Avventure nel Mondo

Argentina

fino alla fine del mondo
di giulio seva
foto di giulio seva

La Fin del Mundo è in Patagonia, una terra di Confine, un palcoscenico dove è la Natura incontaminata e straripante l'unica vera protagonista.

Quando pensiamo alla Patagonia inevitabilmente le associamo l'idea del viaggio e dell'avventura; per noi rappresenta un sogno, l'essenza stessa della lontananza e del suo inevitabile fascino.

Nei prossimi giorni ci immergeremo nella selvaggia e impervia bellezza dell'estremo lembo meridionale del continente Americano, attraverseremo un paesaggio che resta lì immutato da secoli, vivendo i suoi silenzi e la sua irrequietezza, tra immense aree selvagge, maestosi ghiacciai e pampas sconfinate. Cercheremo di capire perché Chatwin l'abbia descritta come “un posto dove vivere mentre il resto del mondo salta per aria”.

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Italia / Buenos Aires

La vigilia di un viaggio è un susseguirsi incessante di emozioni, entusiasmo, trepidazione, curiosità e frenesia. A volte nemmeno ci accorgiamo di quanto sia bella la fase che precede una nuova avventura se non quando questa volge al termine e riviviamo con nostalgia quei momenti di attesa.

La Patagonia è un desiderio che tra poche ore si concretizzerà finalmente.

Prima tappa:Buenos Aires.

La capitale argentina è una città che si è sviluppata negli anni in maniera disordinata, fagocitando mode urbanistiche che non le hanno permesso di sviluppare una precisa identità strutturale. Ed è così che accanto a ville coloniali possono sorgere grattacieli in stile New York City o quartieri che ricordano la Vecchia Europa, un connubio di reminiscenze che convivono in armonia tra loro.

Ma Buenos Aires è soprattutto una città che ha lottato, una città che ha sofferto e che soffre tuttora.

Tra le tante visite quella che abbiamo maggiormente apprezzato è stata infatti quella a Plaza de Mayo, simbolo della Rivoluzione che portò all'Indipendenza dalla Spagna e successivamente della lotta per una tanto inutilmente auspicata giustizia da parte delle madri dei desaparecidos. Proprio qui infatti, davanti alla Casa Rosada, sede del governo Argentino, ogni giovedì pomeriggio le madri di Plaza de Mayo, avvolte nel loro caratteristico fazzoletto bianco, si incontrano e percorrono la piazza in senso circolare intorno alla piramide che la domina nel centro. Rivendicano così la scomparsa dei loro figli arrestati illegalmente durante la “guerra sporca”, ossia la dittatura militare che ha straziato l'Argentina tra il 1976 e il 1982.

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Buenos Aires / El Calafate / El Chalten

Atterriamo a El Calafate, cittadina adagiata sulle sponde del Lago Argentino, ritenuta la principale porta d'accesso al Parque Nacional Los Glaciares, il cui nome fa riferimento alla gigantesca calotta glaciale della Cordigliera delle Ande che qui dà origine a decine di ghiacciai ad un'altezza compresa tra i 1500 e i 2000 metri. Siamo in Patagonia, più precisamente nella parte sud-occidentale della provincia di Santa Cruz dove questo parco si estende per 4459 km², facendone il secondo per dimensioni in Argentina.

Sono circa 220 i chilometri che separano El Calafate dalla nostra meta odierna, El Chalten, un avamposto di frontiera con i servizi ridotti al minimo, un piccolo paesino che ha subito un veloce sviluppo dal 1985, anno in cui è stato istituito il Parco Los Glaciares.

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Trek Fitz Roy

Ci svegliamo di prima mattina, siamo elettrizzati, oggi affronteremo il Fitz Roy, 3405 metri di granito che dominano il paesaggio circostante, una montagna a forma di dente di squalo anche chiamata Cerro Chaltén, dalla lingua ainoken letteralmente “ la montagna che fuma” a causa delle frequenti nubi che spesso si addensano sulla sua cima.

