Il nostro Giappone a 34 occhi
Questo non è un diario di viaggio, è il NOSTRO Giappone, così come è stato visto da 17 illustri sconosciuti che si sono incontrati all’una di notte all’aeroporto di Doha, davanti ad un enorme pupazzo di peluche. Qui, tra il piacere di ritrovarsi con vecchi compagni di viaggio e la curiosità di conoscerne altri con i quali condividere tutto, proprio tutto, nei successivi sedici giorni, qui è cominciata l’avventura di un gruppo estremamente vario ed eterogeneo da tutti i punti di vista. Ognuno di noi visita un paese con le proprie aspettative, con il proprio bagaglio culturale, con il proprio stato d’animo, e lo vede in un certo modo ... con i suoi occhi. Essere parte di un gruppo variegato per età, per esperienze, per abitudini, per tutto, consente di CONDIVIDERE impressioni, sensazioni, pensieri e guardarsi intorno con un campo visivo molto più ampio. Se avessi visitato il Giappone da sola o con qualche amico simil-me, avrei sicuramente avuto un quadro diverso, più limitato; non sarei mai entrata una sera in un karaoke di Tokyo, non avrei notato tante sfumature e tanti aspetti che invece hanno visto gli occhi dei miei compagni di viaggio, e tanti problemucci e scaramucce con i compagni di viaggio diventano insignificanti rispetto a tanto valore aggiunto!! Grazie ad Avventure nel Mondo per avermi dato la possibilità di viaggiare con un gruppo “sgangherato”, coì come è stato definito da una compagni di viaggio! Grazie ai miei 16 compagni di viaggio per aver condiviso questa esperienza!
Giappone di Claudio Vettori
Giappone, Giappone, Giappone: possiedo due dei trentaquattro occhi che lo hanno visitato. Io ci sono finito per due motivi: per mia moglie, che lo desiderava, e per la bravura della nostra Paola, che avevamo conosciuto in un precedente viaggio con Viaggi Avventure nel Mondo. Questo per dire che non era il mio massimo desiderio andare in Giappone. Ho uno spirito più avventuroso che ama stare a contatto con la natura, meno moderno e poco cittadino. Ma alla fine mi sono ricreduto: ho scoperto un Paese unico e socialmente più che invidiabile e non solo per la capacità di questo popolo di essere sempre serio (in senso positivo), coerente e preciso; c’è anche una buona dose di misticità correlata alla vita di tutti i giorni. Ciò si vede non solo negli innumerevoli templi ma anche nel quotidiano. C’è la sensazione che quello che conta è l’unità di un popolo, il considerarsi partecipe in modo diretto al benessere dei propri simili e non per un ideale ultra terreno ma attuale e sincero. Sì, sono tutti seri, convinti, coerenti e disponibili. Grazie Giappone, mi hai insegnato molto. Grazie moglie che mi hai voluto con te. Grazie Paola che mi hai invogliato a partire.
[...] "prodotti necessari per lavarsi (non si può entrare nelle vasche se non si è ben puliti!)"
[...] "i maschi sono in ambienti separati"
[...] "si entra completamente nudi"
Onsen di Gilberta Pompermaier
Siamo partiti di venerdì, siamo in 17 ed è il giorno 17!!! Speriamo ci porti fortuna!!! Ora al rientro ho mille immagini, città, templi, momenti, persone, cose che devo ancora riordinare, ma di una cosa sono certa: il Giappone è molto più di quello che immaginavo e l’Italia al rientro mi è parsa così antica. L’impatto con Tokyo è stato da cartolina: all’atterraggio il Giappone ci ha accolti con un tramonto infuocato (o era l’alba?!).
