arriva ad una cascata. Servono scarpe da scoglio ed eventualmente la Go Pro. 

Proseguiamo per il Mar Morto fino all'Holiday Inn Spa, per fare il bagno e provare la sensazione di galleggiamento. Il Mar Morto è il punto più basso della terra e la sua peculiarità sta nel grado di salinità, intorno al 30% rispetto al 3% degli altri mari. L'acqua così salata non consente forme di vita, da qui il suo nome. E' un mare chiuso che ha come immissari le acque del fiume Giordano, dell'Arnon e di altri corsi d'acqua. Fin dai tempi dei Romani le sue acque erano usate per le qualità curative, soprattutto per le malattie della pelle, contro le allergie e le infezioni alle vie respiratorie. Il Mar Morto sta morendo, abbassandosi di un metro all'anno, per mancanza d'acqua e per lo sfruttamento eccessivo. Facciamo la doccia per lavare via i fanghi e andiamo a pranzo al buffet luculliano del ristorante. Arriviamo ad Amman in un'ora e mezza. Ci aspetta una cenetta preparata ad arte da una famiglia palestinese. E' un'esperienza autentica con i locali organizzata per noi da Islam, una ragazza giordana che tiene a cuore le persone che ne hanno più bisogno.

E' il nostro ultimo giorno in Giordania. Visitiamo Amman, l'antica Filadelfia. Il nostro hotel è di fronte alla Moschea Abdullah,  conosciuta come moschea blu, che è l'unica che accoglie visitatori non musulmani. Prendiamo un taxi Uber per raggiungere la Cittadella, sulla cima del colle più alto (850 metri di altitudine) da cui si ha una vista a 360° sulla città bianca. Le radici storiche più antiche di Amman si trovano proprio qui. Alcuni dei reperti custoditi nel museo risalirebbero addirittura all'età della pietra, passando per l'età del bronzo, all'antica Grecia, a Roma, a Bisanzio e alla civiltà islamica. E' un vero e proprio viaggio nella storia. Scendiamo attraverso le scale che portano al Teatro Romano attraversando piccole gallerie d'arte da cui si può ammirare il teatro da posizione privilegiata. La sua edificazione, inizialmente a fini religiosi, ha saputo abilmente sfruttare l'acustica e la posizione accanto al colle di Al Jaufa che protegge il pubblico dal sole. Il teatro viene tuttora utilizzato per ospitare gli spettacoli nei mesi estivi. Facciamo una passeggiata a Rainbow Street, il quartiere degli artisti e gironzoliamo in centro tra bancarelle e negozietti fino all'ora di pranzo. Andiamo nel famoso ristorante Hashem a mangiare gli ultimi falafel e hummus e poi alla pasticceria Habiba per comprare dolcetti e biscotti da portare a casa. Torniamo in hotel per il transfer per l'aeroporto. 

Restano nella memoria il potere della bellezza e del silenzio, la luce che filtra tra le rocce dei Siq, il rumore dell'acqua impetuosa del Wadi Mujib, la luce calda delle candele che illuminano Petra di notte, i sorrisi ospitali della gente, il cielo stellato del deserto...

Stefania Altieri