Ammantati di luce
9 gennaio 2022
L’aereo si stacca lentamente dalla pista di Kiruna, attorno a noi solo campi innevati. Un raggio di sole attraversa il finestrino segnando la fine della notte polare e del nostro breve viaggio nella Lapponia Svedese. Siamo silenziosi, l’allegria che ci ha accompagnato per una settimana si è spenta verso le 8:20. Antonio è rimasto in aereoporto, fermato da un sms, test result: positive, nella confusione del check-in non ci siamo neanche salutati, sapevo che poteva succedere ma sono comunque incredulo.
Tre settimane prima. Apro Whatsapp dopo l’allenamento di tai chi, 94 messaggi nella chat ‘Svezia 2022’, sospiro. Elena mi guarda e sorride “Sono tanti anche oggi?”, mi siedo sul divano accanto a lei “Solo novantaquattro messaggi non letti nelle ultime due ore”, “Beh magari c’è qualche notizia importante…” insiste, questa volta non viaggiamo insieme ma come al solito mi sostiene. “Sì beh vediamo… c’è questo Salvatore che scherza sempre, Ilaria e Silvia che pare siano amiche, si parla di tortellini e rustichella, Giovanni che forse conosce Anna. C’è Laura dalla Toscana. Poi è venuto fuori che Chiara e Martina mangiano senza glutine e tutti che si offrono di portare cibo senza glutine, sono carini. Altri messaggi sembra che da Decathlon sia finita tutta la roba da montagna. Qualcuno ha preso anche il passamontagna online. Altri messaggi di Salvatore. Francesco, Alberto e Antonio mi sembrano meno coinvolti dalla chat, come me del resto. Qualche discussione riguardo ai tamponi obbligatori, adesso sia in entrata che in uscita, che ansia questa cosa, comunque Silvia e Martina stanno facendo anche quelli facoltativi, brave. Ad Abisko in questi giorni danno -18 gradi e c’è la notte polare, cioè non vedremo la luce del sole per una settimana. Tesoro, ricordami perché non ho scelto le Seychelles?”. Elena adesso ride di gusto “Non lo so, tu sei freddoloso e ti viene il raffreddore anche quando ti tagli i capelli, comunque secondo me ti divertirai…” “Sì e mi dovrai scongelare al ritorno”.
3 gennaio 2022
Aeroporto di Milano Linate. Trascino il bagaglio da stiva sopra il nastro del check in per controllare il peso, che mi sembra eccessivo per un viaggio di una settimana: 16 kg. Sono dentro al limite della compagnia aerea ma completamente fuori dalla mia idea di ‘viaggiare leggeri’. Mi rassegno, ogni viaggio ha il suo bagaglio. Finalmente incontro il gruppo per la prima volta. Le mail e i messaggi della chat trovano un volto, o meglio degli occhi visto che siamo tutti mascherati, e delle voci. E’ sempre un po’ strano. Siamo imbacuccati da settimana bianca e tutti sorridenti. Mi presento, faccio ciao con la mano, il distanziamento sociale peggiora la mia timidezza iniziale, qualcuno allunga un gomito, poi arriva Alberto che sorride e stringe la mano a tutti, sento qualcosa sciogliersi, andrà tutto bene. Conosco anche Anna, la coordinatrice, e scopro che abbiamo ‘perso’ Martina a causa di un tampone positivo il giorno prima. Salutiamo mentalmente Martina e ci avviamo al check in, uno dei più lenti di sempre. Alle quattro del pomeriggio siamo in albergo a Stoccolma, una rinfrescata e via in città. E’ tardi per visitare i luoghi di interesse ma abbiamo il tempo per una passeggiata nel centro storico. Passiamo per il Municipio, il Palazzo Reale, i vicoli stretti e la splendida pista di pattinaggio. Cade qualche fiocco di neve. Iniziamo a conoscerci, parliamo poco dei nostri lavori e molto dei viaggi fatti e di quelli che vorremmo fare, la curiosità per l’altrove ci accomuna. Iniziano i primi tormentoni del gruppo, Ilaria si offre di fidanzare Giovanni, tornato single da poco, con la principessa di Svezia, Giovanni sta al gioco di buon grado.