Con il fuso e 18 ore di volo con scalo a Doha non riuscivo quasi a collocarmi nell’ora locale. Fra le mille cose che ho visto mi piace ricordare gli Onsen, i bagni termali giapponesi. Si trovano un po’ dappertutto visto che il Giappone è una terra vulcanica. Quando si accede agli Onsen esiste un rituale che si deve rispettare e che io ho imparato, osservando e copiando le giapponesi (i maschi sono in ambienti separati): si entra completamente nudi, si passa per uno spazio adibito alla pulizia del corpo dove si trovano la doccia e tutti i prodotti necessari per lavarsi (non si può entrare nelle vasche se non si è ben puliti!). Infine ci si immerge in queste acque calde e fredde e si assapora a fondo questa piacevole usanza (che non ha niente a che fare con i nostri centri benessere!)
Quando si esce dalle vasche, si trova una postazione per asciugarsi dove c’è di tutto: la sedia dove asciugarsi con il phon comodamente, creme, lozioni, prodotti che non sapevo nemmeno a cosa servissero e persino la piastra per i capelli. Insomma, una vera coccola e puro relax! Ma gli Onsen non sono l’unica particolarità. Il Giappone è un Paese ricco di cose da vedere, conoscere e scoprire. Sui treni quando il controllore entra ed esce dallo scompartimento ti fa l’inchino e ti saluta; nelle stazioni delle metropolitane c’è un ordine mai visto prima: tutti si mettono in fila, sia sulle scale mobili che mentre aspettano la metro (c’è persino il segno dei piedi per terra dove ci si deve mettere per attendere di salire, ovviamente non prima che le persone siano scese dal treno!); per strada non si può fumare, è consentito solo in appositi spazi e nei locali (anche se in realtà non ho visto molti giapponesi fumare). Si, questo Giappone mi piace: pulito, ordinato, non ci sente insicuri per strada, anche se per comprenderlo ci devi vivere. Devo dire che alla fine la fortuna ci ha accompagnati, visto quello che è successo a pochi giorni dal nostro rientro: tifone e terremoto proprio nei luoghi dove eravamo noi. Ciao Giappone! Ti terrò come un caro ricordo nel mio cuore. Grazie Paola (la nostra coordinatrice), grazie compagni di viaggio.
Geishe di Viviana Orisio
Esistono delle bolle di sapone particolari a Kyoto: si chiamano Geishe. Sì, perché pur essendo in carne ed ossa, sono lucenti e colorate come le bolle con il loro trucco bianco, nei loro colorati kimono. Sembrano galleggiare leggere sui loro zoccoli e volare via veloci e silenziose quando circondate dal flash indiscreto del turista. Ed io come una bambina rimango emozionata a bocca aperta a guardarle sognando di poter librare insieme nel loro mondo di tradizioni ma con la ferma certezza che presto scompariranno in qualche taxi o in qualche casa da tè in compagnia di qualche ricco signore. Mi siedo a tavola davanti ad un gustoso piatto di sushi, ma pronta a scattare fuori dal locale ad ogni minimo avvistamento di queste splendide bolle di sapone giapponesi.
Japan di Davide Balestrieri
È stato un viaggio on the road fantastico per la varietà dei luoghi visitati e mezzi utilizzati. È stato sudore. Visitare il Giappone in lungo e largo vuol dire passare molto tempo, tantissimo tempo in metropolitana, tram e treno. I Giapponesi non urlano nei luoghi pubblici, restano in fila ordinati, rispettano il proprio turno e lasciano il posto appena sale un anziano. Sono connessi con lo Smartphone al mondo H24. La temuta gelida aria condizionata diventa un’alleata in molti momenti della giornata. La puntualità dei mezzi lascia perplessi e la pulizia degli stessi è talvolta imbarazzante. Benedette siano le numerose vending disseminate su tutti i binari, sempre ben fornite, che vendono bibite fresche. I movimenti, gli sguardi e le gesta delle persone che affollano questi mezzi mi affascina. Un altro mezzo di locomozione molto utilizzato sono le gambe: 200 km percorsi a piedi.
