Avventure nel Mondo

La fenice del Sudamerica

da "Colombia Discovery" con Avventure nel Mondo"
di Veronica Coppo
foto di Marra Alessandro

30 luglio - L'inizio!

Ci prepariamo da mesi, abbiamo studiato l'itinerario, letto racconti di viaggio storici e immaginato il modo migliore per raccontarvi il nostro percorso e portarvi con noi: oggi, finalmente, SI PARTE!

Apriamo le danze noi "colombiani": siamo 15 e la mattina del 30 luglio partiamo all'alba da tutta Italia - Torino, Milano, Firenze, Roma - per ritrovarci in aeroporto e incontrarci per la prima volta.

Ci riconosciamo grazie a qualche dettaglio - una maglietta di Avventure nel Mondo, una guida della Colombia legata fuori dallo zaino - e, dopo due scali, una corsa per non perdere la coincidenza e 12 ore di volo, ci sembra di conoscerci da una vita.

Tutto perfetto, no?

Meglio non dirlo troppo presto, il primo imprevisto è dietro l'angolo! Le valigie dei ragazzi in partenza da Milano non arrivano a Bogotà. Il nostro programma fatto di passeggiate in città e cene in ristoranti tipici si trasforma in attese e code in aeroporto per denunciare lo smarrimento. Ma non ci facciamo abbattere: ne approfittiamo per contare e suddividere tra il gruppo gli oggetti a disposizione: "io ho un dentifricio in più", "io posso passarti un paio di magliette", "abbiamo lo stesso numero, ti presto io le ciabatte per la doccia!".

Dopo un paio d'ore siamo fuori dall'aeroporto: ci muoviamo verso il centro città, arriviamo nel nostro coloratissimo hotel, Luca viene nominato cassiere (con un applauso da parte del resto del gruppo) e poco dopo siamo in un ristorante tipico che ci accoglie con un caminetto acceso (qui è piuttosto freddo!).

Ormai siamo svegli da più di 24 ore e la stanchezza inizia a farsi sentire ma, tutti insieme intorno a una tavola di tacos de chicharròn e platano fritto da compartir, mentre da fuori arriva la musica di uno spettacolo di strada, non vediamo l'ora di iniziare a esplorare la Colombia

Prossima tappa? Un "deserto" con qualche sorpresa!

Avventure nel Mondo

31 luglio - Sorprese nel deserto

Il nostro secondo giorno di tour inizia a Bogotà, che lasciamo la mattina presto per raggiungere l'aeroporto. Con un volo interno di poco più di un'ora, che ci permette per la prima volta di ammirare la Colombia di giorno dall'alto, ci spostiamo verso Sud, a Neiva. Il tempo di recuperare il nostro pulmino e siamo pronti a partire. Direzione: deserto del Tatacoa!

Se state immaginando un classico deserto di sabbia, preparatevi a qualche sorpresa: a causa delle condizioni climatiche uniche di questo luogo, il deserto del Tatacoa è in realtà una foresta secca tropicale che in passato è stata verde, rigogliosa e abitata da una megafauna di cui sono conservati i fossili nel Museo Paleontologico.

Oggi il deserto del Tatacoa è un labirinto di pietre rosse e ocra erose dagli agenti atmosferici, punteggiate di cactus verdi che si stagliano su un cielo quasi sempre azzurro (qui le precipitazioni sono in media di 1070 mm l'anno), ed è la casa di armadilli, scorpioni, donnole e più di 70 diverse specie di uccelli.

Appena arrivati, ci fermiamo a goderci il panorama dall'alto, prima di scendere nel cuore del deserto per un trekking di un'ora. Mentre la nostra guida ci racconta come sia cambiata questa zona nel corso dei millenni e quale impatto stia avendo oggi il cambiamento climatico sulle popolazioni locali, noi attraversiamo paesaggi mozzafiato, assaggiamo i fiori edibili dei cactus e non ci facciamo fermare dalla temperatura torrida che ci accompagna durante il percorso.

