Avventure nel Mondo

Sconosciuto e affascinante Mangystau

da "Mangystau 4x4" con Avventure nel Mondo
di Roberta Galbiati
foto di Roberta Galbiati

CONSIDERAZIONI GENERALI SUL VIAGGIO

Viaggio semplice da organizzare, pensa praticamente a tutto il corrispondente che fornisce tutto, davvero tutto per il campo: tende, materassini (2 a testa, uno più rigido da mettere sotto ed uno più morbido sopra), sacco a pelo, sacco lenzuolo, cuscino, piatti, posate, bicchieri. Inutile preoccuparsi per l’itinerario, io non ho trovato nemmeno una cartina dettagliata con indicate le località previste. Bisogna affidarsi al team che ci accompagna, il nostro ci ha coccolato tutto il viaggio, bravi professionisti e splendide persone. 

I posti sono stupendi, il viaggio lento permette di godersi ogni momento. La popolazione incontrata è accogliente, socievole e curiosa. Chiaramente è un viaggio impegnativo per le alte temperature, la mancanza di acqua per lavarsi, meno di un litro al giorno, la carenza di bevande fresche. Tenuto conto di questo il viaggio potrebbe tranquillamente essere accorciato di uno o due giorni, senza perdere nulla dell’itinerario, bisognerebbe verificare se ci sono i voli per e da Aktau.  

Avventure nel Mondo

1° GIORNO – SABATO – 18/06/2022 – ITALIA – ISTANBUL - AKTAU

Il volo da Milano parte con un’ora di ritardo, in parte recuperata durante il volo. Il gruppo si compatta in aeroporto ad Istanbul. Volo per Aktau regolare.

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2° GIORNO – DOMENICA – 19/06/2022 - AKTAU – KAHFA BABA – ZILZAGEN – KENTY BABA – SULTAN EPE – SHAKPAK ATA – KAPAMSAY CANYON

Arriviamo in orario ad Aktau. Siamo parecchio provati perché i due voli di circa tre ore ciascuno (pasti a bordo) non ci consentono di riposare molto. Passiamo la giornata trascinandoci da un sito all’altro dormendo nelle jeep. 

In aeroporto ci accoglie Timur, il nostro interprete, guida e autista che ci presenta il resto del team:

Baurzhan il capo spedizione, autista e cuoco, Vitaly autista e meccanico, Max autista e aiuto cuoco e Zike autista ed esperto conoscitore del territorio, a lui il compito di apripista. Un ottimo team, sicuri nella guida, disponibili e attenti ad ogni nostra esigenza. Ottime anche le 4 jeep ed il pickup guidato da Max.

Carichiamo i bagagli e partiamo, le jeep sono già piene: tende, materassini, sacchi a pelo, sacchi lenzuolo e cuscini, tutto il necessario per la cucina, la spesa e acqua sia per bere che per cucinare e “lavarsi” … per modo di dire.

La prima sosta è dopo circa 40 minuti a Kahfa Baba, necropoli con i resti di una moschea in passato utilizzata come caravanserraglio e madrassa. Il posto doveva la sua importanza alla presenza di una sorgente di acqua dolce e ad un boschetto di gelsi, del quale oggi rimane un solo esemplare. Proseguiamo in direzione mar Caspio. Dopo 50 minuti ci fermiamo sul bordo di un canyon per qualche foto e poi ci spostiamo dalla parte opposta a Zilzagen dove facciamo una breve passeggiata, 30 minuti circa, per vedere delle impronte di felini nella roccia. Al rientro troviamo pronto il nostro primo ed ottimo pranzo: pollo alla griglia, portato già cotto, pomodori, cetrioli e olive, che non mancheranno mai in ogni nostro pasto, pane e crepes con marmellata e panna. Sarà il caldo, la pancia piena o semplicemente la notte insonne da questo momento ogni volta che saliamo in macchina sveniamo sui sedili fino alla tappa successiva. In 20 minuti arriviamo a Kenty Baba, necropoli con due costruzioni principali a forma di torre.

Procediamo per Sultan Epe, piccola e suggestiva moschea sotterranea, con vicino un pozzo dal quale si attinge freschissima acqua potabile. Terminiamo le visite della giornata con Shakpak Ata, moschea incastonata nella roccia che si affaccia in una magnifica valle.

