La mia Africa Hakuna Matata
Ed eccomi qui a fare i conti con il mal d’Africa, io che fino a qualche anno sostenevo che l’Africa non mi ispirava e che preferivo altre mete. Perché il Mal d’Africa esiste ed ha sintomi precisi. Inizi a preoccuparti sul serio quando passando in un parco cittadino aguzzi la vista per vedere se ci sono delle giraffe, ma tu sei a Milano centro quindi riesci ad avvistare solo un bassotto. La tristezza allora ti assale e pensi al Serengeti, ai tramonti di Zanzibar, ti manca fare la doccia con la torcia frontale nel Seroneta dove i bagni sono senza luce, sei delusa quando carichi la lavastoviglie e rimpiangi la tanica del Lobo dove mentre lavavi la gavetta, c’era una iena che ti guardava! Per vincere la tristezza allora ripensi al viaggio, al magnifico gruppo con il quale hai condiviso questa avventura, che è stato il valore aggiunto, che anche nei momenti di disagio ha mantenuto il buonumore. Quindi vi racconto il mio Tanzanzibar, e sono sicura che verrà voglia anche a voi di iscrivervi a questo viaggio.
Ecco arrivato il giorno della partenza, tanto atteso e sognato. Come sempre si dorme poco la sera prima, mille pensieri si rincorrono e arriva l’ansia pre-partenza: “ho messo tutto in valigia?”, “e se il volo è in overbooking?” … Stop, keep calm, chiudi casa e vai… direzione aeroporto. Ma si sa l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, ed eccolo puntuale, Rossella, una delle partecipanti, mi avvisa, il suo treno è fermo da 2 ore nel mezzo della pianura lombarda a causa di un guasto e non c’è verso di ripartire! Il rischio è alto ma l’ingegno e la capacità di arrangiarsi sono doti che non mancano ,quindi con taxi auto-organizzato e condiviso riesce ad arrivare a Malpensa in tempo per il check in. Il treno è ancora lì fermo a causa del guasto. Il primo volo scorre veloce, tra un film ed uno snack. Arriviamo in orario a Doha ed incontriamo i compagni partiti da Roma, un giro di presentazioni ed elezione del cassiere. Come spesso accade nessuno vuole assolvere a questo ingrato compito, quindi sotto minaccia di estrazione a sorte, Antonio si immola alla causa, gli altri felici tirano un sospiro di sollievo!
Alle ore 07.35 puntuali atterriamo su suolo Tanzaniano, al Kilimangiaro airport, un po’ assonnati passiamo i controlli e recuperiamo i bagagli. Il nostro autista ci aspetta in parcheggio. Oggi come prima tappa faremo una sosta alle Kikuletwa hot spring. Dopo esserci cambiati nei bagni dell’aeroporto saliamo sul nostro pullman direzione Hot Spring. Il nostro viaggio durerà circa un’ora e mezza; si instaura subito un bel clima nel gruppo ed il transfer và via veloce. Arrivati a destinazione non fa caldissimo, le Kikuletwa hot spring sono un oasi verde nel mezzo di un territorio arido. Una macchia di verde che contrasta con l’azzurro delle pozze. L’acqua è calda ed invitante ed un tuffo post viaggio aiuta a rilassarsi. All’arrivo il posto è vuoto, ma tempo mezz’ora e si riempie di locals che improvvisano tuffi acrobatici e di turisti da ogni parte del mondo. Ci concediamo il nostro primo pranzo tanzaniano, il primo riso/pollo/verdure di una lunga serie..
Nel pomeriggio direzione Arusha, dove arriveremo in circa 2h. Dopo una doccia e dopo aver ripreso fiato usciamo per un breve giro nei dintorni dell’hotel. Arusha non offre molto, è una città di passaggio. Torniamo in hotel dove avevamo deciso di cenare e, tanto per iniziare alla grande, mangiamo il nostro primo riso e pollo. Dopo cena ci intratteniamo in chiacchiere nel bar dell’hotel, in tv è in corso una accesa sfida calcistica che culmina in una maxi festa con tanto di carosello di motorini e canti.
