Sospesi tra natura e stelle
Foto di: Luca Penasso, Anca Michaela Potorac, Stefano Nava, Monica Borrione, Simona Borrione, Paolo Cerri, Lorenzo Riccò, Davide Marocchini
Mentirei se dicessi di aver scelto a caso il viaggio da fare… Avevo già provato in passato a partire per questo paese ma senza troppo successo. Tanti amici con cui avevo parlato di viaggi mi avevano sempre citato la Namibia come “un posto assolutamente da vedere” …. e finalmente si parte!!!! Come al solito arriva l’ansia da partenza: ho fatto tutto?? Ho preso tutto?? Ho dimenticato qualcosa?? Fortunatamente sono solo vuote preoccupazioni, tutto il gruppo perfettamente pronto alla partenza: otto avventurieri che non vedono l’ora di fuggire dalla solita routine. Il nostro viaggio inizia con un lungo (ma discretamente comodo) volo aereo con scalo: in totale sono 15 ore di volo e quasi tre di scalo, condito dai tradizionali e “succulenti” pasti in aereo. Voliamo per tutta la notte cullati dal rumore di fondo dell’aereo e dai mille film a disposizione per passare il tempo. Siamo partiti in un caldo martedì pomeriggio italiano, 26°C, estate appena iniziata… ed atterriamo in un secco inverno namibiano con temperatura di circa 19°C, vento fresco ed un grande paese da scoprire tutto intorno a noi. Prima tappa: sopravvivere alla coda per il controllo passaporti. Seconda tappa: sperare di veder arrivare tutti i bagagli. Terza Tappa: cambiamo i soldi per iniziare il viaggio. A questo punto incontriamo i due autisti che ci sono stati assegnati dalla referente locale, Gift e Philipp, due simpatici ragazzi che parlano un buon inglese (seppur con accento Afrikaans spiccato) e che si improvvisano anche trasportatori dei nostri bagagli. Cerchiamo di sbrigare le solite formalità all’arrivo come il noleggio auto, l’acquisto di schede Sim locali e il tradizionale Pi Pi Stop…. Siamo fortunati: le nostre auto sono nuovissime (hanno appena 60 km) e riusciamo a partire per entrare nella capitale, Windhoek, alla ricerca del centro per il noleggio delle attrezzature da campeggio. Già, larga parte del nostro soggiorno sarà in stile avventuriero, tenda tenda e ancora tenda…. Finalmente, all’alba delle 16:00 riusciamo a fare pranzo e la nostra prima spesa in supermercato. Non vogliamo mica farci mancare nulla, quindi compriamo anche qualcosa per l’aperitivo. Il nostro programma prevede serata in appartamento e cena fuori, quindi possiamo dedicarci a delle belle docce ristoratrici, un minimo di relax, il famoso aperitivo e infine partiamo spediti a piedi (con Google Maps attivo) destinazione cena. Apriamo le danze con piatti di carne e birra “locale” in un localino che subito ci aveva detto di essere al completo, e che poi ci ha praticamente creato il posto. Concludiamo la cena con un simpatico Narghilè coloratissimo e aromatizzato alla menta, poi tutti a nanna! Il giorno dopo si parte con destinazione Deserto!! Per il primo vero giorno di viaggio abbiamo optato per una sveglia non troppo all’alba, ci troviamo con gli autisti, carichiamo le auto, e finalmente si parte. Quando sei abituato alle strade in Italia, in cui trovi sempre qualche casa o qualche altro elemento che copre l’orizzonte, trovarti all’improvviso davanti un nastro d’asfalto che ti sembra senza fine fa sicuramente il suo effetto…. Il primo tratto scorre via veloce, tra piccole alture e sali scendi con vegetazione bassa e via via diradante. Si capisce che siamo nella stagione secca: non vedi una goccia di acqua in giro. Sulle auto ci siamo divisi in 2 gruppi da 4 persone e, mentre su una vettura si opta per un ferreo turn over dei posti a sedere, sull’altra pare che le donne preferiscano tenersi il sedile posteriore per loro uso esclusivo… Prima sosta lungo il viaggio per le canoniche necessità idriche e per recuperare ancora qualche bene alimentare per il viaggio e per i due pasti ancora da affrontare prima del temuto montaggio tende. Risaliamo quindi tutti a bordo e si riparte, questa volta però usando le famose strade sterrate del paese.