Durante i trasferimenti si susseguono bellissimi paesaggi con tanti cammelli e cavalli.

Per la notte facciamo il nostro campo nel Kapamsay canyon, che termina con un angolo verde ideale per la privacy. Montiamo il campo tra il fondo del canyon e le jeep disposte a ventaglio a protezione delle nostre tende. Cena a base di tortelloni di carne e a letto presto, dobbiamo recuperare il sonno perso in viaggio. Durante la notte sciacalli in visita turbano il sonno di qualche compagno di viaggio. Notte calda, solo verso il mattino si rende necessario infilarsi nel sacco a pelo. Un suggerimento: non montate la tenda vicino alle jeep con il frigorifero, anche di notte è necessario tenere acceso a lungo il motore.

Osservazione personale: i brevi voli aerei non consentono di riposare, io riorganizzerei la giornata andando dall’aeroporto in albergo per dormire e pranzare. Partenza ore 14, visita solo delle 2 moschee, che ho trovato essere le uniche visite degne di nota in una giornata “riempitiva”. 

Alla moschea sotterranea di Sultan Epe, della quale ben poco risulta visibile dall’esterno, si accede tramite una piccola porta che funge sia da ingresso che da uscita per cui non può accogliere molti pellegrini, malgrado le sue 9 stanze. I passaggi interni sono stretti e bassi e noi non siamo riusciti ad andare oltre la seconda stanza perché le altre erano occupate dai fedeli. Un posto davvero affascinante. Completano la visita il pozzo, dal quale si estrae acqua potabile fredda e una “piscina” naturale dove non siamo potuti andare per mancanza di tempo e stanchezza. Bisogna scendere a piedi nella valle ed il sentiero inizia a poche decine di metri dall’ingresso della moschea. Portare costume ed asciugamano per fare il bagno, abbiamo visto scendere e salire più persone con l’asciugamano sul collo.

Shakpak Ata è molto suggestiva, scavata in una rupe ha la pianta a forma di croce e ampie sale con tappeti per accogliere i pellegrini. Le sue pareti bianche, scavate nel gesso, sono ornate da colonne ed incisioni in arabo e disegni di mani e cavalli. L’abbiamo trovata deserta malgrado sia la seconda tappa del pellegrinaggio islamico sufi nella regione.

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3° GIORNO – LUNEDI’ – 20/06/2022 – KAPAMSAY CANYON – TORISH (VALLE DELLE SFERE) – KOKKALA CANYON – KYZYLKALA – SHERKALA - AYRAKTY

I più mattinieri iniziano a girare per il campo prima delle 7, ben presto le loro chiacchiere svegliano tutti. Smontiamo le tende e siamo ampiamente in anticipo per la colazione prevista per le 8. Gli autisti impiegano circa 1 ora e mezza ogni mattina per smontare cucina e tavoli, caricare le jeep ed essere pronti alla partenza. Tutto il gruppo è collaborativo, facciamo la nostra piccola parte al campo prima di incamminarci e lasciarli lavorare senza il fiato sul collo.

Partiamo e la prima sosta fotografica è per ammirare dall’alto il canyon dove abbiamo dormito. Da qui sembra tutto più suggestivo. 

Dopo circa un’ora iniziamo a vedere una distesa di enormi palle di pietra. Parcheggiamo e a piedi scendiamo in una vallata colma di queste stone balls, con diametro anche superiore ai 2 metri. Alcune a breve sicuramente cadranno dalla parete della montagna, aiutate dalle piogge e dal vento che erodono il terreno. Le leggende sull’origine di queste particolari formazioni si sprecano. Da chi sostiene siano opera dell’uomo o di extraterrestri, ai racconti dei pastori che nell’antichità popolavano queste terre, secondo i quali si tratta dei corpi di invasori pietrificati da un santo. La spiegazione scientifica più attendibile parla invece di formazioni che si trovavano sul fondo del mare e che oggi stanno ancora lentamente venendo alla luce. E’ comunque un fenomeno affascinante che merita di essere approfondito.

