Avventure nel Mondo

Piccolo sconosciuto paradiso

da "Trinid e Tobago" con Avventure nel Mondo
di Stefania Benetti, TOMASO EMALDI
foto di TOMASO EMALDI

Cercando nel ricco catalogo di Avventure un viaggio di mare non convenzionale, che ci desse l’emozione di una terra quasi sconosciuta al turismo occidentale, ci siamo imbattuti in Trinidad e Tobago, due isole caraibiche posizionate al largo del Venezuela, nell’arcipelago delle Piccole Antille. Trinidad, più cosmopolita e popolata rispetto alla “gemella” e che vanta il primato del Carnevale più colorato dei Caraibi, Tobago caratterizzata da un ritmo sonnolento e da una natura incontaminata, posto ideale dove rilassarsi immersi nella natura o prendendo il sole in spiaggia. Scoperte da Cristoforo Colombo durante il suo terzo viaggio nel Nuovo Mondo, le isole devono i loro nomi a un omaggio che l’esploratore volle fare alla Santissima Trinità e alla forma del sigaro appunto chiamato in spagnolo “tobaco”. Se dal punto di vista storico-culturale risentono delle influenze dell’America centrale e settentrionale, Trinidad e Tobago appartengono geograficamente al continente sudamericano, dunque, chi decide di programmarvi un viaggio, deve aspettarsi spiagge belle da sembrare finte, fondali marini colorati e giornate rilassanti scandite dal ritmo dei tamburi che accompagnano le danze caraibiche. Un vero angolo di paradiso popolato da gente gioviale, allegra e sempre ospitale. Siamo subito affascinati e ci prepariamo al viaggio che comincia in piena notte. Partiamo da casa alle 3 troviamo a Fiumicino io e Tomaso, due nostre vecchie conoscenze, Luciano e Luciana, e Stefania, esperta di viaggi avventure. Il partecipante milanese visto che partirà alle 10 si può concedere qualche ora di sonno in più. Transitiamo per Madrid e poi con un lungo volo giungiamo a Miami. Qui i soliti controlli doganali ci fanno perdere un’ora ma per fortuna fila tutto liscio. Al gate di imbarco facciamo conoscenza con Giovanni, sesto componente del gruppo e scopriamo che aveva già viaggiato insieme a Luciano e Luciana. Ultima tratta di volo e a mezzanotte finalmente arriviamo all’aeroporto di Port Of Spain. Siamo stanchi ed assonnati, e recuperati i bagagli andiamo a prendere il taxi che avevo prenotato dall’Italia. Puntuale, con il cartello in mano, ci aspetta. Ci mettiamo più di mezz’ora per arrivare al nostro alberghetto. Qui un insonnolito portiere ci assegna le camere e finalmente andiamo a dormire.

"Tobago caratterizzata da un ritmo sonnolento e da una natura incontaminata, posto ideale dove rilassarsi immersi nella natura o prendendo il sole in spiaggia. Scoperte da Cristoforo Colombo durante il suo terzo viaggio nel Nuovo Mondo, le isole devono i loro nomi a un omaggio che l’esploratore volle fare alla Santissima Trinità e alla forma del sigaro appunto chiamato in spagnolo “tobaco”. 