Pensieri di Ivana Ferretto
Mi sono trovata in un gruppo sgangherato con tempi e aspettative diversissimi tra loro. Tutti andavano in direzioni diverse con tempi diversi a fare cose diverse ma ci hanno pensato il Giappone e i giapponesi a rimettere in ordine il tutto. Molti del gruppo hanno spiegato le emozioni, le sensazioni e le esperienze fatte in questo paese sensazionale, che condivido in pieno, che ci ha fatto tornare in Italia, a Milano, tutti in fila sulla scala mobile senza renderci quasi conto che eravamo già cambiati.
Il Giappone visto da me di Francesca Napoli
L’assenza del presente: Giappone un paese che vive tra passato e futuro. Quello che ricorderò del Giappone è l’estrema contraddizione tra passato e futuro, che in questa terra, convivono contemporaneamente, annullando la dimensione temporale del presente. La prima impressione che ho avuto, mettendo piede in Japan, è stata quella di sentirmi proiettata nel futuro: metropoli super mega galattiche, grattacieli dalle architetture futuristiche, robot con cui interagire, treni proiettile dall’imbarazzante puntualità, wifi e tecnologia all’avanguardia ovunque (persino nel wc), perfezione e pulizia degli ambienti, rispetto assoluto di spazi e persone, brulicare discreto della fiumana umana. Il Giappone è questo … Ma è anche l’esatto contrario! Infatti esiste un Giappone in cui ti senti proiettato al di fuori di una dimensione temporale reale, ma questa volta facendo un tuffo nel passato! E qui troviamo i ryokan, piccole casette di legno con le pareti in carta di riso; le geishe, donnine minuscole vestite e truccate come bamboline di porcellana; i templi invasi dal profumo d’incenso, dove predomina la spiritualità; i giardini zen, che ti invitano alla meditazione; gli onsen, che sono un toccasana per il corpo ma anche per la mente. Luoghi in cui impari ad amare il silenzio, la contemplazione, dove puoi percepire solo suoni e rumori della natura, dove resti ipnotizzato dal cinguettio degli uccelli, dal dolce scroscio dell’acqua, dal fruscio del vento tra la vegetazione. Tutto è così curato nei minimi dettagli da sembrare finto! Non mi è sembrato di fare un viaggio … mi è sembrato di farne due: uno nel passato e uno nel futuro!
Design in Giappone di Fabio Marinelli
Se non si dimostra di possedere uno spazio privato dove parcheggiare, qua in Giappone non possono venderti l’auto. E così l’aerodinamica che ha da sempre condizionato il design dei veicoli ha lasciato il posto alla razionalità. Razionalità = spazio = volume = auto a forma di scatola. Per ora le citycar. Chissà se la tendenza si estenderà alle classi superiori.
