Avventure nel Mondo

La gioia de "La pura vida"

La tipica rilassatezza latina, accompagnata dall’onnipresente intercalare “Pura vida”: una sorta di inno alla gioia sudamericano. La scelta quasi anacronistica del non avere un corpo militare nazionale per poter riversare tutti quei fondi allo sviluppo e alla salvaguardia dell’inestimabile tesoro nazionale: la biodiversità. La Costa Rica è il Paese con la maggiore biodiversità per chilometro quadrato al mondo; un paradiso per biologi o semplici amanti della natura come il sottoscritto e tutti coloro che hanno riempito velocemente i posti disponibili per questo viaggio.
di Andrea Fratini
foto di Andrea Fratini

Qualche giorno prima della partenza viviamo attimi di panico: proprio il 21 aprile è previsto uno sciopero nazionale dei trasporti. Da un comunicato dell’ENAC apprendiamo che il volo Roma-NY è garantito, quindi, metà gruppo tira un sospiro di sollievo, mentre l’altra metà, quella in partenza da Milano, spera che tutto fili liscio.

New York - Alajuela

Attimi di tensione la mattina quando i voli di Milano hanno un’ora di ritardo, ma alla fine il gruppo parte e prende in tempo la coincidenza per l’aeroporto di Newark. 

Finalmente a Newark, ci incontriamo e facciamo conoscenza e, dopo aver ritirato il bagaglio ed effettuato nuovamente il controllo degli stessi, come da procedura USA, ci imbarchiamo per la nostra agognata meta. 

Il viaggio scorre tranquillo. Atterrati, raccogliamo i nostri averi e finalmente incontriamo Henry, autista e “futuro amico” del gruppo. Henry è una persona semplice, simpatica e molto in gamba che ho avuto modo di conoscere bene nelle settimane precedenti, durante la preparazione del viaggio. 

Giunti in hotel apprendo quanto siamo stati fortunati rispetto al gruppo parallelo al nostro a cui hanno “smarrito” i bagagli. Li recupereranno nei giorni successivi, ma è comunque un bel disagio. Non mi stancherò mai di ripetere ad ogni partecipante del mio gruppo quanto sia più sicuro ed efficiente viaggiare col solo bagaglio a mano.

Dopo aver pagato l’hotel e il corrispondente in anticipo per i vari servizi richiesti, condivido col gruppo le due opzioni per chi ha voglia di mangiare e/o bere qualcosa: il pub nell’ultimo piano dell’hotel o un food court a quattro isolati da lì. Io, sapendo cosa mi aspetterà nei giorni seguenti, opto per una birretta al volo nel “roof top bar”.

Poi andiamo tutti a letto a sperimentare gli effetti del jet lag. 

Avventure nel Mondo

Alajuela - Volcán Poas - Catarata de La Paz - La Pavona - Tortuguero

Sveglia presto per andare in una vicina soda (un localino tradizionale) a fare colazione col primo Gallo pinto del viaggio. Insieme alla simpaticissima proprietaria ci facciamo una foto ricordo che, prima di salutarci, pubblicherà nel suo gruppo Facebook per poi appenderla nel suo locale. 

Rientriamo in camera per raccogliere le nostre cose da caricare nel bus e finalmente partiamo! 

Prima sosta tecnica ad un minimarket cinese per comprare dei bottiglioni d’acqua da 5 litri, atti a rifornire le nostre borracce. Poi diretti al Parco nazionale del Volcán Poás, dove con nostra somma gioia troviamo ad attenderci un sole splendente e neanche una nuvola. Lo spettacolo del cratere sulfureo è mozzafiato e anche la laguna si lascia ammirare da lontano. Dopo aver piacevolmente camminato all’ombra della foresta nebulosa presente in questa zona, torniamo al pulmino per spostarci al parco della cascata La Paz.

Questo parco è tutt’altro che economico, però, oltre alle sue innumerevoli e possenti cascate, ci consente di ammirare da vicino molte specie animali difficili da individuare in natura: praticamente mezza giornata qui dentro è come aver fatto una sessione di studio preliminare, che ci sarà utile per capire meglio cosa potremo vedere nei giorni seguenti… se la natura lo vorrà.

Bellissimo vedere le crisalidi di molte farfalle, principalmente l’elegante morfo blu (Morpho menelaus), nei vari stadi, tra cui quello finale da cui l’abbiamo vista spiccare il volo. Degne di nota anche le varie specie di tucani dai becchi tanto belli da sembrare finti.
Affascinanti i rettili, sebbene non tutti concorderanno, alcuni innocui altri letali, tra questi la particolare vipera dalle ciglia (Bothriechis schlegelii); però questa sezione del parco è difficile apprezzarla fino in fondo senza una guida. Si rimane a bocca aperta nel vedere le movenze delle scimmie ragno, che con la loro coda prensile sembra che abbiano a tutti gli effetti un quinto arto. 