Ci prendiamo tutto il tempo per passeggiare e fare fotografie prima di tornare alle macchine. Ripartiamo per fermarci dopo pochi minuti per altre fotografie. Sono quasi le 12.30 quando ripartiamo alla volta di un piccolo paesino dove le jeep fanno rifornimento e dove approfittiamo del wifi dei nostri autisti. Sarà così per tutto il viaggio, restiamo connessi al mondo tramite il loro wifi, che prende solo nei piccoli villaggi che attraversiamo e in rare località. Personalmente ritengo che la bellezza di questo viaggio stia anche nell’essere catapultati in un mondo ancora integro, un viaggio lento che consente di staccare dalla frenesia della nostra vita e quindi considero la mancanza della connessione un plus. 

Per pranzo ci fermiamo ad una pompa di acqua sempre aperta, e che a quanto pare viene utilizzata dai locali per rifornirsi di acqua potabile e per lavare le macchine. Sarebbe una splendida occasione per una doccia rigenerante. Portate costume, sapone ed asciugamano, questa è un’occasione che non si ripeterà. 

Pranziamo all’ombra della fermata del bus vicino alla pompa dell’acqua e ripartiamo dopo le 15.

In circa 10/15 minuti arriviamo al piccolo ma splendido Kokkala Canyon. La nostra guida ci mostra i calchi delle felci fossili ma noi siamo rapiti dalla bellezza del posto e in men che non si dica siamo in cima. E di nuovo ci sbizzarriamo con le fotografie, mai fatte tante foto di gruppo … e siamo solo al secondo giorno!

La sosta nsuccessiva è ad un belvedere sulla montagna di Sharkala e poi ci dirigiamo a Kyzylkala. In questa valle, dove oggi non c’è assolutamente niente, è stata rinvenuta una fiorente città medioevale. Pare che perfino i turisti trovassero monete antiche sul terreno per cui, per tutelare il proprio patrimonio, le autorità hanno ricoperto tutti gli scavi di terra. Oggi si può vedere quindi solo una vallata spoglia. Per noi la tappa è inutile e siamo concordi nel suggerire di toglierla dal programma.

Anche la successiva tappa, ad una pietra con qualche incisione rupestre di dubbia data, sarebbe superflua se non fosse che in loco incontriamo una famiglia kazaka che fa un pic-nic. Ci offrono del pane fritto, noi contraccambiamo con del parmigiano. Il passaggio a fare le foto insieme e qualche tiro al pallone è immediato. Un incontro molto piacevole e di valore considerato che in questo viaggio le possibilità di avere scambi con i locali sono molto limitate.

Ultima tappa per ammirare dall’alto la magnifica vallata di Ayrakty, la cima si raggiunge in 10 minuti di semplice salita. Riscendiamo e cerchiamo un posto riparato per fare il nostro campo.

Ottima cena a base di spaghetti cotti perfettamente, mentre dall’alto dello sperone di roccia due aquilotti ci osservano dal loro nido.

Raccomando a tutti di lasciare questi meravigliosi posti come li troviamo: bruciamo o buttiamo nei sacchi dell’immondizia, sempre a disposizione in ogni campo, carta igienica e fazzoletti umidificati. Si inizia già a trovarne parecchi dietro i sassi e le piante dove ci si ripara. Sensibilizziamo il gruppo sul massimo rispetto dei luoghi e sui nostri piccoli doveri per tutelarli. 

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4° GIORNO – MARTEDI’ – 21/06/2022 – AYRAKTY – VILLAGGIO DI SHETPE – LAGO SALATO DI TUZBAIR

Oggi entriamo nella parte più isolata del Mangystau pertanto la prima tappa è a Shepte ed in particolare al suo supermercato, dove il cuoco rifornisce la nostra dispensa, ed al mercato dove noi acquistiamo della frutta. Impariamo una lezione: ne acquistiamo in quantità anche per i giorni a venire ma non arriva a sera integra, va presa e mangiata subito. Ecco perché ne avevamo poca in dispensa e solo mandarini e mele. Comunque albicocche e prugne importate dall’Uzbekistan sono buonissime. In paese c’è anche la farmacia.

