L'Isola che non c'è
Una foto. Sì, una foto vista di sfuggita su Internet che mostrava una levadas, un mondo verde che non avevo mai visto con sentieri fiancheggiati da canali in un paesaggio lussureggiante.
La curiosità è stata così forte che ho iniziato a documentarmi per scoprire cosa fossero mai.
Questo è stato l’input per andare a conoscere di persona come fossero le levadas e per chi ama la natura e camminare, devo dire che è un vero paradiso!
Uno sguardo dall’alto, con le punte aguzze delle montagne e i profondi canyon, mettono subito in moto la fantasia.
Forse è ciò che resta della leggenda di Atlantide e chissà se quello che vediamo oggi ha fatto parte del mitico regno scomparso!
Madeira e le sue isole sono state una vera scoperta, in mezzo all’oceano Atlantico, soggette a perturbazioni continue che rendono l’isola principale una sorta di eden per chi lascia le zone antropizzate del sud dell’isola per addentrarsi al centro e al nord dell’isola.
Tutti abbiamo sentito parlare di Madeira come dell’isola giardino, dell’isola dell’eterna primavera… tutto vero, però se andiamo a guardare un po' la sua storia debbo dire che si resta perplessi.
Le isole Canarie quando sono state riscoperte nel 1200 erano già abitate e le Azzorre erano già conosciute dai cartaginesi. Madeira invece è rimasta lì nell’oceano senza insediamenti umani.
Ma com’è possibile che un’isola così grande sia rimasta sconosciuta per così tanti anni!? Questa è l’isola che non c’è, infatti nessuno ne conosceva l’esistenza fino al 1351 quando una carta nautica fiorentina ne riporta l’indicazione definendola l’isola del legname, totalmente disabitata, senza storia.
La sua storia umana inizia nel 1418-1419 e saranno i portoghesi Zarco e Teixera che la scopriranno casualmente a seguito di un naufragio sull’isola di Porto Santo nel 1418.
Però solamente l’anno successivo arriveranno a Madeira e da quel momento inizierà la colonizzazione portoghese con l’arrivo dei primi migranti che si insedieranno nella parte sud dell’isola.
Madeira e le isole che la circondano sono di origine vulcanica e geologicamente sono nate nel Miocene da una fessura del fondale oceanico con conseguente fuoriuscita di lava che hanno iniziato a costruire le basi delle isole. Quelle che noi vediamo oggi sono solo ciò che resta dei coni vulcanici erosi da fenomeni atmosferici nel corso dei millenni.
L’isolamento ha permesso a quest’isola di conservare una vegetazione quasi primordiale. L'unica foresta di grandi dimensioni rimasta al mondo è quella di Laurissilva, tra le montagne vulcaniche di Madeira e dal 1999 è diventata patrimonio mondiale Unesco.
Noi siamo andati a scoprire queste meraviglie naturali seguendo le levadas che percorrono tutta l’isola formando un organizzatissimo sistema di irrigazione sviluppato per distribuire l’acqua piovana e l’acqua delle sorgenti dalle regioni più umide della parte centrale dell’isola a quelle più secche del sud, con uno sviluppo di circa 2.000 km e 50 km di tunnel.
La parola portoghese “levada”, deriva dal verbo “levar” che significa proprio portare.
Credo sia l’unica opera ingegneristica al mondo realizzata dall’uomo a colpi di picconi nella roccia lavica, un durissimo lavoro svolto stando legati con funi alle montagne.
In particolare serviva per portare l’acqua dalle montagne ai campi di canna da zucchero e ai bananeti. Un’opera ciclopica iniziata nel XV secolo e terminata nel XX secolo, ora soggetta a un’attenta manutenzione in quanto ancora oggi utilizzata per irrigare le coltivazioni.
Questi piccoli canali, profondi dai 50 ai 100 cm. e larghi mediamente 40 cm. sono stati rivestiti inizialmente in legno, mentre solo negli ultimi anni sono stati rivestiti in cemento per renderli maggiormente impermeabili e ridurne le perdite. Importante è sottolineare che sono tutti fiancheggiati da un sentiero destinato alla manutenzione del canale stesso.
Nonostante la loro origine fosse per scopi principalmente agricoli e industriali, le levadas di Madeira rappresentano oggigiorno una delle principali attrazioni dell’isola.