Il nostro trek per la Laguna de los Tres parte dall' Hosteria El Pilar. Risaliamo la valle del rio Blanco con il rumore dell'acqua che scorre tra i ciottoli del fiume.

Superiamo il Campamento Poincenot, ben nascosto tra i faggi australi, e poco dopo anche quello del Rio Blanco, punto di partenza per le ascensioni alpinistiche alla montagna. Arriviamo così alle pendici della salita, circa due chilometri con un dislivello di 447 metri che in circa novanta sudatissimi minuti conduce al belvedere che si affaccia sulla Laguna de los Tres.

I passi avanzano increduli, quasi in punta di piedi per non disturbare quell'assordante silenzio in cui siamo immersi. Arriviamo in cima a 1170 metri ed è un tuffo al cuore. Il Fitz Roy si erge maestoso davanti ai nostri occhi a dominare un paesaggio quasi fiabesco. Il cielo è di un azzurro pastello, non c'è quasi più traccia delle nubi che prima lo oscuravano. Guardo i miei compagni e sono orgoglioso di loro, soprattutto di Tiziana che fino a poco tempo fa non avrebbe mai pensato di arrivare in cima e invece ha scalato la vetta più che agevolmente.

Ci sediamo dietro ad una roccia al riparo dalle raffiche di vento che stanno imperversando e diamo inizio ad uno de riti che ci accompagnerà anche nei prossimi giorni, uno shot a testa di grappa portata da Roma da Giorgio.

Si è fatto tardi e ridiscendiamo verso il paese.

Arriviamo che è scesa la sera, abbiamo fatto circa 25 km. Alessandro che ha un ginocchio che è diventato quasi il doppio dell'altro e Daniele che ai piedi più che delle vesciche ha delle stigmate

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Trek Cerro Torre / El Calafate

Oggi andiamo alla scoperta del Cerro Torre, una montagna leggendaria, famosa per le sue pareti ripide come nessun'altra vetta e che ne fanno una delle montagne più difficili da scalare al mondo. Malgrado i suoi soli 3133 metri gli alpinisti la definiscono come “l'urlo di pietra”, un obelisco di granito e ghiaccio, un missile inaccessibile puntato verso il cielo in una delle zone climaticamente più instabili del Pianeta. Le nubi lo avvolgono infatti così frequentemente che vederlo è quasi impossibile ed è forse questo alone di mistero ha dargli la fama di montagna misteriosa, quasi malvagia.

Oggi il percorso copre un dislivello quasi trascurabile ma, forse per la stanchezza derivante dal Fitz Roy di ieri, il passo è molto diverso, quindi ci separiamo in più gruppetti dandoci appuntamento in cima. La giornata è calda e il cielo è quasi terso ovunque, tranne sul Cerro Torre, ovviamente coperto da una coltre di nubi.

Arriviamo ai 750 metri del belvedere Laguna Torre dove rimaniamo ad ammirare i numerosi blocchi di ghiaccio che fluttuano sulla superficie del lago sullo sfondo di quell'immenso ghiacciaio. Prima di ridiscendere ci arrampichiamo sulla cresta morenica che porta al Mirador Maestri, ultimo tratto raggiungibile e che deve il suo nome a Cesare Maestri, alpinista italiano che nel 1959 fu il primo a violare la cima della montagna in una storia colma di chiaroscuri, ancora oggi avvolta dalla leggenda.

Lasciamo El Chalten e giungiamo a El Calafate verso sera, giusto in tempo per festeggiare il Natale. Ci ritroviamo tutti intorno al tavolo a brindare col Franciacorta di Daniele e a mangiare il panettone portato da me, un contesto che in queste circostanze più può assomigliare a quello di una famiglia.

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Perito Moreno

La più grande attrazione di ogni viaggio in Patagonia è certamente il Perito Moreno, da molti ritenuto l'ottava meraviglia del mondo. Per visitarlo occorre spingersi nel bel mezzo del nulla, a 50 km da El Calafate, la prima cittadina abitata nelle sue vicinanze.

