Avventure nel Mondo

Quasi il paradiso

da "Kerala Ayurveda India" con Avventure nel Mondo
di Massimo Righi
foto di Massimo Righi

Voglio vederti danzare... al suono di cavigliere del Kathakali, canta Franco Battiato nella sua celebre canzone. Tra i molti balli e danze del mondo citati dal cantante c’è appunto il Kathakali. Erano i primi anni 80 quando iniziavamo ad ascoltare il pezzo e sinceramente all’epoca non tutti, suppongo, sapevano cosa questa parola significasse. Solo in seguito scprii il suo significato e finalmente, durante questo viaggio, sono riuscito, assieme ai miei compagni, ad assistere allo spettacolo che si tiene tutti i giorni a Cochin nel Kerala Kathakali Center, uno dei principali luoghi del Kerala dove, oltre agli spettacoli quotidiani, esiste anche la scuola per la formazione degli attori. Il teatro, semplice ed essenziale, così diverso e lontano dai nostri grandiosi e opulenti, è collocato in un vicoletto, più angusto di un carruggio ligure e all’esterno si presenta non diversamente da una spoglia e comune abitazione del posto. Il Kathakali non è una vera e propria danza ma una sorta di teatro mimico, dove si rappresentano scene tratte principalmente dagli antichi testi della letteratura indiana come il Ramayana e il Mahabharata, in definitiva la secolare lotta tra il bene e il male. Anche il “dietro le quinte” fa parte dello spettacolo stesso, mostrando al pubblico tutta la complessa fase di trucco degli attori che dura all’incirca la metà dell’intera rappresentazione. Non mi dilungo più sul Kathakali, c’è un’ampia letteratura al riguardo, l’augurio migliore da fare ai lettori, casomai non l’avessero mai visto, è quello di partecipare a tale viaggio e assistere loro stessi allo spettacolo. Il Kerala e il Tamil Nadu, anch’esso facente parte del tour, sono gli stati collocati nell’area più a sud dell’India. Il Kerala, in particolare, è posto nella parte ovest e le sue coste sono bagnate da quella parte di Oceano Indiano chiamata Mar Arabico. La sua zona costiera si presenta con una interminabile lingua di spiaggia e una zona di acque interne (backwater) costituite da una moltitudine di laghi e canali. E’ proprio in queste acque che si svolge la prima parte del viaggio, navigando tra i numerosi canali orlati da una ricca vegetazione costituita principalmente da palme di cocco. Il viaggio continua poi verso le montagne, attraversando una zona di estese piantagioni di tè. Oltrepassata la catena dei monti Ghati, si entra nel Tamil Nadu, con sosta a Madurai, dove risiede il tempio più importante di tutto il sud indiano e uno dei principali dell’intero paese. Si prosegue verso Kanyakumari, città posta nell’estremo sud dell’india, luogo precedentemente battezzato dagli inglesi Cape Comorin. Si rientra infine in Kerala soggiornando nella ridente località di Varkala, situata sopra una falesia con viste mozzafiato sul mare sottostante. Questo è il luogo dello Yoga e dell’Ayurveda, l’antica medicina indiana, dove qui trovano la loro massima espressione. Come largamente prevedibile il sottoporsi a rilassanti massaggi ayurvedici e la tanto amata, dai più, consueta attività balneare sono state le attività di maggior successo in questa destinazione finale da parte dell’intero gruppo, secondo i tempi e i desideri di ognuno dei partecipanti.

09-02-2019 - Arrivo in Kerala

Ci ritroviamo tutti a destinazione a Cochin, città animata e cosmopolita, provenienti dall’Italia in due gruppi separati, con voli aventi orari diversi. Cochin o Kocki, secondo la nuova denominazione, è una città di larga impronta coloniale, qui si sono succeduti portoghesi, olandesi e successivamente gli inglesi. Ciò si denota dalle numerose costruzioni che gli europei hanno lasciato, palazzi e soprattutto numerose chiese. Anche il nostro albergo è stato ricavato da un’antica casa coloniale con vaste camere in legno, con un largo patio dove era piacevole al mattino fare colazione. Si trova a Fort Cochin, la zona storica della città dove risiedono i principali monumenti. Usciamo, facciamo quattro passi e siamo sul mare. Qui si stagliano le reti cinesi, grosse e tipiche reti da pesca a bilanciere. Anche qualcuno di noi a turno va a aiutare i pescatori nella manovra. Interessante e divertente, le foto si sprecano. I pescatori intanto ci ringraziano ma allo stesso tempo ci chiedono un obolo di mancia. Siamo ormai nel pomeriggio, alle 17 in punto inizia lo spettacolo di Kathakali nel Kerala Kathakali Center a due passi dall’albergo. A piedi sono meno di 5 minuti. Entriamo nell’angusto vicoletto e siamo stupiti, ma in India tutto è possibile, che il centro di quest’arte unica abbia una casa così modesta. Lo spettacolo dura un paio d’ore, la prima se ne va con il trucco degli attori, nella seconda invece c’è la rappresentazione vera e propria di un brano del Ramayana, con gli attori tutti rigorosamente uomini, anche facenti parti da donna. Gli attori sono di una bravura eccelsa anche se da parte nostra e di molti altri spettatori non indiani tale rappresentazione risulta di non facile presa. Infatti, complice la precedente nottata, perlopiù insonne in aereo, alcune teste hanno iniziato a dondolare e gli occhi chiudersi per un attimo. Va be, lo spettacolo è comunque piaciuto, anche perché piuttosto insolito e che in definitiva ha soddisfatto la curiosità dei più. Usciamo che è l’ora di cena. Il primo ristorante che ci aggrada, verso la strada dell’albergo, sarà il luogo del nostro primo pasto, oltremodo speziato, in Kerala.