Finito il trekking, giusto il tempo di far volare il drone, assaggiare il guarapo (il succo della canna da zucchero) e fermarsi per una pausa pranzo a base di empanadas e ci rimettiamo in viaggio verso la prossima tappa.

Il percorso prevede quasi sei ore di viaggio, ma potevamo forse concludere questa seconda giornata senza un imprevisto? Un'autobotte ribaltata blocca la strada a tutti i passanti. La nostra serata si trasforma quindi in un aperitivo improvvisato fuori dal nostro pulmino, tra patatine condivise, musica diffusa dalle casse e una stellata luminosissima. Arriviamo a destinazione a tarda sera, nel nostro hotel immerso nella natura.

Qualche ora di riposo e siamo pronti per la prossima tappa, che ci porterà indietro nel tempo di 5000 anni.

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1-2 agosto - Viaggio nel tempo

La nostra sveglia suona a San Agustin e ci riserva una sorpresa: l'hotel che abbiamo raggiunto la sera prima - stanchi e immersi nel buio - con la luce del giorno si rivela essere un complesso di capanne affacciate su un paesaggio spettacolare. Tra una colazione con vista, una sessione di yoga organizzata da una ragazza del gruppo e un paio di voli con il drone, ci viene la tentazione di fermarci qui qualche giorno di più. Dobbiamo però proseguire, la nostra prossima tappa ci aspetta. Direzione: parco archeologico di San Agustin!

Appena entrati, iniziamo un viaggio nel tempo che ci porta indietro di migliaia di anni. Qui, dove hanno origine cinque fiumi, vivevano popolazioni antichissime e ancora oggi avvolte nel mistero. Non ne conosciamo il nome, la provenienza o le tradizioni, ma sappiamo che scomparvero prima dell'arrivo di Colombo e che qui seppellivano i propri morti e officiavano riti sacri. Non utilizzavano la scrittura, ma scolpivano grosse statue che posizionavano sulle tombe, ed è grazie a questi racconti su pietra che possiamo conoscere qualcosa in più su di loro.

Il sito di San Agustin è oggi l'area archeologica più importante della Colombia. Esploriamo il parco immerso nella giungla accompagnati dalla nostra guida, che ci aiuta a interpretare le rappresentazioni incise sulla pietra. Come piccoli investigatori andiamo a caccia di indizi e impariamo a riconoscere i simboli della vita, della morte e della fertilità, osserviamo i dettagli e le tracce di colore rimaste sulle statue e visitiamo tombe e sorgenti rituali provando a immaginarci come doveva essere la vita quotidiana in quei luoghi.

Dopo qualche ora, è però il momento di tornare nel presente e di rimettersi in viaggio verso Popayan, da cui ci separano 6 ore di traballante strada sterrata: arriviamo appena in tempo per cena e per festeggiare tutti insieme il compleanno di un ragazzo del gruppo.

Il giorno successivo la nostra meta è il mercato campesino di Silvia, che si tiene una volta a settimana e che raccoglie all'interno della stessa piazza centinaia di Guambianos, una popolazione indigena locale. Ci organizziamo in anticipo per essere qui nel giorno giusto e riuscire a immergerci per qualche ora nell'autentica cultura locale. Giriamo tra le bancarelle di carne, frutta, verdura e artigianato, osserviamo i loro abiti tipici (mantello, gonna e bombetta colorati) e ne approfittiamo per fare qualche scorta di cibo e biancheria (bene preziosissimo per i milanesi ancora senza valigia!).

Ricaricati gli zaini, ci mettiamo di nuovo in marcia. Dopo altre 6 ore di trasferimento (per fortuna senza sterrato!) arriviamo alla nostra prossima tappa: uno dei luoghi simbolo della Colombia.

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3-4 agosto - Tra nuvole, palme e chicchi di caffè

La nostra giornata inizia a bordo di due Jeep Willys che ci accompagnano alle porte della valle del Cocora, uno dei luoghi simbolo della Colombia.

Abbiamo diverse opzioni per visitare il posto: votiamo e, all'unanimità, vince l'escursione a cavallo. Si sale in sella! 

