Avventure nel Mondo

Turchia

Un ponte tra Oriente e Occidente
di Stefania Altieri
foto di Stefania Altieri

La Turchia è un Paese di straordinaria ricchezza storica e culturale, con un patrimonio incredibilmente vario, dalle grandiose glorie dell’antica Istanbul alle lussureggianti coste dell’Egeo e del Mediterraneo, dalle valli della Cappadocia ai regni dell’Anatolia. È di interesse per diversi aspetti: quello naturalistico (le bellissime valli di Goreme e Ilhara, il lago Salato Tuz Gölü), quello archeologico (le città greco romane della costa egea) quello storico (Istanbul, le chiede rupestri) e perché no anche quello ludico (Pamukkale con il parapendio e Goreme con il viaggio in mongolfiera). Unica è l’aria che si respira, quel magico incrocio di corrente orientale che sa di spezie e minareti, di hammam e harem, di vie carovaniere, che si sente fortissima e intensa ancora oggi, e la parte occidentale, moderna di una Capitale al passo con i tempi.

Italia-Izmir

Arriviamo a Izmir la sera e facciamo una passeggiata sull’animato lungomare, a pochi passi dal nostro hotel. Il nome Smirne significa mirra e si riferisce alla presenza dell’arbusto nella zona in cui la città è stata fondata. Izmir è il nome turco che è stato ufficializzato nel 1930, ma molti, anche all’estero, continuano ad utilizzare il vecchio nome. È la terza città più grande del Paese ed è fieramente progressista e di alto profilo culturale, più aperta rispetto alla media turca in termini di libertà e parità tra i sessi. Da non perdere il Kemeralty Bazar dove si possono fare ottimi affari e trovare oggetti in pelle per cui la città è famosa.

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Efeso-Aphrodisias - Pammukkale

Come prima tappa della giornata, ad un’oretta da Smirne, arriviamo ad Efeso. Le sue rovine attraversano secoli di storia, dalla Grecia classica all’epoca romana, quando era il principale snodo commerciale del Mediterraneo fino alla diffusione della cristianità. Era, infatti, la quarta città più grande dell’Impero e solo una piccola percentuale è stata portata alla luce, mentre moltissimo altro è ancora sottoterra, tasselli di vita cittadina che gli scavi archeologici continuano pian piano a rivelare. Insieme alla nostra guida visitiamo i luoghi più importanti, ammirando lungo la strada i segni della grandezza imperiale: l’Odeon e la via dei Cureti fino alle latrine, la statua dell’Imperatore Traiano in piedi su un globo vicino alla fontana a lui dedicata, il maestoso Tempio di Adriano con le raffigurazioni di Atena, Eracle e le amazzoni, mitiche donne guerriere che secondo la leggenda hanno fondato la città. Saliamo sulle lussuose case a terrazza, che custodiscono affreschi e mosaici ben conservati. Poi immaginiamo i 12.000 rotoli di pergamene (non esistevano i libri!), resistenti alle temperature e all’umidità, raccolti nella Biblioteca di Celso, la terza per dimensioni dopo quelle di Alessandria e Pergamo. Fantastichiamo sulle generazioni di grandi pensatori passati da qui, i riti religiosi, gli spettacoli che si svolgevano nel Teatro Grande davanti a 24.000 spettatori. Nei dintorni, a tre chilometri sorgono i resti del famoso e imponente Tempio di Artemide, una delle stette meraviglie del mondo antico, distrutto e ricostruito più volte. A sud-ovest di Selçuk, inoltre, si trova la casa della Vergine Maria (dove si dice abbia passato gli ultimi anni della sua vita), luogo di pellegrinaggio dei cristiani e considerato sacro anche per i musulmani. Dopo questa visita di un paio d’ore facciamo un giro nella cittadina dove c’è festa nella piazza centrale. Proseguiamo il nostro viaggio nell’Anatolia Occidentale verso Aphrodisias, che dista circa 170 Km, anch’esso sito archeologico inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Fu il centro della più grande scuola di scultura dell’antichità, dove artisti di pregio ornarono con marmi a rilievo gli edifici pubblici dell’epoca. Per comprendere meglio l’importanza e la magnificenza del sito archeologico si può visitare il Museo che conserva circa 70 bassorilievi. Statue di eroi mitologici sono accanto a grandi imperatori romani, rivelando l’incredibile substrato culturale greco dell’epoca. Le nazioni soggiogate sono costantemente rappresentate al femminile: Traiano che straccia la veste della casta Dacia e Claudio che sferra un corpo mortale sulla figura accasciata della Britannia. Sfidiamo la pioggia per passeggiare nella vasta area archeologica ammirando il Tempio di Afrodite, il teatro, le terme e lo stadio, la cui struttura rappresenta un connubio perfetto tra arte greca e romana per la sua forma particolare e polivalente utilizzata sia per le olimpiadi che per combattimenti dei gladiatori. Dopo un’oretta di strada arriviamo a Pammukkale, dove ci aspettano per la cena in hotel.

