Nubia Berenice. Deserto... ma pieno di tutto!
…c’era, nel cuore del deserto, una città-fantasma che era possibile vedere una sola volta perché un malizioso genio (il ginn degli arabi), che ne era il geloso custode, la faceva sparire agli occhi di chi, avendola trovata, voleva rivederla.
Questo recitava una leggenda dell’Ottocento, noi, sei novelli Indiana Jones, l’abbiamo vista, Berenice, la città-fantasma…e conserviamo a tuttoggi la vista!
Nord-ici e Sud-ici ci ritroviamo tutti a Roma e via si vola, arriviamo nel cuore della notte a Khartoum.
2°giorno, lunedì 23 dicembre Khartoum → city tour → Ondurman → Tuti island→ (white & blue Nile) → Khartoum
Ahinoi oggi è lunedì e dobbiamo rinunciare al Museo a Khartoum e al Mausoleo del MadiaOndurman, anticipiamo così il nostro incontrocolNiloazzurro. Raggiungiamo poi Ondurman famosa per il suomercato dei cammelli, i simpatici quadrupedi vengono venduti, a caro prezzo, per gareggiare nelle corse e a buon mercato (si fa per dire) per finire sui banchi del macellaio. Oltre i cammelli in questo enorme mercato c’è di tutto, diviso come di consueto pergenerimerceologici,acquistiamolastuoia/tappetochesaràlanostra “tovaglia”per i prossimi 15 giorni. Ci lasciamo incuriosire dai mille prodotti in vendita assaggiando di tutto. Abdul, la nostra preziosa guida, ci trascina letteralmente via, la strada per la fabbrica di terracottaè breve così come quella che ci conduce sull’argine, presso gli artigiani che costruiscono, intagliandole, canoe e barche. È tempo dei nostri primi falafel, si sa, uno tira l’altro e ci riempiamo la pancia in 7: conto totale 2 euro. Dopo aver ammirato il fiume dalla terra è ora di guardare la terra dal fiume. Ci lasciamo cullare per un’ora dal battello che ci porterà alla confluenza tra il Nilo Bianco e Azzurrocosteggiando l’isola di Tuti e constatando che è il fiume a dare la vita alla zona, lungo gli argini è tutto un fermento, nessuno riposa, a parte noi sulla barca J. Questa prima, ricca e lunga giornata si concluderà con un ottimo BBQ, speriamo solo che sulla graticola non sia finito qualcuno dei gobbuti mammiferi di stamattina.
3°giorno, martedì 24 dicembre Khartoum → Saboloka 6a cateratta → Musawarat
Partiamo di buonora, ma il traffico in città ci frena, ci fermiamoal fish market, interessante è vedere le operazioni di pulizia e sfilettatura, da far impallidire i maestri di sushi. Ognuno con le proprie ceste divise per specie, ma quanti pesci ci sono nel mare? Lungo la strada facciamo sosta peracquistodipanefresco,fruttaeverdura,ma, soprattutto, perché trale10ele11 per gli autisti è ora di colazione,per abitudine al mattinobevonosoloilcaffèallozenzero,maa quest’ora si fa sul serio! Fuoridallacapitalecontrollodipolizia,ilprimodimolti,che saranno sempre superati senzaintoppiconsegnando loro semplicemente la fotocopia dei permessi e la lista dei nomi…e neppure una banconota! Raggiungiamo la 6a cataratta, sicuramente suggestiva, più per l’idea del luogo che per l’effettiva portata d’acqua, ma il posto è fresco e piacevole, ancora un giro in barca fino alle rapide e improvvisiamo il nostro primo pic-nic con i viveri della cassa cucina. Ci rimettiamo in marcia per Musawarat arriviamo giusto in tempo per visitareil tempio del Leone. Forse perché è il nostro primo sito, forse per il tramonto, forse solo per l’emozione, ma lo ricorderemo tutti con grande nostalgia.
Ed ecco che ora accadrà qualcosa per me indecifrabile: conciliabolo tra gli autisti e la guida, qualche loro passo in qualche direzione, una jeep si porta 100 metri più avanti, ma poi forse torna, o forse l’altra la raggiunge, uno scrutare l’orizzonte; dove io vedo il “vuoto” loro vedono “cose” e “strade”, di nuovo conciliabolo e poi ecco, la sentenza: campo qui! Questa breve piece da oggi replicherà ogni sera. Il posto è splendido.
