Cuba my amor! Como va?
CUBA, un viaggio che volevo fare da anni e che mi sono decisa ad effettuare visti gli imminenti cambiamenti che si vanno prospettando nelle relazioni internazionali. L’esperienza ha superato le mie aspettative affascinandomi! Questa Nazione ha saputo, malgrado tutti i problemi di embargo subito per oltre cinquanta anni, portare avanti con orgoglio la sua storia e le sue tradizioni: le belle città coloniali, la splendida vegetazione, il meraviglioso mare e la simpatia della sua gente, mi hanno fatto vivere una indimenticabile avventura. Partiamo tutti da Roma Fiumicino, otto con un volo diretto (!) per l’Avana, mentre Matteo, ultimo iscritto e nono componente, è partito due ore prima effettuando scalo a Madrid ma arrivando a destinazione assieme a noi. Viaggiando verso occidente recuperiamo sei ore di fuso orario e arriviamo alle otto di sera dello stesso giorno. Il gruppo, per due terzi femminile, gravita nella fascia degli “young adult”, solo io e Tomaso, siamo “diversamente giovani”! Durante il volo cerco di recuperare le ore di sonno che andiamo perdendo e ad ogni risveglio, per contrastare gli intorpidimenti, pratico stretching e torsioni varie. Arriviamo alle 20 ora locale ma il cervello è già in piena notte. All’uscita dall’aeroporto sono accolta da una vampata di calore, oltre 35 gradi: W i tropici! In albergo ci buttiamo a letto ma, per non gelare al frastuono del condizionatore, che non conosce temperature intermedie e non mi farebbe dormire, opto per una silente sauna tropicale. Al risveglio Tomaso lamenta un forte dolore alla tempia, e solo ora rammenta che, ieri sera, nello scaricare i bagagli, ha dato una sonora zuccata al portellone del pulmino! Nella hall ci attende la guida Eli e l’autista Juneiro, che staranno con noi per tutto il periplo dell’isola. Si rivelano fin da subito discreti e tranquilli accompagnandoci alla scoperta mattutina dell’Avana. Iniziamo dal “Museo della Revolution” situato nell’antico palazzo Presidenziale. Luogo ideale per gli amanti della rivoluzione nonché per i turisti curiosi, raccoglie un ampio repertorio di foto, di armi, divise, ricordi del passato e memorie dell’isola e, nel giardino, troneggia lo yatch “Gramna” usato per lo sbarco degli 82 uomini che con Fidel diedero inizio alla rivoluzione. Ci aggiriamo volonterosi, nonostante il caldo e la stanchezza, negli ampi saloni per un paio d’ore. All’uscita noto che la parte vecchia dell’Avana è rimasta ferma agli anni cinquanta e, anche se qualcosa è stato sistemato, le facciate dei palazzi coloniali attendono decisivi interventi strutturali e la meravigliosa architettura liberty ammuffisce nell’umidità tropicale: speriamo che il cessato embargo sia l’occasione propizia per un “verdadero” restauro ma, credo, non sarà facile mediare tra l’orgoglio cubano e l’ingordigia dei capitali che sbarcheranno nell’isola! Lungo il Malécon, mentre la bella gioventù locale fa il bagno, peraltro proibito, il traffico scorre tranquillo. La maggior parte dei turisti è composta da occidentali, asiatici e europei dell’est. Le vecchie cadillac decappottabili, abbandonate in gran fretta dagli yankee allo scoppio della rivoluzione, circolano come vecchie signore imbellettate tra la nuova dotazione automobilistica di origine prevalentemente cinese. Anche il parco autobus è stato rinnovato e scorazziamo su un nuovissimo pulmino da 16 posti. Il gruppo, benché ancora frastornato, da’ chiari segni di ripresa deciso a godersi nel modo migliore la vacanza. La cucina si svela subito varia e saporita e spazia dal pesce e crostacei, ai piatti tipici cubani, “moros y cristianos” riso e fagioli, pollo in fricassea e così via, tutti accompagnati dalla frutta tropicale e dai coloratissimi succhi-cocktail. All’una ritorniamo in albergo per un breve relax e nel pomeriggio proseguiamo con la visita del castello del Morro, la passeggiata lungo il Malécon fino a raggiungere il Campidoglio vagando fino a sera e cenando in un locale della zona: aragoste e platanos. Alle 23 stanchi e satolli, su due sgargianti decappottabili d’annata strombettanti e colorate, adibite a taxi, rientriamo in albergo. Dopo un’ottima e abbondante colazione lasciamo l’Avana in direzione Boca de Guamà, un piccolo villaggio dove una colonia di alligatori nipoti dei predatori che fino ad alcuni decenni or sono infestavano le coste dell’isola sono stati relegati. Da lì proseguiamo verso Punta Perdiz e Caleta Buena. Il posto è fantastico: primo bagno caraibico, assalto al buffet e contemplazione del panorama.