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Hierapolis e sorgenti di Pammukkale – Konya

La prima emozione della giornata è all’alba per volare in parapendio sulle antiche rovine di Hierapolis e le sorgenti naturali di Pammukkale (letteralmente “castello di cotone”); dura solo 10 minuti, ma è un’esperienza mozzafiato! Dall’alto le bianchissime terrazze di travertino risultano ancora più splendenti, come neve perenne in un mondo ultraterreno. Le formazioni di calcite insieme alle rovine dell’antica città termale romana e bizantina di Hierapolis incantano da secoli gli uomini del passato e affascinano noi oggi. Passiamo l’intera mattinata a visitare il sito con la vasta necropoli e lo splendido teatro. Ci rilassiamo stando un po’ a mollo nelle vasche di Cleopatra. Meravigliosa la passeggiata tra le piscine per scendere verso il lago e il centro abitato di Pammukkale, dove pranziamo. Riprendiamo il viaggio verso Konya (a quasi 400 Km), la strada è lunga e arriviamo per cena.

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Konya – Sulthanani – Monastero di Selime – Valle di Ilhara – città sotterranea di Kaymakly – Uchisar – Urgup

Non possiamo lasciare Konya senza una capatina alla Moschea di Mevlana (bella anche con l’illuminazione notturna). Ci aspettano varie tappe durante il tragitto: la prima è al caravanserraglio di Sulthanani uno dei meglio conservati del periodo (XIII secolo), quando le rotte commerciali che attraversavano l’Anatolia richiedevano la costruzione di locande (han) e talvolta anche di una piccola moschea. Attraverso il meraviglioso ingresso scolpito nel tratto orientale delle mura si accede alla sala della preghiera, situata al centro del cortile aperto, circondata da camere destinate al riposo, ai pasti e alla cucina. Ci spostiamo a circa un’ora di pullmino al Monastero di Selime, una stupefacente struttura rupestre che comprende una grande cucina con un altissimo camino, tre chiese, stalle con mangiatoie ricavate nella roccia e altre tracce della vita condotta nell’antichità. Siamo nella Valle di Ihlara. Facciamo un pic-nic lungo il fiume nel tragitto per visitare le chiese rupestri. In alternativa si può pranzare nei ristoranti sulle piattaforme collocate sopra il fiume nel villaggio di Belisirma. Riprendiamo il viaggio (di un’altra oretta) verso la città sotterranea di Kaymakly, un villaggio troglodita a 43 m. sotto il livello del suolo e risalente al periodo che va dal VI al X secolo. È un labirinto di tunnel e stretti cunicoli posto su 8 livelli, di cui 4 visitabili, in un’incredibile struttura scavata interamente a mano nella roccia di origine vulcanica. Infine arriviamo, dopo un’ora di strada, con una breve sosta alla Valle dei Piccioni, a Uchisar. La superba rocca a pianta rettangolare, visibile dalle valli limitrofe, è uno dei simboli dell’affascinante paesaggio della Cappadocia. Per secoli il castello-fortezza ha offerto rifugio agli abitanti del villaggio quando sulle pianure si profilava la minaccia di attacco nemico. Salendo in cima si gode di una spettacolare vista a 360° sulle valli rocciose per un magico tramonto. Ceniamo in hotel nel piccolo villaggio di Urgup.

