Avventure nel Mondo

Islanda

uno dei miei più grandi sogni...
di Diana Dainese
foto di Diana Dainese

L’Islanda. Uno dei miei più grandi sogni da… Boh. Non lo ricordo nemmeno più. Il fascino e il richiamo della terra del fuoco e del ghiaccio. Uno di quei luoghi ancestrali che hanno un richiamo primitivo su di noi anime affamate di avventura. Quindi è vero? O è solo un sogno?
Nella Smorfia napoletana: sognare Islanda. Numero: 51.
Significato del sogno: nuove avventure ti aspettano..
Oh sì, mi aspettano.

14-15 Agosto

12 km a zonzo. Innanzitutto ci tengo a precisare che non è vero che l’Islanda è vicino a Padova. l’Islanda e lontanissima. Soprattutto se continuano a posticipare il tuo volo di partenza.
Tra mille peripezie comunque in Islanda ci sono arrivata. Con atterraggio vista eruzione vulcanica e wooooo di sottofondo dei passeggeri.
La giornata passa tranquilla. Recuperate le bombole di gas passiamo alla missione locker in cui depositiamo gli zaini che non utilizzeremo per i prossimi giorni. Passa così la giornata, tra passeggiate lungomare e risate, riuscendo addirittura a concederci delle patatine fritte al porto (si segnalano 24 euro per un panino e 15 per una brioches. Non serve aggiungere altro). Reikiavik non ha molto da offrire, è una cittadina piccola e carina ma senza nulla di particolarmente eclatante. Stasera saluto la civiltà mangiando un bell’hamburgher (si, vegetale) e da domani di fa sul serio..
Impietosa sveglia alle ore 5.30.
Si parte carichi con i nostri zaini da sherpa per raggiungere il pullman diretto a landmannalaugar che per 4 ore ci accompagna su strade sterrate e fiumi da guadare fino a destinazione.
Inizia oggi il laugavegur hiking trail. Il trekking più popolare d’Islanda, inserito dal National geographic tra i più belli al mondo, da fare almeno una volta nella vita.
Il Trek viene vissuto SOMMESSAMENTE per apprezzare tutto quello che ci circonda.
La fatica non si sente grazie ai paesaggi che si rincorrono e cambiano continuamente.
Io lo sapevo che l’Islanda era bella, ma non così bella. Colline di mille colori, neve, ghiacciai, fumarole. La terra ha l’odore dello zolfo, il rumore dell’acqua, il colore dell’erba misto a quello della nera sabbia vulcanica.
Arriviamo dopo 11 km e 700 mt di dislivello e tanto stupore a Hoskuldsskali (1015 mslm) località costituita da un rifugio e degli isolotti di sasso accatastati che saranno le case per le nostre tende. Ci avvisano che la notte scenderà a -7 e ci vengono offerti 4 posto letto all’interno. In 9 quindi sistemiamo le tende e io e Clara (mia compagna di tenda) ospiteremo Fabio perché più si è e meglio è, oltre al fatto che ci si scalda. Il mio ferragosto quest’anno lo festeggio con una zuppa di funghi e dei compagni fantastici mentre guardo un paesaggio che credevo possibile solo nelle cartoline e nelle mie fantasie. Di fronte a me un paesaggio di montagne innevate, sabbia nera che risplende nella luce dell’ultimo sole prima del tramonto e fumarole che soffiano e gorgogliano mentre sale il loro forte odore solforoso. Sono le 21 e il sole tramonta regalando un’atmosfera magica alla vista che si gode da queste tende circondate solo da silenzio e dal rumore dei geyser.
Guardo un sasso (ossidiana?) lasciato dalla lava, che giace qui da chissà quanto, nero e brillante. E penso: “Mio Dio, sono in Islanda!” 