Alle 8 siamo già in piedi ci organizziamo per andare in porto a prenotare il traghetto per il giorno 21. La gestora dell’hotel mi dice di affrettarmi perché il carnevale incombe e i trasporti sono tutti esauriti. Ci avviamo a piedi cercando nel frattempo dove far colazione ma i locali sono tutti chiusi. Strada facendo vedo una agenzia che fa biglietti per i traghetti. Scopriamo che per il giorno richiesto non ci sono più posti. Anche con l’aereo, stesso risultato, poi, alla fine, sbucano sei biglietti per il 19. Devo riorganizzare il tutto ma non abbiamo alternative. Nel frattempo, sempre presso l’agenzia, prenoto il tour per il Caroni Sanctuary. Anche qui tutto pieno per oggi, per fortuna trovo qualcosa per domani pomeriggio. Torniamo indietro alla ricerca di un cambio valuta e alcuni passanti ci danno indicazioni per una banca. Ci vuole circa un’ora per effettuare l’operazione. Finalmente muniti di Trinidad e Tobago Dollar, riusciamo a prendere un caffè. Sosta al supermercato per la colazione di domani mattina e nel frattempo si è fatta l’ora di pranzo. Troviamo poco distante un piccolo ristorantino dove facciamo un ottimo pranzo a base di cucina creola. Riposati ci dirigiamo verso Queen’s Park Savannah, che un tempo faceva parte di una piantagione di canna da zucchero e che oggi è un parco pubblico talmente grande da contenere al suo interno persino un ippodromo. Nell’angolo nord-est del parco si trova un magnifico giardino roccioso con uno stagno di ninfee mentre sul lato opposto ci sono i Magnificent Seven, ovvero sette eleganti edifici coloniali tra i quali svetta il Castello di Stollmeyer, un piccolo angolo di Scozia, con tanto di torrette e merli nei Caraibi. Se in genere la città risente architettonicamente dell’influenza degli spagnoli che la fondarono alla fine del settecento, in sostituzione di un piccolo villaggio, furono però gli inglesi a proclamarla capitale dell’isola dopo averla conquistata nel 1797. Camminando vediamo numerosi stand dove intanto preparano il carnevale. Questo fu importato dai francesi e integrato dagli usi e tradizioni degli schiavi al loro servizio. Inizialmente vigeva il divieto di partecipare alle feste ma col tempo anche gli schiavi vi furono ammessi. Questi, combinando elementi dalle loro culture alle feste dei loro padroni, ne scimmiottavano beffardamente il comportamento nei balli in maschera. Oggi una rievocazione del Carnevale degli Schiavi J’Ouvert con i volti e i corpi dipinti con i coloranti più disparati, abiti laceri e sporchi di lavoro, si celebra con lunghe sfilate notturne all’alba del Lunedì Grasso. Per Le percussioni si utilizzano materiali di riciclo: bottiglia-ecucchiaio, coperchi di pentole e pattumiere, raccolte di padelle, fusti di benzina. Questi steel pans sono ora una parte importante della scena musicale di Trinidad e costituiscono una sezione popolare nei concorsi di musica denominata Canboulay. 