Il governo madeirense le ha dotate di corrimani con cavetti in acciaio per mettere in sicurezza i passaggi più esposti così da permettere a chiunque di raggiungere punti dell’isola altrimenti inaccessibili.
Con la levada Pr 9 si raggiunge prima il “Caldeiro Verde” e proseguendo il “Calderio do Inferno”.
Sono camminate nella natura circondati dall’acqua che è sopra, sotto, di fianco, tra felci giganti e cascate, e poi muschi, licheni, erica e i grandi alberi di alloro… qui tutte le tonalità del verde sono presenti.
Stesso paesaggio bucolico si trova facendo la “levada delle 25 fonti” dove si incontrano piante giganti di erica che piegate dal vento formano dei tunnel sotto i quali si svolge il trekking.
Arrivati alla fine del sentiero eccoci di fronte il laghetto che ospita le 25 fonti/cascate che scendono dalle ripide montagne, che dire… la natura non ha eguali!
Poi ci sono i profumi dei fiori e delle piante, noi siamo stati in primavera e abbiamo trovato la mimosa e le ginestre fiorite, macchie gialle tra il verde delle foreste, frofumatissime.
Tante sono le levadas percorribili, dalle più semplici alle più impegnative, dalle attraversate ai giri ad anello, ci sarebbe da camminare per giorni e giorni senza mai rifare lo stesso percorso. Abbiamo camminato veramente tanto, ma nessuno dei compagni di viaggio ha mai sentito la stanchezza, i trek sono diventati delle piacevoli passeggiate tra amici ed è talmente bello il paesaggio da mettere in armonia il corpo con lo spirito.
Oltre alle levadas ci sono anche le veredas, ovvero sentieri per camminare – simili ai nostri - che anticamente venivano utilizzati dagli abitanti per raggiungere zone impervie o terreni coltivabili vicino all’oceano non collegati da strade carrozzabili. Normalmente sono più impegnativi perché più esposti, e anche qui i paesaggi sono altrettanto accattivanti.
Oltre alla “vereda di Ponta Sao Lourenco” che è imperdibile per la sua unicità, tante altre sono da fare e diverse sono dotate di ovovia. In questo modo chi non se la sente può fare la discesa sul sentiero e ritornare con ovovie da brivido che salgono quasi in verticale con panorami sull’oceano.
Direi che Madeira si può tranquillamente considerare un paradiso per i trekker.
Come dicevo prima la maggior parte dell’acqua delle levadas viene dirottata nella parte sud dell’isola per l’irrigazione delle coltivazioni. Andiamo a scoprire per cosa e come viene utilizzata l’acqua ancora oggi.
Tutti i terreni di Madeira, anche dei piccoli fazzoletti di terra e con pendenze rilevanti, sono coltivati manualmente e le maggiori produzioni sono la canna da zucchero, le banane e il vino Madeira.
La canna da zucchero è stata importata dalla Sicilia e già nel 1456 si registrava la prima esportazione di zucchero di canna. Per l’isola queste produzioni sono talmente importanti che ogni casa a Madeira ha un suo giardino/orto dove immancabilmente troviamo sia la canna che le banane. Tanta ricchezza ha portato il commercio dello zucchero nei secoli passati quanto ora la sta portando il rum prodotto con lo stesso zucchero. Siamo andati a vederne una di fabbrica dove gentilmente ci hanno lasciato curiosare tra i macchinari.
La primavera è il momento della raccolta della canna da zucchero e c’è gran fermento nell’ “Engenhos do Norte”. Operai che scaricano le fascine di canne che vengono meccanicamente trasportate sui nastri ai macchinari che le sminuzzano e le tritano, così da farne uscire il dolce succo e il residuo fibroso verrà poi utilizzato come combustibile nella fabbrica stessa. Un lavoro frenetico e incessante avvolti dal profumo zuccheroso della canna.
E’ stato molto interessante vedere le varie fasi della produzione, dalla triturazione della canna sino alla fermentazione e all’invecchiamento nelle botti. Ovviamente visita con degustazione finale!
Sempre nella parte sud, anche le coltivazioni di banane sono molto estese e abbarbicate alla montagna e anche loro hanno bisogno dell’acqua delle levadas. Nella zona di “Madalena do Mar” c’è una levada con annesso sentiero che scorre nei bananeti e che non ci siamo assolutamente fatti mancare! Belle e particolari le piantagioni, nulla a che fare con le coltivazioni su grande scala della Del Monte mi viene da pensare! Qui l’uomo cura amorevolmente e manualmente ogni singola pianta di banane e quando il casco è a un buon punto viene avvolto in sacchi blu per preservarne l’integrità e per favorirne la maturazione. Mediamente ogni casco di banane pesa sui 100 kg. Le banane prodotte a Madeira vengono per la maggior parte vendute in Portogallo, solo una piccola parte resta sull’isola per il consumo locale.
