Avventure nel Mondo

Una giornata in barca. Anche questa è India. Le Backwaters

da "Deccan India" con Avventure nel Mondo
di Dino Patrussi
foto di Giampiero Cangi

E’ trascorsa una settimana esatta dal nostro arrivo a Channay, nell’India del Sud, segnata da profonde testimonianze di un passato coloniale. Un emozionante itinerario caratterizzato da una lunga cavalcata tra numerosi templi (poiché l’India è il Paese delle religioni), sotto un sole impietoso reso ancor più insopportabile dall’elevato tasso di umidità che, nonostante il periodo invernale, affligge questa parte del mondo. Calati in una dimensione nuova, aliena alla nostra concezione di vita, trascorriamo una fantastica esperienza attraverso la quale si comprende in pieno d’essere una delle innumerevoli comparse del grande spettacolo che è la vita. Respirare perennemente una mistura di spezie, erbe aromatiche, estratti e altri ingredienti della cucina indiana, dove l’orribile gusto del coriandolo è praticamente presente in ogni pietanza, ci trasporta in un mondo misterioso e affascinante al tempo stesso, completamente diverso da quello che conosciamo. Antica meta di conquista per viaggiatori, mercanti, pellegrini e scrittori, l’India, terra di meraviglie e segreti che affonda le proprie radici in tempi assai remoti, è un paese dalla cultura unica, dove lo sbalorditivo e assordante rumore del traffico fa da colonna sonora alla vita di tutti i giorni. Auto, tuc tuc, motorette, camion, autobus, biciclette e pedoni (chi più ne ha, più ne metta), che assiepano letteralmente le strade brulicando come sciami d’insetti, si muovono senza una logica apparente in ogni direzione, suonando ininterrottamente i clacson martellando i timpani per l’intera giornata. Non di rado capita di osservare alcuni veicoli procedere contromano attraverso una vera e propria selva di automezzi, come stessero risalendo controccorrente un fiume in piena. Sembra d’essere travolti da un caos totale, storditi da un’accozzaglia di esalazioni dolciastre e nauseabonde (poiché l’India è sfacciatamente sudicia e infetta, ricca e indigente) che riportano alla mente un girone infernale Dantesco. Dopo una prima parte di viaggio, caratterizzata da spasmodiche visite, tensione e affaticamento, ci attende adesso una lunga giornata di totale riposo, in pace col mondo intero e con noi stessi, a bordo di una house boat per una crociera nelle bellissime Backwaters.