Per non parlare dei felini. Questo è l’unico posto dove ahimè li abbiamo visti. Nonostante in tutto il parco ci siano cartelli con scritto che gli animali non sono stati catturati in natura, ma salvati da disparate vicissitudini, e nonostante sia conscio che la Costa Rica è un Paese estremamente attento e rispettoso della natura a 360°, vedere quei meravigliosi e possenti felini in quelle gabbie mi fatto un po’ tristezza.

Mentre eravamo impegnati in questo tour, avevo chiesto ad Henry di comprarci del cibo in una vicina soda,in modo da mangiare appena usciti. Questo ci ha fatto guadagnare molto tempo, ma non abbastanza; quindi, per sicurezza ho chiesto al gruppo di mangiare in pullman durante il tragitto. Non sono mancati i mugugni, però alla fine si sono adattati tutti. Lungo strada, pausa bagno e caffè; poi dritti a La Pavona.

Un’ora e mezzo di lancia lungo i bassissimi canali del Tortuguero dove abbiamo visto basilischi, scimmie e qualche uccello. 

Nelle due ore di camminata notturna abbiamo avuto la fortuna di vedere molti animali. Due serpenti verdi sulle creste degli alberi, verosimilmente dei grossi serpenti frustino (Oxybelis fulgidus). Un piccolo Imantode dalla testa ottusa (Imantodes cenchoa) accoccolato su una foglia, un serpente caratterizzato da grandi occhi che oltre a rappresentare circa il 25% dell’intera testa, gli consentono di avere una vista superiore rispetto alla maggior parte dei serpenti. Ragni femmine della specie Trichonephila clavipes facilmente riconoscibili rispetto ai maschi grazie al loro esagerato dimorfismo sessuale. Un curioso ragno spinoso della specie Micrathena sexspinosa il cui addome è sproporzionato rispetto al resto dell’animale e presenta quattro vistosi aculei. Poi altre due innocue specie di ragni erranti: alcuni tigre (Cupiennius salei) e qualche Ctenidae non meglio identificabile. Falene notturne strega nera (Ascalapha odorata) a volontà, note anche col più tetro nome di farfalla della morte. Un porcospino nano messicano (Coendou mexicanus) che faceva il funambolo su un filo dell’alta tensione. Un topo spinoso di Salvini (Liomys salvini) di cui vanno ghiotti i terciopelo (Bothrops asper), le vipere più comuni e aggressive del Paese. Le prime colonie di formiche tagliafoglie (Atta), una delle tante specie di formiche da non infastidire e pestare per evitare di essere bersaglio dei loro numerosi morsi. Una cavalletta rinoceronte (Copiphora rhinoceros) che usa il suo corno per difendersi dai predatori. Una rana toro gigante o rana dalle dita sottili (Leptodactylus savagei). Infine, un paciosissimo bradipo tridattilo (Bradypus variegatus) tipicamente notturno. 

Al rientro ceniamo soddisfattissimi del nostro bottino fotografico e poi andiamo a letto, ma non prima di una turbolenta discussione con la guida che non aveva ancora prenotato, come da accordi, gli ingressi per il parco per l’indomani.

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Tortuguero - La Pavona - Cauhita

Alle 6:00 in punto ci incontriamo alla reception e da lì andiamo a imbarcarci su due natanti dove, divisi in due gruppi da otto, remiamo per godere di una visita molto più a contatto con la natura senza il frastuono del motore. Con un sole splendido abbiamo visto due caimani, un gruppo di scimmie urlatrici che abbiamo sentito profusamente “conversare”, dei tucani, delle aninghe (Anhinga anhinga), un bell’esemplare di iguana, un basilisco marrone (Basilliscus vittatus) e l’immancabile bradipo. 

Tornati in hotel facciamo una buona colazione e poi torniamo indietro con la lancia a La Pavona. Lungo strada vediamo altri caimani e un piccolo coccodrillo, perfetti per apprezzare le differenze tra le due specie. Un’iguana adulta, tantissimi basilischi piumati (Basiliscus plumifrons) dal verde iridescente e qualche volatile in qua e là. Oggi il clima è così piacevole che vediamo anche gruppi di locali che si dilettano a pescare sul fiume mentre bevono tutti insieme.