Dopo questa lunga giornata tutti a letto, domani inizia la nostra vera avventura.
Secondo accordi saremmo dovuti partire alle ore 07.30 direzione Tarangire. Alle ore 08,00 protesto per il ritardo e mi sento rispondere “Relax! This is your holiday, polepole!”.
Finalmente partiamo, le nostre 3 jeep rombanti, lasciano l’hotel direzione Tarangire. Subito perdiamo le tracce delle altre 2, causa tappa al benzinaio durata 45 minuti, il pieno più lungo della storia. Ci rimettiamo in marcia e raggiungiamo i nostri compagni che ci hanno atteso quasi un'ora poco prima dell’ingresso del parco. Ci ricompattiamo e alle ore 11.30 finalmente varchiamo il gate d’ingresso. Il Tarangire è un parco al quale, spesso, non viene dato il giusto peso: ci stupirà in tutti i sensi! Avvistiamo le prime zebre, i primi gnu, giraffe, avvoltoi, baobab enormi. Ci fermiamo per pranzo in un punto panoramico, da lontano vediamo un gruppo di elefanti che fa il bagno in una pozza. Tanto per cambiare il menu del giorno è riso e pollo!
Dopo pranzo riprendiamo il game drive, andiamo a caccia di elefanti, che non tardano ad arrivare con un piccolo gruppo di cuccioli. Per chi è alla prima esperienza di un safari è incredibile vedere con quanta delicatezza si muova un elefante, guardarli è ipnotico.
Continuiamo il nostro giro, quando ecco che arriva la notizia che c’è in zona un leone e una leonessa che dormono placidi su un ramo. Il nostro game drive dura sei ore, possiamo ritenerci soddisfatti da questa prima giornata. Ora ci aspetta la nostra prima notte in campeggio. Dormiremo a Mtowambu, stasera super lusso, piazzole in piano con morbida erba, spazio per la cena privato. Il nostro cuoco ci fa trovare popcorn, the e caffè come aperitivo, ma in un attimo avviene la trasformazione del the in birretta.
Doccia, cena e ci intratteniamo in chiacchiere nel bar del campeggio .
Stamattina partenza comoda alle ore 08.00. Durante il tragitto ci addentriamo in una foresta popolata da diversi tipi di scimmie, gazzelle ed elefanti. Vediamo un gruppo di jeep, c’è un po’ di fermento e, avvicinandoci, capiamo il motivo di tanta curiosità: un branco di 5 leonesse sonnecchiano all’ombra di un albero. All’uscita del parco l’auto si ferma e non c’è verso di ripartire, ma ecco che l’ingegno africano si palesa, l’auto dietro di noi ci da una bella spinta e il nostro motore riprende vita. Arriviamo al camping dove avevamo appuntamento con Alex per il bike tour; parlo con l’autista bisogna sistemare l’auto, lui mi dice nulla di grave, troverà una soluzione… “Jumbo”! Inizia il nostro giro in bici, giriamo per le strade del villaggio, in mezzo alle risaie e nel bananeto. Il momento più alto dell’escursione si raggiunge allo stop degustazione, non perché sia stato il più bello, ma per il patos che si è creato. Alex arriva con una brocca di plastica di dubbia provenienza contenente un liquido torbido non tanto invitante, ma non si può andare contro il suo volere, quindi beviamo tutti la famosa birra di banane prelibatezza locale, che però non riscuote molto successo. C’è anche il vino di banana, ma anche questo assaggio ha esito negativo. Ormai sono le 2 del pomeriggio, il gruppo è stremato dal caldo, il sole picchia, la fame avanza... il giro volge al termine, foto di rito e ringraziamenti ad Alex, che ci ha mostrato la vita nei villaggi, ci ha spiegato con passione i metodi di irrigazione e di coltivazione del riso, ci ha parlato delle varie iniziative e del perché a Mtowambu c’è una vegetazione rigogliosa e verde. Come al solito il nostro Peter, ci ha preparato un gustoso pranzetto a base di riso, pollo, verdure e per restare in tema oggi ha aggiunto una banana a testa!