Cibo di Chiara Capigatti
Tra i tanti ricordi di questo viaggio stupendo e ricco di emozioni mi ricorderò i sapori vari e particolari di un paese unico. Il primo giorno sono stata in un ristorante tipico al mercato del pesce di Tokyo; la cosa che mi ha colpito di più è che, pur essendo da sola, mi sono sentita subito in compagnia, accolta con un saluto da tutti i cuochi della grande cucina a vista, che mi hanno preparato al momento uno splendido sushi e sashimi di tonno in tutti i suoi tagli e varietà, cosa difficile da trovare in Italia, ottimo e bellissimo da vedere; i cuochi poi mi hanno offerto molti pezzi di sushi fresco e salutato alla mia partenza con un sonoro ringraziamento tipico in Giapponese. Nei giorni successivi siamo stati in diversi ristoranti e la cosa più particolare è che, pur essendo in grandi città, all’interno del ristorante eravamo in piccole stanze private con il tavolo basso e le porte in legno e siamo stati serviti con l’ospitalità e la gentilezza che solo in Giappone ho trovato; mentre i giapponesi di solito sono molto riservati e rispettosi della privacy del prossimo, nei ristoranti puoi vedere la convivialità di un popolo sempre in bilico tra i suoi rituali legati al passato e la modernità. Oltre all’onnipresente sushi e sashimi abbiamo assaporato ottimi ramen e noodlese e soba e tempura, la tipica frittura giapponese, piatti in cui aspetto e sapore hanno uguale importanza, in cui equilibrio di gusto e aspetto sono complementari. E come dimenticare le cene in kimono nei ryokan con i tavolini bassi pieni di piattini e ciotoline, che quasi dispiace scomporre e toccare, da fotografare oltre che da mangiare, e le bottigliette di sakè, coloratissime, uno squarto finale delle nostre cene. Infine, un capitolo a parte andrebbe scritto sugli immancabili Seven11 e sulle macchinette che trovi ovunque in Giappone e che per noi turisti rappresentano spesso una comoda e utile alternativa, fornitissima di tutto, con piatti espressi tipici ma anche ottime insalate e altro, tutto a prezzi assai competitivi con l’immancabile sushi e gli splendidi lunch box per il treno che, come nei cartoni animati con tanto di bacchette, ti fanno sentire un po’ giapponese, mentre al finestrino nei velocissimi treni osservi i favolosi paesaggi di un paese magico e in continuo movimento. Il Giappone, un viaggio nel viaggio.
La metropolitana di Tokyo di Irma Bassetti
[estratto da Lettere dal Giappone] Oggi è stata una giornata caldissima all’insegna di innumerevoli scarpinate su e giù da metropolitane, treni e autobus. Questo modo di viaggiare è più stancante rispetto alla macchina, ma indubbiamente ti rende un po’ meno turista e un po’ più viaggiatore. Se mi fossi mossa in macchina a Tokyo avrei perso quell’osservatorio ricchissimo e insostituibile per cogliere alcuni aspetti del Giappone, che è appunto la metropolitana. Ungaretti descriveva i suoi fiumi: il Nilo che lo aveva visto nascere, la Senna a Parigi dove aveva vissuto per molto tempo... l’Isonzo nel quale ora si è bagnato per purificarsi dagli orrori della guerra. Di questo mi sono ricordata quando, a 50 metri sotto Tokyo, ho visto scorrere fiumane veloci che però non sono fatte d’acqua, ma da un formicaio umano che non sosta mai: oltrepassa barriere, viene da dietro, ti supera, ti taglia la strada, ti viene incontro, sopraggiunge da destra, da sinistra, in diagonale. Sono i fiumi dei milioni di formiche giapponesi in marcia silenziosa e perenne verso il perenne obiettivo del lavoro: un grigio proletariato impiegatizio con gli occhi spenti. Laggiù si è immersi in un vero e proprio traffico dove gli scontri sono quasi inesistenti, nonostante la mancanza di semafori (che nella Tokyo a cielo aperto, quando segnalano il verde per i pedoni, emettono un curioso cinguettio), di vigili o rotonde: è il caos giapponese. Perfettamente ordinato e lubrificato. Come l’ossessione per l’igiene curata centimetro per centimetro per le strade, nei negozi, nei ristoranti e soprattutto nei bagni trasformati in una sorta di tabernacoli digitali. Laggiù nella metropolitana si ‘’ottimizza’’ il tempo: le formiche dormono sui treni, sulle scale mobili, in piedi, sedute, dovunque. L’alternativa è la solitudine del cellulare. Nessuno parla, qualcuno sussurra e, non sia mai, nessuno scoppia in una risata; e come dar loro torto? Che cosa ci sarebbe infatti da ridere? Sotto la capitale giapponese si intersecano più di dieci linee di metropolitane e di treni che vanno a formare un’intricatissima ragnatela rompicapo che però, se ci sai fare, ti porta a destinazione rapidamente e con la precisione di un orologio svizzero. C’è poi un altro vantaggio per chi usa tutti i giorni la metropolitana, quello di riconfermare a se stesso, se ne esce indenne, la propria capacità di resistenza alle intemperie. E’ pur vero che si viaggia al coperto. Sì, ma trascinati da un vortice che, prima ti scaraventa su lunghi tratti da percorrere a piedi con temperature da forni crematori, poi ti introduce di colpo nelle celle frigorifere dei treni per spingerti infine nelle folate violente di venti indecifrabili provenienti da chissà dove. Certo laggiù al coperto non piove, non nevica, non grandina... e queste sì che sono soddisfazioni!!!