Sbarchiamo e ci ricongiungiamo con Henry, che lì ad aspettarci col nostro minivan, dunque ripartiamo. All’altezza di Cariari ci fermiamo da un fruttivendolo per comprare manghi, ananas e banane e poco più avanti ci fermiamo in una panederia dove compriamo qualche panino salato, paste dolci e caffè, per accompagnare la nostra frutta. Per velocizzare il servizio io mi sono messo a fare il cameriere e Henry è andato in cucina a tagliare la frutta. È stato simpatico e molto divertente sia per il gruppo che per i gestori del locale.

Ci rimettiamo in viaggio verso Cahuita e in qualche ora arriviamo al nostro delizioso hotel, la cui piscina catalizza l’attenzione di tutti.

Mentre tutti sono a bagnomaria, io mi occupo di organizzare la camminata notturna, il punto di incontro per gli interessati, la cena per tutti, ma anche la camera gratuita per il nostro autista, la cui priorità per me è massima: nelle sue mani non c’è solo la buona riuscita del viaggio, ma soprattutto la nostra incolumità. 

Incontriamo Ludrick e iniziamo la nostra camminata notturna nel lato esterno del parco nazionale. Prima di addentrarci nel verde, Ludrick fa sfoggio della sua competenza su piante e fiori edibili, alcune anche a fini medici. Iniziato il tour vero e proprio, partiamo col botto: vediamo subito una sottile vipera dalle ciglia (Bothriechis schlegelii) dal manto marrone che si aggira tra foglie e ramoscelli di un cespuglio sul bordo del sentiero, a meno di un metro da noi. Il suo veleno non è letale, ma è comunque estremamente pericoloso, quindi, ci mettiamo tutti a fotografarla a distanza di sicurezza, senza infastidirla. Dopo vediamo una lunga serie di tarantole femmine (Sericopelma generala) nella loro tana che al minimo passo si spaventano e si nascondono, ma anche un maschio che, essendo nel periodo dell’accoppiamento, non si cura affatto di noi, al punto da camminarmi sopra la scarpa per raggiungere il suo obiettivo. È stata molto affascinante la ricerca degli scorpioni con la luce ultravioletta (nel nostro caso i Tityus ocelote) che rende fosforescente il loro esoscheletro. Una bella chicca sono stati gli insetti stecco (adulto e piccolo) appostati e immobili su alcune foglie.
Soddisfatti dall’escursione, ceniamo tutti in un ristorantino locale nel centro e, nel tragitto di ritorno verso l’hotel, scorgiamo un bel bradipo che dormiva appeso ai fili della luce, come se fosse un’amaca. 

Anche oggi è stata una giornata intensa e piena di emozioni. 

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Cauhita - La Fortuna

Anche stamani ci svegliamo presto per fare colazione alle 6:30. Sfortunatamente la colazione non era pronta quindi perderemo 30 minuti della camminata nel parco. Tuttavia, nell’attesa gironzoliamo nel giardino dell’hotel per vedere molte cavallette reticolate (Taeniopoda reticulata) nere dai lineamenti rosso fuoco e le velenose rane freccia verdi-nere (Dendrobates auratus), il cui veleno può potenzialmente portare a gravi conseguenze, ma, a meno che non si tenti di “trasformarla in un principe”, il rischio che si corre è praticamente nullo. 

Entrando al parco nazionale di Cahuita facciamo una piccola donazione e poi iniziamo la nostra camminata. Il primo avvistamento è quello che più ci ha entusiasmato: una vipera dalle ciglia (Bothriechis schlegelii) gialla che riposa su una foglia. Praticamente lo stesso tipo di serpente della sera prima, ma con una livrea decisamente più sgargiante.

Poi vediamo alcuni basilischi e una grande iguana insieme a un po’ di bradipi che stanno sulla cresta degli alberi lontano dai loro predatori. Prima di arrivare in spiaggia,apprezziamo qualche sonnecchiante pipistrello dalla proboscide (Rhynchonycteris naso) aggrappato al tronco di un albero e delle simpatiche scimmie urlatrici nere dalle bianche palle ciondoloni: ogni volta che saltavano da un ramo altro sentivo io male per loro … e forse è per questo che urlano!

La camminata termina sulla spiaggia del parco e da lì quasi tutti ci imbarchiamo per uno snorkeling nella zona di Punta Vargas. La barriera non è imperdibile però alcune cose interessanti le abbiamo viste: un’enormità di aragoste, un barracuda (Sphyraena barracuda), due grossi pesci istrice(Diodon hystrix) e dei bei branchi di pesci, tra cui pesci angeli bianconeri (Chaetodipterus faber), pesci damigella gioiello dalla coda gialla (Microspathodon chrysurus) e molti altri. Chi resta in spiaggia avrà il suo bel da fare per tenere a bada le dispettose scimmie e i curiosi procioni.