Devo ammettere che pensavo fossero decisamente peggio. Invece la strada è ampia, ben livellata (ovvio che non sarà mail come l’asfalto, ma l’Avventura è l’Avventura, se no che gusto c’è!) e i limiti di velocità indicati lasciano stupiti: 100 km/h!!! Le auto reggono bene alla prova sterrato, le nostre valige intanto hanno capito che cambieranno colore nel viaggio, diventando tutte con una particolare sfumatura di polvere….. Sinceramente non invidio la seconda auto, viaggiare nella scia della nostra polvere non è certo cosa simpatica… Il paesaggio intorno a noi cambia poco a poco, stiamo puntando verso il deserto e si vede. I colori tendono al giallo e all’ocra, i paesaggi perdono man mano il verde delle piante, ma il cielo è sempre di un azzurro abbagliante e senza la traccia della più piccola nuvola. Siamo persi in questo ambiente solitario, fatto di improvvisi monti con salite importanti e scorci incantevoli, puntando sempre più verso sud ovest, sempre più verso il grande Deserto del Namib. Per la strada si possono incontrare babbuini, struzzi e altri animali, liberi come sempre di vagare in questo loro regno esclusivo. Ad un certo punto arriviamo in quella che era ed è tutt’oggi una pompa di benzina nel deserto: siamo a Solitaire, 4 edifici in croce nel mezzo del nulla, ma con una buona torta di mele da gustare! E’ una piccola tappa (obbligatoria) da fare, per spezzare il viaggio lungo. Ci sgranchiamo un po’ le gambe e poi di nuovo via verso il campeggio che ci aspetta…. Dopo altri polverosi km passati a stupirci di quanto grande sia questo paese, spunta finalmente all’orizzonte il Camping a Sesriem. Il paesaggio è cambiato… siamo in mezzo alla sabbia, con un po’ di piante sparse qua e là per regalare un minimo di riparo dal sole. Sbrighiamo in fretta la registrazione in entrata e poi arriva il lavoro più temuto: montare le tende. Con l’ampia e necessaria assistenza dei nostri autisti, e assieme a chi nel gruppo è già esperto in materia, riusciamo a montare il campo. Ora puntiamo ad un importante appuntamento che abbiamo…. La piscina!! Infilato il costume ci concediamo un pizzico di relax e un paio di tuffi (vietati – ma lo scopriamo solo dopo….) in un’acqua bella gelida. Rinfrancati dalla nostra pausa decidiamo anche per una ulteriore ludica attività… una birretta al tramonto al ristorante del campo. E, in barba a tutti i nostri buoni propositi, facciamo seguire anche la cena al ristorante (il pasto fai da te può aspettare), con bistecche di Oryx molto gustose.