10-02-2019 - Cochin

All’uscita dell’albergo sono già in agguato conducenti di tuc tuc. Ci avevano visto arrivare la sera prima e già prevedevano che avremmo avuto bisogno di loro. Contrattazione del prezzo come di solito e via per Mattancherry, la zona della città dall’altra parte della penisola di Fort Cochin. Qui ci sono alcune cose da vedere tra le quali la sinagoga. La via per raggiungerla è piena di negozietti, così come tutta l’area circostante. Passeggiando nella via principale, per caso, siamo entrati nel Ginger House Museum, bellissimo museohotel con ingresso libero e ristorante annesso che si protende su una terrazza sul mare. Volevamo tornarci alla sera per la cena anche se poi, vista la distanza e il prezzo, abbiamo desistito. Sempre nei pressi c’è il Duch Palace, famoso per i suoi affreschi. Peccato che all’interno sia vietato scattare foto, così come in molti altri edifici del Kerala. Infine, dopo un’altra accesa ma comunque amichevole e divertente contrattazione con gli autisti di tuc tuc, ci siamo diretti alle Vecchie Lavanderie, poste a metà strada tra Mattancherry e Fort Cochin, dove si assiste al lavaggio a mano di panni effettuato principalmente da uomini. In quel momento erano presenti solo pochi di loro ma era invece presente un’anziana donna addetta alla stiratura, con un vecchio ferro scaldato con la brace. Riprendiamo il percorso verso Fort Cochin per le ultime visite del giorno scendendo proprio davanti alla chiesa anglicana di San Francesco, una delle più vecchie dell’India, dove per alcuni anni furono deposte le spoglie di Vasco de Gama, prima di essere riportate in Portogallo. E’ rimasta solo una lapide a testimoniare il punto ove era posizionata la tomba. Nei pressi della chiesa c’è il vecchio cimitero olandese, in completo abbandono. Gli abbiamo dato un’occhiata, ma solo dall’esterno del cancello poiché sbarrato. Giunti oramai vicini all’albergo è stata d’obbligo una doverosa visita alla ben tenuta cattedrale di Santa Cruz, con un interno ricco e decorato. Dopo una passeggiata sull’animato lungomare ci aspetta un’abbondante cena di pesce, visto che siamo in una zona dell’India piena di pescatori dove il pesce abbonda.

Avventure nel Mondo
Avventure nel Mondo

11-02-2019 - Crociera in houseboat

Stamani lasciamo Cochin in bus per Alleppey. Conosciamo quindi Arun, il nostro autista. Dobbiamo essere alla partenza dell’houseboat per mezzogiorno. In due ore giungiamo a destinazione, ma visto che mancava ancora un po’ di tempo decidiamo di far visita alla spiaggia della città, un infinito litorale che si espande per chilometri e chilometri. All’ora stabilita arriviamo al molo dove si trova la nostra houseboat. Queste sono barche che giornalmente percorrono le backwater, rete interna di canali, contornati da una folta vegetazione, in prevalenza costituita da palme da cocco, che caratterizza gran parte della morfologia di questa fascia costiera del Kerala. Siamo un gruppo numeroso e riempiamo tutta la barca, con 8 camere al primo ponte. Nel ponte superiore invece è posta l’ampia sala ristorante e una terrazza panoramica. Il personale, molto gentile, ci accoglie con un brindisi e subito dopo con il pranzo. Navighiamo per la rete dei grandi canali, i soli che la nostra barca di grandi dimensioni può percorrere. Attraversiamo un lago, rientriamo ancora in altri canali immersi sempre nella loro ricca vegetazione fino ad accostare ad un molo di un villaggio, dove sono presenti alcune sale di massaggi ayurvedici. Alcuni ne approfittano, altri passeggiano lungo il vialetto sovrastante il canale, immersi in folti palmeti di banane, attraversando altri piccoli villaggi e gruppi di case isolate. Appena gli ultimi sono usciti dalle sala massaggi ripartiamo navigando fino a sera assistendo dal parapetto ad un infuocato tramonto mentre ci accostiamo ad un molo per la sosta notturna. Qui ci viene servita la cena. Terminiamo la serata sulla terrazza della barca, finalmente senza il wi-fi, in modo così da trascorrere un po’ di tempo parlando tra di noi, come una volta, senza uso di telefonini.