Tornati a piedi al bus ci dirigiamo verso un paesino poco fuori Cahuita dove consumiamo un buon pranzetto a buffet. Ora abbiamo quasi 5h per digerire, infatti quella di oggi sarà la tratta in pullman più lunga di tutto il viaggio.

Intorno alle 18:00 arriviamo al centro termale di La Fortuna che avevamo prenotato e dove defatichiamo nelle sue innumerevoli vasche di varie dimensioni, cascatelle, getti d’acqua e temperature per tutti i gusti. Di notte, le piscine illuminate sono davvero suggestive. Alle 20:00 luculliana cena a buffet all’interno del centro termale e belli satolli rientriamo in hotel, nei cui letti crolliamo in men che non si dica.

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La Fortuna - Parco nazionale Vulcano Tenorio - Monteverde

Stamani ci svegliamo in paradiso: colazione in veranda al primo piano del nostro albergo con vista sull’imponente vulcano Arenal, circondati da uccelli di varie specie che fanno colazione con noi grazie alla frutta appesa agli alberi dal personale della struttura. Purtroppo la nostra tabella di marcia c’impone di svegliarci da questo sogno.

Sosta tecnica per comprare acqua, borracce (per chi non le aveva portate) e visto che è un bel gruppo, mi son permesso di comprare un po’ di birre e bibite che offrirò in pausa pranzo.

Ripartiamo verso il Parco nazionale del Vulcano Tenorio ascoltando casualmente la voce graffiante di Eddi Vedder che interpreta forse il pezzo più evocativo della colonna sonora di “Into the wild”: Society. 

Arrivati preordiniamo il pranzo per non perdere tempo successivamente, dopo di che ci facciamo il biglietto e saliamo per vedere prima la bellissima cascata. Ai suoi piedi c’è un laghetto che con la luce odierna è a cavallo tra il turchese e l’opalescente. Dopo esserci fatti un’istituzionale foto di gruppo, proseguiamo per la seconda parte della camminata che ci consente di vedere il Rio Celeste in più punti, tra cui il luogo in cui il Rio Buenavista e il Quebrada Agria si fondono insieme, dando vita a questo particolare effetto ottico. 

Pranziamo nel locale in cui avevamo precedentemente ordinato e servo la birra al gruppo che con la propria simpatia se l’è meritata. Tutti contentissimi. 

Ripartiamo alla volta di Monteverde. Facciamo check-in e poi, dopo aver deciso di cenare insieme in una delle nostre villette, andiamo a fare la spesa perché Greta si offre di cucinare per tutto il gruppo.

Arrivati al Monteverde Wildlife Refuge alcuni rientrano in hotel e organizzano la cena, mentre noi 11 facciamo la nostra ultima camminata notturna in cui siamo riusciti ad avvistare vari ragni attivi, degli opilioni (Opiliones) e uccelli semi-dormienti tra cui un trogon dal ventre arancione (Trogon aurantiiventris) e un colibrì smeraldo dalla testa ramata (Microchera cupreiceps) poggiato sul ramo su una sola zampa e che, grazie al telescopio della guida, lo vedevamo addirittura respirare. 

Per due volte abbiamo visto degli scarabei d’oro (Chrysina resplendens), degl’insetti così belli da sembrare finti, ed è proprio questa loro bellezza a metterli a repentaglio, visto l’accanimento dei collezionisti. 

Sempre per due volte abbiamo visto dei particolari coleotteri (i.e. Pyrophorus noctilucus) i cui occhi si illuminano come fari quando si sentono in pericolo.

Un porcospino nano messicano (analogo a quello già visto al Tortuguero) che su un ramo si stava beatamente mangiando una guama (Inga edulis), il frutto dell’omonimo albero leguminoso, di cui è ghiotto.

Infine, una vipera delle palme verde (Bothriechis lateralis) adulta sulla cresta di un albero. 

Relativamente alla flora, degno di nota è un fico strangolatore secolare al cui interno non è più presente l’albero “strangolato”, quindi mettendoci una luce al suo posto, si trasforma di notte in un’enorme lanterna. Spettacolare. 

Rientrati nel nostro alloggio, troviamo il resto del gruppo già all’opera. Mangiamo carbonara, beviamo vino e ci divertiamo come matti. Siamo davvero un bel gruppo. 

Chiacchiere e risate fino a tardi e poi andiamo a letto. 

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Monteverde - Parco Selvatura - Quepos

Sveglia presto per mangiare la colazione che ci sarà servita “in camera” alle 6:30 per poi ripartire alle 7:15. Questa mattina ho una sveglia a dir poco elettrizzante: sul lenzuolo trovo uno scorpione (Tityus ocelote) di ben 6 cm! Solo dopo scoprirò che non era letale ma che comunque se mi avesse punto mi avrebbe fatto tutt’altro che piacere.