Avventure nel Mondo

16-17 Agosto

Laugavegur Hiking Trail.
Ci svegliamo alle 6:30 e dopo la notte a meno 7°C la tenda è bella congelata facendoci capire che sarà necessario ritardare un po’ la partenza per aspettare che si sghiacci un po’. Nel frattempo quindi facciamo colazione con cereali, caffè e, grazie a Luca anche con un quintale di cous cous. E via, si vola. Anche oggi toglie il fiato. Ho gli occhi così sazi che sono stanchi. Troppa magnificenza davanti a me. Il paesaggio cambia continuamente. Terreno innevato, solfatare e fumarole, muschio morbido in cui affondare i piedi. Che colori pazzeschi, che godimento per gli occhi. Attraversiamo un paio di guadi, facciamo un paio di caffè. Sì chiacchiera e si ride, meno sommessamente e più felici. Stamattina ho cercato di mandare un vocale a mamma cercando di dire quando ero felice e quanto è bello e, chiaramente, sono scese le prime lacrime. È una commozione profonda quello che questi posti sanno dare, farà freddo ma si scalda l’anima in un modo che non è descrivibile. Credo nemmeno da un poeta. Dopo la mia prima caduta islandese (le discese e le salite sono assurdamente ripide) e dopo 12 km arriviamo al lago Alftavatn nostra meta del giorno ma causa previsioni meteo ci suggeriscono di proseguire verso un alloggio coperto a 3 km. Arriviamo quindi ad Hvannagil dopo circa 15 km (dislivello +400 -950). Ci accoglie una vallata incastonata tra le montagne. Sventola la bandiera islandese, canta il vento accompagnato da qualche gracidio in sottofondo. Stanotte si dorme al coperto. Domani il bel tempo ci abbandonerà.

Laugavegur Hiking Trail. Ci svegliamo nel nostro riparo mentre fuori imperversa un gelido vento invernale e piove. Alle 7 siamo pronti ad affrontare l’Islanda. Quella vera, che non fa sconti a nessuno.
È un freddo che nemmeno la Lapponia in inverno mi ha fatto provare. La pioggia picchetta sulla testa e sullo zaino e insieme al vento è l’unico rumore che ci accompagna. Sembra di essere su Marte, si cammina con i piedi che sprofondano nella sabbia nera la testa bassa per non essere accecati dalle gocce che sono quasi lame quando colpiscono gli occhi. Le folate più forti ci spingono via facendomi procedere un po’ a zig zag. Intorno a noi vette nere e verdi e solo il colore dei copripioggia degli zaini.
La sofferenza più grande è stata l’attraversamento di un guado con l’acqua ghiacciata che andava oltre alle ginocchia. Piano piano senti i piedi creparsi e i polpacci urlare di dolore.
È un po’ Come attraversare a nuoto il canale della Manica quando cominci sei pieno di energia e di entusiasmo, poi però una volta arrivato a metà nel punto in cui non riesci a vedere la terraferma né davanti né dietro di te ti rendi conto di essersi spinto troppo avanti per poter tornare e che manca ancora troppo all’arrivo.
Facciamo i 15 km che ci separano da Emstrur in 3 ore. All’arrivo troviamo riparo sotto un tendone. Siamo tutti infreddoliti e bagnati. Il fiato diventa una nuvola di fumo e con del thè caldo e qualche snack attendiamo di vedere se cesserà questa tempesta perfetta. Non è possibile montare le tende e non ci resta che attendere e scoprire cosa sarà di noi.
Alle 16 smette di piovere e la soluzione per la notte è che 4 di noi dormiranno al coperto mentre gli altri divisi in tende da 3 affronteranno la bufera islandese. Sistemato il bivacco facciamo amicizia con un gruppo e mentre Fabio cerca di imparare la pronuncia di Sveiki (ciao in estone) facciano amicizia con lituani e svedesi. Un vichingo islandese mi dice che dalle loro parti si dice che durante un trekking il primo giorno finiscono i vegani, il secondo gli ottimisti e il terzo gli atei.
Ad ogni modo sono ancora viva. Stasera si condivide il cibo e si ride tutti assieme. Mentre tutti vanno a letto alle 20 io e Clara siamo in contemplazione di un meraviglioso panorama di colline verdi e nere mentre risuonano un ruscello e i nostri pensieri. 

