Missione Antartide!
Ogni anno ItaliAntartide organizza una missione che porta un team di ricerca specializzato in mezzo ai ghiacci del Polo Sud, per studiare gli effetti del cambiamento climatico e del riscaldamento globale. Quest'anno, Avventure nel Mondo ha inviato a bordo della rompighiaccio Laura Bassi, il giornalista e nostro coordinatore Stefano Valentino, che viaggiando insieme al team di ricercatori, ci racconterà tutto quello che avviene a bordo e quali sono le indagini che si stanno effettuando sui fondali marini. Una grande Avventura in Antartide, ma anche un impegno per il nostro Pianeta. Da sempre Avventure è molto attenta all'ambiente e al rispetto della Natura. Oggi più che mai, il green del nostro logo è parte integrante della nostra filosofia.
31 GENNAIO - È RECORD! RAGGIUNTO UN PUNTO MAI TOCCATO PRIMA!
La rompighiaccio Laura Bassi raggiunge il punto più a sud del Mare di Ross mai esplorato prima da una nave. La zona si chiama Baia delle Balene e il punto esatto si trova alla latitudine 78°44.280' S. Oggi più che mai Avventure è orgogliosa di aver sostenuto la Missione Antartide!
30 GENNAIO - REPORTAGE DELLA MISSIONE
Navighiamo in Antartide a bordo della rompighiaccio Laura Bassi dell’Osservatorio di Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste. E passato quasi un mese dalla nostra partenza (il 6 gennaio) dal porto di Lyttelton in Nuova Zelanda. Ma abbiamo smesso di contare i giorni. Nell’estate australe il sole non tramonta mai e il viaggio prosegue lungo interminabili coste imbiancate, dandoci l’impressione di restare inerti nel tempo e nello spazio. A scandire il flusso della quotidianità sono solo i pasti e le attività di ricerca che vengono condotte dagli scienziati e i tecnici a bordo secondo orari concordati dal comandante Franco Sedmak, il capo spedizione Riccardo Scipinotti e Pasquale Castagno, coordinatore scientifico della campagna oceanografica.
Si tratta della 38a spedizione organizzata nell’ambito del Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA), gestito da ENEA e CNR. Le distese di ghiaccio che ci circondano, quelle in mare e quelle sul continente, rappresentano un'incantevole immensità che i ricercatori scompongono in elementi da studiare per cercare di capire l’evoluzione del clima terrestre. Scienza e meraviglia si fondono a ogni tappa del viaggio che ci ha portato prima alla stazione italiana Mario Zucchelli, al ghiacciaio Campbell fino a Cape Washington, non distante dalla base, poi attraverso una sterminata banchisa verso sud e infine al Ross Ice Shelf (RIS), il ghiacciaio più grande del mondo.
Come molti altri ghiacciai antartici, il RIS scende giù dal continente e nella parte terminale si appoggia sul mare, creando una monumentale muraglia alta oltra 30 metri che costeggiamo per giorni, inseguendo con lo sguardo a destra e sinistra la tortuosa sagoma che si allunga, assottiglia e opacizza fino al punto in cui l’occhio umano non riesce più a vedere. I fronti glaciali si estendevano ben oltre l’area in cui navighiamo. Dove ora c'è il blu, in epoche passate c’era solo bianco. Di fatto, attraversiamo i fantasmi degli antichi ghiacciai. Studiare la loro evoluzione è fondamentale per capire qual è stato l’impatto delle temperature e quindi in che misura l’effetto del riscaldamento globale potrebbe contribuire alla loro ulteriore fusione.
“E’ fondamentale formulare modelli predittivi che anticipano l'entità di future fusioni glaciali », spiega Luca Gasperini, ricercatore dell’Istituto di Scienze marine del CNR che durante la navigazione dirige il progetto Disgeli scandagliando i fondali per individuare segni di arretramento o avanzamento delle lingue glaciali sottomarine negli ultimi 10mila anni (ossia il periodo intercorso dall’ultima glaciazione). L'obiettivo è confrontare la variazione nel tempo dei fronti glaciali con quella dell’atmosfera intrappolata nelle carote di ghiaccio estratte sul continente col progetto Beyond Epica, che quest’anno verranno trasportate per la prima volta con la nave in Italia per l’avvio delle analisi. « Il raffronto ci permette di prefigurare le condizioni di CO2, e quindi di temperatura, che potrebbero innescare una fusione della calotta glaciale antartica che, innalzando il livello dei mari, sommergerebbe le zone costiere », conclude Gasperini. Per determinare la variazione dei fronti glaciali vengono raccolti campioni di sedimenti che si sono depositati sui fondali marini nei punti in cui i ghiacciai erano ancorati alla base rocciosa. Innanzitutto vengono identificati i sedimenti con un particolare strumento acustico, chiamato Topas, dopodichè la nave si arresta sopra ogni punto e con un carotiere calato in profondità vengono estratte appunto carote di sedimento, intrappolati in lunghi tubi, che vengono trasportate in Italia per essere analizzate.
Le conversazioni con gli scienziati, che siano in laboratorio o nelle sale di ricreazione a prua, ci aiutano a osservare il ghiaccio con occhi diversi. Impariamo che l’Antartide non e’ un unico conglomerato ghiacciato che si estende dal continente al mare, ma che il ghiaccio continentale (formato dalle precipitazioni nevose) e diverso dalla banchisa galleggiante che e frutto del congelamento del mare. Comprendiamo le interazioni del ghiaccio marino con gli altri due elementi freddi, l’aria e l’acqua. che mantengono l’Antartide nel suo stato di mistica e aliena immobilità.