12-02-2019 - Nell’antica residenza keralese

Al mattino la barca riprende il percorso per attraccare dopo poco nel punto esatto dove eravamo partiti il giorno prima. Salutiamo l’equipaggio, gli diamo la mancia più che meritata, e sbarchiamo. Oggi siamo attesi in un’antica residenza keralese, ma l’appuntamento è solo per il primo pomeriggio. Nel frattempo, indossati i costumi da bagno e muniti di asciugamano, ci dirigiamo ancora verso la spiaggia, dove finalmente, questa volta, ci concediamo qualche bagno e un po’ di tintarella. C’è ancora tempo prima dell’appuntamento, ne approfittiamo per salire fin sul faro di Alleppey, con vista a 360 gradi sul mare e sulla città alle spalle. Finalmente siamo alla antica residenza, gestita da Paul e dal suo ossequioso e oltremodo gentile padre. La casa è situata in splendida posizione in mezzo a un bosco di palme, sulla riva di un canale. E’ costituita da un corpo principale e da alcuni bungalow disseminati nel parco circostante. Una barca di più piccole dimensioni ci attende qui nel molo della casa per il giro, questa volta, dei canali più piccoli e stretti, dove la houseboat del giorno prima non era in grado di transitare. Lasciamo il largo canale adiacente alla casa ed entriamo in canali più stretti, passiamo vicino a minuscoli villaggi, case isolate dove non mancano suggestive scene di vita da fotografare e immortalare. Dopo un percorso di oltre due ore attraverso una porzione dell’ampia rete di canali di queste backwater, taluni simili a tunnel la cui volta è costituita dalla vegetazione più fitta, rientriamo di nuovo al molo della casa. In attesa della cena alcuni partecipano alle lezioni di cucina keralese impartite dalla sorella di Paul. Il corso è ovviamente interessante, si usano spezie e ingredienti della cucina locale, quella vera, quella della gente comune, ma il tempo a nostra disposizione è poco causa l’approssimarsi della cena, che è ottima e dove parte delle portate sono il prodotto delle stesse lezioni di cucina. Il resto della serata trascorre nell’ampio giardino con la sola compagnia di qualche uccello acquatico e dal tonfo di qualche noce di cocco sulle acque sottostanti.

13-02-2019 - Verso le montagne

Prima della partenza scattiamo più di una foto ricordo nel cortile con l’intera famiglia. Arun è arrivato puntuale e ci aspetta fuori con il bus. Ancora un ultimo saluto agli abitanti della casa e partiamo con destinazione Munnar. Quello di oggi è forse il trasferimento più lungo del viaggio o comunque quello che impegna più tempo vista la strada con numerose curve verso le montagne. Mentre ci inerpichiamo su per i tornanti passiamo rasente le cascate Cheeyapara che incombono proprio sulla strada ma le abbiamo trovate senza un filo d’acqua. Tiriamo dritto fino al cosiddetto giardino delle spezie con accanto un negozio di prodotti ayurvedici. Qui ci abbiamo speso un po’ di tempo, forse anche troppo, rischiando di arrivare troppo tardi a Munnar. La sosta al negozio si è protratta più del dovuto poiché, ovviamente, sia la componente femminile ma anche parte di quella maschile, al cospetto di cotanti prodotti di bellezza e salute non ha potuto fare a meno di assistere alla loro presentazione e di conseguenza procedere agli acquisti, unitamente ad altri viaggiatori in fila alla cassa presenti al momento. Mentre ci avviciniamo alla cittadina si iniziano a intravedere le colline ricoperte da curate piantagioni di tè che offrono un meraviglioso spettacolo panoramico. Piantagioni per larga maggioranza di proprietà dei Tata, gli stessi proprietari della casa costruttrice automobilistica indiana. Siamo a 1600 metri, abbiamo lasciato l’afa della zona costiera, qui la temperatura è gradevole, l’aria è pulita e trasparente facendo risaltare ancora più il verde delle piantagioni. Giunti a destinazione ci aspetta il museo del tè, ormai prossimo alla chiusura, ma fortunatamente trovato ancora aperto, poiché alle 16:00 musei, uffici, etc. generalmente chiudono. Nel museo entriamo a gruppi iniziando prima con la visione di un filmato che tratta la nascita e la storia delle piantagioni, poi all’interno di un salone vengono fatti funzionare, anche se a solo scopo dimostrativo, vecchi macchinari per la lavorazione del tè. Infine, prima dell’uscita, l’immancabile negozio di confezioni di tè e altri prodotti. Appena fuori dall’albergo, un piccolo ristorante con un’insegna a malapena visibile, attira la nostra attenzione. Qui si consuma la cena più originale dell’intero viaggio. Ci sono all’interno famiglie indiane e solo noi come stranieri. Non ci sono piatti in ceramica, ma al loro posto foglie di banano. Siamo riusciti però ad avere le posate, mentre tutta la clientela locale mangiava con le mani. Cibo buono e particolare ma con alcune pietanze estremamente piccanti. 