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18-20 Agosto

Ultimo giorno sul Laugavegur Hiking Trail.
Dopo la celebrazione ieri notte del mio matrimonio con Borg di fronte un braciere e aver dormito sotto la pioggia stamane la sveglia ha risuonato alle 6.
Io e Clara ci siamo separate dal gruppo per una fuga veloce ad esplorare un canyon dalla bellezza esplosiva, nascosto ai più ma scoperto da Fabio grazie a una glaciologa Canadese (che giri  ). Finita la deviazione ci siamo riunite al gruppo in direzione della destinazione finale Þórsmörk (per gli amici porska madoska). Anche oggi il cammino è stato impervio e bagnato con tanto di guado che ha richiesto il togliere i pantaloni tanto era alta l’acqua.
Sì conclude dopo 19 km quotidiani, qualche pecora islandese non collaborante e acqua a volontà per me il laugavegur hiking Trail davanti a un bel piatto di patate fritte.
58,42 km
1822 m+/-
 0 docce (con orgoglio)
Tornati a Reikiavik ci si riorganizza e domani si riparte. 

Sembra un mese fa che eravamo a Reikiavik e invece erano solo 6 giorni. La risaluto con entusiasmo e in cambio mi regala uno spettacolare tramonto rosa.
Inizia un nuovo giorno, sembra una nuova avventura. Clara e Fabio hanno scelto per noi la macchina più bella mentre io organizzo chiedendo aiuto a un deposito la nostra scatola cambusa e partiamo così per l’Islanda Trek on the Road.
Basta un ora fuori dalla città e tutto cambia.
Verde, vallate infinite, cascate, mare, scogliere, vento, pioggia, sole, cascate, la famosa chiesa nera, camminata controvento, cascate, ghiacciaio, nebbia, off-road, ancora cascate, montagne. Che momenti. Finisce tutto in un golf club dove ci accampiamo e per non morire di freddo in 7 decidiamo di chiuderci in bagno a mangiare. Il camping si fa anche così. Altra notte bagnata altra notte fortunata dicono. 

Inizia un nuovo giorno dopo l’ennesima notte bagnata, fredda e ventosa in cui più volte ho pensato di averne abbastanza. Poi siamo ripartiti in macchina e ho ricambiato idea. Potrei stare qui per sempre. È strano quando delle cose così belle iniziano a essere naturali ai tuoi occhi e ti chiedi se davvero sia possibile abituarsi. Come se fosse normale, ma normale non lo è.
Oggi abbiamo sbagliato strada, cercato bar, mangiato in macchina, visto arcobaleni, cittadine disperse, pecore, cascate, vallate di lava, strade vuote.
Abbiamo dovuto rinunciare a raggiungere Dynjandi ma in compenso abbiamo scoperto una “piccola” cascata (secondo un’abitante del luogo) -Godafoss (Bjarnarfjörður)-. La piccola cascata si rivela un’esplosione di forza e irriverenza. La natura si sfogava in un canyon scavato dalla forza dell’acqua. I miei occhi si riempiono e quando penso che anche per oggi l’Islanda mi abbia regalato quanto di bello i fiordi nord occidentali avevano da regalarmi.
I km si macinano a correre intorno ai fiordi e sembra un interminabile film che ti scorre davanti. Una pellicola vintage in cui l’inquadratura è su una strada sconnessa, a tratti sterrata. Ai lati della strada pecore, mare, colline e distese d’erba. Solo qualche sparuta casupola e stalla interrompono l’infinito verde che si staglia davanti a noi. Dopo interminabili ore passate in questo stato di trance e con altrettante davanti facciamo una pausa a Drangsnes (67 abitanti). E l’invincibile trio – sommessi ma non troppo- scova la foto del giorno.
Ad ogni modo è ufficialmente iniziato Islanda Snack. A completare l’opera non poteva mancare il campeggio con la pozza termale. Si montano le tende e si fa il bagno. 