Nel pomeriggio raggiungiamo Cienfuegos cittadina patrimonio dell'Unesco , linda e tranquilla. Gironzoliamo nella piazza centrale e ci disperdiamo nelle viuzze che portano al mare. Infine raggiungiamo Trinidad e le nostre “case particular” dove pernotteremo. I nostri ospiti, affabili ed accoglienti, ci mettono a nostro agio e ci mostrano le camere: il tempo di una doccia e poi di corsa all’appuntamento nella piazza centrale. Qui la musica risuona ovunque e noi ci rifugiamo in un locale dove si mangia, si beve e si balla; a Cuba tutti sono o sono stati cantanti e musicisti e la musica regna sovrana, la gente è sempre in festa e, se del caso, si sopperisce al talento con un maggior frastuono. La componente giovanile del gruppo, dalla talentuosa Elisabetta a Valentina, Francesco e Matteo si esibiscono nei balli latino-cubani e trascinano nelle danze Maria, Annia e Roberta. Io e Stefania dopo una mezzoretta abbandoniamo il campo e per mezzanotte siamo in camera. Il condizionatore purtroppo fa solo rumore e le bocchette restituiscono la medesima aria torrida che vi entra per cui lo spegniamo e, spalancate porte e finestre, aspettiamo che la notte porti un po’ di refrigerio. Immobili nel lettuccio da una piazza e mezza attendiamo fermi e fiduciosi il sonno e un improbabile refolo di vento. Fuori la città di Trinidad è finalmente silenziosa aspettando il nuovo giorno. Intermezzo finanziario: attualmente a Cuba vige un articolato sistema di cambio che prevede una doppia valuta. Lo straniero all’arrivo cambia, come nel nostro caso, euro in cuc (Cuban currency unit) che, accettati ovunque, serviranno a pagare alberghi, cene e tutto ciò che si desidera. Nel caso si dovessero comperare prodotti locali (frutta e verdura) o pagare consumazioni al bar il resto dei cuc sarà tradotto in “pesos populares”. Risultato finale di questo marchingegno finanziario è che, grazie al doppio passaggio, l’euro si sfarina in Cuc, Populares e ampi sorrisi.