Un suggerimento: le soste nei supermercati sono ottime occasioni per riempire la propria borraccia termica con una bevanda fredda e tenerla per i momenti più caldi della giornata quando l’acqua sulle jeep raggiunge la temperatura di una tisana. Di notte è anche utile tenere una bottiglia di acqua fuori dalla tenda e travasarla appena svegli sempre nella propria bottiglia termica, chiaramente non è fredda ma nemmeno calda. Nei supermercati acquistiamo anche birra che però riusciamo a mettere nei frigoriferi solo gli ultimi giorni, man mano che si svuotano dal cibo. I mie compagni sono riusciti ad apprezzare anche il locale cognac … bevuto rigorosamente caldo.

Ripartiamo alle 12 da Shepte diretti a Zjarmsysj, dove ci fermiamo in un ristorante con le docce. Le docce disponibili sono 3, in realtà ce ne sono altre ma ci riservano un locale dove ce ne sono 3, pulite e  con un ampio ingresso con diversi comodi appendini. Che meraviglia! Dopo le docce pranziamo nel ristorante con un piatto tipico, una sorta di noodle con carne e verdura. Ci viene offerto anche un  piatto di verdure che solo alcuni si azzardano a mangiare ed invece fanno bene, non ci saranno conseguenze. Nel pranzo, che rientra nella quota pagata al corrispondente è compreso il tè verde, bevande e birre fresche vanno pagate a parte, come la doccia.

Sfamati, puliti e freschi alle 15 ripartiamo diretti verso quella che secondo me è la tappa più affascinante e suggestiva del viaggio: il lago salato. Oggi il trasferimento è lungo, fortunatamente tutta la prima parte su strada asfaltata. Quando entriamo nella pista, che ci porterebbe diretti a destinazione, facciamo una deviazione per andare ad un punto panoramico, sito su un promontorio sopra il lago, che ci lascia senza parole. Meraviglioso! La vista è mozzafiato ma il caldo è soffocante e non resistiamo a lungo fuori dalle jeep. Ci mostrano dove ci accamperemo per la notte e l’ultimo tratto di strada che percorreremo, peccato che dobbiamo girare intorno alla valle e quindi impieghiamo un’ora e mezza per arrivarci. Ci fermiamo sul lago, più o meno sotto la falesia dalla quale abbiamo ammirato il panorama e ci divertiamo con le foto, coinvolgendo anche gli autisti. Dopo oltre un’ora di sosta ci spostiamo vicino a dove faremo il campo dove ci sono un arco ed una grotta. Chiedo alla guida di poter camminare sul lago per arrivare fino all’acqua. Inizialmente cercano di farci desistere per la lontananza ed il caldo ma, vista l’insistenza, alla fine ci accompagnano in jeep ad un punto di partenza più vicino all’acqua e ci facciamo la nostra camminata a piedi scalzi sul sale. Attenzione perché avvicinandosi all’acqua il sale può cedere e si sprofonda fino alla caviglia nel fango, ma poco male. Al nostro ritorno gli autisti ci accolgono con sedie e acqua per lavarci i piedi. Ci spostiamo in uno dei tanti piccoli canyon delimitati dall’altopiano di Ustyurt, dove montiamo il campo. 

Cena a base di riso kazako, riso con mais e carne. Dopo cena restiamo fino a tardi a chiacchierare rapiti dal cielo stellato. 

Per quanto riguarda la dispensa: non ci è mancato niente, solo le porzioni non sono abbondanti come mi è stato detto da coordinatori partiti prima di me. Colazione perfetta, dolce e salata, pranzo al sacco con uova sode, affettati locali e gli immancabili pomodori e cetrioli. A cena c’è un piatto unico con porzioni giuste per chi non mangia molto, oltre a pomodori, cetrioli e olive. A chi ha ancora fame non resta che buttarsi sui biscottini di vario genere che non mancano mai. Consiglio di portare qualcosa per un aperitivo prima di cena, proprio per evitare l’abbuffata di dolci.