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21-23 Agosto

È una bellissima giornata oggi nei fiordi del nord. Splende il sole e ho dormito benissimo e mi sveglio felice.
Smontiamo le tende e ripartiamo in macchina per il nostro tour itinerante.
Oggi è una classica giornata da gita scolastica.
Visitiamo la chiesa di Víðimýri, poi a Glaumbær l’antica fattoria con le sue 12 silenziose casette in torba seminterrate; costruite con mura di zolle quadrate e nastri d’erba e collegate tra loro da un corridoio interno che guardano il fiume che entra nel fiordo. Proseguendo nel fiordo di Skagafjörður sostiamo per pranzo nei campi che circondano Grafarkirkja, la più antica chiesa islandese, parti della quale risalgono al ‘600 e oggi sconsacrata.
Complice il sole splendente di oggi, la chiesa dall’antico legno nero e il tetto in torba sembra un miraggio mentre sbuca dal centro di una vasta vallata di erba alta e giace solitaria circondata dai monti della penisola dei Troll, Tröllaskagi.
Passiamo quindi da Siglufjörður e Ólafsfjörður, piccole cittadine di pescatori nei fiordi.
È tutto bello e mi ricorda le mie amate lofoten ma mia manca l’aria. Mi manca Laugavegurinn. Mi mancano la libertà, l’aria addosso, il freddo e il sudore.
Giorno 8, eccolo lì. Il bisogno di pensare.
Troppo snack e poco trek, troppe corse in auto e cose da fare e da vedere.
Stasera siedo su un’altalena per godere di questo tempo mite e un meraviglioso tramonto.
Domani si riparte. E se mi fermerò sarà perché il panorama merita una sosta. 

Sì sta come d’agosto; il ghiaccio sulla tenda, l’aurora nel cielo.

Caro diario, ieri ho rivisto l’aurora.
Io in agosto non pensavo mi si potesse fare un regalo così.
Durante la notte poi ha gelato e al mattino la tenda era piena di brina.
Ho riscaldato l’animo con il baleniere spagnolo Alberto (boh) che ci ha accompagnati a vedere i delfini artici, una foca e i puffin! No, le balene non le ho viste però ho un biglietto omaggio per la prossima volta in cui torno da usare entro 10 anni… Chissà.
È stato divertente soprattutto quando la nostra leonessa Chiara si è lanciata fuori dal gommone per vomitare e l’ho acchiappata al volo.
Il bisogno di libertà che provavo ieri oggi è stato decisamente rimesso a tacere. L’universo ha fatto la sua parte.
Dopo un lauto pranzo e aver levato le tende siamo ripartiti con il nostro on the road e ci ha portati prima a Goðafoss, la cascata degli Dei, poi all’area geotermale di Myvatan e infine a Krafla.
Goðafoss, imponente in tutta la sua portata, è più prepotente che alta, e forse non riesci ad apprezzarne la bellezza quando i tuoi occhi si sono già riempiti abbastanza e pensi che tutto questo sia dovuto. Ma io la potenza degli dei, tra acqua e arcobaleni, l’ho sentita.
Myvatan è un po’ come essere su Marte, un po’ come sentire il richiamo ancestrale del centro della terra. Un’acqua fangosa ribolle dal sottosuolo e scatena i suoi vapori sulfurei verso l’alto circondata da una vallata di tenui colori ocra e marroni.
Krafla invece è una caldera in cui il cratere Víti ospita un piccolo lago all’interno. Dal bordo del cratere oltre la visuale sul lago si gode della vista verso tutta la vallata che scende fino a Myvatan e ospita una stazione geotermale che mi ricorda più una stazione spaziale.
Caro diario, sono seduta di fronte al lago Myvatan, il tramonto è meraviglioso e la tenda è piantata a pochi passi da me.
Sì, l’eruzione vulcanica che tanto volevo vedere tra qualche giorno ha smesso di regalare emozioni prima che io arrivassi da lei.
Ma in fondo cosa importa?
Ricorda quando Elsi ormai adulta trovò quell’ultima lettera scritta da Kafka.
Nella lettera precedente la sua bambola scriveva: “i miei viaggi, mi hanno cambiato”. Per quello era “diversa”.
In quella invece c‘era scritto: “Tutto ciò che ami probabilmente andrà perduto, ma alla fine l’amore tornerà in un altro modo.”
Ecco, tornerà. Domani. Con nuove emozioni. 