Stamane trekking al parco Cubano che dista pochi chilometri da Trinidad. Partiamo a piedi dalla cittadina capitanati e guidati da Jojo, tipico omone cubano. Fin dalla partenza il caldo ci assale impietoso -sembra non piova da mesi- e il percorso è arido, polveroso e allo scoperto. Quando, con leggera ma costante salita, arriviamo all’entrata del parco acceleriamo ansiosi di trovare l’agognato laghetto dove ci attende, stando al depliant, un bagno refrigerante e una cascata. All’arrivo il laghetto si rivela, forse a causa della siccità, una pozza in via di estinzione, la cascata un rivolo striminzito e l’agognato bagno rinfrescante viene derubricato ad un tiepido pediluvio. Verso l’una decidiamo di tornare: il sole è vieppiù inclemente e mentre un nativo, bisognoso di applausi e soprattutto di mance si getta più volte dalle rocce soprastanti nella striminzita pozza, rischiando l’osso del collo, noi ci accordiamo con un solerte carrettiere per il ritorno a Trinidad in calesse. Sia pure faticosamente il magro ronzino riesce a scarrozzare i nove gringos fino alle porte del paese. Dopo una pausa di rifiatamento troviamo Eli e Yunier che ci aspettano per andare a spalmarci in spiaggia a Playa Ancon. Ci tuffiamo in cerca di refrigerio ma anche l’acqua del mare è calda! Poi, meritato riposo, sotto gli ombrelloni o all’ombra delle piante. Al tramonto torniamo a Trinidad: doccia e subito uscita per mojito e musica in piazza. Stasera ceniamo sul terrazzo della nostra casa particular: tutto ottimo, specialmente l’aragosta. Infine giretto digestivo: musica dovunque con locali che ci attirano a prezzi di affezione, balli e bevute fina all’una quando d’un tratto tutto chiude. Stanotte, lungamente invocato, un impalpabile refolo d’aria si leva a mitigare la calura. Prima di abbandonare Trinidad Eli ci illustra con storie ed aneddoti piazze e viuzze. Dopo il tour del centro, ottimamente restaurato, ci spostiamo nel barrio dove vivono gli abitanti, parte viva e piena di entusiasmo della città! Ripreso il pulmino ci dirigiamo verso il Mirador de la Loma nella valle de Los Ingenios e proseguiamo per la Finca Iznaga, dove i più intrepidi salgono sulla torre. Non perdiamo naturalmente nessuna occasione di shopping nelle onnipresenti bancarelle! La sosta dura un’ora e ripartiamo alla volta di Sancti Spiritus per la doverosa visita alla graziosa cittadina ed infine arriviamo a Camaguey. Stavolta siamo tutti alloggiati in un’unica casa particular. Il tempo di prendere possesso delle camere e ci catapultiamo fuori cominciando il nostro giro autogestito che sfocia nel rituale aperitivo a base di mojito e pigna colada. Torniamo in albergo in tempo per la doccia e la cena sulla terrazza, situata sul tetto della casa, dove c’è un piccolo bar e restiamo fino a tardi a conversare sui massimi sistemi. Depositati i bagagli nel pulmino, appollaiati sul palchetto, due per bici-taxi, giriamo alla scoperta di Camaguey, le cui strade formano un dedalo inestricabile; sembra che la scelta di tale piano regolatore sia stata operata per scoraggiare le incursioni dei pirati che non riuscivano così a raccapezzarsi nell’intreccio dei vicoli. Partiamo quindi in direzione Las Tunas dove ci fermiamo per il pranzo prima di proseguire per Bayamo. Altra sosta e via verso Bartolomé Maso. Qui, abbandonato sul pulmino il bagaglio non necessario, che viene collocato in un parcheggio, facciamo l’ultimo tratto su dei potenti Toyota fuoristrada in grado di trasportare, sul ripidissimo pendio, ben dieci persone. Bartolomé Maso è un’appartata oasi montana ed il posto è fantastico. La temperatura, grazie all’altura e agli acquazzoni che stanno flagellando il nord, è scesa prospettandoci una fresca nottata. Giro esplorativo, cena ed infine, per digerire, accompagnati dall’immancabile orchestrina, ci lanciamo nelle danze alle quali si unisce una comitiva di turisti francesi appena arrivati.