Per un paio d'ore passeggiamo su sentieri verdissimi e immersi nelle nuvole basse, mentre sopra di noi volano piccoli condor e intorno ci circondano le palme da cera di decine di metri, le più alte del mondo. 

La passeggiata a cavallo non è semplice, ma il gruppo se la cava alla grande, anche chi è alla prima esperienza. Decidiamo di fare l'ultimo pezzo a piedi (questo posto ci sta piacendo molto, non abbiamo voglia di andare via!) e riusciamo a tornare alla base pochi minuti prima che si metta a piovere. 

Il nostro pomeriggio è invece dedicato a Filandia, una piccola cittadina che conserva ancora le case costruite dai suoi fondatori, riconvertite in negozi di artigianato e piccoli locali. Per darvi un'idea dell'atmosfera, pensate che una delle sue strade principali si chiama "Calle del tiempo detenido", cioè "la via dove il tempo si è fermato".

A fine giornata raggiungiamo Guayabal, il posto in cui trascorriamo la notte. Siamo in una finca, cioè un'azienda agricola colombiana che produce caffè. Come in tutti i nostri viaggi, scegliamo una realtà piccola e attenta alla qualità del proprio lavoro, per avere occasione di conoscere da vicino la cultura e le abitudini delle persone che la abitano. 

Qualche ora di riposo e la sveglia suona presto: oggi si torna in classe! Santiago, il nostro ospite, ci racconta come viene coltivato, raccolto e tostato il caffè che tutti i giorni arriva sulle nostre tavole, prima di accompagnarci nel cuore della piantagione per provare noi stessi a raccogliere alcuni frutti, equipaggiati con cappello e cestino. Servono almeno 60 chicchi per produrre una tazza di caffè e subito parte una competizione: team ragazzi vs ragazze. Le due squadre si affrontano inerpicandosi sulle colline per raggiungere più frutti possibili: la gara è dura ma, con un vantaggio di mezzo chilo, il team ragazzi si aggiudica la vittoria!

Mentre siamo impegnati nella raccolta, arriva una notizia: la strada che avremmo dovuto percorrere il pomeriggio per raggiungere Medellin è bloccata a causa di una frana. L'unica soluzione sembra essere di comprare dei voli online, ma le carte di credito non funzionano sul sito della compagnia aerea. 

Riusciranno i nostri viaggiatori a raggiungere Medellin? Lo scopriamo nel prossimo episodio di questo diario! 

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5-6 agosto - Passato e presente a Medellin

Dove eravamo rimasti? Il nostro gruppo, bloccato nella zona della Cafetera da una frana, deve trovare un metodo alternativo per raggiungere Medellin. Partendo dalle indicazioni della coordinatrice, ci dividiamo i compiti in pieno spirito di autogestione. Obiettivo: raggiungere Medellin via aereo!

Nonostante i diversi tentativi, il sito della compagnia aerea non accetta le nostre carte di credito. Il tempo stringe e rischiamo di non riuscire a partire, ma la signora che ci ospita nella finca arriva in nostro soccorso prestandoci la sua carta. Biglietti comprati, si corre in aeroporto, la prossima tappa è salva!

Poco più di 30 minuti di volo e atterriamo a Medellin: dopo giorni immersi nella natura, l'odore dello smog ci pizzica le narici, ma la vista della città illuminata di notte ci fa dimenticare le fatiche superate per raggiungerla. Per visitarla però dovremo aspettare ancora un giorno, perché domani ci aspetta una nuova sfida: salire in cima al Penol de Guatapè!

Località di villeggiatura a un paio di ore da Medellin, Guatapè è dominata da una collina monolitica di granito alta 200 metri. C'è incertezza sul numero di scalini da percorrere per arrivare in cima, quindi si aprono le scommesse su quanti saranno e iniziamo la salita. 708 gradini dopo, sotto di noi si apre un panorama mozzafiato sul lago artificiale Embalse Guatapè e sulle sue piccole isole. Scendiamo per un pranzo tra le case decorate della cittadina di Guatapè ed esploriamo il lago a bordo di una lancia, prima di ricevere la notizia che stavano aspettando: le valigie dei milanesi - dopo 7 giorni di vagabondaggio per la Colombia - sono finalmente arrivate a Medellin!