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Valle delle Rose – Camini delle fate – Valle dell’immaginazione – Valle dell’amore – Museo Goreme – Urgup

Purtroppo non riusciamo a volare con le mongolfiere per le condizioni meteo avverse in alta quota, ma riusciamo ad organizzare il trekking nella Valle Rossa e nella Valle del Rose. La Rose Valley è famosa per le sue formazioni rocciose uniche al mondo ed è inserita nel patrimonio dell’umanità UNESCO. Si dice che la forma piatta delle rocce, composte da materiale tufaceo e lavico, sia dovuta all’acqua piovana che in centinaia di anni le ha modellate. Durante la passeggiata di un paio d’ore oltre ai panorami mozzafiato, si vedono diverse chiese, un monastero e alcuni edifici sacri, alloggi dei monaci e le tombe. È un posto fiabesco, quasi irreale, fatto di torri, canyon, crepacci e villaggi rupestri dai colori straordinari che vanno dal rosso all’oro, dal verde al grigio. Lavoro paziente di Madre natura e (forse) di due vulcani ormai inattivi, i cosiddetti “Camini delle Fate” si ergono davanti a noi come giganti dalla strana forma conica, dove un tempo si rifugiarono popolazioni eremite scavando le loro abitazioni nel tufo. I peribacalar (in turco) hanno reso famosa la Cappadocia che circa 12 milioni di anni fa fu teatro di una serie di eruzioni preistoriche, ben precedenti alla formazione del Monte Ercyses e del Monte Hasan. L’erosione naturale ha gradualmente sgretolato gli strati di roccia friabile tranne nei punti in cui sono protetti dal sovrastante capello di roccia più dura, dando vita a isolati pinnacoli. Gli abitanti dei villaggi li chiamano kalelar (castelli). Nella Valle di Paşabağı, a poca distanza da Avanos, si trova il villaggio rupestre di Zelve dove l’opera dell’uomo, con le abitazioni scavate nella roccia, si fonde armoniosamente a quella della natura riservando scenari davvero suggestivi. Il villaggio risale al periodo pre-iconoclastico ed è stato abitato dai greci fino agli anni ‘20 e successivamente abbandonato dopo il 1950 per il pericolo di frane. Nel villaggio si trovano chiese, mulini, frantoi, resti di un castello e di una moschea, ma soprattutto abitazioni troglodite, meglio visitabili al di fuori del sito archeologico. Andiamo poi ad esercitare tutte le nostre doti di fantasia e creatività giocando con le stravaganze della Valle di Devrent, soprannominata dalla gente del posto Valle dell’Immaginazione, con rocce delineate e raccolte in fitti gruppi dalle tonalità rosate sormontate da una roccia piatta e più scura, che le ha protette dalle piogge, in un processo che i geologi chiamano erosione differenziata. Non può mancare una visita alla Valle dell’Amore, chiamata così per la forma particolare delle rocce che a seconda della prospettiva da cui si osserva possono apparire come giganteschi falli. Abbiamo tempo per pranzare e fare un giro a Göreme. Per alcune delle migliori vedute panoramiche sulla Valle di Görkündere si può salire tra i ripidi vicoli del villaggio e arrivare alla piattaforma in legno sospesa sul crinale. In programma nel pomeriggio c’è il Museo a Cielo Aperto di Göreme. L’incantevole insieme di chiese, cappelle e monasteri scavati nella roccia, a circa 1 km in salita dal centro del villaggio, era in origine un rilevante insediamento religioso bizantino, abitato da una piccola comunità di monaci, che a partire dal XVII secolo divenne un luogo di pellegrinaggio. Fiore all’occhiello del museo è la Chiesa Oscura, così chiamata per la scarsa luce, data dalle pochissime finestre, che ha permesso la conservazione dei colori degli affreschi, tra cui il Cristo Pantocratore, la Natività, la Trasfigurazione, il tradimento di Giuda e la Crocifissione. Da non perdere tornando indietro verso il parcheggio, la Chiesa della Fibbia, una delle chiese più grandi e belle di Göreme, con una cappella sotterranea e un favoloso ciclo di affreschi restaurati, più narrativo che liturgico. Prima di cena assistiamo allo spettacolo dei Dervishi rotanti in grotta. Gli adepti roteano a suon di musica liberandosi dai vincoli terreni e abbandonandosi all’amore divino. Velocità, armonia, vesti bianche che diventano nuvole, meditazione che sconfina in trance. In base a come la si vive può essere un’esperienza mistica o per alcuni anche soporifera.