4 gennaio 2022
Kiruna. Si inizia con una levataccia che affrontiamo volentieri: non vediamo l’ora di arrivare sopra il Circolo Polare Artico. La pista di atterraggio di Kiruna è una striscia scura in mezzo alla neve, il piccolo aereporto di Kiruna una costruzione rossa con un display che informa i visitatori in arrivo sulla temperatura: -15 gradi. Scendendo la scaletta dell’aereo appoggiamo i piedi nella neve e torniamo bambini. Scherziamo, ridiamo e scattiamo foto rischiando di congelare subito le mani. Ci avviamo verso l’ostello che ci ospiterà una notte per indossare gli indumenti termici, da adesso il freddo verrà preso sul serio. Fuori dall’ostello Anna e alcune ragazze incontrano Paola Maugeri, dj di Virgin Radio emigrata in Svezia da circa un anno. Scopriamo che Anna e altri ragazzi del gruppo sono fans di Paola e l’incontro sembra avere effetti mistici. Paola diventa virtualmente parte del gruppo e ci accompagnerà, altro tormentone, per il resto del viaggio, vedendo aurore boreali ovunque, facendo bagni su acque gelate e dispensando pensieri saggi dai social. Kiruna è una città di ventimila abitanti famosa per le miniere di ferro che stanno provocando lo sprofondamento della città vecchia. Nel 2007 è stato deciso di spostare una parte della città, opera iniziata nel 2014. A Kiruna visitiamo la chiesa protestante Pastorat, costruzione in legno in stile neogotico relativamente recente (del XX secolo), una delle più interessanti in Svezia, recita la guida. Giovanni rimane incantato dall’organo e sogna di poterlo suonare, scopriamo che è musicista. Prendiamo l’autobus per visitare il villaggio Sami e l’Ice Hotel. L’autobus è affollato e siamo gli unici a indossare la mascherina, una turista dalla California mi chiede se siamo italiani, poi dice “Probabilmente per voi è strana questa situazione” e io confermo che “Sì per noi è strana”. Già a Stoccolma ci eravamo resi conto che in Svezia la tensione sulla pandemia è più bassa che in Italia. L’obbligo di mascherina è praticamente solo in aeroporto, nei ristoranti cercano di tenere le distanze tra i tavoli ma senza tanto stress. Nel villaggio Sami ci concentriamo sulle renne che accettano volentieri il muschio in cambio di foto e allegri schiamazzi, “Che belline” dice Laura con la sua bella pronuncia toscana. Questa frase diventa il tormentone numero tre e poi ci spostiamo all’Ice Hotel. La parte di ghiaccio viene ricostruita ogni anno e alcune stanze, scolpite da artisti locali, sono autentiche opere d’arte. I letti sono blocchi di ghiaccio con sopra un materassino e una pelle di renna, sembra che il costo del soggiorno si aggiri intorno ai 600 euro a notte ma sinceramente rabbrividisco all’idea. Una parte del gruppo si mette in coda all’Ice Bar per cercare di occupare uno dei tre tavoli. Capiamo che stare fermi troppo a lungo non è una buona idea, dopo mezz’ora rischiano il congelamento, però grazie a loro riusciamo a prendere il tavolo e goderci i drink serviti su bicchiere ghiacciato, poi ci rifugiamo nella parte ‘calda’ dell’hotel per aspettare l’autobus. Torniamo all’ostello alle 19.00 e sembra notte fonda. Occupiamo la cucina dell’ostello e prepariamo la prima cena, Salvatore tira fuori il guanciale e si mette ai fornelli, preparerà un’ottima gricia, Anna stappa lo champagne anche per festeggiare l’incontro con Paola, a tavola dopo qualche bicchiere qualcuno propone di dare uno spazio ad ognuno per raccontare qualcosa di sè, l’idea ha successo e diventa ‘un viaggio nel viaggio’ come direbbe un’amica.