Oggi abbiamo fatto così tante cose che nel mio cervello c’è una sorta di elenco confuso. a

Affascinato ma confuso.

La giornata inizia a Dettifoss, la maggiore cascata islandese e d’Europa.

È un cumulo di acqua bianca dalla forza inarrestabile che nel suo complesso sembra quasi una nuvola. Ha come il richiamo di una sirena, con il suo moto ipnotizzante e viene quasi la stupida voglia di lanciarsi dentro solo per sentire com’è. Se davvero è soffice come fa immaginare. Camminiamo 6,5 km perdendoci nei dintorni di terra lavica e bagnandoci dell’acqua che con la forza esplosiva risale dalla cascata fino a noi.

Quindi ci siamo diretti a Hljóðaklettar, per altri 5,5 km di camminata lungo il Canyon di rocce di rocce basaltiche.

Una rapida visita a Grjótagjá, una piccola grotta lavica al cui interno riposa quieta una fonte termale di acqua calda dal meraviglioso colore azzurro blu.

Alle ore 18.14 decidiamo di non essere ancora abbastanza stanchi e quindi ci regaliamo altri 5 km di camminata nel cratere del vulcano Hverfjall (che in lingua islandese significa: Monte della sorgente calda). Un’impressionante passeggiata ad anello sul bordo del cratere mentre il sole iniziava a calare con la vista sull’azzurro del Lago Myvatn e il rosso delle colline circostanti. Un panorama sconfinato che non sono riuscita a paragonare a nient’altro.

Al calar del sole rientriamo al nostro campo base presso il famoso Lago dei moskitos (Myvatn) famoso per essere popolato da persone con la retina in testa per sfuggire all’insistenza di questi malefici insetti (ndr. Michele ha comprato la retina già ieri e la sfoggia con orgoglio appena un insetto compare nei suoi dintorni).

La triade formata con Clara e Fabio non arrendendosi ancora la stanchezza quotidiana esplora la piccola cittadina di Reykjahlid a pochi passi dal campeggio.

Ore 21.18, siamo rimasti io e Clara a gelare di fronte al lago in attesa che il sole finisca di tramontare per poi concederci finalmente una meritata doccia (lusso non scontato in questo viaggio).
Arriva un messaggio da Matteo “A chi interessa, riso del prof (pomodorini, zucchine e funghi) a disposizione nel locale mensa.
Cena a lume di candela inclusa.”
Amen. 

Avventure nel Mondo

24-25 Agosto

Smontiamo la tenda giusto un attimo prima che inizi a piovere.
L’obiettivo di oggi è arrivare a sud, il viaggio sarà lungo ma abbiamo un paio di soste per spezzare il viaggio.
La prima sosta è allo Stuðlagil Canyon. Complice il mal tempo non ci fermiamo a camminarci ma ci accontentiamo di una rapida vista panoramica all’acqua azzurra che scorre in mezzo al canyon scavato nel basalto dalla sua forza.
Si continua a guidare e il paesaggio improvvisamente cambia da sabbioso, desertico e vulcanico a boschivo e più rigoglioso.
Alla pausa concordata supermercato e bagno mentre io conosco Jorge, geologo di Barcellona che mi suggerisce un campeggio di stanotte e insiste per comprarmi un cappellino (boh), Fabio viene investito dal carrello di un islandese mentre Matteo e Nadia comprano una simpatica tazza dell’Islanda al prof che finalmente da oggi smetterà di bere nel suo pentolino.
Si riprende la strada tra asfalto, sterrato, pioggia e nebbia fino ad arrivare all’attacco del Trek che porta alle due cascate Litlanesfoss e Hengifoss.
Dacci oggi Sergio il nostro trekking quotidiano.
Vedere delle cascate con la pioggia e la nebbia è sempre un esperienza. Soprattutto quando cammini tra fango e acqua per arrivare in fondo e non vedere niente.
Perlomeno ho inseguito le mie prime pecore islandesi disponibili al gioco.
Strada, strada e ancora strada. Tra fiordi e nuvole basse in un su e giù infinito di sterrati, alberi, fiordi, oceano e montagne.
Esausti, nel tardo pomeriggio facciamo una breve concordata pausa in un bar fatiscente lungo la strada dove Matteo ci delizia suonando la chitarra e affascinando barista e avventori.
L’ultima tappa del giorno è all’Hvalnes Nature Reserve Beach. Il paesaggio che si apre davanti a noi è incredibile. Una cartolina in cui i sassi e la sabbia nera portano all’oceano da cui all’improvviso sbuca un delfino mentre alle spalle sbuca una montagna popolata da uccelli dal canto allegri e delicato.
Ripartiamo per la nostra meta finale.
Le nere montagne alla nostra destra ci guardano seminascoste e abbracciate dalle nuvole, mentre il mare a sinistra riflette l’iridescenza perlata delle nuvole che nascondono il sole mentre inizia a tramontare. Sembra magico mentre scorrono davanti ai nostri occhi cavalli maestosi che fissano l’oltre dell’oceano dinnanzi a loro. Nel cielo volano stormi, e pecore particolarmente socievoli e pacifiche ci attraversano la strada.
Anche oggi è stata una giornata meravigliosa. Piena di bellezza, meraviglia e avventura. 