Koyasan di Eliana Alvarez
Di tutto il viaggio in Giappone la parte che mi ha colpito di più è stato il santuario di Koyasan, il quale a parer mio è stato come un pezzo paradiso in terra. Secondo me i giapponesi sono un popolo in sincronia con il tempo, la natura e con tanta spiritualità. Lo chiamo paradiso en terra vicino al celo pieno de tanta spiritualità indimenticable.
Sprazzi di impressioni di Claudia Novelli
In mondo perfetto: ordine, pulizia, gentilezza, beh non c’è niente che non funzioni. Il turista immerso nel traffico e in attesa di attraversare la strada, non si spazientisce mai, anzi sorride quando il verde del semaforo si illumina ed una musichetta, o gli uccellini che cinguettano, o il suono del cuckoo lo avvisa che può attraversare la strada. La natura è sempre al centro della vita dei giapponesi, questo in primis per credo religioso. Si percepisce che il rispetto verso questa, dona a questo popolo anche un’invidiabile pacatezza e serenità nell’affrontare la vita e nel modo di condurla. È come se vivessero in simbiosi con quest’ultima, traendone vantaggio l’un l’altra. La natura è perfetta ma i giapponesi amano anche l’asimmetria, l’irregolarità’ delle cose che tentano - anche incartando un piccolo gadget - di riempire in qualche modo per renderla più lineare. L’essenza dell’irregolarità è fondamentale e tu ti lasci piacevolmente catturare e travolgere da questa. Rispetto sia verso la natura, sia verso gli altri. Beh, i giapponesi sono una bella compagine devo dire! È un popolo estremamente moderno e tecnologico lo sappiamo, e nel contempo molto attaccato alle tradizioni che rispettano con fare cerimonioso educato e serioso. Di fronte al quale non puoi non rimanerne tu, turista colpito!
Stretti stretti... tra le braccia di Morfeo di Paola Napolitano
Dormire in Giappone... abbiamo provato quasi tutto... A Tokyo alloggiavamo in un hotel con camere stile europeo e dimensioni stile giapponese, su due lati il letto toccava la parete, sugli altri due c’erano 80 cm di spazio tra il letto e la parete, pochissimo spazio, ma non mancava nulla, proprio nulla ed ogni mattina trovavamo sul letto un bel pigiama bianco in cotone. In montagna, a Takayama, siamo stati in un ryokan, il tipico albergo giapponese con il pavimento in tatami ed i letti tipo futon. Anche qui si cerca di razionalizzare lo spazio, ma in modo diverso: nella camera non ci sono mobili, ma solo un tavolino basso e dei cuscini sul pavimento su cui sedersi; la sera dopo cena la nostra cameretta da tè è stata trasformata in camera da letto, è bastato spostare il tavolino su un lato e sistemare i futon, che erano nell’armadio, direttamente sul pavimento in tatami. Nei ryokan i bagni sono in comune, ma c’è tutto, anche l’onsen! La cena in una sala comune, rigorosamente seduti a terra sul tatami, è stata una delle più belle del viaggio. A Kyoto abbiamo alloggiato in dei miniappartamenti, oramai sempre più diffusi in Giappone per ospitare i turisti; qui lo spazio è stato sfruttato anche in altezza, ogni appartamento aveva due letti a castello, rigorosamente vicini, ma in compenso nella struttura in legno del letto erano inserite varie prese elettriche e due attacchi usb, così che potevamo dormire abbracciati a tutti i nostri dispositivi elettronici, nessuno escluso. Avevamo anche una lavatrice/asciugatrice supermoderna con istruzioni rigorosamente in giapponese, eppure siamo riusciti a fare il bucato! La