Ora si va a riposare… in effetti, per noi che siamo appena arrivati, la giornata è stata intensa e domattina ci aspetta un’alba sulle dune del deserto per rinfrancar lo spirito (quello meno alcolico intendo…). Prima di coricarsi non possiamo però fare a meno di crogiolarci a naso in su, circondati da una miriade di stelle. Sono proprio tante, e se non le vedi di persona non puoi capire che spettacolo siano…. A ricordarci la stagione in cui siamo ci pensa il mattino prima dell’alba, il nostro frizzante risveglio con una bella temperatura che si aggira sui 6 - 7 gradi…. Meglio di una doccia fredda per svegliarsi appena messa un’unghia fuori dal sacco a pelo…. La fatica del risveglio viene presto ripagata in pieno. È ancora buio quando arriviamo ai piedi di una duna di sabbia rossa. Siamo ottimisti, è bassa, si salirà in fretta e senza sforzo. Forse no però…. Abbiamo ancora le stelle che ci guardano mentre arranchiamo con l’aria gelida sulla stretta cresta di sabbia. Gambe e polmoni chiedono pietà, ma non ci si ferma, l’obiettivo è vicino. Finalmente siamo abbastanza in alto (tanto da far sembrare le auto ferme ai piedi della duna come due mosche bianche per terra), ci fermiamo a riprendere fiato, e poco per volte vediamo alzarsi un sole potentissimo all’orizzonte. Ci illumina e svela intorno a noi una distesa delicata di dune a perdita d’occhio, colori da cartolina, e scatta il raptus delle foto…. Un panorama molto molto bello, che ti riempie l’anima e aiuta a meditare (volendo). Lo sforzo è stato notevole, ma ciò che vediamo lo ripaga tutto… Scaldati un pochettino dai raggi del sole (o meglio, decongelati un minimo dal freddo dell’alba), dobbiamo scendere e tornare alle auto. C’è da spingersi oltre, ancora di più dentro al deserto, verso le grandi dune e la Valle della Morte. Questa volta nessuno si sente così coraggioso da lanciarsi nella scalata della Big Mama, la duna più alta. La ammiriamo da sotto, nei suoi quasi 400 metri di altezza, dove in cima le persone sembrano formichine…. Noi passeggiamo in piano nella valle della Morte sottostante, con i resti di vecchie piante a farci da set per mille foto. Il sole si alza nel cielo, ora inizia a far caldo, siamo verso mezzogiorno con l’astro principale rivolto a Nord (già, qui è tutto a rovescio…. Siamo sotto l’equatore….). Ancora un rapido giro ai piedi della Big Daddy e poi via verso il campeggio per mettere sotto i denti qualcosa. È ancora presto e quindi, una volta ristorati da un buon pasto e da una fresca birretta, ripartiamo per scalare un’altra duna, ma più vicina (e pensavamo più facile, con grande errore da parte nostra….). Vogliamo vedere il tramonto. La scalata è di nuovo infinita. Ma sul serio infinita: non troviamo mai la cima, sembra andare avanti ad oltranza! Decidiamo di fermarci quindi in un punto comunque panoramico e attendiamo il calare del sole. Come per l’alba, ecco di nuovo uno spettacolo meraviglioso. La discesa diventa una corsa sulla sabbia per ritornare alle auto e poi via verso il campeggio: stasera si cucina! Abbiamo anche raccolto qualche “sterpaglia” per accendere meglio il fuoco. Detto fatto (e con l’ausilio di quella che da lì in avanti sarà la nostra fuochista) il fuoco è pronto. Secondo voi, degli italiani che si devono preparare del cibo in mezzo al deserto in modo veloce, che cosa mai cucineranno? Ovvio…. PASTA! Spaghetti pronti, lampade da campo accese, si mangia. Senza farsi mancare un assaggio di vino Sudafricano comprato ad hoc. Poi una cosa che caratterizzerà i nostri campeggi…. Tutti seduti intorno al fuoco a chiacchierare e ammirare quella meraviglia di un cielo notturno stellato. Domani ci si alza presto ma non troppo, dobbiamo smontare le tende e si parte per andare al mare…. Al mattino