5 gennaio 2022
Da Kiruna ad Abisko. I tormentoni diventano hashtag, quello di oggi è #annafacose. Al mattino non riusciamo a prenotare il treno per Abisko online, mentre ci avviamo in direzione stazione Anna si mette in moto: chiama taxi, chiede informazioni, prenota bus, prenota taxi, annulla prenotazioni, super attiva cerca di risolvere il problema mentre noi la osserviamo placidi, alla fine riusciamo a partire con il treno che avevamo previsto di prendere, destinazione Abisko, 90km a Nord-Est di Kiruna, una manciata di km dal confine norvegese, il posto ideale per vedere le aurore boreali secondo la guida. Abisko è una cittadina con meno di 100 abitanti, quindi diciamo una decina di case e un paio di guesthouse, si affaccia alla riva del lago Tornetrask ed è circondata dall’omonimo parco nazionale. A due chilometri dal “centro” si trova la STF Touriststation, un complesso dotato di albergo/ristorante, ostello e bungalow che ospita fino a 350 visitatori. Diciamo che il social distancing non sarà un grosso problema in questo viaggio. Occupiamo tre stanze nella zona ostello della Touriststation e usciamo per una passeggiata finché c’è luce. Iniziamo ad apprezzare la “notte polare” che non vuol dire essere tutto il giorno al buio ma passare lentamente dall’aurora al crepuscolo senza mai vedere il sole, con il cielo che si tinge di azzurro al mattino per diventare lentamente rosa, insomma si passeggia su colline innevate sotto un cielo pastello, un effetto fiabesco. Alla sera ci ritroviamo nella cucina dell’ostello e organizziamo la cena. Siamo il gruppo più rumoroso, ma in qualche modo anche gli altri viaggiatori in sala sembrano apprezzare l’allegria. Arriva il momento di decidere una canzone e finiamo su l’Aurora di Eros Ramazzotti, nuovo tormentone e il mio cantante meno preferito, vabbè. Inizia anche l’ansia da aurora, è nel titolo del viaggio, sappiamo che potremmo non vederla, tra l’altro gli ultimi giorni il meteo è stato pessimo, però adesso che siamo arrivati fino a qui il desiderio è fortissimo. Laura si attiva con l’app, scopriamo che c’è una webcam. Verso le 21 decidiamo di uscire e raggiungere la riva del lago ghiacciato, troviamo un fotografo giapponese mezzo ibernato, lo disturbiamo senza tante remore e lui ci mostra le sue foto. Scattando con tempi lunghissimi sembra aver estratto un flebile alone verde dal cielo. Non è proprio quello che speravamo. Resistiamo meno di un’ora e torniamo al caldo. Continueremo a uscire e rientrare con poca soddisfazione.
6 gennaio 2022
Abisko. Dopo colazione decidiamo di incamminarci per Abisko paese, anche per prenotare qualche escursione. Arriviamo al paesello e troviamo la guest house che fa anche da gift shop e da travel agency. Biscotti alla cannella e bevande calde gratis, sanno come prendere i turisti. Compriamo calzini di lana e calamite e prenotiamo il giro in motoslitta per l’indomani. Usciti dal negozietto rientriamo camminando sul lago ghiacciato, il paesaggio è incredibile, scattiamo centinaia di foto. Abbiamo mezzo metro di ghiaccio sotto i piedi ma il rumore cupo degli assestamenti rende la passeggiata adrenalinica. Restiamo fuori finché c’è luce poi ci rifugiamo al bar della Touriststation e facciamo aperitivo superando il trauma dei prezzi nordici. Alla sera abbiamo prenotato la visita alla Skystation, un rifugio a 900 mt di quota che si raggiunge con seggiovia. Veniamo imbottiti come astronauti per affrontare la serata al gelo, la seggiovia è un reperto di antiquariato, ci mettiamo 40 minuti per salire sulla collina. Però appena saliamo un po’ di quota inizia a farsi vedere una scia verde sul cielo. Ci siamo, è la nostra aurora boreale. Cerchiamo un punto panoramico e guardiamo e ridiamo e scattiamo foto. Per la prima volta in un viaggio sono l’unico ad aver portato la reflex quindi divento il fotografo ufficiale del gruppo. Ci godiamo lo spettacolo fino ai primi sintomi di assideramento, poi torniamo al rifugio per riprendere la temperatura e scendiamo. L’entusiasmo è tale che ci dimentichiamo di salutare la nostra guida, che per altro non ha dovuto far molto. Chiudiamo la serata davanti ai liquori portati dall’Italia.