4°giorno, mercoledì 25 dicembre Musawarat → Naga → Shendi (market) → Meroe
Da oggi in poi alle 7 saremo sempre pronti a partire, campo smontato, ricca colazione fatta. Terminiamo la visita del sito di Musawarat con il complesso grande, nel qualelerappresentazionideglielefantilafannodapadrone. Proseguiamo per Naga,sito composto da3templi:quellodiAmon,quellodedicatoallaregina Shanakdakhere e il cosiddetto Chiosco. La bellezza di questi luoghi è un crescendo. Abbiamo occasione di constatare quanto l’acqua sia un bene prezioso ovunque, ma soprattutto qui. Proprio nei pressi c’è unpozzo profondo 80 metri, uomini, donne, bambini, asini, confusione, concitazione, vorremmo chiedere, far domande…ma capiamo che più che d’aiuto saremmo d’intralcio…“fatti non parole”, braccia a tirare le funi saranno ben accette, ma niente chiacchiere. Di nuovo in marcia per Shendi sono le 11 e gli autisti “colazionano” mentre noi ne approfittiamo per infilarcialmercato, grande o piccino se ne trova sempre uno.Proseguiamo per Meroesono ansiosa di verificare se quel «si dorme tra le piramidi» riferito da amici, sia vero davvero oppure il racconto ingigantito di una bella location. Montiamo il campo al riparo di una duna, e, ahimé penso, era la balla gonfiata di uno spaccone. Gattoniamo fino alla cresta e invece no, eccole qui! Siamo al cospetto di una meravigliosa spianata di piramidi, si susseguono a perdita d’occhio. Ci godiamo il tramonto dalle cime della zona sud.
La cena natalizia si conclude con una insolita accoppiata panettone/cocomero, mai avrei immaginato di trovare angurie qui, dove l’acqua è tanto preziosa!
5°giorno, giovedì 26 dicembre Meroe → Ed Damer → Atbara → Bayuda Desert → Jebel Barkal site (sunset) → Karima
Dopo una notte ventosa, aspettiamo l’alba passeggiando tra le piramidi…anche meglio del tramonto. Partiamo e attraversiamo Ed Damer, poi Atbara per rifornimento e burocrazia. Poi in meno di 3 ore ci lasciamo alle spalle il DesertodiBayudasenzaalcunadifficoltà. Un’enorme acacia nei pressi di un pozzo, la nostra tovaglia/tappeto a terra ed ecco pronto il pic-nic. Ripartiamo per Karima, alloggiamo in una comoda casa nubiana che dista solo pochi metri dal sito di Jebel Barkal,visitiamo prima, a lume di torcia, la camera/santuario dedicata alla dea Hathor con i suoi splendidi bassorilievi e ci arrampichiamo poi sulla collina per il tramontomozzafiato. Girovaghiamo per le strade dell’insolitamente animata cittadina, stasera saremo mondani! In 6 a tavola, 10 euro il conto J per una cena in piazza a base di pollo, falafel e tamales: che vita!
6°giorno, venerdì 27 dicembre Karima → Jebel Barkal (sunrise) → Ghazali → Nuri → El Kurru → Petrified forest → Karima
Cisvegliamodinuovoalle5,30perreplicareun’altra albamemorabiledalla collina delJebelBarkal,ilsolesalepianpianoalle nostre spalleilluminandoilgruppodellepiramidiper scoprirle ad una ad una. Ci mettiamo in marcia per il monastero copto di Ghazali, sono ruderi ma la struttura è ancora molto distinguibile. Poi verso Nuri dove i lavori per la costruzione della diga a pochi chilometri dal sito hanno creato un non previsto fenomeno di reflusso delle acque che stanno allagando il sottosuolo delle piramidi degradandole rapidamente. Proseguiamo verso El Kurru con le sue stanzesotterraneericcamenteaffrescate nelle quali la torcia èassolutamenteindispensabile.Raggiungiamo poi la foresta pietrificata:chi non aveva mai visto questo strano fenomeno ne è rimasto entusiasta. Torniamo a Karima per la spesa, ma è venerdì ed è tutto chiuso…masiamoinAfricadovetuttopuòaccadereeconunrapidopassaparolale nostre borse saranno presto piene di ogni cosa. I fornelli e la cuoca del giorno faranno il resto per una cena coi fiocchi!