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5° GIORNO – MERCOLEDI’ – 22/06/2022 – LAGO SALATO DI TUZBAIR – BEKET ATA – ALTOPIANO VISTA BOZZHIRA VALLEY – CASA DEL PELLEGRINO

Anche oggi ci attende un lungo trasferimento per arrivare alla falesia di Bozhira, tappa finale di oggi. Dopo ore di viaggio sullo sterrato sbuchiamo sulla strada asfaltata al bivio che porta a destra a 

Shopan Ata e a sinistra a Beket Ata. Il programma prevede di girare a destra ma il forte vento ci obbliga a cercare un posto riparato dove poter pranzare. Giriamo a sinistra ed in 15 minuti arriviamo alla fermata del bus con vista sulla valle del Tiramisù. Sono passate le 13.30 ed abbiamo una gran fame.

La strada asfaltata che stiamo percorrendo è stata fatta appositamente per permettere ai pellegrini di recarsi nel luogo di culto più importante del Kazakistan, Beket Ata, e pare che nei periodi di punta sia possibile anche lasciare l’auto in quest’area di sosta ed andare alla moschea in bus. Riusciamo a pranzare sufficientemente al riparo dal vento ed inizio a preoccuparmi per il campo per la notte. La guida mi avvisa che se il vento non diminuirà non potremo restare sulla falesia, come previsto, ma dovremo cercare riparo nella casa del pellegrino che mi ha fatto vedere lungo il percorso circa 20 minuti prima. E’ giovedì e dovremmo riuscire a trovare posto, nel we sarebbe molto più difficile. Valuteremo il da farsi più tardi.

Dopo pranzo ci rechiamo a Becket Ata. Per scendere alla moschea ci sono circa 1000 gradini, tutti esposti al sole. Portare acqua, almeno un litro e anche più, coprirsi il capo e mettere una protezione solare alta. La discesa è intervallata da diverse aree di sosta, gazebo con il tetto dove cercare riparo dal sole. Fortunatamente dal punto di partenza è possibile vedere tutto il tragitto, in questo modo ciascuno può decidere se scendere o aspettare all’ombra degli alberi nel giardino della struttura dove i pellegrini possono alloggiare, se non nelle jeep con l’aria condizionata come fanno i nostri drivers.

Scendiamo tutti, anche se qualcuno si pentirà della scelta per il gran caldo. 

Il percorso è bello per l’incontro con i pellegrini che ci fermano, vogliono farsi le fotografie con noi, e per i tentativi di comunicare anche quando non si parla la stessa lingua. Questa è la parte più piacevole ed interessante della visita, oltre alla bellezza del panorama. La moschea in sé è molto piccola e totalmente spoglia, all’ingresso bisogna passare nella piccola stanza dell’imam dove lasciamo un’offerta. Durante la salita ci attraversano la strada delle piccole gazzelle turkmene che vivono indisturbate in quest’area.

Torniamo alle jeep dove ci reidratiamo abbondantemente, con la solita acqua calda, da ieri per 3 giorni non sarà possibile trovare un supermercato od un caffè.

In circa un’ora e trenta dal parcheggio della moschea arriviamo al primo punto panoramico sull’altopiano che sovrasta la valle di Bozzhira. Quello che ammiriamo dall’alto è uno stupefacente  panorama della valle che domani esploreremo passando dai punti più belli. Questa sera ci fermiamo in due punti panoramici, l’ultimo è quello esattamente sopra i pinnacoli dove dovremmo accamparci per la notte. Il vento diminuisce ma non abbastanza, gli autisti ci propongono di accamparci in un punto più interno e un po’ più riparato ma qualcuno del gruppo è preoccupato che nella notte risalga il vento. La guida coglie l’occasione e, per stare dalla parte della ragione, ci porta alla casa del pellegrino. Peccato, chissà quando ricapiterà di svegliarsi all’alba in un posto così suggestivo.

La casa del pellegrino è costituita da una cucina, utilizzata dal nostro cuoco, e da due stanze una più piccola per le donne ed una più grande per gli uomini. In realtà quella delle donne è troppo piccola e calda, alcune si spostano a ragione in quella più grande ma altrettanto calda. In cinque con 2 autisti dormiamo fuori sotto il portico con un pavimento rialzato di legno dove mettiamo tappeti e materassi. In verità durante la cena, fatta sempre sotto il portico, abbiamo visto diversi insetti nemmeno tanto piccoli. Però per noi 5 ha potuto più il caldo della ripugnanza per gli insetti; ed abbiamo fatto bene, all’interno hanno riposato pochissimo. Per chi resta fuori è consigliabile indossare la mascherina per la luce per non svegliarsi prima dell’alba. Anche se i compagni che si sono svegliati presto hanno fatto delle belle foto del sole che sorge dietro il cimitero, che si trova proprio di fronte alla casa del pellegrino.

