Alla scoperta dell'Oman dolce amaro
Aspre e accigliate montagne. Città antiche e moderne soffocate dalla calura. Il deserto che rapisce con le sue dune gigantesche. I wadi, canyon lungo i letti dei fiumi in secca che sembrano quasi inghiottire chi si avventura al loro interno. Un territorio infido che si ammorbidisce soltanto quando la terra incontra un mare comunque incattivito dalle correnti e dalla forza delle onde. Inospitale, questo angolo di Arabia, eppure bellissimo, capace di accarezzare ancorché amaro. Che pure, ad assaporarlo bene, s’addolcisce dell’ospitalità di un popolo che accoglie i visitatori con la gentilezza di chi ha lo spirito dell’accoglienza nel suo dna.
Oman 7 Days è un tuffo breve e intensissimo, profondo e pure un po’ adrenalinico, in una terra lontana. Pochi giorni, più di mille chilometri da percorrere a bordo di prepotenti 4x4, scorpacciata di emozioni da vivere in luoghi diversi. Si parte dalla maestosità della grande moschea del Sultano Qabus nella capitale Muscat, unica vera metropoli di una nazione orgogliosamente musulmana. La ricorda lei stessa, sei volte al giorno, la sua fede. Attraverso il richiamo dei muezzin che s’odono ovunque la natura lasci spazio a insediamenti umani. Fede verso Allah e verso il sultano, in Oman, si uniscono e trovano perfetto compimento nel palazzo del sultano e nella cittadella che la ospita, nel cuore della vecchia Muscat: una sfarzosa e luccicante espressione di grandezza e di potere.
Assaporato lo stile della capitale omanita, è tempo di mettersi in viaggio verso l’interno. Le prime tra le tante fortificazioni che incontreremo nel nostro cammino, prima della sosta obbligata alle Athawarah hot springs, sorgenti d’acqua calda in cui immergere i piedi solleticati dai pesciolini, scambiando cordiali parole con i primi omaniti. Nel little snake canyon e nello snake canyon, distanti solo una manciata di chilometri, le strette fenditure nelle montagne consentono di addentrarsi nella imponente parete rocciosa, antipasto di ciò che ci aspetta percorrendo il Wadi Bani Awf. Perché per raggiungere Sharfat Al Alamayn, la cima in cui le montagne più elevate dell’Oman (Jebel Shams e Jebel Akhdar) si incontrano, servono un’attenzione certosina alla guida e una buona dose di sangue freddo, zizzagando tra i tornanti resi ardui dalle pendenze e dal fondo sterrato. Lo spettacolo che s’apre tutt’intorno, d’altra parte, merita questa avventurosa ascesa: è il modo migliore per immergersi in un canyon che si perde all’orizzonte, formato dalla sedimentazione di diversi strati di rocce, appartenenti a epoche lontane tra loro (Mesozoico e Paleozoico) che l’inafferrabile incedere del tempo e degli agenti atmosferici ha modellato come in un puzzle perfetto.
C’è ancora montagna nel nostro viaggio, quella che si scopre in un trekking unico nel suo genere. Il nome, balcony walk, racconta tutto: un percorso che s’incurva all’interno nella Jebel Shams. Più che un trekking per scoprire la montagna, è la montagna stessa ad accoglierci nei suoi meandri trasformandosi essa stessa in un trekking, dal quale si aprono scorci mozzafiato, pacificamente prigionieri delle rocce.
Una volta abbandonata l’altura, ecco scendere rapidamente verso il deserto, non prima di una visita a Nizwa, l’antica capitale del regno dell’Oman dominata dal forte più suggestivo tra quelli esplorati. Proprio come quando si giunge ai piedi delle montagne, dove le autostrade di colpo diventano mulattiere, qui s’interrompono lasciando spazio a una sdrucciolevole pista nella sabbia che permette di arrivare fino al nostro campo, un bellissimo insediamento nelle Wahiba Sands Le gigantesche dune sono le protagoniste della permanenza nel deserto, magica come sempre, tra le acrobazie che ci regalano abili autisti in un vero e proprio rally tra la sabbia, un tramonto struggente, una notte con il naso all’insù verso il cielo stellato e una cammellata all’alba.
Non c’è sosta in Oman 7 Days, itinerario nel quale i luoghi scorrono sotto gli occhi mutando colori in maniera quasi inaspettata. L’arancione del deserto lascia così spazio, in meno di un’ora di viaggio, all’intenso blu dell’acqua che scorre tra le montagne: nel Wadi Bani Khalid si cammina all’interno del canyon, ci si tuffa nelle acque cristalline e ci s’improvvisa perfino esploratori strisciando all’interno di una caverna. L’acqua, stavolta salata, è invece l’unica protagonista della tappa di Ras al Hadd, adagiata sul golfo dell’Oman, la terra promessa per migliaia di tartarughe marine che su queste spiagge depongono le loro uova. E’ un incontro obbligato, con queste gigantesche creature, che s’incontrano di notte mentre zampettano sulla battigia e la mattina successiva, nell’immancabile snorkeling, mentre nuotano nel mare. Prima di tornare a Muscat, peregrinando tra l’ennesimo castello o forte, c’è ancora tempo per un bagno dalla spiaggia bianca di Fins o per restare stupefatti di fronte al Bimmah Sinkhole, una spettacolare cavità carsica larga 40 metri che contiene una pozza verde smeraldo.
Sembrano passate settimane da quando ci arrampicavamo tra le infide curve del Wadi Bani, ora che il viaggio volge al termine e inizia il tempo di riavvolgere il nastro e iniziare ad assaporare le emozioni. Invece solo pochi giorni dopo siamo di nuovo a Muscat, la capitale che ci saluta con il suo imponente suq, un mercato in cui tutto si compra, tranne la cordialità degli omaniti. L’eredità più preziosa di un’avventura speciale.
Grazie ad Anna Maria, Antonio, Flavio, Gianfrancesco, Iwona, Monica, Sonia e Stefano