7°giorno, sabato 28 dicembre Karima → Old Dongala → Mulwad → Kerma
Malgrado i siti visitati siano già molti, non siamo ancora annoiati. Raggiungiamo Old Dongola la nostra prima tappa di oggi. Ci fermiamo alla spianata di qubbe, scenografica distesa di costruzioni musulmane per la sepoltura, poi a quella che da lontano sembrerebbeunafortezza,macheinrealtàimusulmanihanno trasformato inmoschea, lavistadaltettoci ripaga della sudata fatta avendo scelto di far la strada a piedi. Sulla via per Mulwad ci insabbiamo!Arriva tutto il villaggio, ma davvero tutto, in men che non si dica ne siamo fuori, ma, prigionieri dell’allegra brigata, soprattutto i bimbi non ci mollano, siamo loro ostaggi, grappoli di loro mi penzolano dalle braccia e, così conciati, ci lasciamo accompagnare a scoprire le vie più belle e le case più colorate del paese. Ciraccontanoche questa meraviglia èoperadelledonnelequalituttiglianni reintonacanole mura di cinta e dell’interno della casa per poi disegnarle a motivi geometrici e colorarle a tinte forti. Spettacolo, vale il viaggio!
Concludiamo la giornata facendo campotraledune, neppure una lucina all’orizzonte e stasera anche la luna manca all’appello. La magnifica stellata si aggiungerà alle stelle del nostro chef di turno.
8°giorno, domenica 29 dicembre Kerma → Tombos → 3a cateratta → Wawa (boat to) Soleb + (car) Seddenga → Jabal Dosha → (boat to) → Wawa
L’alba ci sorprende svegli, partiamo per Kerma dove, dall’alto dellagrande struttura centrale costruita in mattoni di fango, vediamo le fondamenta dell’estesa città reale della dinastia kerma la più antica della Nubia. Sosta al forno di Kerma e poi al piacevole palmizio di Tombos,da dove arriva tutto il granito sudanese, proseguiamo per la 3a cateratta, saliamo alla fortezza in cima alla collina ed è già ora di pic-nic. Scordatevi acque impetuose, la bellezza del luogo è data dalle coltivazioni sugli argini: un puzzle di orticelli. La prossima tappa ci vede di nuovo in barchino, partendo da Wawa, attraversiamo il Nilo eproseguiamo in minivan condirezioneSeddengaprima eJabalDoshapoi, quest’ultima è un’interessante cappellarupestrepiena zeppa di incisioni, occorre una facile e divertente arrampicata per accedervi e un’altra ancora per arrivare alla stele sovrastante; la vista del panorama sul fiume vale lo sforzo. Ultimo breve tragitto in minivan e siamo di nuovo a Solebin perfetta sincronia coltramonto. Moltecolonnesonoancorainpiediesipuòbenimmaginarelastruttura del tempio, siamo concordi nel dire che ogni giorno supera il precedente, le foto di questo tramonto sul palmeto ne saranno testimoni. Torniamo a Wawa in una casa tradizionale, la struttura si ripete, tante stanze che si affacciano sul cortile quadrato centrale. Ci addormentiamo col tramonto negli occhi.
9°giorno, lunedì 30 dicembre Wawa → Say Island → Abri → Wadi Halfa
Di nuovo in barchino per raggiungerel’Isola di Sai, all’approdo i cartelli di benvenuto così recitano: “caution crocodile”…acrobatici balzi di chi aveva ancora piedi in acqua! E bene così perché non mancheremo di vedere qualche bell’esemplare. La zona ospita quello che fu una fortezza ottomana e un’enorme necropoli, a terra i resti di vasellame rimescolati dal tempo mostrano le differenti fogge, risalenti alle varie epoche e regnanti che via via prendevano il posto l’una dell’altra, questo ci indica come quest’isola fosse in posizione davvero ambita e strategica. Sempre via fiume raggiungiamoirestidiquellachefuinveceunachiesa/cattedralediepocacristiana, il passato è molto remoto e civuoletanta fantasiapervisualizzarla. Riattraversiamo il fiume eripartiamojeep.AdAbri faremol’ultimagrandespesa prima del deserto (frutta/verdura/uova/pane/acqua) siamo ad un paio di ore da Wadi Halfa il punto più a nord del nostro percorso, e, prima di inoltrarci nel deserto per una settimana, gli autisti provvedono a fare un checkalleauto,valutiamoalungoconAbdulsedormireomenoincittà,decidiamo per il sì, spinti soprattutto dal desiderio di un’ultima doccia prima di incontrare l’anno nuovo. Siamo in Africa, in 10 minuti siamo ospiti di un commerciante di mobili…qualcuno usufruirà di letti a dir poco imperiali!