14-02-2019- Dalle montagne al Tamil Nadu

Con la guida, noleggiata in compartecipazione con un gruppo parallelo, che ci attende all’ingresso dell’hotel, ci spostiamo alla periferia di Munnar per un breve trek nelle piantagioni di tè. Le piantagioni, ben curate, separate da sentieri tagliati in modo tale da permetterne agevolmente la raccolta delle foglie, si estendono in lontananza coprendo le colline intorno alla città fino a chilometri di distanza. La guida insiste portandoci in un punto panoramico, scarpinando attraverso un sentiero in ripida salita anche se da alcuni non troppo gradito. Comunque il panorama è grandioso, il verde delle piantagioni ammanta le colline attorno che in certi punti diventano montagne con creste spigolose. Al termine della passeggiata riprendiamo il percorso. La destinazione è Madurai, importante città del Tamil Nadu. La vista sulle piantagioni di tè ci accompagna ancora per un lungo tratto di strada. Ci fermiamo, in più di un’occasione, a fotografare donne e uomini dediti alla raccolta nelle piantagioni subito a lato della strada. Procediamo lentamente, la strada è dissestata poiché in completo rifacimento per lunghi tratti con numerosi cantieri aperti. Attraversiamo la catena dei Ghati occidentali oltrepassando il passo ed entrando così nel Tamil Nadu. Da questo lato le creste delle montagne sono ancora più ardite, la strada scende all’inizio con tornanti ripidi che poi diventano sempre più ampi mentre si inizia a intravedere giù in lontananza la pianura. Arriviamo in città nel tardo pomeriggio. Non c’è più il fresco delle colline, dobbiamo abituarci ancora all’afa della pianura. Ormai non facciamo più in tempo ad assistere alla puja serale nel tempio Meenakshi. Poco male, la vedremo il giorno seguente visto che soggiorneremo a Madurai per almeno due notti. Nei pressi della reception dell’albergo, situato in centro città, c’è un ufficio turistico dove, appena giunti, ci preoccupiamo di noleggiare la guida per il giorno seguente per la visita del tempio. Ceniamo sulla terrazza all’ultimo piano dell’hotel con vista dei maestosi gopuram del tempio tutti illuminati. E’ ora di dormire anche se, purtroppo, un blackout notturno lascia svegli per qualche ora molti occupanti di un piano, alcuni di noi compresi. 