ci si concede un attimo per il sole che si leva distante…. Incredibile ma vero vediamo anche della foschia a distanza. Smontiamo le tende, facciamo colazione e pronti per partire. Lasciamo di buon’ora il campeggio, una piccola tappa sulla strada per un incontro ravvicinato con delle zebre e poi la tappa preparatoria del pranzo a Solitaire. La nostra strada ci porta in un paesaggio lunare. Siamo nel Kuiseb Canyon, un lungo tratto di Sali scendi in mezzo a colline di pietra e sassi che sembra non avere fine… Dov’è andata a finire la sabbia? Una volta fuori abbiamo una sosta d’obbligo al cartello che sancisce il “Tropic of Capricorn”. Non puoi non fare qualche foto di rito. Si riparte di nuovo in mezzo alla classica strada impolverata fino alla sosta pranzo, consumato seduti nel bel mezzo del nulla. La strada è ancora lunga, quindi ripartiamo in direzione del mare e della cittadina di Walvis Bay. La nostra tappa intermedia prevede ancora una duna da scalare (questa volta non ci tiriamo indietro) a piedi nudi. Che sabbia stupenda, siamo tornati ad un colore classico, ma la particolarità è che sembra ci siano dei brillantini mescolati nella sabbia. La discesa è a rotta di collo lungo la parete della duna e, devo dire, ci divertiamo a correre come matti affondando nella sabbia ad ogni passo. Ma la sorpresa deve ancora arrivare. Nuvole…. Fino ad oggi non ne avevamo visto neanche l’ombra. Ora siamo a due passi dal mare ed è tutto nuvoloso e grigio. Siamo proprio in inverno…. Ma sulla costa di Walvis Bay ecco una distesa di fenicotteri rosa. Che meraviglia… e quanti sono! L’aria è fredda e umida, il cielo di un grigio pesante, ma la vista è unica. Il nostro peregrinare ci porta fino all’ingresso delle saline (stabilimento privato e non ci fanno entrare). Poi si va alla ricerca delle quattro mura in cui dormire. I navigatori danno di matto e i lavori in corso non aiutano, ma alla fine troviamo il posto. La brutta sorpresa è che l’acqua calda ad un certo punto smette di uscire dalle docce, quindi alcuni di noi si sorbiscono una bella doccia fredda. Per ripagarci del disagio abbiamo prenotato un ristorantino di pesce sul porto. Bel posticino e la cucina è ottima. Ci siamo tutti, abbiamo invitato anche gli autisti. In fin dei conti se lo meritano, sono veramente bravi. Soddisfatti dalla buona cena (e dal buon bere) torniamo alla casa e via a dormire. Il giorno dopo si risale lungo la costa.
Partenza presto (forse un po’ troppo, scopriremo poi, tenendo conto che è domenica). Tappa davanti ad un Oceano Atlantico invernale alquanto agitatello, con un assaggio di Skeleton Coast (è solo un singolo relitto arenato sulla costa). Ma il sole dov’è finito?? Lo ritroviamo solo un paio d’ore dopo al nostro incontro con Leoni Marini e Otarie vicino a Cape Cross. Bentornato Sole… Ma i nostri amici animali hanno anche una peculiarità unica: puzzano in modo indescrivibile! Lo spettacolo è incredibile, c’è una distesa enorme di animali che fanno un chiasso allucinante mentre si godono il sole e mentre giocano con le onde altissime. Saturi del loro riverberante profumo ripartiamo per abbandonare la costa (non senza una breve sosta di esorcismo delle auto con deodoranti di ogni tipo). Intorno alle 13 facciamo sosta pranzo (quando il nostro naso riprende una normale funzionalità). Poi per le 15:30 siamo al campeggio…. Nostro malgrado in 10 minuti abbiamo montato le tende, ma non abbiamo la possibilità di fare null’altro nel pomeriggio perché o siamo distanti da punti di interesse, o, per quelli vicini, è domenica e non c’è nessuno che ci può portare…. C’è anche il vento, quindi ci rilassiamo sulle sdraio della piscina e poi organizziamo la grigliata di carne per cena… Il vento ci disturba un po’ ma resistiamo