Una nota importante in merito alla temperatura. Nel periodo del nostro viaggio non c’è escursione termica durante la giornata, la temperatura è costante tutto il giorno, scende lievemente la sera, quando si va a letto la tenda è un fornetto. Il fresco arriva verso la mattina quando si dorme volentieri dentro al sacco a pelo.

6° GIORNO – GIOVEDI’ – 23/06/2022 – CASA DEL PELLEGRINO – BOZZHIRA VALLEY

Dopo colazione riprendiamo la strada,  entriamo nella valle di Bozzhira, una delle attrazioni principali del Mangystau. 

Le jeep fermano di fronte ad un altopiano e la guida ci dice che dobbiamo salire a piedi. Nel mentre il cuoco si organizza per farci pranzare qui. Dopo la salita c’è una breve camminata sul pianoro al termine del quale di fronte a noi si apre la valle di Bozzhira. Siamo proprio sul ciglio del canyon con le due cime. Meraviglioso. C’è vento ma non ci impedisce di fare la nostra escursione. C’è una troupe televisiva, hanno tirato una slackline dalla cima più vicina e devono aver fatto delle riprese, ora c’è troppo vento per continuare. Ci chiedono comunque di restare a distanza e li accontentiamo. La cosa più incredibile è che ovunque guardiamo non vediamo nessun altro turista oltre a noi.

Riscendiamo e troviamo il pranzo pronto. Hanno tirato un tendalino tra due macchine per darci un minimo di ombra. Anche oggi fa molto caldo. Con le jeep ci spostiamo sotto i denti di Bozzhira. Nella valle il vento è forte, riusciamo a fare solo una breve passeggiata. Torniamo sotto le due cime ma anche qui non è possibile camminare tanto. Cerchiamo un posto riparato dove montare il campo, l’alternativa sarebbe nuovamente la casa del pellegrino. Giriamo in più punti e finalmente ne troviamo uno un po’ più basso del livello della strada. La guida non è convinta del posto perché non è particolarmente bello, ma noi siamo contenti di poter restare nella valle. E’ presto, sono da poco passate le 16, ma il forte vento non ci ha consentito di fare le camminate previste. 

Passiamo il resto del pomeriggio a fare giochi di gruppo, fino a quando il cuoco inizia a preparare la cena ricordandoci che è ora di montare le tende. Dopo cena facciamo le solite piacevoli chiacchiere mentre il cielo si rannuvola illuminato in lontananza dai fulmini. Andiamo a letto sperando che il temporale non venga verso di noi.

7° GIORNO – VENERDI’ – 24/06/2022 – BOZZHIRA VALLEY – MONTE BOKTY – KYZYLKUP (TIRAMISU’)

Nottata tranquilla, senza vento né pioggia. E al risveglio abbiamo anche una bella notizia: soffia vento dal nord e la temperatura è leggermente diminuita, l’aria è più fresca e sopportabile. 

Oggi siamo diretti al Tiramisù. La prima tappa è in un punto dove dovremmo trovare i denti di squalo, non ne troviamo ma in compenso il posto è molto bello. Facciamo una breve camminata e tante fotografie.

Ci spostiamo di poco con le jeep e qui si che, oltre agli autisti, anche i miei compagni con la vista migliore trovano diversi denti di squalo. 

Ripartiamo e ci fermiamo davanti alla Bokty Mountain. La guida ci fa vedere che è la montagna raffigurata nella banconota kazaka da 1.000 tengi.

Per pranzo ritorniamo alla fermata del bus, quella con vista panoramica sul Tiramisù dove siamo già stati, tira il vento e gli autisti preferiscono portarci li. Dopo pranzo scendiamo nella valle e ci fermiamo al punto di partenza della camminata che si può fare fino al canyon nel Tiramisù. Alcuni compagni non se la sentono di camminare sotto il sole ed inizia un’inutile discussione su cosa fare. Siamo a pochissima distanza da dove metteremo il campo pertanto ognuno può fare come crede. Chi non se la sente di camminare può restare sulle jeep al fresco o cercare un posto all’ombra, cosa non semplice. Con gli altri decidiamo di iniziare ad esplorare l’area più vicina e poi valuteremo se proseguire. Saliti sulle prime cime e fatte tante fotografie in 6 decidiamo di continuare a piedi, mentre gli altri tornano alle auto. Con la guida saliamo e scendiamo da queste formazioni colorate.