Siamo all'interno del Parco Nazionale Los Glaciares, nella parte sud-ovest della provincia di Santa Cruz, la più grande delle aree protette argentine, creata appositamente per preservare la foresta andino-patagonica meridionale e campioni della steppa patagonica, oltre ovviamente ai ghiacciai più grandi della regione: Upsala, Spegazzini e appunto il Perito Moreno.

A giusto titolo viene ritenuto il Re incontrastato dei ghiacciai: 250 km di superficie, per intenderci più grande della città di Buenos Aires, con una lunghezza di 30 km e un'altezza di 170 metri, di cui circa 70 sopra la superficie. Un colosso che è la terza riserva di acqua dolce dell'intero Pianeta.

Tuttavia, la sua principale peculiarità non sono le dimensioni ma il fatto d'essere un ghiaccio in movimento, uno dei pochi che non si stanno ritirando ma il cui fronte, anzi, avanza di circa due metri al giorno.

Ci arriviamo di prima mattina.Rimaniamo esterrefatti di fronte a tanta magnificenza. Il ghiacciaio ci parla producendo suoni sorprendenti: stride, scricchiola e emette rumori impressionanti amplificati dalle montagne che vanno a interrompere il silenzio di quel paesaggio spettrale in cui è immerso. Sono i boati provocati dal crollo di enormi blocchi dalla parete ghiacciata che vanno a inabissarsi nel Lago Argentino.

La natura ancora una volta ci stupisce, producendo una sinfonia naturale che si ripete ciclicamente e che rapisce i nostri occhi e orecchie.

Dopo un paio d'ore passati sulle passerelle andiamo verso l'imbarcadero Bajo de las Sombras da cui parte la barca che ci condurrà proprio sopra il Perito, dove faremo una ramponata di un paio d'ore su quel ghiaccio che fino a poco prima miravamo a distanza. Se dalle passerelle l'altezza del ghiacciaio non si apprezza totalmente, passandoci sotto con la barca quel muro si rivela altissimo, invalicabile.

La camminata sul ghiaccio è come una camminata sulle nuvole, il confine tra ghiaccio e cielo sembra scomparire come per magia all'orizzonte. Per molti è la prima volta con i ramponi ai piedi e per alcuni le difficoltà non sono poche, soprattutto per Valentina che se può ancora raccontarlo con tutte le ossa al posto giusto è per un beneplacito divino visto che la sua agilità sul ghiaccio non è da considerarsi proprio memorabile.

Ritorniamo così a El Calafate, una cena in centro ed un'altra meravigliosa giornata è volta al termine.

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Navigazione Lago Argentino / Puerto Natales

Una delle testimonianze migliori della natura della Patagonia è il Lago Argentino, lo specchio d'acqua più grande del Paese, il terzo del Sud America, la cui maggiore attrazione sono senza dubbio i ghiacciai che lo ricoprono per oltre mille chilometri, una superficie seconda solo a quella dell'Antartide.

Il modo migliore per visitarlo è una delle tante crociere che ogni giorno partono da Punta Banderas.

Ci imbarchiamo di mattina presto e mentre sullo sfondo le Ande fanno da contrasto cromatico al color grigio-argento delle acque in lontananza si incominciano a intravedere i primi piccoli iceberg dispersi nelle acque, preludio di quelli ben più grandi che arrivano man mano che ci avviciniamo al primo dei due ghiacciai che oggi potremo vedere, l'Upsala. Questo infatti è uno dei più grandi dell'emisfero meridionale e, differentemente dal Perito Moreno, non solo non è in contrazione per il surriscaldamento globale ma anzi è quello che sta subendo il maggior drammatico declino arrivando a perdere 50 km quadrati di ghiaccio solo negli ultimi vent'anni. Avvicinarsi sarebbe ben poco prudente. I raggi del sole fanno brillare la superficie degli iceberg regalandoli una colorazione azzurro-bluastra. Alcuni sono piccoli mentre altri hanno le dimensioni di una casa.