Avventure nel Mondo
Avventure nel Mondo

15-02-2019 - Madurai

Al mattino nella hall dell’albergo, all’ora concordata, restiamo in attesa della guida che non vediamo arrivare poiché per errore scambia un altro gruppo di italiani presenti per il nostro e si mette al loro seguito. Partiamo comunque a piedi per il tempio, situato a poche centinaia di metri ma un attimo prima di arrivarci veniamo raggiunti dalla guida, che si era accorta della svista e ci aveva individuati e seguiti. Il tempio si presenta grandioso con le sue 4 torri principali (gopuran) alte oltre 50 metri, disposte ai quattro angoli geografici, con la facciata interamente coperta di statue, rappresentanti le più varie divinità dipinte in colori pastello. Il tempio Meenakshi è dedicato alla dea Parvati (Meenakshi non è altro che una reincarnazione di Parvati e il nome che nel Tamil Nadu chiamano la dea) e al consorte Shiva. Non possiamo portare ne zaini ne macchine fotografiche all’interno, ma solo cellulari (strano ma è così) e soprattutto dobbiamo andare scalzi del tutto. La guida, prima dell’ingresso, ci ha portato in un negozio di fronte e ci ha fatto lasciare lì gli zaini con all’interno tutto ciò che era proibito introdurre nel tempio, comprese ovviamente le macchine fotografiche. Il luogo risulta sicuro. La visita del tempio è di grande interesse essendo il più importante di tutta l’India del sud e molto partecipato dalla popolazione. Entriamo dalla porta sud passando sotto il gopuram più alto, la guida anche se non necessaria è estremamente utile sia per capire il funzionamento delle attività che qui si svolgono che per destreggiarsi nel labirinto di sale e colonne delle quali il tempio è costituito. Esso è meta continua di un elevato numero di pellegrini proveniente da tutti gli stati dell’India. Qui, oltre le puje, funzioni religiose, si svolgono pure le più svariate attività, come fidanzamenti, matrimoni, tutti i possibili riti di purificazione, benedizioni, canti e preghiere. Trascorriamo qui tutta la mattinata e una volta usciti rientriamo nel negozio a recuperare gli zainetti lasciati in custodia. Il personale ci invita a salire sulla terrazza del palazzo dove si possono vedere e fotografare dall’alto le torri del tempio. Ritornare poi verso l’uscita significa passare ancora attraverso le sale del negozio con l’inevitabile l’acquisto di qualche oggetto. Tutto questo fa comprensibilmente parte del gioco. All’esterno c’è un vivo mercato, di particolare interesse e curiosità la presenza di numerosi sarti che in poche ore riescono a confezionare abiti su misura. Alcuni di noi si sono fatti cucire qualche indumento, consegnato al termine della giornata. Dopo il pranzo, chiamiamolo pure così, fatto in ordine sparso e ricorrendo alle varie bancarelle di frutta sul posto, ci indirizziamo con i tuc tuc, al palazzo Tirumalai. Dell’antico palazzo reale resta l’ampio cortile, il loggiato ben conservato e alcune sale restaurate che denotano comunque un’antica grandezza e magnificenza. Lo abbiamo trovato meta di visite di scolaresche con bambini giocosi pronti a fare foto con noi. Al termine della visita chiamiamo al telefono il nostro autista che ci viene a prendere per portarci al museo di Ghandi. Questo si trova in periferia, l’ingresso è gratis e all’interno si trovano pannelli che riportano la storia del personaggio e della raggiunta indipendenza dello stato indiano; di interesse alcuni oggetti appartenuti a Ghandi come gli occhiali, ciabatte e alcune tuniche, tra cui quella che indossava al momento del suo assassinio, ancora macchiata di sangue. Troviamo ancora la scolaresca che avevamo precedentemente incontrato al palazzo, i bambini ci riconoscono, sorridono divertiti e naturalmente si mettono di nuovo ancora in posa con noi con gli immancabili medio e indice a significare vittoria o forse, ancora meglio, pace. Al ritorno prima di cena passiamo ancora nei pressi del tempio a ritirare gli indumenti appena confezionati. Tutte le sere, da sempre, si svolge nel tempio la puja serale o notturna, dipende dall’ora che di volta in volta viene stabilita. La cena la facciamo in un ristorantino sulla via del tempio al secondo piano di un palazzo della via principale. Finita la cena mentre scendiamo le scale verso l’uscita vedo qualcosa che nessuno vorrebbe mai assistere. Un uomo di età indefinita, magro, finito all’inverosimile, stava trasportando una sacca di legna, probabilmente destinata alla cucina del ristorante, sulle spalle, di peso senza dubbio superiore al suo. Saliva un gradino per volta, ogni volta fermandosi e trattenendo il respiro. Sicuramente un intoccabile, l’ultima casta. Entriamo nel tempio ancora esibendo il biglietto della mattina. La puja è programmata per le 22:00, questa sera non abbiamo la guida, ormai abbiamo imparato a orientarci da soli e comunque la guida, al mattino, ci aveva fornito di tutte le istruzioni necessarie. Dopo aver girovagato ancora per i labirinti e le alte colonne un rullio di tamburi ci avverte che la processione, avvolta in una nuvola di incenso, sta arrivando mentre trasporta l’immagine di Shiva nella camera da letto di Parvati, il santa sanctorum del tempio dove solo coloro di religione indù possono entrare. Così ogni sera. 