Di buon mattino con un suv Toyota ci arrampichiamo su una strada con una pendenza notevole raggiungendo il punto da cui inizia il trekking. Si è unito a noi l’autista Yunier che non conoscendo il posto approfitta dell’occasione. Al cancello del parco troviamo la guida Miguel: è emozionante ascoltarlo mentre ci racconta con passione i fatti della rivoluzione ed è toccante il rispetto che palesa verso questi luoghi mostrandoci con devozione le foto d’epoca rilegate in un grosso volume. La camminata e la visita alla “Comandancia” richiedono tutta la mattinata. Tornati emozionati e stanchi al nostro hotel, ci rinfreschiamo velocemente, divoriamo il pranzo al sacco che ci attendeva e ripartiamo verso valle per riprendere il pulmino. Dopo la basilica del Cobre solo 20 km ci separano da Santiago de Cuba dove alloggiamo. Il tempo di docciarci e cambiarci e ci piazziamo nella vicina “casa de trova” dove tutti ballano, camerieri compresi! Finora ha fatto, a detta dei cubani, un caldo anomalo con temperature che hanno sfiorato i 38 gradi ma all’orizzonte si profilano delle nuvole. Ceniamo in un ristorante “turistico” ma da cui si può godere un po’ di fresco dalla terrazza e dove, mentre ci dispensano dignitose e sapide porzioni, siamo intrattenuti da un duo canoro, con chitarra e tamburello, che non demorde finché non riceve l’attesa mancia. Dopo cena facciamo un’altra puntata alla locale casa della musica, dove però non c’è posto per tutti per cui dobbiamo sistemarci nei giardini della piazza antistante dove conversiamo con incuriositi locali. Inaspettatamente, quasi per incanto, vediamo passare il nostro pulmino: sono venuti a prenderci Yunier e Eli per riportarci in albergo. Che meraviglia! La visita di Santiago de Cuba comincia dalla Plaza della Revolution, dove posiamo per le foto di rito, poi sosta alla Caserma Moncada dove ebbe inizio l’insurrezione e da lì continuiamo nel cimitero monumentale di Santa Ifigenia dove sono sepolti gli eroi rivoluzionari e altri celebri personaggi, come il poeta e patriota José Martì nonché il cantante Compay Segundo. Con Eli che fa da cicerone ci spostiamo prima in centro per il periplo delle piazze storiche e concludendo la mattinata al castello del Morro dove sostiamo con piacere all’interno del forte all’ombra delle massicce mura e da dove si vede la famosa baia di Santiago. Rientrati in città alcuni tornano in hotel altri rimangono in centro. Stasera la cena ci vede insieme ai nostri accompagnatori in un localino governativo, lindo e spartano con l’immancabile accompagno musicale. Oggi il tempo è mutevole ed in cielo grossi nuvoloni si alternano a schiarite: volevamo fare, durante il tragitto, una sosta al mare ma la spiaggia non offre nessun riparo dal sole né un chiosco per rifocillarci per cui decidiamo di puntare, dopo una sosta a Guantanamo, direttamente su Baracoa. Percorriamo la famosa carretera “Farola”, spettacolare strada panoramica che attraversa la sierra, fatta costruire da Fidel in segno di ringraziamento verso gli abitanti del posto che lo appoggiarono apertamente durante la rivoluzione. Sosta nel punto più alto per acquistare palle di cacao purissimo e gustare i cucurruchos (mix di frutta cotta contenuta in un cono di foglie di palma). Ad un certo punto, dapprima in sordina poi fragorosamente, si scatena un temporale. Ripartiamo velocemente e arriviamo a Baracoa. Ha smesso di piovere ma il tempo rimane minaccioso. In Hotel faccio una rapida ricognizione delle camere e scarichiamo i bagagli: nemmeno il tempo di sistemarci e uscire che si riscatena il temporale costringendoci prima a fermarci nella attigua casa del cioccolato e poi nella casa di trouva. Tra uno scroscio e l’altro gironzoliamo per la cittadina e solo all’ora convenuta torniamo in albergo ad asciugarci e prepararci per la cena. La sorpresa è che in una delle stanze piove dal soffitto: cambiamo stanza, ma anche nella nuova, ben presto, il soffitto comincia a gocciolare direttamente sul letto. Non essendoci più stanze a disposizione sarà Maria Pigna, privilegiata finora di una camera doppia tutta per sé, a dare ospitalità a Roberta che abbandonerà al suo destino sognante Annia “dalle lunghe trecce”. Per cena ci rechiamo al ristorante del Poeta che dista poche centinaia di metri dall’hotel: il cibo è ottimo e veniamo intrattenuti dal gestore, pittoresco personaggio, che declama all’impronta le sue poesie mentre ci serve! Durante la notte ha piovuto abbondantemente per cui decidiamo di non andare al parco del Yunque ma di dirigerci, in alternativa, alla playa Maguana. Il tempo, che all’inizio è instabile, dopo un po’ vira decisamente verso il bello permettendoci così di godere di una salutare giornata di mare e l’alternarsi di sole e nuvole da una netta sferzata all’abbronzatura. Richiamati dalla nostra presenza da un tam tam segreto, che consente ai nativi di individuare la presenza di turisti nel territorio, veniamo riforniti di frutta e specialità locali.