Rimaniamo fermi a lungo, molti turisti si fanno immortalare dal fotografo di bordo in pose più o meno ridicole che fanno prendere in seria considerazione l'estinzione di massa. La prossima destinazione è il ghiacciaio Spegazzini, famoso per le sue pareti alte fino a 135 metri che lo rendono il più alto del parco, dove sbarchiamo per una breve passeggiata.

Ritorniamo al porto e ci avviamo verso la nostra prossima meta, Puerto Natales, cittadina che si trova oltre il confine Argentina-Cile. Arriviamo che è sera. Intorno a noi casette basse di legno, pontili, venditori di molluschi essiccati e murales inneggianti alla lotta operaia.

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Puerto Natales / Trek Torres del Paine

A poco meno di due ore di strada da qui pare difficile crederci ma si trova quello che viene ritenuto il più spettacolare parco del Sudamerica: il Parco di Torres del Paine, 230 mila ettari con una geografia eccezionale ed unica fatta di cascate, ghiacciai, boschi e montagne, un pezzetto di mondo la cui grandiosità ogni anno richiama viaggiatori da tutto il mondo.

Arriviamo nel parco che sono circa le otto. Il paesaggio intorno continua a cambiare senza preavviso: dall'immensa pampa a boschi di lenguas centenari fino ad un orizzonte che diventa sempre più roccioso con a troneggiare sullo sfondo le innevate Torres del Paine, giganteschi monoliti di granito creatosi dall'erosione di ghiaccio, piogge e vento. Sembra di stare in un altro pianeta. Improvvisamente ai lati della strada, apparentemente tranquillo e sonnecchiante, appare un puma, l'animale simbolo del parco. Lo vedono solo Valentina e Alessandro che si guardano bene dall'avvisarci. Per non svegliarci, dicono.

Arriviamo nei pressi dell' Hosteria Las Torres da cui ha inizio il trek più duro che dovremo affrontare in questo viaggio, quello che ci porterà dopo una decina di km agli 885 metri del Mirador Laguna Torres. L'emozione è tanta, impugniamo per l'ultima volta le bacchette (Carmen, perfettamente truccata, anche la sua fascia fantasia e i fuseaux aderenti che ne fanno un prototipo delle lezioni di fitness in VHS degli anni '80 che #BarbaraBouchetImpara) e cominciamo la salita.

Arriviamo a Base Torres. Di fronte a noi dovrebbero a questo punto apparire le Torri in tutta la loro magnificenza e splendore ma invece oggi pare d'essere nella bassa padana con in più un vento gelido che ci riga il viso e non si vede assolutamente nulla se non la laguna color verdastro di fronte a noi. Siamo ovviamente un po' delusi ma non ci abbattiamo. Riscendiamo e, arrivati quasi alla base della salita, il meteo cambia improvvisamente e qualche raggio di sole comincia a filtrare dalle nubi. È stato un attimo. Io e Giorgio ci guardiamo, fissiamo la montagna e decidiamo di riaffrontare quel chilometro e mezzo di massi e pietre. Lo facciamo quasi correndo, il tempo potrebbe cambiare ancora rendendo lo sforzo vano. Arriviamo in cima ed eccole lì.

Rimaniamo una decina di minuti sulle rive della laguna a fissarle nella loro possanza, poi il sole scompare ed ecco ritornare prima il vento poi addirittura la neve e infine un fragoroso temporale che ci accompagna fino al Campamento Chileno dove ci ricongiungiamo con il resto del gruppo. Ancora un paio d'ore di discesa e raggiungiamo il bus.

Andiamo nel nostro rifugio. Stanotte dormiremo nel parco proprio ai piedi di quei monoliti che passeremo la serata a osservare meravigliati dalle finestre.

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Tour Paine / Punta Arenas

Non mi viene in mente modo migliore di cominciare la giornata che svegliarsi e fare colazione con vista sulle Torri del Paine. Uno spettacolo che solo la natura può regalare.

Oggi in programma abbiamo il tour del parco con qualche piccolo trek.

