Cina inesplorata: avventure tra il Guizhou e le montagne di Zhangjiajie
- Oltre a Pechino, Shanghai e alla Grande Muraglia, c’è una Cina inesplorata che non si trova nei cataloghi patinati delle agenzie tradizionali, ma che vale la pena visitare.
- Nella provincia del Guizhou, resistono culture etniche uniche e autentiche che conservano usi, costumi, lingue e rituali tramandati da secoli.
- Le case tonde tradizionali del Guizhou, in pietra o legno, non sono solo architetture caratteristiche ma vere e proprie esperienze di ospitalità e condivisione.
- Il parco nazionale di Zhangjiajie, noto per aver ispirato le montagne fluttuanti del film Avatar, si rivela molto più di un’attrazione iconica: è un paesaggio che insegna rispetto, lentezza e meraviglia.
- Un viaggio in Cina in gruppo consente di superare ostacoli pratici e culturali, come la lingua o la burocrazia del visto turistico, trasformando il percorso in un’esperienza collettiva più ricca.
Il senso dell’altrove
Ti sei mai chiesto cosa significhi davvero viaggiare in Cina? Non parliamo della solita foto sulla Grande Muraglia, del caotico traffico di Pechino o dei grattacieli avveniristici di Shanghai. Parliamo della Cina che non cerca i riflettori, che non si mostra subito, che sta quasi ai margini, geografici e culturali. Una Cina inesplorata che, tendenzialmente, non si trova nei cataloghi patinati delle agenzie tradizionali e che, proprio per questo, incanta.
Si, perché in un mondo dove tutto è mappato, recensito e condiviso, esistono ancora angoli capaci di sorprendere. Il Guizhou, nel sud-ovest della Cina, è indubbiamente uno di questi. Una regione dove la modernità ha bussato piano, le tradizioni hanno resistito al passare del tempo e il senso dell’altrove è intatto. È da qui, da questo cuore pulsante e poco conosciuto, che si può cominciare a comprendere la straordinaria varietà di un Paese spesso raccontato con uno sguardo troppo parziale. La Cina non è una e quella più autentica è anche la meno visibile. Eppure c’è: basta sapere dove cercarla.
Guizhou: dove le tradizioni resistono al tempo
Nel cuore montuoso del sud-ovest cinese, dove le strade si arrampicano tra le colline e le vallate sembrano dipinte a mano, la provincia del Guizhou custodisce segreti culturali di sorprendente bellezza.
È una terra che parla sottovoce: lontano dai riflettori delle metropoli e dai circuiti più battuti del turismo, la quotidianità è ancora scandita dai riti delle comunità locali e da diverse tradizioni etniche. Qui, infatti, vivono oltre venti minoranze etniche ufficialmente riconosciute. Non si tratta di identità folcloristiche, bensì di comunità che hanno scelto, consapevolmente, di rifiutare l’omologazione attraverso la pratica quotidiana delle proprie tradizioni.
- I Miao, ad esempio, continuano a tramandare l’arte del batik e dell’argenteria cesellata a mano, indossano costumi elaborati per le celebrazioni e custodiscono un patrimonio musicale fatto di ballate epiche e strumenti tradizionali come il lusheng.
- Dal canto loro, i Dong mantengono viva la tradizione dei canti polifonici a cappella (Grand Song), riconosciuti anche dall’Unesco, e costruiscono interi villaggi in legno senza l’uso di chiodi, secondo tecniche tramandate da secoli.
- Ancora, gli Yao continuano a seguire un calendario lunare proprio, con feste e riti che scandiscono il ciclo della terra.
- Gli Zhuang, il gruppo etnico minoritario più numeroso in Cina, si distinguono per una lingua propria di origine tai, per la tradizione della pittura su tessuto e per celebrazioni che mescolano credenze animiste con elementi taoisti e buddhisti. Inoltre, in molte aree del Guizhou, gli Zhuang continuano a praticare forme di agricoltura comunitaria e riti propiziatori legati alla fertilità della terra, sfidando modelli produttivi intensivi e centralizzati.
È in queste tradizioni, tramandate da secoli, che il Guizhou rivela la sua vera natura: un territorio che non si limita a sopravvivere alla modernità, ma che la sfida, proteggendo con orgoglio la propria identità. La visita a questi luoghi offre la possibilità rara di vivere l’anima multiculturale della Cina inesplorata, che si racconta attraverso i gesti e non attraverso i monumenti.
Le case circolari
Un altro segno distintivo del Guizhou, forse quello che più sorprende il visitatore, è l’architettura. Le case circolari tradizionali, chiamate tulou, non sono solo abitazioni ma veri e propri simboli, di un modo di vivere comunitario, di una visione circolare della vita e dello spazio.
Queste strutture, originariamente diffuse tra le popolazioni Hakka ma presenti anche in altre comunità del Guizhou, sono costruite in terra battuta, pietra o legno e si sviluppano attorno a un cortile centrale. La loro forma chiusa all’esterno e aperta all’interno riflette una precisa visione del mondo: difesa e protezione verso l’esterno, comunità e condivisione all’interno.