Nonostante il freddo, l’umidità, il vento, la pioggia sono giorni in cui ormai dormo come un angioletto.
Dopo la cena che il leone Chiara ci ha preparato ieri sera soprattutto. Solo lei possiede il superpotere di cucinare 2kg di pasta in pentolini e fornellini da campeggio quindi è diventata la cuoca ufficiale del gruppo per la gioia di tutti.
Siamo quasi alla fine e siamo tutti esausti, puzzolenti, bagnati, infreddoliti e stanchi.
Dopo aver smontato le tende bagnate dall’umidità si riparte attraversamdo neri deserti popolati da pecore finché alla nostra vista appaiono i ghiacciai.
La prima tappa dell’on the Road quotidiano è un Trek di 8 km al lago glaciale Fjallsárlón nell’estremità meridionale del ghiacciaio islandese Vatnajökull. La cartolina è composta dal lago riempito di iceberg che ne coprono la superficie; sullo sfondo troneggia il vulcano Öræfajökull (più grande vulcano attivo e al tempo stesso della vetta più alta dell’Islanda). A rendere il tutto ancora più bello, il silenzio dei dintorni; siamo soli, padroni del nostro spazio e tempo (per una volta facciamo con calma), fuori dalla massa dei turisti.
A breve distanza siamo spettatori di un altro spettacolo della natura che mi resterà impresso per sempre.
Ecco Jökulsárlón, il più grande lago di origine glaciale dell’Islanda.
La corrente entra e esce dal mare al lago spostando in una danza i numerosi frammenti di ghiaccio che stupiscono per i loro colori che vanno dal turchese al blu profondo, ma anche giallo (ndr. per il solfuro di origine vulcanica), nero (per colpa delle cenere), e ovviamente bianco, in diverse tonalità. Una decina di foche partecipano alla danza.
Alle sue spalle ci meraviglia Breiðamerkursandur, Diamond Beach, la spiaggia dei diamanti, che deve nome e fama ai scintillanti iceberg che la raggiungono dopo essersi separati dal ghiacciaio Vatnajökull e creano un ipnotico contrasto con la sabbia nera della spiaggia vulcanica.
Iceberg e pezzi di ghiaccio qui assomigliano a piccoli diamanti le cui tonalità variano dal bianco brillante al blu intenso a bellissime sfumature turchesi.
Sono le 17 e siamo esausti ma ci fermiamo per un altro piccolo trek che ci porta ai piedi del ghiacciaio Vatnajökull.
A sera inoltrata arriviamo a Vík í Mýrdal l’insediamento abitato più meridionale dell’Islanda che dista 70 km dall’insediamento più vicino.
La doccia si salta anche stasera e la vestizione ormai si fa a suon di “non puzza tanto quindi va bene”, il termine di paragone sono i calzini mortiferi di Clara quindi quasi tutto è concesso. 