Avventure nel Mondo
Avventure nel Mondo

Le Backwaters sono formate da una fittissima rete di laghi, canali artificiali e lagune salmastre che al loro interno ospitano città e villaggi che si sono adattati e sviluppati insieme a questo peculiare ecosistema. Collocate parallelamente alla costa del Mare Arabico, serpeggiano tra palme e altre piante meravigliose che non avevo mai visto e uniscono la costa con la parte interna meridionale di Cochin. Le house boat, chiamate Kettuvalam, sono tradizionali case galleggianti del Kerala che solcano le acque del lago Vembanad, fatte di legnami pregiati intarsiati e bambù intrecciato. Il lago.è il più lungo dell’India e il più grande lago dello stato del Kerala. con un area 2114 kmq e attraversa tre diversi distretti nello stato del Kerala. Noto come Lago Vembanadu ad Alappuzha, Lago Punnamada a Kuttanad e Lago Kochi a Kochi. Presso la cittadina di Aleppey, luogo di partenza, ne sono ormeggiate a centinaia. Per secoli i canali delle Backwaters sono stati  una via di trasporto sicuro ed efficiente per beni e persone che si spostavano dall’interno alle cittadine portuali lungo la costa. All’interno di questo vasto labirinto che comprende oltre 900 km di corsi d’acqua e che lascia alle spalle disordini e frastuoni, vi sono città e villaggi che fungono da punti di partenza per le numerose crociere che solcano le acque delle Backwaters: un aspetto unico nel grande panorama dell’immensa India. L’unico modo per riuscire a visitare le Backwaters, in totale assenza di strade, è la barca, anche per chi, generalmente, soffre il mal di mare poiché l’acqua è una lastra di vetro e la barca assolutamente stabile. Viste dall’esterno queste case galleggianti sembrano delle barche comuni, per cui nutrivamo un po’ di timore sia per lo stato della pulizia che per la qualità dei servizi, invece all’interno sono dotate di ogni genere di confort come cucina e sala da pranzo, camere accoglienti e pulite, tutte dotate di servizi igienici, dove si dorme veramente bene; addirittura notevolmente più confortevoli di un monolocale al mare durante la settimana di ferragosto. Le aree comuni, inoltre, sono ben allestite e lo Staff è gentilissimo e professionale: restiamo a bocca aperta per lo stupore, tanto la barca è arredata con gusto. Dormiremo sul fiume navigando tra canali ritagliati nella vegetazione di piante tropicali e palmizi ammirando, da un’inattesa prospettiva, una flora dai colori strepitosi e le tantissime specie di uccelli che, durante la bella stagione, migrano per venire a nidificare in questo habitat palustre. Poiché il gruppo è composto di dieci persone, mentre le houseboat sono dotate al massimo di tre stanze da letto, dobbiamo affittare due case galleggianti dividendoci nella seguente maniera: nella barca più grande, che comprende tre camere matrimoniali, saliamo io e mia moglie Bozena, Giampiero (il nostro coordinatore) e Samuele, Loris e Francesco, mentre in una leggermente più piccola, dotata di due sole camere, si accomodano Mario e Cesare, Mirella e Susy. Sulla barca ci viene chiesto di toglierci le scarpe, non si deve assolutamente accedere all’interno con le scarpe ai piedi: questione d’igiene, sia per pulire più facilmente, sia per evitare di sporcare i pavimenti interni. Il personale di bordo, pronto a soddisfare ogni nostra richiesta, ci accoglie con amichevole calore, offrendo immediatamente, oltre ad un delizioso drink di benvenuto, un enorme cabarè composto di frutta fresca locale dal sapore davvero squisito. Nonostante la difficoltà di comunicazione con l’equipaggio, disponibilità e cortesia non vengono mai a mancare. Adesso siamo finalmente pronti alla partenza, andando alla scoperta di quella che è soprannominata la “Venezia dell’Asia” (non occorre molta immaginazione per comprenderne il motivo); luogo d’incontro tra la poesia di una natura sorprendente e la storia dei villaggi che la popolano. La barca, al sommesso ritmo del motore, sembra scivolare sulle acque immobili della laguna, attraverso un mondo pacifico e silenzioso, dove la vita scorre con ritmi che non ci sono più noti, fatto di villaggi di pescatori, isolotti coltivati, lagune e giardini di spezie. Di colpo ci ritroviamo immersi in un ambiente naturale dalla bellezza mozzafiato, dove numerose specie animali trovano ricca abbondanza di cibo. Le innumerevoli tonalità verde della vegetazione tropicale, con le fronde degli alberi che si specchiano nell’acqua calma, e l’azzurro del cielo terso, sono i colori dominanti: un mix di fantasia e d’ingegno da parte della natura che, ancora adesso, appare incontaminata. Il caldo soffocante e umido, che per giorni ci ha relegato a un ininterrotto bagno di sudore, è oramai un lontano ricordo: adesso la giornata scorre piacevole e rilassata. Senza null’altro da fare che beneficiare di una giornata che si annuncia splendida, si respira aria pura a pieni polmoni, ammirando le maestose foreste, le lagune e i dintorni di villaggi e cittadine costellate di palme, frutta e fiori tropicali. Da secoli migliaia di persone vivono in queste terre, a diretto contatto con l’acqua, traendo abbondante sostentamento dalle coltivazioni di riso, cereali, frutta e verdure. Seduti nelle comode poltrone del ponte principale, ci siamo immersi nel piacere della lenta e rilassante navigazione sul fiume, osservando lo scorrere del tempo e della vita in un angolo di mondo in cui, rispettando i ritmi della natura, tutto si svolge lungo le sponde delle acque. La traversata in un ambiente naturalistico di rara bellezza, ricco di numerose specie di fauna, che ognuno cerca di immortalare con la propria fotocamera a ricordo di questa magnifica esperienza, è accompagnata dall’elegante volo delle aquile pescatrici e da quello