Con nuovi e agognati vestiti puliti, il giorno successivo siamo pronti per esplorare Medellin. Siccome nei nostri viaggi vogliamo conoscere a fondo il Paese che stiano visitando, esplorandone sia le luci sia le ombre, decidiamo di approfondire la storia della città con una visita ai luoghi chiave della vita di Pablo Escobar: la casa in cui fu catturato, la sua tomba e il memoriale - sorto sul luogo in cui si trovava la sua casa - dedicato alle vittime delle violenze che sconvolsero la vita quotidiana di Medellin per anni.

Non vogliamo però concentrarci solo sul passato: per questo decidiamo di raggiungere la Comuna 13, un tempo il quartiere più pericoloso e oggi simbolo della rinascita della città. Impariamo la sua storia dai murales che riempiono le strade, assaggiamo un gelato al mango e prendiamo parte a balli e canti con i ragazzi del posto.

Alla fine della giornata salutiamo Medellin salendo nei punti più alti della città con la funicolare. Costruita come vero e proprio mezzo di trasporto pubblico, permette agli abitanti di percorrere in una manciata di minuti tragitti che un tempo avrebbero impiegato ore: lo sforzo di una città che è riuscita a connettere le periferie, che nel 2013 le è valso il premio di città più innovativa.

Lasciandoci Medellin alle spalle, saliamo su un nuovo aereo (con un brivido per le nostre valigie appena ritrovate) e ci prepariamo a raggiungere la perla della Colombia.

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7-8 agosto - A Cartagena ogni cosa è diversa

Nuovo giorno e nuovo volo interno per il nostro gruppo colombiano: questa volta partenza da Medellin, direzione Cartagena. Senza imprevisti se non qualche minuto di ritardo (sì, siamo increduli anche noi!) atterriamo a destinazione in una serata caldissima, con l'umidità che rende quasi difficile respirare. Benvenuti ai Caraibi!

Prendiamo possesso delle camere in hotel, dove ci fermeremo tre giorni: non ci sembra vero di poter disfare le valigie e fare base qui per più di una notte. Abbiamo superato la prima metà del viaggio e la stanchezza inizia a farsi sentire. Per festeggiare, cena fuori a base di pesce fresco e una passeggiata nel centro storico che ci dà un assaggio dell'atmosfera della città: una cattedrale imponente illuminata dalle candele, barche che dondolano tranquille ormeggiate al molo e balli e musica nelle piazze. Ci facciamo contagiare e finiamo anche noi a ballare sulla terrazza all'ultimo piano di un locale, con il profilo di Cartagena illuminata sullo sfondo.

La mattina dopo ci aspetta un tour per esplorare la città. Dentro a 13 chilometri di cinta muraria, è custodito un dedalo di viuzze acciottolate con palazzi colorati, oggi patrimonio UNESCO e un tempo meta ambita per i bucanieri delle coste caraibiche alla ricerca di tesori. Passeggiamo alla ricerca degli edifici più importanti, ma la vera "attrazione" di questo luogo è la sua atmosfera: sotto un sole caldo camminiamo tra carretti di frutta fresca, case coloniali perfettamente conservate, balconi fioriti, piazze ombreggiate e chiostri nascosti. Cartagena ha un ritmo lento e sembra che ci chieda di rallentare insieme a lei, quindi ci prendiamo un pomeriggio libero tra massaggi, un po' di shopping e qualche ora di riposo.

Ci ritroviamo per un aperitivo al tramonto al Café del Mar, un locale con vista panoramica sull'oceano e sulla città, e ceniamo con decine di assaggi in una taperia. Stiamo per tornare a casa quando un ragazzo del gruppo rompe per sbaglio un bicchiere di vetro, ferendosi una caviglia. Niente di grave, ma meglio farsi dare un'occhiata da un medico. E così possiamo contare tra le esperienze di vita reale di questo viaggio anche una notte al pronto soccorso di Cartagena: un paio di punti, poche ore di sonno, e siamo pronti a ripartire!