Finita la colazione, saliamo sul bus e andiamo diretti al parco Selvatura dove facciamo velocemente i biglietti per le attività prescelte e iniziamo in fretta e furia la zipline prima che arrivi l’orda di turisti. 

Ci mettono l’imbracatura e giunti alla prima piattaforma ci fanno un briefing su cosa fare e non fare durante le traversate (e.g. come mettere piedi e mani, e soprattutto come usare quest’ultime). 

Nei primi lanci un po’ di tensione, ma poi anche i più preoccupati prendono confidenza e diventa tutto più naturale. Divertenti i lanci in due, ma il top è stato quello che chiamano Tarzan Swing: un lancio con una fune che toglie il fiato, ma dai risvolti esilaranti una volta a terra. 

L’ultimo tratto può essere eseguito in quella che chiamano modalità Superman, praticamente un volo dell’angelo. 

Appena terminato, ci mettiamo subito in coda per vedere i bradipi visto che mancavano solo 5 minuti all’inizio del tour. Sono stato combattuto fino all’ultimo sul farlo o no, ma devo dire che ne è valsa assolutamente la pena. Sono meravigliosi e dolcissimi. In questa enorme cupola, vivono in cattività 18 femmine didattile (Choloepus hoffmanni). Tutte femmine perché i maschi non sono in grado di condividere pacificamente uno stesso spazio, e didattile perché i tridattili hanno la necessità di un cibo così particolare che non è stato possibile ricreare a Monteverde. La guida ci ha spiegato con cortesia e competenza moltissimi aspetti di questo animale; la sua morfologia, i suoi comportamenti, le sue fasi biologiche, riproduttive e molto altro. Toccante il video della nascita di un bradipo in natura, che ci ha mostrato dal suo telefono. 

Anche la zona dei rettili e anfibi è stata molto interessante. Qui ci hanno edotto sulle emotossine e neurotossine presenti in ogni serpente (ma in quantità differente), sui loro habitat, degli incidenti che causano, sulla politica degli antidoti di cui la Costa Rica è pioniera nella ricerca e molto altro. 

Infine, mancando 40 minuti all’orario di ritrovo, abbiamo fatto al volo i biglietti per i ponti sospesi e, con una corsa da maratoneti, abbiamo effettuato il bellissimo percorso in tempo record. 

Usciti di lì, pranzo in una panaderia e poi una visita al volo al Fico Raiz, un maestoso fico strangolatore le cui radici hanno creato un vero e proprio ponte colonnato. Lo ammiriamo stupiti e dopo qualche foto ripartiamo. 

Dopo oltre due ore di strada facciamo una sosta fotografica dal ponte sul fiume Tárcoles per vedere gli enormi coccodrilli che popolano il fiume, e poco dopo il tramonto sul Pacifico. 

Finalmente arriviamo a Quepos dove ceniamo e lasciamo defluire l’adrenalina della giornata. 

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Quepos - Parco nazionale Manuel Antonio - Sierpe - Bahía Drake

Ci incamminiamo poco prima delle 7:00 per fare colazione da Oscar il simpatico e professionale manager della struttura in cui abbiamo cenato anche ieri sera. Da lì proseguiamo a piedi in pochi minuti fino all’ingresso del parco nazionale di Manuel Antonio, il più piccolo e il più visitato parco della Costa Rica. 

Mentre il gruppo è in coda cerco una guida per il parco. Per nostra somma fortuna è disponibile Alonso, una preparatissima guida ufficiale di 38 anni, molto gentile e simpatica. Nelle due ore in cui siamo stati insieme non si è limitato a darci informazioni sulla flora e la fauna locale, ma anche sulla storia del Paese e la sua. Una guida completa in grado di farci apprendere, ridere, riflettere e addirittura commuovere. Un uomo che per mantenere i suoi sei figli ha dovuto lavorare nei campi a meno di un dollaro al giorno durante i due anni del covid. Qua abbiamo potuto vedere i bradipi didattili e tridattili sulle creste degli alberi, tra cui anche un bebè, basilischi a profusione, granchi di Halloween (Gecarcinus quadratus) i cui colori riprendono quelli della bandiera della Costa Rica, un'iguana dall'elmo (Corytophanes cristatus) detta falso camaleonte in quanto capace di cambiare colore mimetizzandosi col contesto, una cavalletta tigre o zebra gialla (Tropidacris cristata) con le sue belle striature giallo-nere, un nittibio (Nyctibius griseus) detto “uccello stecco” o “fantasma” vista la sua prodigiosa capacità di mimetizzarsi con i tronchi, l’esoscheletro di un paio di insetti, ecc. 