di numerosi aironi bianchi. Attorno c’è una pace infinita e il viaggio, attraverso una “cornice” surreale, è veramente idilliaco: un’immersione nella tranquillità delle acque interne e nella quotidianità di questi villaggi a ridosso della riva, come tornare a ritroso nel tempo. Nel costeggiare questi piccoli villaggi rurali si resta affascinati nell’osservare le coltivazioni di riso di un verde brillante, le abitudini agresti del Kerala, la vita semplice che si svolge lungo le sponde di questi luccicanti canali e gli accorgimenti che la gente locale ha adottato nel tempo per vivere in questi luoghi. Qui la popolazione vive, su ristretti lembi di terra, una vita all’aria aperta fatta di poche e semplici cose; una capanna, qualche vacca, pochi animali da cortile e stoviglie ammassate. Le donne affaccendate a lavare stoviglie e panni con l’acqua del lago, panni che stendono poi ad asciugare sull’erba; i bambini che giocano a rincorrersi sino a tuffarsi; anziani seduti a chiacchierare contemplando la rigogliosa natura; uomini immersi nell’acqua che s’insaponano accuratamente il corpo lavando anche il bestiame; altri invece che si dedicano alla pesca dei gamberi. Durante la navigazione incrociamo fragili imbarcazioni, simili a grosse canoe, stracolme di noci di cocco o sacchi di riso. È un mondo solitario e incantevole dove la vita, mentre il tempo sembra essersi fermato, assume un ritmo ben diverso da quella cui la settimana appena trascorsa eravamo abituati. Il canto e il movimento delle innumerevoli specie di uccelli acquatici che ci accompagnano nel nostro dolce navigare, danno la sensazione d’essere in un luogo magico che oltrepassa ogni nostra immaginazione, locato fuori dal mondo, come precipitati nel giardino dell’Eden. +Tutt’attorno aleggia una soave musica indiana, che alle nostre orecchie ignoranti appare come un richiamo di festa. Ne seguiamo la traccia sino a giungere nei pressi di un piccolo tempio, dove non mancano fiori e offerte di cibo, che una fascinosa ragazza dice essere dedicato alla Dea Durga (“colei che difficilmente si può avvicinare”); raffigurata come una donna che cavalca un leone. Incarnazione dell’energia creativa femminile, Durga, è una Dea dal carattere ambivalente che ha in sé entrambi i poteri di creazione e distruzione. La giovane donna, poco più che adolescente, dopo averci presentato i figli, un maschio e una femmina, fa cenno di seguirla scortandoci sino a quello che dovrebbe essere il centro del villaggio, dove alcuni anziani sono intenti a preparare del riso soffiato. Gente semplice, che vive di poche cose ma con un cuore grande come una casa che ci offre ciò di cui dispone senza nulla chiedere in cambio. Quelli che trascorriamo sono attimi di allegra comunione di spirito, di pura concordia, nei quali nonostante la diversità di linguaggio non esistono barriere né di religione, né di razza, né di estrazione sociale. Nel frattempo il sole si sta avvicinando all’orizzonte per cui, armati di fotocamere, ci soffermiamo per godere di un tramonto spettacolare, dai colori accesi come raramente avevamo visto prima, immortalandolo ripetutamente in ogni istante della sua discesa all’orizzonte. Quando risaliamo nelle nostre barche, poiché di questi tempi il sole tramonta poco dopo le sei pomeridiane, è già buio pesto. L’equipaggio delle house boats, ha già provveduto ad isolarle con l’esterno tramite delle enormi zanzariere, per impedire l’entrata di zanzare e altri insetti molesti. È giunto finalmente il momento, atteso sin dal nostro arrivo in India dell’allestimento di una colossale spaghettata, con aglio olio e peperoncino. Approfittando del fatto che Francesco, oltre ad un chilo e mezzo di spaghetti, si è portato appresso un litro di olio extravergine di sua produzione, che il sottoscritto ha badato di portarsi da casa due grossi tranci di parmigiano reggiano e che in India non manca certamente il peperoncino, il nostro amico umbro si adopera nell’allestire una cena degna di un Re. Satolli, felici ed estremamente rilassati, da una giornata indimenticabile, ci sentiamo veramente appagati: nessuno può stare meglio di noi … neppure il Papa. Tornati ognuno alle proprie stanze, prima di cedere al richiamo di Morfeo, ci godiamo gli ultimi istanti di una giornata memorabile: val bene la pena dormire una notte in barca in questo paradiso terrestre, dolcemente cullati da un armonioso silenzio. Avere un’intera barca e un equipaggio al completo a nostra disposizione per un giorno intero, è un’esperienza fantastica, e, in un’epoca in cui tutti corriamo alla velocità della luce, in grado di rilassarci completamente. Si tratta di un’esperienza unica e indimenticabile, da riporre tra i momenti di pura felicità, nella quale riprendere il contatto con le essenziali necessità della vita riscoprendo i rumori e i colori della natura, apprezzando la reale dimensione del tempo. Il mattino seguente, dopo una deliziosa colazione dove un cabarè di fresca frutta tropicale la fa da padrone, cullati dalla dolce brezza mattutina, con il cuore appesantito da un pizzico di malinconia riprendiamo la navigazione facendo rotta per Alleppey, da dove eravamo partiti. Attorno a noi le centinaia di barche che fanno il nostro percorso, regalano un nuovo spettacolo scenografico e bizzarro allo stesso tempo. Prima di tornare nuovamente alla “vita reale”, nel trambusto cittadino, nel tentativo di tenere in vita questo meraviglioso sogno indiano cerchiamo di assaporare gli ultimi momenti di questa spettacolare bellezza. Anche questa è India; benché occorra del tempo per riuscire a riordinare tutte le emozioni che lascia dentro, mentre la visitiamo, cerchiamo di assimilare tutto il possibile, dai colori agli odori, i sorrisi, le albe e i tramonti.