La mattina dopo ci aspetta una barca: tutta la giornata è dedicata alle Islas de Rosario, l'arcipelago di 27 isole coralline al largo di Cartagena. Navighiamo tra l'azzurro del cielo e del mare e il verde della vegetazione selvaggia, pranziamo con pesce appena pescato, camminiamo sulla sabbia bianca e nuotiamo al largo osservando qualche corallo e pesciolino sotto di noi. Tornati a terra, salutiamo Cartagena al Café del Mar (ormai nostro punto di ritrovo preferito!), mentre il sole tramonta nel mare.

"Vedrai, a Cartagena ogni cosa è diversa." scriveva Gabriel García Márquez. "Questa solitudine senza tristezza, questo oceano incessante, questa immensa sensazione di essere arrivato."

Il nostro viaggio però non è ancora finito. Ci rimettiamo in marcia perché, dopo una piccola sosta a Bogotà, ci aspetta la nostra ultima e più emozionante destinazione: la foresta Amazzonica.

10-13 agosto - 6 sfide in Amazzonia

Hola dal gruppo Colombia! Quest’ultima pagina di diario si è fatta attendere un po' più a lungo perché, ormai qualche giorno fa, ci siamo lasciati alle spalle città, bagagli e connessione internet per raggiungere la tappa più attesa del nostro viaggio: la foresta Amazzonica. Ne siamo usciti stanchi e piuttosto sporchi ma, per tutto il gruppo, questa è stata l'esperienza più emozionante del viaggio. Pronti a scoprire quali sfide abbiamo superato?

1) Saltare tra Colombia, Brasile e Perù in pochi minuti 

La nostra visita in Amazzonia inizia al porto di Leticia, una cittadina a cavallo di tre Paesi: sotto ai nostri piedi, la Colombia; alla nostra sinistra, dalla parte opposta del Rio delle Amazzoni, il Brasile. Di fronte a noi, il luogo in cui trascorreremo la notte: il Perù.

Per circa 24 ore la nostra casa diventa la riserva Marasha, un luogo incantevole nel cuore della foresta, su un lago placido pieno di fiori di loto. Impariamo così che qui i confini sono pochi, sfocati e disegnati dalla natura più che dalla mano dell'uomo. 

2) "Camminare" sulle acque

In Amazzonia le strade sono rare e difficili da percorrere: per avere un'idea, considerate che Leticia dista 800 km dall'autostrada più vicina. Abbandoniamo quindi le normali strade di asfalto e il pulmino che ci ha accompagnati per più di 10 giorni, per lasciare il posto a vie d'acqua e imbarcazioni: barche a motore con cui sfrecciamo a tutta velocità lungo il Rio delle Amazzoni, piccole lance per scivolare lentamente tra gli affluenti del fiume e kayak con cui esploriamo un lago cristallino nel cuore della foresta.

3) Dormire in una casa sull'albero

Per vivere ancora più a stretto contatto con la natura (e per mettere alla prova la solidità del gruppo dopo 13 giorni insieme!) decidiamo di dormire tutti e 15 in una casa sull'albero. Formazione: 12 di noi suddivisi in letti matrimoniali, 3 sulle amache, un unico bagno senza porta e solo la luce delle nostre torce frontali a illuminarci. La preparazione per la notte è caotica e divertente, ma viene interrotta da un inquilino indesiderato: una tarantola passeggia proprio sopra a una delle zanzariere dei letti. Il gruppo attiva la modalità emergenza: ci confrontiamo sul da farsi e decidiamo di provare a spostarla all'esterno. Dopo qualche minuto di goffi tentativi, missione compiuta! La nostra notte è salva e questa avventura, affrontata tutti insieme, diventa una delle più memorabili del viaggio. 