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Alla fine stanchi andiamo in albergo per una breve doccia. Per cena decidiamo di tornare nel locale dove abbiamo pranzato ma la strada è chiusa per le prove del carnevale: ragazzi e ragazze in costume ballano e cantano circondati da un mare di gente. Piano piano riusciamo a passare ma il nostro ristorante è chiuso e ci accontentiamo di una pizzeria, l’unica che ha dei tavolini fuori dal locale, super climatizzato. Finito rifacciamo il percorso inverso facendo foto e curiosando tra la massa di gente che ancora si accalca per strada. Dopo una buona colazione autogestita andiamo a visitare la parte della città verso il porto. Siamo riposati e tranquilli: camminiamo tra caffetterie e negozi aperti mentre fotografiamo gli edifici più importanti. Luciana compra, girando un intero centro commerciale, l’agognata Sim per telefonare alla mamma e noi compriamo della frutta per il pranzo. Edifici coloniali dell’Ottocento si affacciano su Indipendence Square, la piazza principale, costituita da due viali che delimitano una zona pedonale ricca di agenzie di viaggi, banche e ristoranti turistici. Entriamo nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione per riposarci prima di tornare all’hotel dove abbiamo appuntamento per andare al Caroni. Il ragazzotto che ci viene a prendere guida nell’infernale traffico cittadino un po’ troppo sportivamente e quando glielo faccio notare si risente. Arrivati nella riserva del Caroni la barca non è ancora pronta e ci godiamo la pace del posto. Infine saliamo insieme ad una famiglia canadese, per fortuna siamo in pochi. La navigazione nei canali è bella e suggestiva ma niente a confronto dello spettacolo che al tramonto si presenta ai nostri occhi: uno sciame di ibis rossi arrivano da ogni dove cambiando il colore dei gli alberi dove vanno a posarsi. Bellissimo! Rientriamo accompagnati da un traffico sostenuto e, il tempo di cambiarci, usciamo per cercare la cena. Il locale scelto ha cambiato gestione ed è diventato un ristorante di lusso! Riattraversiamo le prove del Carnaval ed approdiamo ad una hamburgheria dove conquistiamo un tavolo all’aperto per cenare. Levataccia per prendere il traghetto. Riusciamo a farci nell’area comune un caffè prima di prendere il taxi prenotatici dall’hotel. Junior, il simpatico tassista, fa due giri e siamo tutti al porto alle 6, due ore prima della partenza, come previsto dal biglietto. Ma è tutto chiuso e non capisco qual è la procedura di imbarco. Poi improvvisamente alle 7,30 si mettono tutti in fila. Noi con loro per il check-in e consegnare i bagagli. Fatto questo passiamo i controlli e sequestrano accendini e forbicine a due di noi! Non ce lo aspettavamo un controllo così severo. Infine raggiungiamo le poltrone e partiamo con mezz’ora di ritardo. Usciti dalla baia il mare comincia a ballare e molti dei passeggeri soffrono. Noi ci siamo imbacuccati visto la temperatura glaciale dei condizionatori e giochiamo a carte. Impieghiamo ben 4 ore e mezza per arrivare a Scarborough, porto di Tobago. Qui ci ha mandato il pulmino Owen il gestore della guesthouse dove siamo alloggiati. In poco tempo arriviamo a Canaam, punto fulcro del nostro itinerante viaggio. Abbiamo tre appartamentini uno vicino all’altro, provvisti di cucina con forno e veranda dove poter pranzare. Ci sistemiamo e poi nel vicino supermercato facciamo la spesa comune per inaugurare la cucina. Infine Owen ci accompagna a Crown Point dove finalmente vediamo uno splendido mare. Rimaniamo fino al tramonto. Ci mettiamo la sento di affrontare queste stradine al buio per cui alle 18 decidiamo di rientrare.

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Stamattina il tempo minaccia pioggia ma noi decidiamo comunque di visitare la costa nord est per arrivare a Pirata Bay. Il paesaggio da questa parte dell’isola non presenta grandi spiagge ma un mare impetuoso e a volte una costa scoscesa. Ci fermiamo per qualche foto nei piccoli centri dove diventiamo l’attrazione dei locali intenti alla messa domenicale e alla preparazione del carnevale. Man mano che andiamo a nord il tempo peggiora e quando arriviamo a Charlotteville piove. Sostiamo in attesa che il tempo si rimetta e intanto pranziamo circondati da una folla che incurante della pioggia balla e nuota. Infine rinunciamo a Pirata Bay e torniamo. Arrivati a Scarborough ci fermiamo per vedere il Carnevale che in queste isole è un evento che, nei tre giorni che precedono il martedì grasso, ferma tutto. Benché i preparativi durino tutto l’anno, le celebrazioni si aprono immediatamente dopo Natale e da quel momento è tutto un susseguirsi di party ed eventi musicali. Si aprono le competizioni fra scuole di ballo di Calypso, Limbo e Soca. Sono presentati e lanciati i brani musicali che costituiranno i motivi delle varie bande o gruppi mascherati. Il cuore della festa musicale, è il Calypso che si è fuso con la musica indiana e lo stile funk per diventare recentemente soca-calypso ed è scandito dalla musica dello steel drum, tamburo d’acciaio che viene chiamato anche “pan” ovvero casseruola e che fu inventato mezzo secolo fa utilizzando il fondo, opportunamente martellato, di vecchi fusti di petrolio abbandonati sulle spiagge. Ci sono molte maschere e colorati costumi, sembra tutto improvvisato ma sappiamo che non lo è. Le casse acustiche sparano musica forsennatamente mentre ognuno interpreta il proprio ruolo ballando e muovendosi sinuosamente. Alla fine assordati rientriamo. Oggi andiamo alla scoperta delle piagge a ovest, e precisamente a Buccoo Beach. È una lunga e bella striscia di sabbia bianca con un bel mare invitante e alle spalle una vegetazione bassa tropicale che ci fa ombra. Trascorriamo l’intera giornata tra bagni e sole. Continuiamo con l’esplorazione delle spiagge a ovest e oggi ci fermiamo a Great Courland Bay: il posto è bellissimo, la spiaggia di circa 4 chilometri è pressoché deserta malgrado alle spalle ci sia un resort. Un simpatico venditore di tutto, abiti, monili ecc., ci cede una vecchia sdraio e ci fa riposare all’ombra del suo piccolo negozio sotto le palme. Sono veramente molto gentili. Pranziamo in un ristorantino convenzionato con il resort che per farci gli stessi prezzi si inventa un voucher che non possediamo. Ed infine un bel ragazzo, con molto garbo mi illustra la possibilità di una gita in barca a Buccoo Reef. Prenotiamo l’intera giornata per domani. Rientriamo in tempo per cambiarci e andare a festeggiare l’ultimo giorno del carnevale che non ci delude