Le tulou ospitano spesso più famiglie appartenenti alla stessa comunità o clan, che condividono spazi comuni per attività come cucinare e lavare, ma anche celebrare eventuali ricorrenze. Non si tratta, quindi, solo di soluzioni abitative, ma di microcosmi sociali che incarnano un modello di vita collettiva, in cui le relazioni hanno un ruolo centrale e il senso del tempo è scandito dai ritmi della comunità.
Dormire in queste abitazioni tradizionali è un invito alla condivisione, all’ascolto, alla lentezza. Ogni alloggio diventa un piccolo teatro di incontri, una finestra spalancata su una quotidianità. D’altronde, chi arriva non è un cliente, bensì un ospite. Ed è proprio in questi luoghi che il viaggio si fa più personale: quando si smette di osservare da fuori e si entra davvero. Con rispetto e curiosità. Con la consapevolezza di essere dentro qualcosa di più grande: una Cina inesplorata che esiste solo per chi ha voglia di ascoltarla e mettersi in gioco.


Zhangjiajie: dove la terra sfiora il cielo
Nell’est della provincia di Hunan, il parco forestale nazionale di Zhangjiajie si apre come un sipario naturale su uno degli scenari più straordinari della Cina inesplorata.
Colonne di roccia quarzitica si innalzano per centinaia di metri in un paesaggio che sembra sospeso tra il reale e l’immaginario. Non è un caso che queste formazioni abbiano ispirato l’universo visivo del kolossal Avatar. Il luogo trasmette una sensazione di vertigine poetica, come se la terra stessa si stesse sollevando verso il cielo.
Zhangjiajie, però, è molto più di un set cinematografico. È un ecosistema protetto e complesso, con sentieri escursionistici, funivie panoramiche e persino un ponte di vetro trasparente lungo 430 metri che collega due picchi a 300 metri d’altezza. Si tratta del ponte pedonale in vetro più lungo e alto al mondo. Il parco è suddiviso in diverse aree visitabili, tra cui:
- Yuanjiajie, celebre per la “Montagna Hallelujah” (ribattezzata così proprio dopo il successo di Avatar);
- Tianzi Mountain, che offre panorami a 360° e spettacolari albe sopra le nuvole;
- Golden Whip Stream, un percorso più rilassato attraverso foreste e torrenti, adatto anche a chi preferisce camminate meno impegnative.
Inserito all'interno di un itinerario più ampio, Zhangjiajie rappresenta una tappa iconica ma che non sta in superficie, capace di stupire anche il viaggiatore più esperto. È un luogo che lascia il segno, non solo per la sua bellezza, ma per la sensazione di meraviglia che riesce a generare. Ci ricorda quanto piccoli possiamo sentirci davanti alla natura, ma anche quanto grandi possiamo diventare nel viverla in un viaggio che non si limita a “vedere” luoghi, ma che li attraversa con attenzione e spirito condiviso.
Scoprire la Cina inesplorata in gruppo
Viaggiare in Cina non è mai banale. Chi ha provato ad avventurarsi da solo in altri territori remoti lo sa bene: barriere linguistiche e difficoltà logistiche possono scoraggiare anche il più intraprendente dei viaggiatori. È proprio qui che il viaggio in gruppo diventa una scelta, sì, ma anche un’opportunità. Viaggiare con altri significa poter:
- condividere domande;
- risolvere eventuali problemi;
- scoprire insieme (e avere il tempo e il modo per lasciarsi andare alla scoperta);
- essere accompagnati da un coordinatore esperto: non una guida turistica, ma un compagno di viaggio e un punto di riferimento che costruisce le tappe di questa esperienza insieme a te.
In un contesto come quello del Guizhou. e più in generale di molte regioni della Cina inesplorata o meno battuta dai flussi turistici, il gruppo diventa il primo strumento per entrare in contatto profondo con i luoghi. Non un filtro, ma un amplificatore.
La Cina che resta dentro
Ci sono viaggi che finiscono con l’atterraggio del volo di ritorno. E poi ci sono quelli che iniziano solo dopo, quando si torna a casa e ci si accorge che, in noi, qualcosa è cambiato.
In questo senso, viaggiare nella Cina inesplorata non è solo attraversare paesaggi straordinari o (ri)scoprire tradizioni antiche: è accettare l’idea di non capire tutto subito, di perdersi un po’, di mettersi in ascolto. Sono gli sguardi incrociati, i gesti semplici, le parole dette piano o i silenzi che si fanno compagnia: è lì che il viaggio lascia il suo segno più profondo. Non solo nei luoghi attraversati, ma in ciò che riescono a smuovere dentro. Forse una consapevolezza nuova, uno sguardo che cambia. Sicuramente, il desiderio di continuare a cercare, di comprendere, di spingersi oltre.