10°giorno, martedì 31 dicembre Wadi Alfa → Station 2 → stop at Station 4 → Station 6
Finiti i siti, oggi inizia la seconda avventura, un viaggio nella natura, a ritroso nel tempo lungo la ferrovia ormai dismessa. Prima sosta Station 2, vagoni e stazioni sono ancora lì, immobili vittime di un incantesimo, le persiane battono mosse dal vento, l’atmosfera è spettrale, a turno confesseremo poi di un certo batticuore nel varcare le cigolanti porte. Ripartiamocol fiato corto, solo pochi chilometri e una jeep rompelascatoladelcambio (fortuna che ieri abbiam fatto il check vetture L). Davanti a noi nulla, dietro di noi i chilometri che ci dividono dalla surreale Station 2. Niente da fare, dobbiamoabbandonare jeep, autista e bagagli lì. Col satellitare riusciamo a contattare il corrispondente a Khartoum che garantisce di farci arrivare una auto in sostituzione…«ma quando l’auto potrà effettivamente arrivare lui non può prevederlo».
Sarà proprio con questa affermazione che il frenetico efficientismo occidentale dovrà fare i conti. Ma il viaggio prosegue! Recuperiamo dai bagagli soltanto i sacchi a pelo, 2 tende e qualche capo pesante, ci stipiamo in 8 nell’auto superstite, qualcuno anche sul tetto, turbanti improvvisati ci difendono dalla sabbia. All’arrivo alla Station 4 sembriamo aver già dimenticato il disagio e le foto si sprecano, ci sparpagliamo in tutte le direzioni, sembra davvero che ciascuno stia andando da “qualche parte”. Era forse proprio questoilviaggiocheaspettavo.
Alle 14 siamo alla Station 6, che avremo modo di visitare più e più volte nei prossimi giorni, qui ad attenderci il pickup per il trasporto di acqua e carburante per la settimana a venire e Mr. Aissa, l’unico a quanto pare a conoscere tutti i segreti di questo deserto, che si unirà a noi. Ci spostiamo in zona riparata dove allestiamo il minicampo con le poche cose che abbiamo potuto portare con noi…e iniziamo il conto alla rovescia per l’arrivo dell’anno nuovo, ma, soprattutto, per quello della nuova auto. Annaffiamo la frugale cena di capodanno con qualche bicchierino di rum che, qualcuno di noi, ha ritenuto di dover portare con sé in quanto bene di prima necessità in una simile circostanza. Saggia scelta e buon anno!
11°giorno, mercoledì 1 gennaio Station 6
L’anno nuovo ci trova ancora orfani di un’auto. Perlustriamo nell’attesa ogni centimetro della zona, le ore passano e i frequenti ponti radio col corrispondente non portano mai buone novelle e soprattutto sembrano condurci ogni volta in un vicolo cieco. Si affaccia timidamente anche l’ipotesi di proseguire l’intera settimana con un solo mezzo, ma per quanto si voglia abdicare all’efficientismo occidentale, ci è parso oltre che disagevole, decisamente incauto. Nota positiva: per mezzo di una spola di jeep recuperiamo i bagagli abbandonati. Nota positiva 2: il caffè allo zenzero che prepara Mr. Aissa crea dipendenza!
Solo mentre ci apprestiamo ad affrontare la seconda notte in questo luogo, eccola: la nuova jeep ci viene incontro! 48 ore di introspezione possono bastare per quest’anno.