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Puntuale all’appuntamento si presenta il nostro amico di ieri: la barca è comoda, con il fondo trasparente per ammirare il fondale e i pesci. Il tempo è perfetto e ci godiamo la gita. Infine sbarchiamo su Buccoo Bay per pranzo e relax a base di pesce e rum. Arrivano altre barche e ne scendono le belle danzatrici di ieri sera prive dei loro costumi multicolori ma sempre affascinanti. Al rientro vado a prendere le aragoste che avevo prenotato. Poi, a casa a preparare una bellissima cena con una aragosta a testa! Oggi è l’ultimo giorno che abbiamo la macchina per cui decidiamo di ritornare alla spiaggia di Great Courland. Quando arriviamo ci sono i pescatori intenti a ritirare le reti piene di pesci! Il nostro amico ci riconosce e ci invita a lasciare le nostre cose all’ombra vicino al suo negozietto. Ci siamo portati frutta e panini ma alla fine torniamo dalla nostra amica a pranzare. Nel tardo pomeriggio rientriamo, andiamo a cena fuori in un ristorantino affacciato sul tramonto e al rientro dico a Owen che possiamo riconsegnare l‘auto e il suo amico che viene a ritirarla. Come il primo giorno usufruiamo, per raggiungere la spiaggia e rientrare, del servizio taxi. Quest’ultimo giorno lo trascorriamo sul questa bella spiaggia il cui ricordo ci accompagnerà nell’inverno che ci attende a casa. Ceniamo in un bel ristorante affacciato sul mare che stasera offre anche musica dal vivo. Domani dobbiamo alzarci presto per cui alle 10 rientriamo. Appuntamento alle 4,30 ma già un quarto d’ora prima, quando arriva il transfer, siamo tutti pronti. Le notizie che abbiamo dall’Italia in questi giorni sono abbastanza preoccupanti: un virus che aveva causato molti ammalati e anche morti in Cina si sta diffondendo. Speriamo bene! Il traghetto parte puntuale ed arriva in perfetto orario. Ad attenderci i taxi che avevo prenotato e andiamo direttamente in aeroporto. Facciamo il check-in elettronico e mentre consegno le valigie torna Junior, il tassista, che mi riporta lo zaino con la macchina fotografica dimenticata sul sedile: che dire, grazie! Aereo in orario, a Miami riusciamo a passare senza intoppi e via per Madrid. Qui ci prendiamo il tempo per telefonare e avvertire le famiglie del nostro ritorno. Salutiamo il nostro amico Giovanni che va a Milano e rientriamo a Roma. Questo viaggio vissuto con dei compagni meravigliosi è stata una piacevole sorpresa. GRAZIE E ALLA PROSSIMA!