Mentre siamo appostati sui ballatoi esterni del ponte di comando per fotografare gli spazi metafisici che ci circondano, le nostre dita vengono spesso morse dagli artigli freddi dei cosiddetti venti catabatici. Questi venti non soffiano da nessun luogo. Semplicemente precipitano dalle alture del continente a causa della loro bassa temperatura che li rende particolarmente pesanti. Svolgono un ruolo importantissimo. Non solamente raffreddano la superficie del mare, facilitandone il congelamento, ma spazzano a largo il ghiaccio marino già formatosi, sgomberando ampie porzioni di mare dove puo creare un’ulteriore quantità di ghiaccio.
«La formazione del ghiaccio marino e un fattore capace di influenzare il clima terrestre, infatti ghiacciando, l’acqua rilascia sale nelle masse d’acqua sottostanti che, diventando dense e pesanti, sprofondano e fluiscono verso nord, mentre quelle calde dall’Equatore si dirigono verso i poli ». spiega Castagno, ricercatore all'Università di Messina e responsabile a bordo del progetto MORSea dell'Università Parthenope di Napoli, «queste correnti che fluiscono in direzioni opposte innescano la circolazione oceanica globale che garantisce un’equa distribuzione del calore sul globo terrestre, mantenendo le condizioni ottimali per la vita come la conosciamo».
E’ stupefacente guardare il manto di ghiaccio tagliato e frantumato dalla chiglia della nave, percepire mentalmente il freddo ostile delle acque sottostanti capaci di porre fine alla vita di un essere umano in pochi istante e al tempo stesso pensare che tutto questo gelo mette in moto un meccanismo che e fonte di vita nelle zone temperate da cui proveniamo.
Sulla LauraBassi, impariamo che il clima e una cosa complessa. “Il ghiaccio marino ha effetti paradossalmente contrapposti, infatti da una parte col suo colore bianco riflette la luce e quindi l’energia solare, impedendo il surriscaldamento del mare, ma dall’altra, proteggendo lo stesso mare dai venti freddi, impedisce il congelamento delle acque”, commenta il paleoclimatologo dell’Istituto di Scienze Polari del CNR, “e quindi importante analizzare quest’insieme di retroazioni, come ci prefiggiamo di fare col nostro progetto Greta, al fine di comprendere in quale modo la formazione del ghiaccio marino e delle acque dense, generate dal rilascio di sale, e evoluta in passato per anticipare le dinamiche future”.
Gli esploratori del passato si precipitavano in Antartide per conquistare la frontiera meridionale del mondo, il continente più irraggiungibile, l’unica terra dove la civiltà umana non ha messo radici, per poi tornarsene a casa con il loro trofeo per non pensarci piu. Oggi i ricercatori vengono regolarmente qui per spiegare come il ghiaccio dell’Antartide non sia solo un affascinante archetipo della terra di nessuno, ma sia soprattutto un anello fondamentale del sistema ambientale in cui l’Uomo ha sempre vissuto.
Durante la nostra odissea tra gli iceberg, continuiamo ad ammirare l'Antartide dal di fuori, non ne violeremo le distese abitate, non ne raggiungeremo il cuore ambito dagli avventurieri di tutti i tempi, ci accontenteremo di farne ritratti da lontano, facendo volare la nostra fantasia, accontentandoci di condividere brevi istanti a tu per tu con foche e pinguini adagiati sulle loro zattere di ghiaccio vaganti nel Mare di Ross. Siamo venuti qui a capire i misteri scientifici che si celano nelle sue acque e a portarci con noi in Italia le poche risposte ottenute dai ricercatori che, in quanto tali, offrono, il pretesto per tornare nuovamente in questi luoghi remoti in fondo alla curvatura terrestre.
Dominare la complessità dei fenomeni climatici imperniati sui ghiacci antartici sarà molto più difficile che piantare la bandierina come fecero Amundsen e Scott durante la loro eroica corsa al Polo Sud.
(Stefano Valentino - Articolo scritto per Mondointasca.it)
Il diario della Missione
17 gennaio: la Laura Bassi raggiunge la stazione italiana in Antartide Mario Zucchelli. Un'ottima occasione per tutto il personale di bordo per pranzare all'osteria italiana più a sud del globo!
14 gennaio: la nave e il suo equipaggio attirano la curiosità degli abitanti del luogo. Foche e pinguini diventano i compagni d'Avventura del nostro team!
12 gennaio: giunti finalmente nel Mare di Ross, viene calata una sonda, Rosetta, che preleverà campioni di acqua, e vengono recuperati alcuni strumenti che forniranno dati determinanti sulla temperatura e le correnti marine.
7 gennaio: i ricercatori hanno iniziato a fare rilevamenti sui fondali, scoprendo la presenza di vulcani, catene montuose e canyon.
6 gennaio: finalmente, la Laura Bassi leva l'ancora e salpa alla volta dell'Antartide. La traversata di oltre 3300km ha richiesto una intera settimana. Come ci racconta Stefano, i primi giorni non sono stati facili: tra gli iceberg e il mare mosso, lo stomaco del nostro coordinatore è stato messo a dura prova.
3 gennaio: il team di scienziati e il nostro Stefano si sono imbarcati sulla nave rompighiaccio a Christchurch, in Nuova Zelanda. Per tre giorni si sono svolte tutte le operazioni di imbarco carburante e viveri.
(dal diario di Stefano Valentino e Morgana Production)
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