Per cena torniamo dal Poeta che stasera ci ha preparato maialino arrosto preceduto da un’ottima zuppa condita con tamales tagliati a fettine. I più tenaci chiudono la serata alla Casa de la Trova con qualche giro di rum. Il percorso odierno è sterrato e pieno di buche e si snoda nello splendido Parco De Rumboldt: è un vero peccato non poterci fermare! Poi il paesaggio muta e alla rigogliosa natura subentrano enormi ciminiere e la terra diventa arida e rossa: stiamo attraversando Moa, centro di estrazione del nichel dove il rispetto dell’ambiente ha perso la battaglia a favore del profitto! Giungiamo finalmente al nostro resort di Guardalavaca dove all’arrivo ci viene servito un cocktail di benvenuto: che sciccheria! Dato che in spiaggia insiste un forte vento anche i più temerari rinunciano al bagno ma non all’abbronzatura. Siamo in un villaggio vacanze all-inclusive cui sappiamo adattarci prontamente e alla sera ci destreggiamo benissimo nel ricco buffet. Nel dopo cena mentre godiamo la brezza marina osservo la magnifica luna che sale lentamente in cielo facendosi strada tra le nuvole. Quando siamo sul pulmino pronti a partire un bus in attesa dei suoi occupanti blocca la strada: vani i solleciti e, solo dopo un po’, con calma cubana il veicolo si sposta. La strada da percorrere è lunga ed è necessario optare per una tirata non stop in modo da arrivare prima possibile a destinazione. Yunier si impegna e finalmente giungiamo sul lunghissimo ponte che porta ai Cayo: davanti ai nostri occhi appare lo splendido paesaggio dove isolotti di mangrovie si alternano a lagune e dove, incuranti di noi, stormi di fenicotteri rosa con testa e collo immerso nell’acqua, pescano placidamente. Anche questo resort è “All Inclusive” ed è invaso da torme di canadesi e russi che ostentando una pericolosa abbronzatura rosso aragosta e che alternano bagni in piscina (con questo mare?!) a un va e vieni dal bar dove spazzolano ogni tipo di cocktail. Anche noi, nei due giorni di sosta, alterniamo bagni e “lunghe passiate” lungo la spiaggia: i clienti del resort sono riconoscibili da un braccialetto colorato, lasciapassare per cocktail, buffet e accesso ai padiglioni.
Ci diamo appuntamento per la cena al buffet, dopo di che ognuno con il suo mojto o cuba libre... Super colazione e poi Playa Pilar: ci vogliono solo 30 minuti per giungere nella meravigliosa spiaggia che a detta degli intenditori è una delle più belle di Cuba. Il posto è strepitoso, la sabbia è la più bianca e sottile che abbia visto e il colore del mare è unico. Purtroppo, non molto lontano, stanno costruendo un resort 5 stelle che rischia di compromettere, se non sapientemente inserito nel paesaggio, la bellezza del luogo. Per accedere alla spiaggia lungo defilé su una passerella biancoazzurra. A piedi, lungo la battigia, andiamo a vedere anche l’altro lato del Cayo e nel primo pomeriggio torniamo nel resort. La giornata scivola via così tra bagni, relax, doccia, aperitivi e dopo cena spettacoli di giocolieri acquatici. Ci ritroviamo insieme alle ore 12 per il pranzo a buffet prima del check-out. Oggi la strada è meno impegnativa di quella percorsa per venire ma comunque le buche non mancano. Sostiamo a Remedios il tempo necessario per veder il bellissimo altare di legno dorato ed effettuare un giro nei giardini della piazza dove acquistiamo delle artigianali statuette di legno e effettuiamo l’immancabile giro alla casa de la trova. Santa Clara, dove pernottiamo, situata nel cuore dell’isola, fu fondata nel 1689 dalle famiglie in fuga dalla costa infestata e battuta dai pirati, e fu il primo centro conquistato dai barbudos guidati dal Che e da Camillo Cienfuegos. Siamo dislocati su quattro case particulares nello stesso