12°giorno, giovedì 2 gennaio Station 6 → Fort Murrat → Red dune → Wadi Dom → Wadi…Wadi…Wadi → Wadi Elley
Come per un insolito “bisestile”, iniziamo l’anno alle 7 in punto, ma con un giorno in meno! Puntiamo versoFortMurrat,pochiirestimabellalavistadall’alto,aggiungiamo qualche chilometro ed ecco i petroglifi e poi la Duna rossa, dal colore vivace, si staglia solitaria in contrasto con tutto il resto del paesaggio piatto e pietroso. Tutti, anche gli autisti, vogliamo ridurre il ritardo accumulato e proviamo a sincronizzarci per minimizzare anche le soste fisiologiche e percorrere quanta più strada possibile. Le ore passano ed è un susseguirsi di scenari differenti, a metà giornataentriamo nel Wadi Dom, bellissimo scenario con enormi massi neri che si innalzano dalla sabbia, nella stagione delle piogge questi wadi si riempiono di acqua così da permettere alla vegetazione di sopravvivere anche nei periodi di siccità; tipica di questo wadi è la palma “dom” che presta appunto il nome alwadi. Niente tovaglia/tappeto quest’oggi, qualche cracker mentre sgranchiamo le gambe e di nuovo in marcia. Nel cuore di tutti alberga lo spettro di dover rinunciare a Berenice. Ci fermiamo a Wadi Elley alle 16,30 dopo 320km e mezza giornata recuperata, niente male. Sfiniti ma soddisfatti. L’imprevisto dei giorni scorsi ha fatto sì che i “due mondi” si “incontrassero” e stasera si fa festa tutti assieme, incredibilmente i drivers sfoderano “araki” e tra un bicchierino, una cucinata e una chiacchiera, sarà una serata piena di emozioni con canti, balli e reciproci quesiti esistenziali.
13°giorno, venerdì 3 gennaio Camp → Wadi Al Arak → Nassary Market/village → Wadi Allaqi → Berenice Pancrisia → Camp
Lo so, mi ripeto ma alle 7 siamo già in marcia. Arriviamo al Nassery Market e mentre gli autisti fanno un nuovo check auto, scaramanticamente auspico che sia migliore dell’ultimo fatto J, ci aggiriamo in questo posto surreale, oggi è venerdì e sarebbe giorno di riposo, ma non credo che per i minatori esistano giorni festivi. Tutti sono curiosi di sapere a quale compagnia apparteniamo, impieghiamo qualche minuto per capire che si riferiscono albusinessdell’oro,voglionovederele nostre auto per accertarsi che davvero siamo solo turisti, non riescono a capacitarsi del fattoche ci si possa spingere fin quassù per un motivo diverso dal prezioso metallo. Sono una moltitudine, ovviamente tutti uomini, isolati da tempo in questo remoto angolo della terra, il testosterone si taglia a fette.Auguriamoatuttibuonafortunaedavvero ne hanno bisogno. Lungo la via li vediamo al lavor…massacrante, ribaltano la terra per ore, giorni, settimane, sotto un sole cocente, in attesa della pepita che potrebbe rendere eroi quei pochi di loro che non sono alle dipendenze delle compagnie straniere. Lapistasi fa semprepiùcomplicata, lestrettegolesi alternato adampiwadi pienidiverde, ma ormai ci siamo, un’ultima gola, la jeep rallenta, si fa il silenzio e come varcando una soglia, lo sappiamo, lo capiamo, lo vediamo: siamo a Berenice! Vaghiamo tra le rovine dei castelli, ne scaliamo i muri, facciamo fatica a capire come possano resistere ancora in piedi, i mattoni penzolanti sfidano la gravità eppure è tutto di fronte ai nostri occhi. Ci arrampichiamo sui rilievi che circondano la città-fantasma, il colpo d’occhio dall’alto è strabiliante. Stavolta il tappeto/tovaglia lo stendiamo e ci concediamo una pausa pranzo di lusso. La difficile pistache ci porta indietro ci ribalta per benino finoaltramonto. Secondo i drivers siamo a 2 ore di strada dal cratere di Onib. Un insidioso vento disturbala preparazione del campo,poi,comesempre,caleràdopo cena
14°giorno, sabato 4 gennaio Camp → Wadi Onib → Onib Crater??? → Tankor mount → Jebeit → Camp
Quest’oggi non sveleremo il mistero del Cratere di Onib! Abdul, i drivers e Mr. Aissa, collocano il cratere di Onib ognuno in un posto diverso. Noi eravamo qui (21.6360643, 35.4103937), e sarei dell’opinione che non si tratti di Onib, ma inutile provare a parlare di tecnologie, gps e navigatori, a chi si orienta con sassi, sabbia e stelle. Alle suddette coordinate, effettivamente ci troviamo sul bordo di un cratere, ne distinguiamo il perimetro, lo vediamo per intero, e questo ci da la misura del fatto che non possa essere il cratere di Onib che ha invece un diametro enorme. Ripartiamo alla volta del monte Tankor un cono perfetto che si staglia nel mezzo di un altopiano e segna il confine con l’Egitto, proseguendo abbiamo la fortuna di incontrare una carovana di cammelli e un gruppo di beja, si tratta della stessa etnia di Mr. Aissa, e, forse per questo, la loro famigerata diffidenza viene pian piano scardinata, a patto che le donne incontrino le donne e gli uomini gli uomini. I primi approcci sono cauti e timidi, le donne in abiti dai colori sgargianti si accovacciano e ci osservano, noi facciamo altrettanto, poi scattando e mostrando loro qualche foto si incuriosiscono e ci concedono qualche esplicito sorriso, conquistiamo addirittura una risata improvvisando per loro una sfilata di alcuni vestiti che daremo poi loro in regalo, insieme a giocattoli per i bimbi e le ultime scorte di cibo. Incontro magnifico, forse uno dei momenti top del viaggio.