La varietà di paesaggi straordinari che incontreremo, come ghiacciai, laghi dalle acque cristalline e steppe deserte, lo hanno fatto dichiarare Riserva della Biosfera Unesco dal 1978. Qui la natura è estremamente primitiva e si potrebbe contemplare all'infinito la bellezza dei suoi spazi che si perdono verso l'infinito.

Ci fermiamo al termine della strada di Pudeto e imbocchiamo il sentiero che in pochi minuti ci conduce al Salto Grande, una cascata sul fiume Paine che incanala l'acqua del lago Nordenskjöld verso il Pehoé. Da qui parte un bel percorso di tre km che in poco meno di un'ora, costeggiando il lago, ci conduce al Mirador los Cuernos.

La prossima tappa è il lago Grey con l'omonimo ghiacciaio dove si ammirare da vicino il Cementerio de tempanos, ossia gli iceberg che, staccandosi dal ghiacciaio in lontananza, si vanno ad arenare trasportati dal forte vento sulla spiaggia.

È arrivato il momento di lasciare il parco, riprendiamo il nostro bus e ci dirigiamo verso il centro urbano più grande a sud del mondo, Punta Arenas.

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Punta Arenas / Ushuaia

Questa mattina ci alziamo e cominciamo un lunghissimo viaggio che ci porterà alla fin del mundo. Sono più di 500 i km che separano Punta Arenas da Ushuaia, ultimo avamposto di civiltà dell'emisfero meridionale.

Dopo un paio d'ore dalla partenza saliamo direttamente col bus sul traghetto che attraversa lo stretto di Magellano, ritenuto il più importante passaggio naturale tra i due Oceani. Se non fosse stato per il fatto di dover scendere a fare i biglietti per tutti nemmeno avrei aperto gli occhi. Come hanno fatto i miei compagni dopo tutto, che comodità!

Il mare è calmo e in poco meno di mezz'ora siamo nella Terra del Fuoco.

Qui gli scenari sono talmente maestosi da farci sentire realmente piccoli di fronte a quegli spazi infiniti e silenzi quasi sacri che la natura riesce a regalare.

Ci fermiamo alla Pinguineria del Rey, una colonia di pinguini di nuova formazione, quindi ancora non molto grande, dove si trova il pinguino col collo giallo e la pancia bianca, forse uno dei più iconici.

Attraversiamo quindi la frontiera di San Sebastian e ritorniamo in terra Argentina.

Proseguiamo per la Ruta 3, detta la “Panamericana”, tra foreste pietrificate e parchi naturali costieri avvolti in un'atmosfera quasi rarefatta. Ed eccoci finalmente ad arrivare Ushuaia: siamo arrivati finalmente alla fine del mondo!

Crocevia di imprese commerciali e avventure di pochi fortunati verso l'Antartide, Ushuaia è una città portuale caratterizzata da strade ripide ed edifici costruiti apparentemente alla rinfusa sembra più una città dell'Europa settentrionale che dell'Argentina.

Ci sistemiamo nel nostro B&B che ha la singolare particolarità di avere un quantitativo di oggetti ricamati all'uncinetto non quantificabile: dal copri teiera al copri vaso, dal copri termosifone al copri tenda, dal copri sponda del letto al copri tazza del water fino ai portachiavi a forma di pinguino delle stanze. E proprio qui si apre uno dei capitoli più tristi di quest'avventura: Giorgia glielo smarrirà nei giorni a seguire. A memoria credo di non ricordare un'espressione così delusa di quella della signora quando le sarà rivelato il misfatto da quella di un bimbo a cui cade in terra il cono panna/fragola appena comprato.

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Canale di Beagle

Sono le 8.30 e, puntuali, siamo già al porto. Oggi faremo una navigazione sul leggendario canale di Beagle.