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Lago salato – Ankara (Cittadella e Museo civiltà anatoliche) – Istanbul

Proviamo a volare anche oggi con le mongolfiere, ma all’ultimo minuto ci avvisano che le condizioni meteo sono proibitive. Partiamo per Tuz Gölü a due ore da Göreme. Si tratta di uno dei laghi salati più grandi d’Europa, il secondo della Turchia (dopo il Lago di Van). Per la maggior parte dell’anno è poco profondo (max 2 metri), particolarmente d’estate quando si vaporizza a causa del caldo secco e lascia la crosta di sale sulla superficie fino a 30 cm di spessore. Il sale viene estratto, lavorato, raffinato e venduto nel mercato locale, favorendo così l’economia della zona. Il lago non ha emissari e soltanto pochi ruscelli superficiali che lo alimentano. È in pericolo anche per l’inquinamento industriale e l’uso eccessivo delle acque sotterranee. Per salvaguardare la flora e la fauna e proteggere il fragile ecosistema sono in corso progetti a tutela del lago, anche grazie al WWF. Lo immaginiamo cangiante in tutte le stagioni, ma ai nostri occhi la riserva di sale appare come una grande distesa d’acqua, uno spettacolo cromatico di infinite sfumature di colori. Qualcuno raccoglie il sale miracoloso che si accumula sulla riva per portarlo a casa. Dopo due ore, arriviamo ad Ankara, nella parte moderna, dove ci fermiamo a pranzo. Andando verso la città antica, ci fermiamo a visitare l’imponente Mausoleo di Ataturk, costruito negli anni ’40 per omaggiare Mustafa Kemal Ataturk, fondatore e primo Presidente della Turchia moderna. Rappresenta un tributo trionfale alla Guerra di indipendenza del Paese dell’inizio del secolo scorso ed è considerato il sito storico più importante della Turchia repubblicana. Nonostante la sua grandiosità, la struttura colpisce il visitatore anche per il suo aspetto minimalista, con linee essenziali che si stagliano sullo sfondo del cielo, specchiandosi sul pavimento liscio bagnato dalla pioggia. All’interno pregevole è il soffitto del salone, incorniciato da marmi e decorato con mosaici ottomani, e imponente è l’immenso cenotafio di marmo intagliato in un unico blocco di 40 tonnellate, sotto il quale c’è la camera con la tomba di Ataturk. Esploriamo anche la Cittadella, che si sviluppa su una collina panoramica. Un tempo fortezza, utilizzata anche nel periodo romano e bizantino, oggi è un piccolo quartiere composto da edifici ottomani in legno dipinti di blu. Ai suoi piedi si trova il Museo delle Civiltà Anatoliche, premiato nel 1997 come il migliore d’Europa. Conserva (benissimo) oggetti e monumenti di popoli e culture dell’Anatolia dalla tarda età della pietra fino all’antichità classica, restituendo l’idea della storia antica del Paese. Alla fine della visita, andiamo a prendere il treno veloce che ci porta in quattro ore a Istanbul.