comunque e il risultato è una buona mangiata. Tutti via nelle tende a dormire perché fa freddino (nella notte peggiora e il mattino dopo siamo a 4-5 gradi….). Per la giornata successiva il programma concordato da tutti ci porterà a fare un lungo giro, quindi bisogna riposare. Al mattino, freddo a parte, troviamo un’umidità che ricopre tutto…. Risveglio un po’ traumatico…. Appena pronti, dopo aver smontato le tende, si riparte alla scoperta dei siti archeologici di Twyvelfontein con i pittogrammi rupestri (la nostra guida, un ragazzo giovanissimo che parla molto bene inglese, ci spiega nel dettaglio cosa vediamo). Decidiamo anche di fermarci al museo a cielo aperto della tribù Dhambara, e ci godiamo un piccolo spettacolino per noi, fatto di danze e canti locali. Passiamo quindi, dopo un altro tratto in auto, alla foresta pietrificata, dove, sotto un sole cocente, vediamo i resti pietrificati di alberi antichissimi ed enormi, stretti famigliari di quelli presenti negli USA, dal tempo in cui i continenti erano uniti. È incredibile veramente quanto queste pietre siano del tutto simili nella forma e nelle venature al legno. Lasciamo quindi questo posto sospeso nel tempo, perché proprio il tempo ci richiama all’ordine. Dobbiamo raggiungere la nostra sistemazione serale, e mancano ancora un po’ di km. Naturalmente lungo il tragitto abbiamo la solita visita al supermercato, ormai siamo diventati habitué, per i rifornimenti delle cene fai da te…. Il destino ha voluto che, vista la giornata passata con visite “indietro nel tempo”, anche la sistemazione della sera sia a tema…. Il posto, tutto sommato carino, sembra fermo agli anni ’70, gestito da una coppia di signori Sudafricani alquanto eclettici. Abbiamo modo di darci una bella rinfrescata, cucinare e cenare, poi siamo invitati dai nostri anfitrioni a sistemarci con loro un attimo: ci raccontano a questo punto di una tradizione (loro??? Non è dato sapere…) per gli ospiti in cui, con uno strano marchingegno con martelletto che funziona stile mini catapulta, avvicini il naso e, al via, inspiri una sorta di polverina balsamica…. Seguita da un bicchierino di non meglio identificato liquore leggero. L’effetto è simpatico (pizzicore al naso e vaga sensazione alcolica in bocca) … ma tutti quanti noi non siamo ancora stati in grado di capire di cosa si trattasse esattamente….. Superata indenni la notte, anche senza sapere il contenuto della sorpresa della sera prima, ci mettiamo in viaggio per raggiungere il villaggio/ rifugio Himba pieno di giovani madri con i loro figli. Inutile dire che i bambini sono tenerissimi (oltre che molto svegli in alcuni casi). Lì troviamo una povertà decisamente evidente, che contrasta con il generalizzato benessere diffuso nel resto del paese. Ci concediamo un po’ di tempo per girare nel minuscolo villaggio e visitiamo anche la scuola (interrompendo una lezione in corso…). Poi via in direzione dell’Etosha National Park…
La vegetazione adesso è composta di molti alberi, tanti dei quali pieni, stracolmi di spine. Nel parco prevediamo di fare il pomeriggio odierno, la giornata intera di domani e una parte della mattinata di dopodomani. Già mentre superiamo i cancelli iniziamo a vedere diversi tipi di animali allo stato libero…. Promette bene…. Raggiungiamo il campo, montiamo rapidamente le tende (siamo diventati quasi degli esperti…), mangiamo qualcosina e siamo pronti per un bel giro in auto nel parco. Il nostro Game Drive (così si chiama il giro) risponde bene alle aspettative: struzzi, oryx, giraffe, zebre, elefanti, sciacalli, tanti altri animali ed infine una tranquilla famigliola di Leoni! Già, proprio a una decina di metri dalle auto ci troviamo di fronte un gruppo di 4 leonesse coricate che si riposano, e poco