Inizia il transfer verso Ngorongoro, tappa obbligata al view point da dove la vista sul cratere è favolosa! Arriviamo al famoso Simba A, allegro camping amato dai gruppi di avventure, posto bellissimo ma leggermente in pendenza. Se anche voi un giorno soggiornerete qui vi ritroverete nella notte a lottare contro voi stessi per non scivolare. Come scende il sole il freddo si inizia a far sentire, ma non importa perché siamo sotto un cielo stellato, milioni di stelle sopra la nostra testa! Siamo rapiti da questa visione ma ci sentiamo anche un po’ osservati; abbassando lo sguardo ci accorgiamo di tanti occhietti luminosi che ci guardano: sono solo zebre, che pasteggiano tra le tende!
Ore 06.00 colazione! Notte ventosa e fredda. Dopo aver trovato il coraggio di aprire la tenda, un muro di nebbia bianco e compatto avvolge tutto. Stamattina abbiamo in programma l’Empakai Crater, uno dei crateri all’interno della Ngorongoro conservation area. Qui si può effettuare una facile camminata, che porta giù nella caldera occupata da un lago, dove vive una numerosissima colonia di fenicotteri rosa. La nebbia lascia spazio ad un panorama bellissimo: un vasto altopiano punteggiato da villaggi Masai, tantissime zebre e una vista totale del lago. La vista dalle sponde del lago è suggestiva, e soprattutto siamo gli unici visitatori. È valsa la pena inserire questa tappa! È arrivato il momento di pranzare, voi direte il solito riso e pollo, invece no! Oggi Peter ci ha stupito con effetti speciali, ci ha deliziato con una frittata di maccheroni, e non perché abbia origini partenopee, ma perché Antonio e Fabrizio, due partecipanti napoletani, si cimentano nella spiegazione della ricetta, al nostro Peter. Sulla strada del ritorno ci fermiamo in un villaggio Masai, veniamo accolti con canti e balli, le ragazze vengono agghindate con gioielli ed amuleti, i ragazzi vengono armati di bastone. Le ragazze devono saltare e muovere le collane per fare rumore, i ragazzi devono saltare minimo 2 metri per non sentirsi inferiori ai Masai. Sempre i ragazzi vengono poi sfidati in una simulazione di un combattimento con i bastoni. Continuiamo la visita del villaggio con la spiegazione dei loro usi e costumi e della vita di tutti i i giorni. Visitiamo anche la scuola per i bimbi più piccoli, che per raggiungerla ogni giorno devono camminare per otto km andata e ritorno. La visita si conclude con il mercatino, dove negoziare è obbligatorio. Dopo la visita torniamo verso il nostro campeggio e riusciamo a vedere anche la prima parte del percorso, avvolta dalla nebbia al mattino. A salutarci c’è un branco di già di venti elefanti e giraffe.
Si ristabilisce l’ordine in cucina e torniamo al caro riso e pollo. Dopo cena ci perdiamo in chiacchiere davanti ad un falò.La notte sarà meno fredda rispetto alla precedente, le zebre affamate sono tornate a farci visita.