Il tour guidato finisce sulla spiaggia dove ci rilassiamo per circa un’ora e mezzo con un bagno rigenerante. Con un groppo al cuore lasciamo questa splendida baia e la sua sabbia bianca per tornare al nostro minibus in mezzo a decine di iguane e a una distesa di mangrovie. 

Col nostro veicolo ci spostiamo nel centro di Quepos dove ognuno ha un’ora libera per pranzare e/o fare un giro per le vie del centro. Dopo circa due ore arriviamo al molo di Sierpe dove incontriamo Eduardo che starà con noi per i prossimi 3 giorni, un ragazzone simpatico e affabile. 

Prepariamo uno zainetto con l’essenziale e, dopo aver riposto i restanti bagagli in una stanzetta lì al molo, prendiamo posto in barca, sotto gli occhi non curanti di un alligatore, attendendo l’ok a partire del capitano. 

Dopo aver attraversato il tentacolare Rio Sierpe fino alla foce e dopo aver ballato sulle onde oceaniche, approdiamo a Playa Caletas dove sta il nostro campo tendato in cui soggiorneremo per due notti. 

A nessuno del gruppo avevo mandato le foto del posto, quindi, si erano immaginati delle sistemazioni spartane di fortuna, e non un luogo spettacolare con tramonti mozzafiato, la natura selvaggia alle spalle, e la spiaggia bianca a 10 metri. 

Il pezzo forte del viaggio è appena iniziato. 

Facciamo un bagno con i piedi ben arpionati al suolo perché la forza di risacca è inquietante, ma l’acqua è calda e si sta benissimo, quindi restiamo a mollo fino a poco prima di cena. 

Dopo cena Eduardo, esperto e appassionato di rane e rettili, si offre di accompagnarmi a far due passi nella foresta dell’entroterra di Bahía Drake. La passeggiata notturna in due, con poche e fievoli luci, è decisamente più emozionante, specialmente quando ci siamo trovati a guadare ruscelli o a scavalcare tronchi, ma soprattutto quando ho sentito un forte rumore di rami dietro di me senza scoprire quale fosse la fonte. Vediamo molte specie di ragni, una rana di vetro (Sachatamia albomaculata), un nido di colibrì, un insetto stecco, dei granchi di terra a cui piace stare sopra le foglie a più di un metro dal suolo, e altri granchi di Halloween (Gecarcinus quadratus) con chele discrete. Oggi l’uscita è stata esplorativa. Domani proveremo ad andare col gruppo per fare una ricerca più mirata nei pressi di un fiume da cui siamo passati. 

Avventure nel Mondo

Bahía Drake - Isla del Caño - Bahía Drake

Sveglia poco dopo l’alba, colazione e poi ci prepariamo per la nostra escursione a Isla del Caño. Lungo il tragitto in barca vengono a salutarci alcuni delfini di una specie che staziona in queste acque. Occhi sorridenti e foto a iosa. Il mare è calmo quindi oltre a non ballare durante il nostro tragitto, io lo vivo come un buon segno per i possibili avvistamenti subacquei; incrocio le dita dietro la schiena. 

La scaramanzia ha funzionato! Pochi minuti dopo che siamo in acqua vediamo subito due squali pinna bianca (Triaenodon obesus) che si fanno avvicinare e filmare tranquillamente. Successivamente abbiamo visto un paio di pastinache americane o trigoni atlantici (Dasyatis americana), una bella murena stellata (Echidna nebulosa) di medie dimensioni, alcuni pesci trombetta, così tanti branchi di piccoli pesci da sembrare un acquario. 

Facciamo una pausa di 30/40 minuti sulla spiaggia dell’isola in cui è ubicato il centro dei ranger. Alcuni si riposano in spiaggia mentre altri scelgono di salire fino al punto panoramico che sta 200m sopra il livello del mare. Solo quando siamo scesi tutti scalzi apprendo da uno dei ranger che ci sono due tipi di serpenti sull’isola, il boa e il sabanera (Atractus crassicaudatus); ci consoliamo col fatto che nessuno dei due è velenoso. 

Chiusa questa parentesi facciamo subito una seconda uscita per lo snorkeling praticamente davanti la spiaggia. Qui vediamo finalmente l’animale acquatico più desiderato dai turisti: la tartaruga verde (Chelonia mydas)! Non solo la vediamo, ma ci viene addirittura incontro a 10 cm di distanza, respira qualche volta vicino ai nostri snorkel e poi s’inabissa da dove era venuta. 