16-02-2019 - Verso il sud dell’India

Dopo una brevissima discussione con la reception dell’albergo sul conto da pagare risoltasi ovviamente a nostro favore partiamo da Madurai. Alla periferia della città facciamo la prima sosta. Parzialmente scavato nella roccia di una nuda collina c’è il tempio Thiruparankundram, anch’esso come il Meenakshi di concezione dravidica, in verità tutti i templi indù di queste regioni lo sono, ma di più modeste dimensioni. Come in tutti templi incontrati è presente una vivace attività con pellegrini in preghiera, qui addirittura con elefanti che entrano e escono. Dopo aver lasciato le scarpe all’ingresso e pagato qualche rupia per il deposito, si è materializzato dinanzi a noi un tipo definitosi una guida. Ci ha accompagnati all’interno, senza che noi gli avessimo chiesto alcunché, lo abbiamo comunque seguito in un un percorso destinato ai non indù accettando alla fine, di buon grado, le spiegazioni forniteci. Anche se non richieste espressamente, queste guide, seppur improvvisate, per le poche rupie che pretendono, sono utili, poiché sveltiscono la visita evitando tempi morti e danno comunque alcune spiegazioni, anche se frettolose, poiché impazienti di andare ad accalappiare all’ingresso, altri eventuali gruppi di turisti. Riprendiamo il percorso, anche oggi il tratto da percorrere è lungo ma viaggiamo stavolta in una superstrada. Dopo che molti avevano lamentato languorini allo stomaco chiediamo ad Arun di fermarsi nel primo posto dove potevamo mangiare qualcosa. Il posto lo troviamo quasi subito lungo la strada in un motel-ristorante di nuova costruzione con una largo parcheggio e con annesso un parco giochi per bambini. Oltre a noi erano presenti pochi altri commensali, in definitiva eravamo in un tratto desolato con poco o niente all’orizzonte. Ma all’interno sta la sorpresa. Il personale in cucina si presenta con guanti e copricapo, impensabile in India, manifestando una pulizia in genere vista nemmeno dalle nostre parti. Ci servono in maniera veloce e ci fanno pure lo scontrino personale. Molto organizzati. Arriviamo a Kanyakumari alle 16:00 circa. Questa località, chiamata in precedenza dagli inglesi Cape Comorin, è il punto più a sud dell’India. Proprio a quest’ora il battello per la Vivakananda Rock si ferma, poco male ci andremo il mattino successivo. Ci dirigiamo quindi all’Amman Temple, nei pressi della spiaggia. Gli uomini devono entrare a dorso nudo e tutti senza scarpe. Pure noi ci togliamo magliette e camice per accedere all’interno. C’è grande afflusso di gente dentro e fuori del tempio e così nella spiaggia adiacente. A poca distanza c’è il Memorial Ghandi, una costruzione moderna, facente anch’essa da museo. Anche qui si paga solo qualche rupia per il deposito delle scarpe. Si può salire ai piani più alti e riprendere buone foto del panorama circostante, dell’isola Vivekananda e della statua di Thiruvallivar, posta nell’isolotto accanto. La spiaggia, il ghat e la terrazza sovrastante sono piene di folla colorita e animata con venditori di souvenir di ogni genere, bambini del luogo che cercano di rifilarti cianfrusaglie, indovini che fanno le carte, cavalli, galline, scimmie. Ceniamo, a detta di tutti, nel miglior ristorante del luogo, con un menù finalmente un po’ meno piccante, ma sempre marcatamente indiano. 