Appena salpiamo possiamo ammirare da una parte la catena andina che sovrasta quella città che ci ospita dall'urbanizzazione così disordinata e dall'altra i prati verde smeraldo dell' Isla Navarino in Cile dove si trova Puerto Williams, piccola cittadina di circa 2500 abitanti, principale punto di ingresso verso Capo Horn. Il fatto interessante è che questa si trova 5 km più a sud di Ushuaia e quindi dovrebbe essere lei la città ai bordi del pianeta ma per adesso gli argentini sono stati più bravi nel marketing dei cileni e continuano a mantenere il primato.

Superiamo l'isola de los Pàjaros, rifugio di una colonia di cormorani reali e l'isola dei Lobos dove vivono i leoni marini.  La gente intorno a me invece si lamenta del cattivo odore, come se quello in metropolitana nei pomeriggi d'agosto sia eau de parfum.

Arriviamo fino al faro a bande bianche e rosse con la lanterna nera dell'isola Les Eclaireurs, appellato dagli stessi argentini “faro del fin de mundo”.

Il tour è finito, ritorniamo a Ushuaia, una foto di gruppo al cartello con la scritta “fin del mundo” e un giro per il piccolo centro cittadino.

Parco Terra del Fuoco

Questo 2019 sta per finire. E io non vedo l'ora!
Oggi il programma prevede l'escursione al Parco Terra del Fuoco, situato a circa 12 km da Ushuaia

Saliamo sul bus pubblico che ci porterà al parco e dopo poco sono già tutti a rimpiangere l'odore dei leoni marini di ieri; se la situazione è questa prima del trekking per il ritorno toccherà organizzarsi con bombole a ossigeno.

Qui facciamo un breve trek di 8km, il Senda Costera, che si snoda perlopiù nel bosco a ridosso della costa.

Arriva sera e così andiamo a cena in un ristorante sul porto ad aspettare l'arrivo del nuovo anno con altri gruppi di Avventure. L'alcool scende a fiumi e senza neanche accorgercene stiamo già festeggiando la mezzanotte. Vorrei tanto continuare a raccontare il proseguimento della serata ma i ricordi sono decisamente pochi e molto vaghi. Ci penseranno dei video il giorno dopo a farci rivivere qualcosa ma non è che devo proprio raccontare tutto eh.

Facciamo sicuramente tardi, molto tardi. E domani l'aereo sarà presto, troppo presto.

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Ushuaia / Trelew / Punta Tombo

Il modo migliore per incominciare il nuovo anno è svegliarsi con scarse due ore di sonno alle spalle, un mal di testa fotonico e cinque centimetri di acqua in bagno. Mentre i primi due motivi sono facilmente intuibili, il terzo è da imputare a Daniele che ieri notte con modalità ancora da accertare è scivolato in bagno aggrappandosi al lavandino e divellendone i tubi.

Sistemiamo la situazione da idraulici professionisti e ci trasciniamo in aeroporto.

Poco più di due ore di volo e atterriamo a Trelew, capitale della provincia di Chobut, sulla costa Atlantica della Patagonia Argentina dove trascorreremo i prossimi due giorni, immersi in una delle riserve naturali più incontaminate al mondo.

Prima tappa è Punta Tombo, una lingua di terra di circa 3 km costituita da un massiccio roccioso di origine vulcanica che ospita la più grande colonia di pinguini Magellano del Sud America. Dalle coste Brasiliane si spostano qui da settembre ad aprile a deporre le uova prima della migrazione autunnale che li porterà a vivere quasi sei mesi in mare aperto.

Ci troviamo di fronte ad uno spettacolo unico al mondo dove la quantità di pinguini a pochi passi da noi è impressionante. Li osserviamo badare ai loro nidi, cercare cibi per i cuccioli, litigare, tuffarsi nelle acque blu cobalto su cui si affaccia la penisola, accoppiarsi. Siamo quasi commossi da quello spettacolo di vita.

Raggiungiamo quindi Isla Escondida, ove stanziano beatamente spiaggiati una ventina di elefanti marini, mammiferi dai grandi occhi scuri che possono raggiungere i sei metri di lunghezza e le tre tonnellate di peso. Si rivelano da subito decisamente territoriali e la nostra curiosità di incontrali è inversamente proporzionale alla loro:

Si è fatto tardi e ci spostiamo verso Puerto Madryn, una città balneare di recente costruzione che sorge sulle rive del Golfo Nuevo.