sorpresa più bella l’abbiamo avuta a Koyasan, dove abbiamo pernottato all’interno di tempio buddista. Le camere erano semplici ed essenziali tipo ryokan, e a ciascun ospite veniva fornito un kimono, che era obbligatorio indossare per circolare all’interno della struttura che era bellissima, abitata dai monaci buddisti, con giardino zen, due onsen di cui un anche con una parte all’aperto in un minuscolo e raccolto giardino zen, con un tempio nel quale alle 6 di mattina abbiamo assistito alla preghiera quotidiana dei monaci… un ambiente mistico e magico che porteremo sempre nei nostri cuori. L’ultima notte doveva essere quella che si preannunciava come la più scomoda, avremmo voluto provare il capsula hotel, ma non avevo trovato posto perché i capsula hotel sono quasi tutti per soli uomini, così ci siamo dovuti accontentare di un cabin hotel, con i loculi leggermente più grandi. La curiosità era forte ed anche questa è stata un’esperienza interessante; la zona donne è separata da quella uomini e le cabine sono allineate in fila in un unico ambiente con un corridoio centrale, ogni cabina ha le dimensioni delle cabine della spiaggia, c’è giusto lo spazio per il letto e per un comodino, e la cabina si chiude solo con una porta a soffietto senza chiavi; è vietato fare rumore, tenere la suoneria del cellulare attiva, ma in questo poco spazio c’è di tutto, pigiama, pantofole, spazzolino, dentifricio, asciugamani …; I bagni comuni, parlo di quelli femminili, sono stati la ciliegina sulla torta di fine viaggio... sembrava di stare in una spa superaccessoriata, con l’ onsen, con una decina di postazioni con prodotti per la cura del corpo di tutti i tipi e delle migliori marche, una goduria noi donne del gruppo ci siamo rimaste due ore!! Cosa è che accomuna tutti i luoghi nei quali abbiamo pernottato? oltre alla necessità di utilizzare al meglio il poco spazio a disposizione? i gabinetti supertecnologici! ogni water è dotato di una tastiera con vari pulsanti, alcuni servono per regolare la temperatura del sistema che riscalda la tazza, altri per i suoni che devono coprire i rumori prodotti durante l’attività di liberazione del corpo, altri per regolare l’intensità ed il getto dell’acqua che esce da un tubicino bidet posto all’interno del water, altri per regolare la musica.
La calma sul monte di Daniele Passannanti
Se volete un luogo di pace e meditazione lontano dalle grandi città illuminate come giganteschi pachinko, brulicante di formiche in pantaloni neri e camicia bianca, allora il monte Koya è il posto dove spendere un paio di giorni. L’esperienza a Koysan è stata quella che più mi ha avvicinato alla comprensione della spiritualità giapponese. È un paese quasi al di fuori del tempo, immerso nella natura di boschi secolari. Vivere per un giorno in un tempio buddista, visitare il cimitero sacro di notte dove risiede da tempo immemore Kobo Daishi impegnato in meditazione in un tempio inaccessibile pieno di fascino occulto e mistero, svegliarsi con il caldo sole dell’alba per assistere ai mantra mattutini dei monaci davanti alla spettacolare armonia dei giardini zen, tornare al cimitero di giorno per vederlo con una “nuova luce” ed ammirare i numerosi templi d’incredibile bellezza che il paese offre. Queste sono le ragioni per cui questo piccolo paese, sconosciuto a molti, è diventato invece indimenticabile per me, un’oasi di calma nella frenesia del viaggio. Della vita.