17-02-2019 - Da Kanyakumari a Varkala

Di buon mattino alcuni di noi, me compreso, vanno in spiaggia per vedere l’alba. Credevo fossimo solo noi, invece nel tratto di arenile che guarda a est, disseminata tra le numerose barche depositate sulla spiaggia, già era presente una moltitudine di persone in attesa di assistere all’evento. In India e in oriente in generale assistere alle albe e ai tramonti è una consuetudine. Nel frattempo dagli altoparlanti di una delle numerose chiese cristiane nei pressi si alzano canti, l’atmosfera che si crea è oltremodo suggestiva. Dopo la colazione e un po’ alla spicciolata andiamo alla Vivekananda Rock Memorial, in un’isola poche centinaia di metri al largo. Ci sono due file per accedere alla biglietteria con prezzi differenti: la fila a basso costo, già lunghissima prima dell’apertura e la fila vip a costo maggiorato con pochissime persone. Prendiamo, per risparmiare tempo, la fila vip e in un attimo siamo sulla banchina del molo. Saliamo sulla prima barca in partenza dove ci vengono fatti indossare giubbetti di salvataggio malandati, che nessuna delle persone a bordo poi si allaccia. Il tratto è di solo pochi minuti. L’isola rocciosa è sormontata dal Vivekananda Memorial, un mausoleo in onore al filosofo indiano Swami Vivekananda. Grande afflusso di gente, indiani per larga maggioranza. In questo punto si incontrano le due parti dell’Oceano Indiano: il mare del Golfo del Bengala e il mare Arabico, qui l’India finisce, di fronte a noi solo una immensa distesa d’acqua fino al Polo Sud. Peccato non essere potuti andare all’altro isolotto dove c’è la grande statua in onore di Thiruvallivar, poeta e filosofo tamil, causa la bassa marea di quell’ora che ne ha impedito l’attracco. Partiamo da Kanyakumari, tralasciamo purtroppo il tempio di Thanumalayam a Suchindram. Dato che negli ultimi giorni il gruppo aveva già visto abbastanza templi era più interessato a vedere qualcosa di diverso. Puntiamo allora su Thuckalay, proprio al confine tra Tamil Nadu e Kerala, dove c’è il palazzo di Padmanabhapuram, antico palazzo reale del regno di Travancore, con la sua parte superiore in legno di tek, anche se con stanze spoglie, è senza dubbio suggestivo, ben curato e degno di notevole interesse. Nel primo pomeriggio siamo a Poovar, sulla costa keralese. Qui ci concediamo una deliziosa escursione sulla Golden Beach attraverso un suggestivo percorso in barca sull’estuario del fiume che sfocia in mare proprio su una spiaggia con sabbia dorata. Sono presenti alcune baracche di frutta e bibite e anche cavalli a disposizione per chi volesse fare una cavalcata sul litorale. Durante il percorso nel fiume il pilota della barca indugia tra le mangrovie permettendoci di fotografare un’ampia varietà di uccelli acquatici tra cui alcuni meravigliosi e colorati martin pescatore. Riprendiamo il percorso verso nord sorpassando Trivandrum, che sarà la meta del giorno successivo e al termine del pomeriggio siamo finalmente a Varkala, nel nostro delizioso resort sulla scogliera. Varkala è “quasi il paradiso” con una vista mozzafiato dalla sua scogliera a picco sulla spiaggia, sormontata da una linea di alberghi, ristoranti, negozi di ogni genere, il tutto ammantato da una folta vegetazione di palme con un via vai di gente ordinata, mai caotica. Ho detto “quasi il paradiso” solo a causa della pessima abitudine, non solo indiana ma anche di molti altri, di gettare rifiuti per terra. Pessima abitudine che, intervistando qua e là qualcuno del posto in merito a ciò, sembra in fase di regresso, speriamo! Prendiamo infine possesso delle camere, dove staremo per le notti rimanenti. Ceniamo qui stasera sul ristorante sopra la scogliera, di fronte a una palla di fuoco che si va a nascondere dietro a un mare infinito.

Avventure nel Mondo
Avventure nel Mondo
Avventure nel Mondo
Avventure nel Mondo

18-02-2019 - Trivandrum, la capitale

Avendo ancora un giorno di bus a disposizione avevamo previsto la visita dell’ashram di Amma, la famosa religiosa indiana conosciuta come la santa degli “abbracci”, ad Amritapuri, qualche decina di chilometri a nord di Varkala. Però qualche giorno prima della nostra partenza dall’Italia, controllando il suo sito web veniamo a conoscenza che proprio quel giorno Amma iniziava il suo Yatra (il viaggio), in giro per varie località dell’India. Pensiamo ad un’alternativa, ce ne sono varie da scegliere: Il capoluogo Trivandrum, la città di Kollam, la Munroe island sempre nelle backwater di Kollam. Avendo visto ormai più di una backwater la scelta cade su Trivandrum. Alcuni rimangono a Varkala iniziando subito il soggiorno balneare, la maggioranza decide invece di fare questa ultima visita. Partiamo in tutta calma visto che la città si trova solo ad un’ora di bus. Puntiamo direttamente sul centro città dove è il tempio Padmanabhaswamy, chiamato anche il tempio d’oro e considerato il tempio più ricco dell’india, data la riserva di oggetti d’oro presenti all’interno. Purtroppo l’ingresso all’interno del tempio è riservato solo agli indù e soltanto se vestiti in dhoti (uomini) e sari (le donne). Questo lo sapevamo già ma è stato comunque interessante arrivare fino all’ingresso dove una guida sempre improvvisata ci ha fornito spiegazioni e fatto vedere quanto era possibile dall’esterno. Dal tempio affrontiamo in bus la Mahathma Ghandi Road, arteria principale della città. Lungo la via incontriamo pure una manifestazione politica, dato l’approssimarsi delle elezioni, una lunga processione di bandiere e con manifestanti che gridano slogan, accompagnati da rullio di tamburi. Il tutto avviene però in modo assolutamente ordinato e pacifico anche se colorito. Arriviamo sino al parco dove risiede lo zoo e il Napier Museum, alloggiato in un pittoresco palazzo costruito in uno stile unico e originale. Purtroppo oggi è lunedì e sia il museo che lo zoo sono chiusi. Facciamo un giro del parco e ripartiamo per Varkala dove arriviamo a metà pomeriggio. Ci ricongiungiamo con i nostri compagni rimasti sul posto e iniziamo pure noi l’esplorazione della località, della spiaggia e del mare sottostante