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Penisola di Valdes

Gli scenari incontaminati della penisola di Valdes saranno la meta della giornata odierna. Ci spingeremo a oriente facendo più di 360 km e visiteremo uno degli ecosistemi dalla più alta biodiversità al mondo.

Con circa una superficie di 4000 km² è caratterizzata da un territorio piuttosto dinamico che ti permette di passare in pochi minuti da immensi salares a vaste spiagge sabbiose, da scogliere rocciose a picco sull'oceano alte fino a cento metri a dune di sabbia finissima.

Oggi fa decisamente caldo, ci saranno 30 gradi e il cielo è talmente azzurro da contrastare con il blu del mare.

Poco più a nord di Punta Delgada, nella parte sud-orientale della penisola, ammiriamo uno degli spettacoli più belli che Valdes potesse regalarci. Qui l'acqua dell'oceano entra all'interno della penisola dando vita a magnifiche insenature davanti alle quali sorge un grande scoglio che i lobos hanno scelto come casa. Li osserviamo dall'alto riposare, spruzzarsi l'acqua per rinfrescarsi, gettarsi in mare: uno spettacolo unico in un contesto naturale dalla bellezza quasi ineguagliabile.

Ritorniamo a Puerto Madryn dopo aver percorso quasi 400 km di strade perlopiù sterrate, un viaggio senza fine in territori all'apparenza desolati ma che invece ci hanno regalato punti di osservazione sul mondo che pochi altri contesti possono fare.

Puerto Madryn / Buenos Aires

Lasciamo quella landa di una bellezza quasi irreale e ritorniamo a Buenos Aires.

Visitiamo il cimitero principale della città che si trova all'interno del quartiere Recoleta, rinomato per le residenze in stile parigino e i palazzi signorili.

Testimonianza dei tempi in cui il Paese era una potenza economica emergente è arricchito da impressionanti sculture e splendidi mausolei che le benestanti famiglie della città commissionavano a dimostrazione della loro potenza per far giacere i propri cari in eterno in questo luogo lussuoso.

Principale punto di interesse che ogni giorno viene visitato da centinaia di persone è la tomba di Maria Eva Duarte, più conosciuta come Eva Peron, seconda moglie del presidente Peron.

Anche quest'ultima giornata sta volgendo al termine ed è arrivata l'ora di tornare nel nostro hotel situato nel barrio Palermo, un quartiere vivace, glamour, che ha visto il suo massimo splendore negli anni '30-'40 ma che ancora oggi attira artisti da tutto il mondo.

Andiamo a cena da Don Julio, una delle parrille più acclamate della movida argentina per poi terminare a tarda notte la serata in una delle milonghe più veraci della città, la Viruta. Siamo gli unici turisti in questo locale situato nel sottoscala di un palazzo dove la musica si fa danza.

Buenos Aires / Italia

È arrivato il momento di lasciare l'Argentina. Sarà un lungo volo quello che dall'aeroporto Pistarini di Buenos Aires ci riporterà in Italia.

È stato un viaggio duro, intenso, un viaggio che ci ha portato laddove tutto finisce.

Un viaggio in Patagonia è il sogno che immagini da una vita, il dito sul mappamondo che non smetti mai di puntare.

È stata un'avventura che ha il sapore della libertà, in mezzo a paesaggi talmente incontaminati da non sembrare reali. Abbiamo percorso un'unica lunga strada che ci ha portato a quella fine del mondo dove tutto è estremo e che da lontano sembrava non arrivare mai.

Ci siamo emozionati tra cime innevate che abbiamo raggiunto sfidando i nostri limiti e laghi azzurri incastonati in infinite praterie.

Un viaggio in Patagonia non si dimentica facilmente.

Ricorderemo a lungo lo spazio, i silenzi, il nostro sguardo che si perde verso l'infinito della linea dell'orizzonte.

A presto, al prossimo bellissimo viaggio.