4) Cambiare punto di vista volando sopra la foresta 

Ogni tanto, camminando in Amazzonia, si perde di vista il cielo: la vegetazione è così fitta che dall'alto filtrano solo pochi raggi del sole. Ci rendiamo conto di essere puntini minuscoli in mezzo a una natura sconfinata solo quando saliamo in cima agli alberi più alti, guardando sotto di noi. Imbragatura, caschetto e guanti protettivi: siano pronti a volare sopra la foresta con la zipline!

5) Imparare a guardarsi intorno

Un albero cavo il cui suono rimbomba in tutta la foresta, un tronco cosparso di spine, una pianta parassita che avvolge ciò che le cresce accanto, un albero lungo e sottile che racchiude interi formicai e veniva utilizzato dagli indios come luogo di tortura (legando le persone al tronco e lasciando che venissero morse dalle formiche): passo dopo passo impariamo a riconoscere ciò che ci circonda e scopriamo il forte valore simbolico che queste piante hanno per le comunità che vivono qui. E ad abitare questi luoghi non sono solo gli umani: con pazienza, silenzio e qualche escursione notturna, incontriamo delfini grigi e rosa, pappagalli e farfalle coloratissimi, caimani, piranha, piccole scimmie, bradipi, rane dai colori elettrici e decine di insetti diversi. E anche quando non riusciamo ad avvistarli, i loro suoni nascosti tra gli alberi ci ricordano di non essere mai soli.

6) Scoprire i segreti di chi vive a contatto con la natura 

Puerto Narino è una delle ultime tappe della nostra esplorazione dell'Amazzonia. Raggiungibile solo via fiume, è l'opposto della caotica e inquinata Leticia: le automobili sono vietate (a eccezione dell'ambulanza e il furgone per la raccolta dei rifiuti), l'acqua piovana viene raccolta e riciclata, la corrente è limitata a una parte della giornata e prodotta da un generatore locale. I suoi abitanti - principalmente indigeni Ticuna, Cocoma e Yagua - ogni giorno si impegnano per rendere questo luogo un esempio di perfetta convivenza tra uomo e natura.

Salutiamo questa terra sulle rive del Rio delle Amazzoni di fronte a un tramonto infuocato e ci prepariamo per abbandonare questo caldo umido: si torna a 2.600 metri a Bogotà.

Un ultimo tour della capitale (la terza più alta del mondo!) prima di tornare in Italia. Andiamo a caccia di arte: quella antica che troviamo nei manufatti indigeni del Museo dell'Oro, quella contemporanea dentro alle sale del Museo Botero e quella di strada, che ci sorprende dietro a ogni angolo durante le nostre passeggiate per la Candelaria.

 

Nel tardo pomeriggio del nostro ultimo giorno di viaggio, risaliamo sul nostro aereo intercontinentale per percorrere il percorso che, ormai 17 giorni fa, ci ha portati qui come 15 perfetti sconosciuti. Fino all’ultimo, cerchiamo di non pensare a quando dovremo salutarci allo scalo di Madrid: una parte del gruppo in direzione Roma e l’altra in direzione Milano. 

 

L’aereo si stacca dalla pista di Bogotà e ce ne andiamo da questa terra fatta di realtà e magia ripensando ai chilometri percorsi a un passo dalle nuvole, ai paesaggi infiniti, alle palme che toccano il cielo e all'oceano di cui non si vede la fine. 

Ci risuonano nelle orecchie le parole spagnole nelle strade, le musiche nei locali a tarda sera, le voci delle nostre guide che traducono questo luogo per noi e le risate dei compagni di viaggio, che continueremo a sentire a distanza di giorni dal nostro rientro. 

Ci portiamo a casa il profumo del caffè, la sabbia caraibica nelle scarpe, gli abbracci umidi di caldo tropicale, il sapore di empanadas e l'amicizia di quattordici (ormai non più) completi sconosciuti.

"Insomma, sono finito in Colombia e allora tutto mi è parso finale e compiuto” scrive Alessandro Baricco. “I corpi, i colori, la natura vorace, gli odori, il caldo, i colori, l’indolenza febbrile, la bellezza esagerata, le notti, le solitudini, ogni pelle, qualunque parola."

Grazie per aver condiviso questo viaggio con noi.