Avventure nel Mondo

26-27 Agosto

Se ci fosse giustizia in questo mondo credo che me la meriterei sempre una giornata così.
Alla mattina andrei a passeggiare in spiaggia come oggi a Vik.
Il sole risplendeva sulla sabbia nera mentre le onde si rinfrangevano sugli scogli. Sulla scogliera volavano gabbiani e puffin che spiccavano il volo battendo velocissimi le alette nere mentre in acqua giocavano le foche. All’improvviso un’orca è passata a salutare con la sua enorme pinna nera.
Poi prima di pranzo per farsi venire fame potrei andare a fare una passeggiata verso un ghiacciaio, come al myrdalsjokull per esempio.
Vedrei il ghiaccio bianco e nero che si interrompe in un lago e lentamente si scioglie, mentre alle sue spalle si scorge la sua immensità. Ma poi sarei triste pensando che il myrdalsjokull è arretrato di 1,5km dal 1930 e quindi forse sarebbe meglio proseguire.
Al pomeriggio sarebbe da rinfrescarsi da una bellissima giornata di sole sotto agli spruzzi delle cascate.
Guardare gli arcobaleni di Skógafoss, bagnarmi completamente attraversando Seljalandsfoss, guardando il panorama attraverso i suoi flutti e sentire la forza del vento ammirando la potenza di Gullfoss.
Poi per vivere un’emozione sarebbe da vedere la potenza della terra che sprigiona da Geysir.
A completare la giornata ci vorrebbero un bel tramonto, una tenda in un bel prato e una piscina termale da condividere con degli amici.
Ci vorrebbe una giornata così, una giornata come oggi. 

Un po' di numeri
16 giorni
2781 km in auto
12 compagni di viaggio
59 km di trekking Landmannalaugar Trail trek
212,17 km tot. camminati in Islanda
12 Notti in tenda
8 Docce tot.
-7°C temperatura minima
+17°C tempera massima
Infinite Chiappe di pecore
3 Guadi
Non abbastanza Cavalli liberi
5 Cene a base patatine
1 Divani abbandonati panoramici
 2 bagni nelle Hot tube termali
 Infinite +1 Cascate
 1 Notte con Aurora boreale
 0 Balene, orca 1
Tanti Puffin, foche, delfini
Infiniti Snack

Cose che ho imparato dall’Islanda:
– L’acqua calda è un bene prezioso (dai rubinetti potrebbe uscire acqua termale solforosa o gelida. È un terno al lotto).
– se fa freddo ospita qualcuno nella tenda. 3 Is meglio che 2. Si sta più caldi e ci si diverte di più .
– Il gruppo perfetto di viaggio è composto da massimo 4 persone (in caso di tempeste, freddo polare, pioggia etc si trova riparo solo per 4)
– in caso di pioggia non dormire dal lato della porta della tenda
– in caso di guado di fiume gelido rivestirsi immediatamente senza pensare alla perdita di sensibilità delle gambe.
– In caso di guado con altezza superiore al ginocchio togliere i pantaloni e procedere in mutande.
– La radio islandese o emette rumore bianco o suona Gloria di Umberto Tozzi o trasmette dj che parlano per ore in islandese di chissà cosa.
– il golf è sicuramente sport nazionale, due campi cada abitante
– le pecore islandesi sono poco amichevoli.

Ma soprattutto mi sono ricordata cos’è il silenzio e che rumore fa il vento.
Ho visto il nero della lava e il giallo-verde degli incredibili prati di muschio.
Ho visto il cambio di luce a ogni passaggio di nuvole, quasi sempre sotto un cielo tempestoso.
Ho visto l’aurora ad agosto ballare flebile nel cielo.
Ho visto ghiacciai e iceberg e pregato che possano avere ancora lunga vita.
Ho visto cavalli e pecore selvagge correre felici guardando panorami da favola.
Ho visto ghiaccio, fuoco, fumo, nebbia, sole e pioggia.
Mi sono emozionata e meravigliata, ho pianto, sorriso, riso di gusto, corso, camminato e saltellato.
Il paradiso non mi interessa più. Ci sono già stata.