In verità non sono marroncine come il nostro tiramisù ma rossastre come un tiramisù alla fragola, anche se verso sera il colore cambia e si avvicina di più al marrone. Tutto il tragitto è uno spettacolo, camminata da non perdere con cappello, tanta acqua e crema solare. All’arrivo troviamo i nostri compagni che esplorano la meravigliosa zona o si riposano all’ombra. Ci riposiamo anche noi, il caldo ci ha stremati ma ne è valsa la pena.

Restiamo un paio di ore all’ombra prima di spostarci dove montiamo per l’ultima volta il campo. 

Ultima bella serata in questi posti remoti e solitari, non abbiamo incontrato nessun turista lungo tutto l’itinerario, solo pochissimi uzbeki.

8° GIORNO – SABATO – 25/06/2022 – KYZYLKUP – SHOPAN ATA – MAR CASPIO - AKTAU

Stamattina le tende vengono controllate prima di essere ripiegate nelle loro custodie.

Come ogni giorno ci incamminiamo a piedi e i drivers ci fanno salire lungo la strada. Siamo diretti alla moschea sotterranea di Shopan Ata. Per i fedeli è obbligatorio fermarsi qui prima di andare a Beket Ata. La moschea è situata accanto a una vasta necropoli e ad un piccolo alberghetto che può accogliere i fedeli.

Prima di ripartire gli autisti ci fanno assaggiare latte di cammello fermentato … da provare.

La strada per Aktau è tutta asfaltata. Attraversiamo la città di Janaozen, costruita ai margini del più importante giacimento petrolifero del Mangystau. Qui il paesaggio pianeggiante è dominato da numerosi pozzi. Ci fermiamo in città per il pranzo ed assaggiamo il Plov, piatto unico kazako a base di riso e carne. 

Procediamo verso il mare, ci fermiamo sulle rive del mar Caspio a circa un’ora da Aktau. Restiamo in spiaggia poco più di un’ora. Non so dirvi se ne vale la pena, il mare non è granché e solo in 3 fanno il bagno. Però arrivati qui perché non vedere anche questo?

Poco dopo le 17 siamo ad Aktau. Ho concordato con la guida di arrivare in città un po’ prima e di lasciarci in albergo. Solitamente si arriva più tardi, gli autisti accompagnano il gruppo direttamente al ristorante, aspettano e portano in albergo. Noi li congediamo prima, ringraziandoli per lo splendido lavoro fatto.

Dopo una doccia rigenerante andiamo sulla promenade in taxi. Ceniamo in un ristorante con una favolosa terrazza sul mare. Dopo cena passeggiamo e terminiamo il nostro viaggio in Kazakistan con un’ultima birra in un locale che fa musica dal vivo. Consiglio di fare la serata in autonomia in questa gradevole parte della città, piena di famiglie con bambini che giocano nei parco giochi o semplicemente passeggiano.

9° GIORNO – DOMENICA –26/06/2022 - AKTAU – ISTANBUL – ITALIA

Colazione in albergo alle 4.30, alle 5 i taxi puntualissimi ci portano in aeroporto.

Volo per Istanbul regolare. Salutiamo i compagni che rientrano su Roma e che hanno il volo in tarda mattinata, per chi prosegue per Milano e Venezia l’attesa invece è lunga e decidiamo quasi tutti di fare un giro in città. Noleggiamo un pulmino che ci porta in centro e ci aspetta per circa 3 ore. Ne vale la pena. Purtroppo al rientro in aeroporto scopriamo che i i voli per Milano e Venezia hanno ore di ritardo, ad averlo saputo saremmo rimasti di più in centro.

Rientro quindi in ritardo ma poco male, ciò che conta è che anche questa volta tutto è andato per il meglio.

Appassionatamente
Roberta