Chiedo e ottengo una terza veloce sosta. Qui tentiamo invano di rincorrere uno squalo pinna bianca che, molestato da tre grossi pesci azzurri non meglio identificati, lo fanno allontanare a gran velocità. 

Nella rotta che ci separa dalla spiaggia di San Josecito, incrociamo un branco con tantissimi delfini che fanno le capriole a fior d’acqua e ci nuotano a fianco. Il capitano sterza il motore e a gran velocità si muove circolarmente nell’acqua. All’inizio penso che fosse solo per farceli rivedere, ma in realtà le onde che creiamo piacciono ai delfini e ci si divertono, uno addirittura ci salta sopra, quasi come farebbe una megattera. Non vorremo più venir via da questo fazzoletto di oceano, ma il pranzo in spiaggia ci aspetta. 

Eduardo ci allestisce in 15 minuti una bella tavola imbandita con riso, sandwich, frutta, succhi e snack dolci. Ci rimpinziamo come tacchini nel giorno del Thanksgiving e poi riprendiamo la barca per il nostro campo tendato. Dopo essersi riposati, metà gruppo decide di fare una camminata poco prima del tramonto: riusciamo a vedere diverse rane di vetro (Sachatamia albomaculata), tra cui due in fase di accoppiamento e un frinide, un particolare ragno scorpione (Phrynus whitei) che di primo acchito può sembrare terrificante e pericoloso, ma in realtà è totalmente innocuo. Rientriamo per cena e andiamo a letto presto visto che domattina ci aspetta una levataccia. 

Bahía Drake - Corcovado

5:30 tutti in piedi per finire di sistemare le proprie cose. Alle 6:00 colazione e alle 7:00 ci imbarchiamo per l’agognato Corcovado

Approdiamo poco dopo le 8:00 con qualche difficoltà a causa di un importante moto ondoso in prossimità del punto di sbarco. Continuiamo scalzi lungo la spiaggia fino al punto di controllo passaporti e bagagli (è severamente vietato introdurre bottiglie di plastica, tabacco, accendini e molto altro). 

Continuiamo a camminare per poco meno di un chilometro con gli zaini in spalla fino ad arrivare alla stazione biologica La Sirena, la struttura dove questa notte alloggeremo divisi in tre dormitori insieme a ranger e guide accreditate. Non a tutte le guide è consentito lavorare all’interno del Corcovado.

Iniziamo la nostra prima camminata di due ore dove troviamo un tapiro (Tapirus bairdii) femmina col suo piccolo che stanno dormendo tra le frasche. Ci avviciniamo silenziosamente di lato e a debita distanza per evitare di spaventarli ed essere caricati: la madre è un bestione di oltre 300 kg. Da lì proseguiamo verso la spiaggia, dove avvistiamo un tapiro maschio che sta sonnecchiando in acqua come gli ippopotami. Rientrando ci facciamo una cultura sui vari tipi di fico (quelli parassitari e quelli no) e anche su altre piante interessanti come l’acacia cornigera (Vachellia cornigera), un micromondo simbiotico tra pianta e formiche (Pseudomyrmex ferrugineus) dove la prima fa da casa e le seconde oltre ad abitarla la difendono anche da potenziali invasori, infatti, se putacaso diamo dei colpetti su un ramo, vediamo accorrere uno stuolo di formiche per controllare quello che sta accadendo. 

Pranzo luculliano e seconda camminata dove abbiamo visto e soprattutto sentito un’infinità di scimmie urlatrici territoriali e affascinanti scimmie ragno che ci hanno quasi circondato dall’alto. Unico disappunto della giornata, le nostre aspettative troppo alte riguardo alla possibilità di poter avvistare i grandi felini del parco, ma ritenteremo domani; sognare è gratis. 

Usciamo dalla foresta alle 16:00 come da regolamento. Chi vuole può arrivare al mare per vedere il tramonto, gli altri invece si riposano al centro biologico dove di tanto in tanto passano alcuni dei cinghiali che hanno devastato la zona in cui abbiamo camminato nel pomeriggio.

Cena tutti insieme in fila indiana rispettando le inflessibili regole della struttura e poi facciamo due chiacchiere sul patio. Alle 20:00 spaccate tolgono la corrente e con essa tutte le luci. Guide, ranger e turisti si devono alzare prestissimo per visitare il parco e per massimizzare le probabilità di possibili avvistamenti.