Dal 19 al 23-02-2019 - Varkala

Inizia il soggiorno a Varkala, la località balneare più nota, assieme a Kovalam, dell’intero stato del Kerala, con giornate dedicate ai bagni in spiaggia, ai massaggi e alle cure ayurvediche, ai corsi di yoga e a tutto ciò che ognuno di noi si sente di fare. Al mattino era piacevole andare ad assistere alla raccolta delle reti da pesca da parte dei pescatori che stazionavano nei pressi della Black Beach, verso nord a poche centinaia di metri dal resort. Talvolta anche qualcuno di noi ha aiutato, anche se per pochi minuti data la fatica alle braccia, i pescatori nel tirare le reti. I pescatori non hanno mai fatto obiezioni, ne erano consenzienti, anche se consapevoli che il nostro aiuto sarebbe stato piuttosto effimero. C’è stato anche il tempo di visitare il modesto acquario che si trova proprio nei pressi del lungomare. Camminando nel sentiero sopra la scogliera in direzione opposta, verso sud, si va verso il cuore della località. Qui si trovano alberghi, ristoranti, agenzie viaggi e escursioni, agenzie di cambio valuta, negozi di souvenir, di spezie, farmacie ayurvediche, etc. fino ad incontrare la scalinata che scende alla spiaggia di Papanasham, la grande spiaggia di Varkala, ritenuta sacra dagli indiani. Naturalmente, una volta nelle spiagge, un po’ di tempo è stato dedicato al riposo, ai bagni, alla tintarella. Lungo il tratto numerose sono state le le soste per acquisti di souvenir, prodotti di bellezza, medicine aurvediche, etc. Tutti noi, con più o meno regolarità, abbiamo partecipato a cure ayurvediche o almeno ci siamo sottoposti a qualche massaggio. Alcuni hanno partecipato a corsi di yoga. In un’occasione io e un altro partecipante siamo andati alla Golden Island, un isoletta posta in una backwater a qualche decina di minuti da Varkala. Per raggiungerla abbiamo preso un tuc tuc, detto al conducente dove volevamo andare e contrattato il prezzo. Abbiamo costeggiato la costa per una ventina di minuti inoltrandoci poi verso l’interno per raggiungere poco dopo la casa del barcaiolo, il quale, chiamato dal conducente del tuc tuc, ci ha fatto cenno di seguirlo fino a raggiungere un piccolissimo molo dove era ancorata una canoa in legno che ci ha trasportato nell’isola di fronte. La Golden Island, come già riferito sopra, è una minuscola isola in un lago delle backwater di Varkala, simile a quelle già viste e navigate nei giorni precedenti ad Alleppy, ma importante per gli abitanti del luogo poiché ritenuta sacra. Ci si arriva con la canoa guidata dal barcaiolo che spinge una pertica sul fondo del lago. E’ stata una traversata piacevole, seppur breve, fatta in solitudine sentendo il solo fruscio della chiglia sulle acque. Solo un’altra barca abbiamo visto scivolare silenziosa a qualche decina di metri da noi. In mezzo alla boscaglia dell’isola ci sono alcuni tempietti dedicati alle maggiori divinità Hindù. Dopo che il guardiano o bramino del posto, naturalmente pagando un obolo, ci ha fatto una benedizione di fronte a un’edicola sacra prendiamo lentamente la via del ritorno. Il penultimo giorno, nel tempio Kuttikkattil Bhadrakali Devi, non lontano dal nostro resort, abbiamo assistito a un festival con parata di elefanti, danzatori al ritmo di tamburi e uno spettacolo di Kathakali. Molti di noi hanno cenato, assieme alla gente del luogo, con cibo cucinato per il pubblico del festival nelle bancarelle attorno al tempio. Anche l’ultimo giorno è infine trascorso. Nel pomeriggio ci siamo purtroppo congedati da una partecipante che aveva il volo in anticipo. A mezzanotte siamo partiti anche noi in bus verso l’aeroporto di Trivandrum salutando prima il personale del resort, in particolare il simpatico gruppetto degli addetti del ristorante, tutti o quasi di origine nepalese, lasciando loro ciò che restava della cassa comune e infine una nostra compagna che rimarrà altre due settimane da sola in Kerala. Partenza regolare per i due gruppi, quelli con volo Air Quatar, via Doha e gli altri con Emirates, via Dubai. Arrivo regolare nei rispettivi aeroporti di Roma e Milano. Un caro saluto a tutti quanti.