dopo un maestoso leone con una leonessa vicino e il loro piccolo. Sono presenti anche gli ospiti del pranzo…. Un quarto di zebra è adagiato a breve distanza, probabilmente per l’aperitivo serale! Il tempo scorre via veloce e noi, dopo un’adeguata sosta con i leoni, proseguiamo il giro. Gli animali veramente non mancano e il bilancio a fine giornata è palesemente positivo. Una volta rientrati ceniamo al ristorante del campo e poi raggiungiamo a piedi il confine del campeggio, dove è situata una pozza d’acqua in cui gli animali vanno regolarmente a bere. La nostra serata ci vede quindi sotto le immancabili stelle, nostre compagne fisse di viaggio, ad ammirare animali che di solito vediamo esclusivamente per televisione, nei documentari. La tenda ci aspetta…. Domani svegli presto, giornata intera in giro per il parco, integrando lo spostamento al campo successivo. Alle 07:30 siamo già sulla jeep che ci farà fare il giro del parco e ci lascerà al campo successivo. E le tende?? Per fortuna i nostri super autisti smonteranno tutto e le rimonteranno a destinazione. Noi ci godiamo il giro, pur con un vento gelido al mattino presto, ma che si scalda man mano che la giornata invecchia. Anche oggi il pieno di animali è garantito. Troviamo anche 2 rinoceronti, ci manca solo più il “CHEETAH”, ovvero il ghepardo…. Lo cerchiamo per tutto il giorno ma senza successo. Possiamo però consolarci con incontri ravvicinati con ogni tipo di animale, vagando ai confini del Pan e in mezzo a colori e spazi unici. Raggiungiamo la nostra destinazione verso le 16:30, in tempo utile per una necessaria doccia e per preparare la cena. Il menù prevede l’esaurimento delle scorte di pasta…. Il tutto accompagnato da un poco di vino Sudafricano. Il fuocherello scoppietta e noi, da bravi campeggiatori, ci sistemiamo attorno a chiacchierare, ascoltare musica, ammirare il cielo… La notte scivola via tranquilla e il nuovo giorno ci porta a terminare il giro del parco, prendendo la via verso Sud, in direzione della capitale, nel percorso ahimè di avvicinamento per il rientro a casa. La tappa è bella lunga, i km scorrono, e arriviamo alla sosta in cui faremo l’ultima spesa per la cena della sera. Concludiamo il fai da te culinario con una bella grigliata, quindi si recupera tutto il necessario, dalla legna alla carne, senza dimenticarci un buon vinello per accompagnare il tutto. Si riparte, mancano ancora un po’ di km al campeggio successivo. Il paesaggio è di nuovo verde, e intravediamo sulla distanza il punto di arrivo: il Waterberg Plateu. La parete è imponente e man mano che ci si avvicina si capisce la spettacolarità del posto. Raggiungiamo l’ingresso del camping: sorpresa! Non è quello giusto!!! Gli autisti erano sempre abituati a portare i gruppi in quel campeggio, quindi sono andati decisi. Invece, questa volta, la referente ha prenotato in quello prima…. Allora torniamo indietro un poco, preoccupati perché la nostra intenzione è quella di fare un trekking fino in cima all’altura, e non sappiamo ancora quanto ci vuole…. Finalmente trovato il posto giusto, all’accettazione ci tranquillizzano: i percorsi sono diversi e ne abbiamo uno che prevede 40 minuti di salita (e altrettanti di discesa). Possiamo farcela con gli orari… non rischiamo di pregiudicare la grigliata della sera… Gift e Philipp, i nostri autisti, ci aiutano a montare le tende e ci portano in auto all’inizio del percorso. Poi ci promettono di farci trovare il fuoco acceso al nostro rientro al campo per preparare la grigliata (anche loro stasera vanno di grigliata). Partiamo per la nostra escursione, saltellando da una roccia all’altra sul sentiero che si inerpica sul fianco della parete. Ci accompagna il rumore delle scimmie (o babbuini che siano), presenti