Avventure nel Mondo

Ecuador

riflessioni e sensazioni a caldo
di DOMENICO BECCALLI
foto di DOMENICO BECCALLI

Da tempo, alcuni amici nonché compagni di diverse avventure in giro per il mondo mi chiedevano (pur sapendo che ero già stato) se mi andava di tornare alle Galapagos. Da parte mia, ( in memoria di quella fantastica avventura vissuta ben33 anni prima in quell’angolo incontaminato del pianeta) per diverse ragioni, ho esitato un po' prima di accettare . Avevo il timore di vivere un’esperienza sottotono a causa dei tanti sconvolgimenti ambientali che negli ultimi 20 anni hanno interessato molte aree del Globo ebbene sì, ho dovuto ricredermi, i miei timori erano infondati. Oggi, come 33 anni fa, le Galapagos mi hanno fatto rivivere una fantastica avventura. Eravamo in volo da Guayaquil a BALTRA e l’assistente di volo ha annunciato che ci stavamo avvicinando alle Galapagos. Dall’aereo, le Galapagos appaiono come piccole protuberanze di forme e grandezza diverse, circondate dall’immensa e piatta superficie dell’oceano. Io, come molti altri passeggeri curiosi, ci siamo incollati ai finestrini dell’aereo tutti attratti da ciò che appariva ai nostri occhi. IL blu intenso dell’oceano pacifico in netto contrasto col verde smeraldo dei bassi fondali in prossimità di lunghe e sottili spiagge bianche, nere e rosse che separano l’ambiente marino da quello terrestre. Davanti ad uno scenario così meraviglioso, c’è stato un susseguirsi di esclamazioni dei passeggeri in diverse lingue beautifull, amazing, magnifique, wunder schon, hermoso. D’un tratto, l’aereo fa una virata e poi si abbassa fino a mettersi in linea con la pista di atterraggio di Baltra. Con mia grande sorpresa, l’isola di Baltra mi è apparsa uguale identica a un tempo. Una superficie piatta e arida, semi desertica e all’apparenza  inospitale e invece ecco che poi da vicino, dietro ogni roccia, cespuglio, altura e in ogni anfratto del terreno si nasconde qualche forma di vita. Nel tardo pomeriggio ci ritroviamo tutti a bordo del Nortada pronti a intraprendere la nostra crociera tra le isole dell’arcipelago. Bachas beach (North Seymor) nel nord di Santa Cruz è la prima spiaggia visitata. Qui abbiamo fatto la prima camminata lungo il litorale e poi il primo snorkeling nel mare cristallino. Da qui in avanti per 7 giorni, ad ogni approdo, abbiamo fatto  escursioni a piedi sulle isole accompagnati da Lula, la nostra bravissima guida  .Le sue esaustive spiegazioni sulla geologia, la botanica e le specie faunistiche di queste isole mi hanno fatto capire quanto siano limitate le mie conoscenze naturalistiche di questi luoghi, compensate unicamente da un grandissimo amore per la natura. Visitando nei giorni seguenti i diversi luoghi di questo arcipelago: MOSQUERA, S.BARTOLOME’, SANTIAGO, Sullivan bay, RABIDA, SANTA FE’, FLOREANA, ci siamo resi conto che ogni isola ha le proprie caratteristiche, ognuna con le proprie meraviglie da scoprire, sopra e sotto la superficie del mare. E’ stato un susseguirsi di stupore e meraviglia in un crescendo di emozioni. Dal poter osservare da vicino (meno di 1 mt.) molte specie di animali e uccelli selvatici per nulla intimoriti dalla presenza dell’uomo, a quella ancor più impensabile di nuotare tra leoni marini e pinguini che guizzano veloci come siluri passandoti a pochi centimetri compiendo giravolte e rotazioni su se stessi come acrobati giocherelloni. E’ stato così coinvolgente da far passare in secondo piano le altre specie di pesci (anche alcuni squali pinna bianca) avvistati nei diversi snorkeling.  In questo, non ha pesato (per una parte del gruppo) l’aver dormito per 7 notti sui divanetti della sala da pranzo a causa del caldo eccessivo all’interno di alcune cabine. Al risveglio, affrontavamo il nuovo giorno pieni di energia ed entusiasmo con la consapevolezza di trovarci in luoghi unici al mondo. Persino Raffaela e Andrea, (2 compagni di viaggio il cui rapporto con il mare e il mondo sommerso non è a loro propriamente congeniale)hanno colmato le loro aspettative godendosi le meraviglie lungo le spiagge e all’interno delle isole. A pochi giorni dalla conclusione del viaggio, facendo il rewind mentale, ripercorro altri bellissimi momenti vissuti in questo angolo di paradiso sperduto del Pacifico ricordo le fregate, sempre presenti al seguito della nostra imbarcazione durante ogni spostamento, i branchi di squali Carcharinus Galapaghensis lunghi circa 3 metri che stavamo ad osservare dopo cena seduti a poppa. I salti della balena con il cucciolo nella traversata da Santiago a Rabida, i delfini che ci hanno seguito per un tratto da Santa Fe a South Plaza. Eravamo (con rammarico) rassegnati al fatto di non vedere gli albatros, presenti solo sull’isola di Espanola. Poi, in un attimo, come per magia, l’ultimo giorno, in navigazione da Floreana a Santa Cruz, il compagno di viaggio Camillo (esperto ornitologo) inquadra col suo binocolo due  magnifici albatros. Prontamente, (come fece Rodrigo di Triana sulla caravella di Cristoforo Colombo, al grido di; terra, terra) Camillo ha urlato;  l’albatros, l’albatros! In pochi secondi, i 2 magnifici volatili, sono stati immortalati dall’obiettivo della collega ornitologa Danila. L’ennesimo regalo di una natura unica e sorprendente. In tutto questo, non poteva mancare l’animale simbolo delle Galapagos, la tartaruga gigante terrestre (Geochelone elephantopus) osservata nella riserva naturale di El Chato sull’isola di Santa Cruz. Una specie endemica che supera i 400 kg. e chepuò vivere oltre  150 anni. Osservandole, ho avuto la sensazione di avere davanti a me un essere senza tempo e molto lontano da noi. Siamo giunti alla fine di questa nostra avventura alle Galapagos  con un pensiero unanime. Nel cuore e nella mente di tutti noi resteranno a lungo una serie di immagini e ricordi indelebili. Non ho dubbi nell’affermare che le Galapagos sono davvero il patrimonio naturalistico dell’umanità. Io credo che ogni uomo non possa fare altro che apprezzarne il valore estetico e scientifico. Tutte le forme di vita animali e vegetali che abbiamo la fortuna di poter osservare ancora oggi, sono il frutto di un’evoluzione durata  centinaia di migliaia di anni. Spetta a noi uomini di oggi (Sapiens,Sapiens) custodirle e proteggerle per dare la possibilità a chi verrà dopo di noi di osservarle in tutta la loro bellezza.

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