Comoda partenza alle 6.30 direzione cratere di Ngorongoro. Anche stamattina la nebbia la fa da padrona, ma come inizia la discesa verso il cratere si dirada. Avvistiamo diverse gazzelle, degli ippopotami, gruppi di zebre e gnu e tantissimi leoni. Lo spettacolo vero che ci offre Ngorongoro sono i tantissimi leoni avvistati. Le ore passate a Ngorongoro sono state un crescendo di emozioni, ma si sa il momento disagio è sempre dietro l’angolo: il nostro autista affronta una salita fiducioso, ma la jeep non lo assiste e si blocca li. Ci fa scendere, ci offriamo di proseguire a piedi, ma lui non ne vuole sapere perché è pericoloso. Non possiamo nè scendere nè salire! Non ci resta che fare l’autostop, ma tutte le auto sono stracariche, finalmente arrivano i nostri salvatori, una coppia di inglesi che ci carica nella loro meravigliosa jeep. Alcuni chilometri con loro e veniamo raggiunti dal nostro autista. Ci rifocilliamo con l’amata combo riso e pollo che oggi è con l’aggiunta anche delle patate. Inizia il lungo transfer verso il Serengeti. Dopo due ore di polvere e caldo, ci fermiamo per una sosta all’ingresso del parco. Ripartiamo ed ecco il primo regalo quattro leonesse con otto cuccioli che riposano all’ombra dell’unico albero nel raggio di svariati km sul ciglio della strada. Che spettacolo, ragazzi, e chi se la ricorda più la polvere? Prima del camping avvistiamo giraffe, elefanti, gazzelle, iene, ippopotami e un bellissimo ghepardo. Insomma una giornata spettacolare che termina con l’arrivo alle nostre tende circondate come sempre dalle amiche zebre. Nella notte un animale non meglio identificato si è grattato strusciandosi sulla nostra tenda, diverse volte, meglio non sapere cosa fosse.
Partenza alla ore 06.30 per game driver mattutino. Iniziamo con una botta di adrenalina seguendo una leonessa pronta ad azzannare la gazzella. La leonessa ci cammina a pochissimi metri dalle jeep sfoggiando fiera il bottino tra i denti. Durante il giro notiamo diversi alberi sdradicati, appaiono come abbattuti dal vento e come spiegazione ipotizziamo che durante la stagione delle piogge ci siano delle tempeste di vento. Ma lungo la strada avvistiamo un enorme branco di elefanti intento a pasteggiare con un albero, nel giro di cinque minuti tutti i rami raggiungibili sono stati spazzolati. Un elefante maschio inizia a prendere le misure, si appoggia sull’albero, inizia a spingere e in meno di 2 minuti l’albero è a terra per la gioia del branco che continua a mangiare. Noi siamo a bocca aperta, altro che tempesta di vento! Torniamo al camping, c’è un affollamento di tende mai visto, ma l’atmosfera e la convivialità che si crea è davvero unica.
Oggi è la giornata del Mara River e della migrazione degli gnu. Partiamo molto presto, direzione confine con il Kenya.
Appena partiti avvistiamo tre leoni e lungo il percorso grandi mandrie di gnu e zebre, giraffe, gazzelle. Arrivati in prossimità del fiume Mara e il numero di gnu aumenta. Nella sponda keniana c’è fermento, centinaia di gnu attraversano il fiume sfidando la corrente ed i coccodrilli. Assistiamo ad una scena incredibile, un cucciolo di gnu sembra essersi perso, cerca a destra e sinistra, corre nervoso… ma ecco che la mamma, controcorrente, recupera il cucciolo. La poesia del momento viene interrotta dall’arrivo dei rangers del parco che chiamano tutti gli autisti a rapporto; scopriamo di aver preso una multa, il nostro Guido si è fermato oltre il limite consentito. Così ci rechiamo all’ufficio del parco per pagare la multa, con tanto di lavata di testa da parte del ranger.
Torniamo al camping e notiamo che è molto meno affollato, così ci organizziamo per la cena e anche per festeggiare il compleanno di Paolo. I cuochi e gli autisti procurano una torta e la serata prosegue con canti e balli. Laviamo i piatti, riordiniamo il campo in compagnia di una iena che supervisiona il lavoro e si va in tenda.