barrio e dopo aver preso possesso delle camere, visitiamo la cittadina. Passando davanti ad un circolo ricreativo per anziani siamo invitati a ballare e brindare da un gruppo di arzille vecchiette e con alcune di loro proseguiamo alla ricerca del posto adatto per l’aperitivo! Infine al tramonto torniamo ad agghindarci per la cena. Poi nuova esplorazione del vicino centro storico e raggiunta la bella piazza centrale (guastata solo da un improbabile grattacielo verde), cuore pulsante della città, ci piazziamo ad ascoltare un po’ di musica dal vivo e a ballare sul marciapiede. Salutati i nostri ospiti delle casa private siamo pronti per la visita. Prima tappa è il museo a cielo aperto del “Tren Blindado” che portava rinforzi all’esercito di Battista: è rimasto collocato esattamente nel luogo dell’attacco accanto alla stupenda statua in bronzo del Che col bambino. Poi piazza della revolution: il luogo è molto amato dai cubani e non è possibile non emozionarsi di fronte alla tomba del Che e sostarvi a lungo. Infine ci attende l’ultimo tratto di trasferimento, per raggiungere l’Havana. Dopo una breve sosta in un autogrill siamo nella capitale e, fatti i doverosi acquisti di sigari e rum, non resta che dirigerci in albergo. L’hotel che ci hanno assegnato è fuori città sulla strada per l’aeroporto. Preso possesso delle camere usciamo per un ultimo giro in centro. Siamo a piedi e non avendo trovato taxi disponibili ci piazziamo alla fermata del bus che prendiamo mischiati alla folla. Sbarchiamo dopo 20 minuti in piazza del Campidoglio e ci concediamo una splendida passeggiata per la Veja Havana.
La cena consumata in ristorantino con terrazza è ottima anche se per conquistare il posto, prenotato, abbiamo dovuto battibeccare con una comitiva di canadesi che, una volta terminata la cena, anziché sbrigarsi a liberare i posti si attardava beatamente al fresco. Ultimo giorno cubano: fatta colazione lasciamo i bagagli in un’unica stanza che ci servirà per cambiarci prima di partire. Alle dieci siamo alla fermata dell’autobus e con qualche spinta e scaramuccia riusciamo a salire. Scesi nella piazza del Campidoglio ci disperdiamo dandoci appuntamento per le 14,30 per rientrare tutti insieme in taxi. Gironzoliamo per la città in piccoli gruppi mai sazi dell’aria piena di profumi, della giovialità e della voglia di vivere dei cubani. Ogni tanto ci intravediamo per lasciarci di nuovo finché, tutti puntuali, ci ritroviamo all’ora convenuta. Contratto, con un sedicente boss, il prezzo complessivo per il trasporto in hotel con ultimo giro del Malécon in due vecchie e coloratissime cadillac. Scarrozziamo felici, tante foto e all’arrivo, purtroppo come previsto, arriva immancabile la richiesta di raddoppio del prezzo; non cedo e me ne vado a brutto muso. Puntuali Yunier e Eli ci vengono a prendere e in mezz’ora siamo all’aeroporto: ultime foto con i nostri accompagnatori, meritata mancia e poi in coda per un lunghissimo e caldo check-in dato che l’impianto dell’aria condizionata è guasto. Ultima piccola disavventura dei nostri eroi che devono pagare 5 euro supplementari di tassa per poter far passare delle coloratissime tele comprate sui banchetti e che necessitano, a detta del doganiere, di un certificato che ne attesti il valore di non più di 100 Cuc… Infine scialo degli ultimi spiccioli rimasti in rum e cioccolata. Grazie al volo diretto Avana-Roma stanchi ma felici alle 12 sbarchiamo a Fiumicino. Mentre aspettiamo il bagaglio (Matteo purtroppo ha dovuto fare anche il viaggio di rientro da solo) siamo consci che i giorni trascorsi assieme sono stati bellissimi e, purtroppo, sono anche finiti: ci abbracciamo! È stato un viaggio stupendo con dei compagni indimenticabili, GRAZIE!