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Istanbul

Incontriamo la guida e partiamo dal nostro hotel in esplorazione della zona di Sultanahmet, uno dei posti al mondo con la maggior concentrazione di siti storici, zone dello shopping, hotel e ristoranti a breve distanza a piedi tra di loro. Il quartiere è un museo a cielo aperto sul glorioso passato della città, ricco di moschee, palazzi, chiese e abitazioni risalenti alle epoche romana, bizantina e ottomana di cui Costantinopoli è stata la Capitale. Carichiamo la nostra metro-bus e ci dirigiamo verso il Palazzo TopKapi, sede della corte imperiale ottomana per quattro secoli. I suoi muri potrebbero raccontare storie pittoresche e suggestive di sovrani lussuriosi, cortigiani ambiziosi, bellissime concubine ed eunuchi indaffarati in complotti di corte. Le stanze reali, profusione di pitture e di rivestimenti in maioliche, Il Tesoro e il vasto Harem danno l’idea di come si svolgesse la vita all’epoca, regolata da tradizioni, obblighi e cerimoniali. Prima di uscire dal complesso, entriamo ad ammirare la chiesa bizantina di Aya İrini (Chiesa della Divina Pace). Poco lontano c’è la Cisterna Basilica, una struttura sotterranea fatta costruire da Giustiniano nel 532, la più grande d’epoca bizantina ancora esistente a Istanbul. È così chiamata perché si trovava sotto la grande piazza della basilica sul primo colle della città e fu usata per immagazzinare l’acqua destinata al Gran Palazzo. Chiusa quando gli imperatori bizantini abbandonarono la zona fu riscoperta dagli ottomani e successivamente trasformata in discarica, infine è stata restaurata e aperta al pubblico nel 1987 diventando, a giusta ragione, una delle attrattive turistiche più popolari della città. Facciamo una pausa pranzo da un kebbabaro, immersi nell’atmosfera autentica di questa magnifica metropoli, caleidoscopio di culture, tradizioni e gastronomia. Di venerdì pomeriggio aprono anche le moschee e ci mettiamo in fila per entrare ad Aya Sofya (Hagia Sophia), costruita dove un tempo sorgeva l’acropoli di Bisanzio. Si narra che l’imperatore Giustiniano, che l’aveva commissionata, entrandovi per la prima volta esclamò: “Sia gloria a Dio che mi ha giudicato degno di realizzare una simile opera. Oh, Salomone! Ti ho superato!”. Visitando l’edificio, ancora oggi è facile comprendere il suo autocompiacimento. Nulla all’esterno prepara alla sublime bellezza degli ambienti interni, con la meravigliosa cupola che si innalza verso il cielo. Nonostante la fila, riusciamo ad entrare anche nella Moschea Blu, così chiamata dal colore delle maioliche di Iznik al suo interno, che fu fatta costituire dal sultano Ahmet per rivaleggiare e superare in grandezza e bellezza la vicina Aya Sofya. Per apprezzarne appieno la struttura architettonica conviene raggiungerla dal centro dell’ippodromo, ritrovo preferito degli imperatori bizantini che trascorrevano il tempo libero nell’arena rettangolare adiacente al Parco di Sultanahmet per le corse delle bighe. All’apice del suo splendore era abbellita da statue e obelischi, alcuni dei quali si possono ammirare ancora oggi. Passeggiamo nel parco che, sottoposto recentemente a lavori di rifacimento, è uno dei luoghi di ritrovo più amati della città sia dai locali che dai turisti. Tra i mille negozi che circondano i due secolari mercati, ci sono stupende moschee ottomane, storici hammam e pittoresche sale da tè dove si fuma il narghilè e si gioca a tavla (backgammon). Il Gran Bazar è uno dei più famosi al mondo. I suoi vicoli labirintici e gli han (caravanserragli) sono il posto ideale per acquistare tappeti, kilim, tessuti e gioielli. Il profumato e affollatissimo Bazar delle Spezie si trova di fronte al molo dei traghetti di Eminön ed era tappa delle carovane di cammelli che viaggiavano sulla Via della Seta, provenienti da Cina, Persia e India. Dopo una giornata densa ed emozionante ci aspetta un indimenticabile tramonto a bordo del traghetto. Collegando il Mar di Marmara con il Mar Nero, lo Stretto del Bosforo è la spina dorsale geografica della città, nonché il tesoro più prezioso. Attraversato nei secoli da eserciti conquistatori, intrepidi mercanti e avventurieri, oggi è popolato da migliaia di pendolari, pescherecci e talvolta navi cisterna. Da un lato c’è l’Europa, dall’altro Asia: entrambe le sponde sono fiancheggiate da storiche sontuose residenze. Navighiamo per due ore, nell’ora magica mentre i minareti e le cupole della città vecchia si stagliano nel cielo rosa che cambia colore.