Varie soste fino a Jebeit fatiscente villaggio con case di lamiera, costruite con i bidoni di gasolio appiattiti. Un’enorme antenna e qualche chiosco di riparazione auto e rifornimento cibo. Proseguiamo fino al tramonto per il nostro ultimo campo nel deserto...e, mai lo avrei immaginato, questo rattrista l’intero gruppo.
15°giorno, domenica 5 gennaio Camp → Muhammad Qol → Port Sudan (city tour)
Ultimo giorno di campo, ci concediamo un’ora in più di sonno, salutiamo le piste e in 2 ore siamo al posto di polizia di Muhammad Qol pratiche veloci. Approfittiamo permettereipiediinacqua mentre idriver fanno colazione.Ilcolpod’occhiosulMarRosso non ci ha affatto deluso, peccato per la giornata ventosa, acqua limpidissima, azzurra e invitante, le notizie ricevute erano di diversa opinione.Proseguiamo verso l’hotel diPortSudanalle14,00 siamo sotto la doccia. Girovaghiamo poi per lacorniche, è domenica ed è moltoanimataevivace, bancarelle, ristorie passeggio dei locali vestiti a festa. Tutte le donne che non abbiamo incontrato nella settimana precedente oggi son qui, elegantissime, con indosso sorrisi contagiosi e voglia di parlare. Ci raggiungeAbdul avvisandoci che lui e i drivers devono anticipare la loro partenza, perché da ieri la polizia pratica il coprifuoco dalle 19 alle 7 a causa di una guerriglia tra tribù rivali e sono quindi costretti a lasciare la città prima dello scoccare delle 19. La notizia ci turba un po’, ma ad allarmarci è soprattutto l’invito di un poliziotto a rientrare in zona hotel, la città si è svuotata e il clima diventa tetro. Il pizzaiuolo proprio all’angolo dell’hotel, ci rassicura che la zona è tranquilla, e, un occhio all’hotel e uno alla pizza ceniamo. Ci mancava l’adrenalina della rivolta popolare!
16°giorno, lunedì 6 gennaio Port Sudan → Suakin → Port Sudan → Khartoum national+international
Prima del volo del pomeriggio che ci riporterà a Khartoum, con un minivan ci dirigiamo a Suakin la città-fantasma dai muri di corallo, il luogo sembra vittima di un terremoto, mentre invece il totale degrado è opera dell’incuria degli ultimi 100 anni, nessuna opera di salvaguardia di questa meraviglia: tutto è andatodistrutto.Solo negli ultimi anni consovvenzionistraniere, una lentissima opera di restauro è in atto.Facciamoungironellacittà abitata,eccoci ancora una volta al mercato, ormai dipendenti dal caffé allo zenzero ce ne concediamo ancora uno.Torniamo a Port Sudan e siccome abbiamo una vera passione, siamo ancora al mercato, dove tentiamo di trovare qualche souvenir e un ultimo assaggio di falafel e frullati. Chiusura bagagli, aeroporto nazionale e conBadrAirlines voliamo nella capitale. All’arrivoadattenderci il corrispondente e Abdul, salutato ieri sera prima del coprifuoco, come per magia, è già qui via terra. Saremo ospiti dell’agenzia per la cena d’arrivederci in una locationsuper, degna conclusione di un’avventura super!
17°giorno, martedì 7 gennaio Khartoum → Cairo → Italia
Volo per Roma in perfetto orario. Decidiamo di non svuotare gli scarponi dalla sabbia per prolungare ancora un po’ questo viaggio fatto di sensazioni sottili per le quali le parole risultano inadeguate…perdonatemi i forse ridondanti superlativi. Andateci!