Siccome la curiosità è sempre tanta, il nostro bravo autista ci ha portato anche a vedere la preparazione delle banane per la spedizione. Questi enormi caschi che arrivano sui camion vengono prima appesi a una sorta di corrimano elettrico che li porta a fare la doccia per la pulizia, poi vengono soffiati per liberarli dall’acqua ed infine, una volta sganciati i caschi, questi vengono separati in blocchi di una decina di banane l’uno e inscatolati, pronte per essere degustate. Anche noi non ce le siamo fatte mancare!
A Madeira la cucina è l’altra sorpresa: buonissima ed economica.
Tanti sono i piatti tipici, come ad esempio il pesce espada (che però non ha nulla a che fare con il nostro “pesce spada”).
E’ un tipico pesce che vive solo in questi mari molto simile alla nostra spatola ma molto più lungo e grande. Ha un sapore delicato e con poche spine.
Viene servito cucinato in ogni modo, ma quello migliore per gustarlo è fritto con le banane.
Ovviamente la base della cucina è il pesce che sanno cucinare veramente bene, noi abbiamo cambiato ristorante tutte le sere e in tutti abbiamo sempre mangiato benissimo senza spendere mai oltre i 20 euro per una cena.
Ma innanzi a tutto come particolarità culinaria troviamo il pane, chiamato il “bolo di caco”. Si tratta di un pane fatto con farina e patate dolci, servito croccante e caldo.
Tagliato a metà viene farcito con burro, prezzemolo e aglio. La prima volta che ce lo hanno servito l’abbiamo guardato con sospetto, ma dopo non potevamo farne a meno, è buonissimo!
Madeira è diventata nei secoli il “buen retiro” di facoltosi inglesi che con il commercio e produzione del vino Madeira si sono arricchiti e hanno costruito delle imponenti “quinte” ovvero case in stile immerse in parchi immensi abbelliti con piante tropicali. Alcune di queste quinte sono diventate hotel di lusso e altre parchi pubblici.
Nel passato hanno ospitato personaggi famosi, come Napoleone Buonaparte durante la navigazione verso l’esilio di Sant’Elena oltre che all’ultimo imperatore d’Austria Carlo I° che qui morì in esilio 100 anni fa, il 1° aprile del 1922.
A due ore e mezza di navigazione da Madeira c’è l’altra isola che fa da contraltare, “Porto Santo”. Tanto verde la prima, quanto arsa e brulla la seconda. Veramente gli alberi c’erano anche qui, ma un disboscamento selvaggio l’ha resa spoglia e oggi ci regala la sua nudità con magnifici panorami.
Una spiaggia dorata lunga 8 km, colonne di basalto e un piccolo deserto, un mix che la rende un piccolo gioiellino tutto da scoprire. In un viaggio a Madeira almeno due giorni bisogna dedicarglieli.
Porto Santo è piccolina ma all’avanguardia nel settore delle energie rinnovabili. Le sue dimensioni sono state perfette per farla diventare un laboratorio per sperimentare un futuro “smart”, alla ricerca di soluzioni per migliorare l’efficienza energetica, l’economica circolare, la mobilità elettrica e condivisa. C’è un progetto in corso che si chiama “Smart Fossil Free Island” che vuole fare di Porto Santo la prima Smart Island europea a liberarsi dalla dipendenza dei combustibili fossili.
Questo progetto finanziato da una nota casa automobilistica punta all’uso di batterie di seconda vita, al cosiddetto smart charging. Non solo questo progetto ma anche una produzione di energia da coltivazione di alghe per creare biomasse renderanno Porto Santo la prima isola green.
Natura, colori e sapori di queste isole al largo delle coste africane, un pezzo di Europa con picchi oltre i 1800 mt. con folte foreste e maestose scogliere.
Un viaggio bello e ricco in compagnia di simpatici viaggiatori, Daniela, Margherita, Tiziana, Piera, Cristina, Mario, Sergio e Giorgio.
È a loro che va il mio grazie per questa bellissima Avventura!
Laura