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Istanbul

Il nostro hotel si trova nel vivace quartiere popolare di Fatih, leggermente fuori dalle consuete rotte turistiche, ma che racchiude affascinanti luoghi di interesse e pellegrinaggio con moschee e chiese, mosaici e affreschi bizantini. Prendiamo la metro a Yenikapi Marmaray per percorrere il tunnel sottomarino che porta nella parte asiatica, a Üsküdar dove ci sono splendide moschee imperiali e un’atmosfera più conservatrice, di autentico sapore locale. Prendiamo un traghetto e scendiamo al capolinea Eyup, lontano dalla frenesia del centro. Ci immergiamo nella vita degli abitanti e raggiungiamo la Moschea Eyüp Sultan Camii, un complesso costruito nel presunto luogo in cui fu sepolto Ebu Eyüp el-Ensari, compagno del profeta Maometto, che cadde in battaglia fuori dalle mura di Costantinopoli mentre portava lo stendardo dell’Islam durante l’assedio arabo della città (674- 78 d.C.) La sua tomba è considerata dai musulmani il quarto sito islamico più sacro, dopo i tre principali La Mecca, Medina e Gerusalemme. Andiamo a vedere le case colorate di Kuzguncuk, il quartiere più popolato di Istanbul, vivido esempio della convivenza tra persone appartenenti a culture e religioni diverse. Qui si respira il vero senso di comunità turco-islamico, con bandierine ovunque, il muezin che richiama alla preghiera e il continuo via-vai di gente. I turisti che vengono qui salgono con la funicolare oppure con una breve passeggiata al caffè in cima al colle dedicato a Pierre Loti, famoso romanziere francese, che si dice venisse qui per cercare ispirazione. La vista sul Corno d’Oro è incantevole e nei weekend la gente del posto ama chiacchierare seduta ai tavolini delle terrazze, sorseggiando tè o caffè. Prendiamo il tram ai piedi della collina e dopo qualche fermata scendiamo a Balat, antico quartiere ebraico che, come Kuzguncuk, ha avuto dopo gli anni 50’ un ricambio di popolazione con l’immigrazione dei turchi da sud-est. Facciamo una piacevole passeggiata tra le case appena tinteggiate in colori vivaci e allegri tra bar, ristoranti e negozi del nuovo epicentro della cultura di Istanbul. Percorriamo le stradine di sanpietrini, i continui sali e scendi del quartiere di Fener dove si alternano case in legno, scalinate colorate e piccole chiese sontuose, come quella bulgaro-ortodossa di Santo Stefano realizzata in ghisa. Prendiamo un tè nelle sgargianti caffetterie vintage, con tovaglie all’uncinetto, oggetti d’arredo antichi e… tantissimi gatti. Ci trasferiamo con un tram nel quartiere pulsante della ristorazione e della vita notturna Beyoğlu e saliamo per il tramonto sulla torre Galata e ci godiamo lo splendido panorama delle moschee in cima ai sette colli che si stagliano sulle delicate sfumature rosate del cielo. Dopo cena la serata prosegue nell’epicentro del divertimento tra i locali con la musica dal vivo e i caffè dove si fuma il narghilè.

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Istanbul

Agli occhi di molti visitatori il profilo delle cupole tondeggianti e dei minareti rappresenta l’immagine più caratteristica della Turchia. Intorno a ogni moschea imperiale era raggruppato un külliye, complesso di istituzioni caritatevoli, come a Süleymaniye Camii, una delle poche rimasta intatta con i suoi edifici riadattati ad altri usi. Visitiamo questa struttura bella e imponente che resta ancora oggi un modello utilizzato in tutto il Paese. Si dice che i 4 minareti e i 10 balconi rappresentino Solimano il Magnifico, quarto sultano della città e decimo dalla fondazione dell’impero. Nel cimitero l’ingresso delle tombe di Solimano e di sua moglie Rosselana sono lavorate in maiolica e i pannelli intarsiati d’avorio. La tomba di Sinan, il talentuoso architetto che l’ha costruita, si trova appena fuori dal muro di cinta del giardino accanto ad una madrasa in disuso. Il panorama da questo colle offre una vista magnifica e rappresenta un punto di riferimento visibile da tutta la città. Da qui prendiamo la metro (Vezneciler) per esplorare l’altra parte del quartiere Beyoğlu e scendiamo a piazza Taksim, cuore pulsante della moderna Istanbul e teatro di manifestazioni di protesta spesso violente. Percorriamo Istikal Caddesi (Viale Indipendenza), perfetta metafora della Turchia, esaltante connubio di attualità e tradizione, con imponenti edifici ottocenteschi che ospitano boutique di gusto contemporaneo e centri culturali all’avanguardia, mentre un tram d’epoca percorre il viale in tutta la sua lunghezza tra folle di pedoni. Pranziamo vicino la torre di Galata e poi prendiamo un tram per raggiungere un hammam dal sapore tradizionale dove passiamo un paio d’ore di completo relax. Ci salutiamo al Loti Roof Lodge e diamo il nostro arrivederci alla bellissima città ai nostri piedi che si accende per la notte durante il tramonto.

Ritorno a casa.