Corcovado - Sierpe - Alajuela

Sveglia alle 4:30 per andare con Eduardo a caccia di rane dagli occhi rossi. Il richiamo non si sente ma sono determinato a provarci comunque, non so se e quando ritornerò al Corcovado. Scoiattoli, lucertole, tinamù (Tinamus major), scimmie, addirittura un aereo mono posto precipitato, ma nemmeno l’ombra di una rana. La fortuna di aver avuto tutti giorni assolati, li abbiamo ripagati con un minor numero di avvistamenti di rettili e anfibi. Non si può avere tutto.

Rientriamo alle 6:00 per far colazione col gruppo e poi, dopo aver preparato il bagaglio sui rispettivi letti, alle 7:15 andiamo a fare l’ultima camminata. Sarà l’orario ma questa volta i nostri avvistamenti si concentrano più sui volatili come ibis bianchi, garzetta nivea (Egretta thula), un picchio chiaro del Guatemala (Campephilus guatemalensis) maschio intento a costruirsi casa e molti altri. 

Visto che ieri Ludovica stava male, ho chiesto alla guida di tornare dai tre tapiri che sono molto stazionari; è stato comunque un bel rivedere, anche perché oggi avevano una posizione migliore per apprezzarne il muso. Nel seguito del cammino siamo così fortunati da incontrare un nutrito gruppo di coati (Nasua nasua), principalmente femmine, molte delle quali con un piccolo nei pressi. Tutto il branco è lentamente sceso sotto i nostri occhi tramite i tronchi a due passi da noi. Hanno un modo buffissimo di scendere: testa rivolta verso il basso, zampe posteriori in alto che abbracciano il tronco per frenarsi e zampe anteriori per dare velocità ed equilibrio. 

Proviamo ad avvistare anche un formichiere individuato in precedenza da un altro gruppo ma non è semplice perché si sposta rapidamente tra i rami alla ricerca di termitai, infatti non riusciamo nell’intento. 

Alle 10:00 rientriamo comunque soddisfatti al centro biologico dove raccogliamo il nostro simbolico pranzo da asporto e torniamo in spiaggia per imbarcarci sul mezzo che in circa due ore ci riporta a Sierpe, ma non prima di aver fatto un vero e proprio “rodeo” sugli altissimi cavalloni marini che ci temprano muscoli e vertebre. Lungo il cammino sostiamo davanti alla cascatella “Llorona” (frignona) che prende il nome dal vicino promontorio e ci soffermiamo dinnanzi a un paio di microisolotti rocciosi: uno costellato da fregate e sule fosche (Sula leucogaster) e l’altro su cui sono nati alberi nella parte superiore che lo coronano di verde. 

Ad un certo punto inizia a piovere forte alcuni tirano fuori le cerate, mentre io e Francesca che siamo a prua ci rendiamo subito conto che qualunque tentativo di contrastare la pioggia sarebbe stato inutile, quindi tanto valeva godersela facendosela scivolare tutta addosso. Un rientro zuppo ma divertentissimo. 

Una volta attraccati ci cambiamo e consumiamo il pasto take away che ci hanno dato al Corcovado. A fine pasto, per festeggiare il compleanno di Valentina, faccio servire la torta che avevo prenotato qualche giorno fa. Stupore, sorrisi, fotografie e ripartiamo per il lunghissimo viaggio in bus, che scorre veloce tra chiacchiere, giochi e ricerca delle zecche, con relativa estirpazione, che ci sono rimaste addosso dopo la visita al Corcovado. 

Unica sosta prima di arrivare nell’hotel di Alajuela, un enorme negozio di souvenir dove molti danno fondo a tutti i colones rimasti in tasca (nonché alle proprie carte di credito) per riportare a casa un ultimo pezzettino di Costa Rica. 

In hotel salutiamo il nostro prezioso e ineguagliabile compagno di viaggio Henry, inizialmente solo un esperto autista come tanti, ma a fine un vero e proprio amico con doti umane non comuni; mancherà a tutti. 

I nostri progetti di ultima cena luculliana si scontrano con la nostra effettiva stanchezza. Siamo provati dagli odierni lunghissimi spostamenti e dalla pioggia oceanica, quindi, optiamo per andare nel ristorantino del nostro hotel, dove non conta quello che sta sopra i piatti, bensì quello che sta sopra le sedie.

Alajuela - New York - Italia

Ore 5:00. Il nostro ultimo minivan costaricano. Gli irriducibili dello shopping si lasciano plagiare dai carissimi negozi di souvenir dell’aeroporto. Anche io cado in tentazione. 

Scalo di poche ore a NY, vissute da alcuni con un po’ d’ansia, per poi tornare a casa. 

Da ora in poi, ognuno di noi cercherà di pensare che ogni passo che facciamo per tornare verso casa è solo un passo che ci avvicina alla prossima avventura nel mondo.