nel parco. Bisogna fare attenzione, soprattutto perché se si avvicinano possono “rubarti” qualcosa. Con tutta calma raggiungiamo la nostra meta: che panorama meraviglioso. Siamo in alto, e sotto di noi si apre una pianura sconfinata, zeppa di piante, con strade dritte che si perdono all’orizzonte…. Ci prendiamo tutto il tempo necessario per goderci quel panorama, gustandoci il clima adeguato e l’avvicinarsi del tramonto. Poi scendiamo, cambiando percorso (di poco) e avvisando gli autisti di venirci a prendere. Ma alla fine preferiamo rientrare a piedi, tanto siamo vicini. Allora vado io al punto di ritrovo ad avvisare gli autisti e, con l’occasione, guido io per il tratto che ci divide dalla tenda. Al campo il fuoco è già scoppiettante, diamo quindi il via alla preparazione della cena, dopo aver ricevuto i suggerimenti sul non lasciare nulla di incustodito nella notte per evitare visite sgradite delle scimmie… La grigliata riesce bene… tutto buonissimo. Abbiamo anche un ospite inaspettato: un animaletto un po’ invadente ha preso di mira il bidone della spazzatura per la sua cena. Cerchiamo di scacciarlo più volte ma sembra aggressivo e non demorde. Alla fine, grazie ai nostri autisti, viene allontanato e non lo vediamo più per il resto della notte. Ultimo giro di stelle, questa è l’ultima notte in campeggio, domani si torna in città, e ce la godiamo il più possibile. Inizia a farsi largo il pensiero di essere vicini al termine della vacanza e, soprattutto, di dover rientrare nel nostro caos quotidiano, lasciandoci alle spalle la tranquillità di questa terra, la natura spettacolare e le meravigliose stelle. Al mattino sbaracchiamo tutto e ci mettiamo in viaggio. Faremo una sosta in un mercatino locale per cercare qualche souvenir. Il pranzo lo facciamo in tranquillità. Poi via, torniamo a Windhoek. Dobbiamo restituire il materiale da campeggio e portare le auto a lavare. Piccolo problema con la prenotazione per la notte: il posto prenotato non è quello che si pensava, è completamente fuori mano e di certo non bello. Pronta soluzione: cancelliamo la prenotazione (tanto era senza penali e senza anticipi) e riusciamo a recuperare lo stesso posto della prima notte dove ci eravamo trovati bene. Detto fatto siamo nelle stanze, una lavata e poi abbiamo ancora tempo per una passeggiata in città e per prenotare per la cena (qui scelgono i nostri autisti). Facciamo il nostro giro turistico breve per Windhoek, poi a casa per un aperitivo tra di noi.
Puntuali all’orario concordato ecco Gift e Philipp con le auto e via al posto dove mangiare. È molto carino e affollato, ma tanto abbiamo la prenotazione. Il servizio si rivela alquanto lento, ma non abbiamo fretta: è l’ultima sera, domani si riparte per l’Italia. Ai ragazzi che ci hanno traghettato per buona parte del paese abbiamo offerto la cena e gli diamo anche una mancia (se la meritano tutta!). Torniamo alle stanze per riposarci con la mente già orientata al viaggio del giorno dopo, la nostra convivenza di viaggio è giunta al termine. Ci si alza con calma e facciamo colazione insieme, poi chiudiamo i bagagli, scendiamo a caricare le auto e via verso l’aeroporto. Solita trafila per riconsegnare le vetture, integre e senza danni, ma con 3000 km in più rispetto alla partenza. Sulla soglia dell’aeroporto ci congediamo da Gift e Philipp, nostri instancabili autisti tuttofare. La foto con loro è d’obbligo e gli abbracci si sprecano. Ora ci toccano i riti del check in e l’imbarco, mentalmente saluto ancora questo bel paese e ritorno a tutto ciò che abbiamo visto e vissuto. Domattina toccheremo terra in Italia, già divisi tra Milano e Roma, la nostra esperienza di viaggio terminata, e non saremo più sospesi tra cielo e terra, tra natura e stelle.