Lasciamo Lobo alle ore 6.30 e impiegheremo circa cinque ore per raggiungere il lago Natron. Una volta usciti dal parco, iniziano a susseguirsi numerosi villaggi, possiamo vedere scene di vita quotidiana. Ci fermiamo a Loliondo per una pausa caffè, e per sgranchirci le gambe. L’ultimo tratto di strada che percorriamo per raggiungere il nostro camping, ci consente di ammirare un paesaggio lunare, rocce, vegetazione assente, in lontananza il lago che ha una colorazione rosata e sullo sfondo il vulcano Ol Doinyo Lengai, in swaili Montagna di Dio, maestoso ed imponente. Il nostro camping è in una posizione rialzata con vista sul lago. Oggi abbiamo in programma una escursione che ci permetterà di risalire un canyon fino ad arrivare ad una cascata. Il percorso alterna tratti in cui si cammina in acqua, in alcuni tratti alta fino alla vita, ad altri in cui si procede sulle pareti rocciose. La risalita è spettacolare, le pareti del canyon rivelano la natura vulcanica del posto. Alla fine del percorso si arriva alla cascata, ci sono delle pozze dove si può fare il bagno. Dopo giorni di polvere è un intermezzo rigenerante. Ritorniamo verso il campeggio, e da lì proseguiamo con la seconda parte dell’escursione che prevede una camminata sul lago per avvistare i numerosi fenicotteri che lo popolano. Cammineremo insieme alle nostre guide masai, nella luce tenue del tramonto. L’esperienza più wild del nostro viaggio in Tanzania volge al termine, un po’ di nostalgia ci assale ma sappiamo già tutti che non sarà un addio bensì un arrivederci. In Africa anche se mancano le comodità alle quali siamo abituati, si riesce a stabilire una connessione con la natura, con i suoi ritmi, le emozioni vissute le sensazioni provate… tutto riaffiora in questa terra. Torniamo al nostro camping che ormai è buio, stasera cena africana (che non è riso e pollo), il nostro Peter ci ha preparato uno stufato di carne, verdure, patate e banane, festeggiamo con i nostri driver e tutto il team la fine del nostro safari.
Inizia la seconda parte del nostro viaggio: Zanzibar. Partenza alle ore 4.30 direzione Arusha per prendere il volo verso l’isola delle spezie. È buio, il silenzio ci circonda. Milioni di stelle sopra di noi, stelle cadenti che attraversano il cielo: la Tanzania ci sta salutando. E anche l’ultimo giorno gli imprevisti non mancano: lungo la strada una jeep di ha un guasto e si ferma, così saliamo tutti nelle altre jeep e, ammassati uno sopra l’altro, arriviamo a Mtowambu, dove tutto ha avuto inizio. Ci fermiamo e facciamo colazione con calma in attesa che la jeep riparata ci raggiunga. In volo arriviamo a Stone Town. Dopo diversi giorni trascorsi nel silenzio della savana l’impatto con la città, le persone e il traffico è molto forte. Una doccia rigenerante e subito usciamo a passeggiare ammirando un incredibile tramonto sul mare di Zanzibar. Stasera cena in spiaggia con i piedi nella sabbia e il rumore del mare in sottofondo. I giorni a Zanzibar proseguono con diverse escursioni. Prima tappa come Prison Island conosciuta anche come l’isola delle tartarughe, che si raggiunge in circa 30 minuti di navigazione. L’isola un tempo era un luogo di detenzione per gli schiavi, oggi l’attrazione maggiore sono le tartarughe delle Seychelles, una colonia di più di duecento esemplari la cui quiete, ahimè, viene disturbata da migliaia di turisti. Non mancano attività marine come snorkeling, avvistamento delfini, navigazione e sosta in una lingua di sabbia su cui gustare un pranzo a base di pesce ed aragoste fino a quando non sale la marea e l’isola piano piano scompare. La nostra Avventura volge al termine, porteremo con noi il ricordo di un viaggio bellissimo, vissuto con uno splendido gruppo.
Grazie a Sabrina, Sara, Rossella, Sara, Eleonora, Irene, Paolo, Simone, Antonio, Fabrizio, Francesco, Gabriele, Alberto, Paolo.