7 gennaio 2022
Abisko. E’ il giorno della motoslitta. Io, Chiara e Francesco rinunciamo a questa attività e decidiamo di goderci un’altra giornata lenta in mezzo a questa splendida natura. Visitiamo anche il supermercato locale dove la verdura viene esposta come in gioielleria, facciamo incetta di biscotti alla cannella. Ritroviamo il gruppo ad Abisko paese nel primo pomeriggio e scrocchiamo un passaggio per rientrare, oggi fa freddissimo. L’esperienza della motoslitta sembra essere stata appagante. Proviamo ad uscire più volte a caccia di aurore durante la serata ma il meteo non collabora. Solo Paola Maugeri continua a postare foto di aurore viste a pochi kilometri da noi. Il nuovo tormentone è “non nominate Paola”. Cerco di insinuare l’idea che Eros Ramazzotti porta sfiga ma non viene colta.
8 gennaio 2022
Da Abisko a Kiruna. Ultimo giorno sopra il Circolo Polare Artico, sulle colline inizia a vedersi la luce del sole, la notte polare sta per finire. Questa mattina giro sui cani da slitta. Sono un po’ preoccupato, temo di finire in una di quelle attività per turisti che comportano il maltrattamento di animali. Invece no, la famigliola svedese che gestisce l’attività sembra uscita dalla pubblicità dei biscotti. Scopriamo che hanno 42 cani da slitta e mentre li agganciano alle slitte vengono tutti coccolati e ci incitano a fare lo stesso. Ci forniscono un supplemento di vestiario per affrontare l’aria fredda e facciamo un breve briefing dove ci spiegano come si frena e come come affrontare le curve, non avevo capito che dovevamo guidare. A questo punto, piedi sul freno, vengono sganciati i cani che capiscono che la partenza è imminente e iniziano a tirare e abbaiare. Alziamo il piede dal freno e si parte di scatto. Che emozione! Gli husky sono magri e muscolosi e ci portano attraverso il paesaggio innevato, non hanno bisogno di essere incitati, anzi in qualche momento fatichiamo a tenerli. Un po’ alla volta la tensione iniziale si scioglie e iniziamo a divertirci come ragazzini. Il giro si conclude dopo poco più di un’ora e ci troviamo davanti a una ottima zuppa di salmone inclusa nell’esperienza. Nel primo pomeriggio siamo di nuovo a Kiruna e occupiamo i bungalow che ci ospiteranno per la nostra ultima notte in Svezia. Giovanni ha ancora in mente l’organo visto qualche giorno prima, desidera suonarlo, mi chiede di accompagnarlo per vedere se riusciamo a trovare qualcuno a cui chiedere, perchè no. Alla fine tutto il gruppo partecipa alla spedizione, i desideri sono contagiosi. Quando arriviamo, la chiesa appare un po’ desolata ma ci sono macchine parcheggiate, entriamo e la navata è vuota, qualcuno ha messo un pianoforte sotto all’altare, ci sarà stato un concerto, vedo una signora che sparisce dietro una porta, la seguo con Giovanni e ci troviamo in una specie di oratorio dove si sta svolgendo una qualche festa di famiglia. Proviamo a chiedere se c’è un custode, ma ci guardano stupefatti. Rientriamo nella chiesa un tantino sconsolati, tra mezz’ora chiude forse arriva qualcuno, possiamo aspettare. Mentre confabuliamo, Giovanni si siede al piano e inizia a suonare, le note si spargono nell’aria, ci sediamo in silenzio, non c’è lo spartito e si sente l’emozione nelle mani, sembra una carezza, mi giro e vedo diversi occhi lucidi. Attraversiamo di nuovo Kiruna per tornare al residence, occupiamo una sala riunioni con finestrona panoramica e tiriamo fuori gli avanzi per la nostra ultima cena insieme. Laura e Silvia sono ancora allerta con l’app per le aurore, io mi godo questa bella compagnia e inizio a pensare al rientro. La finestrona sembra fatta apposta per godersi le aurore al calduccio, scherzo con Antonio, che prima ride poi strabuzza gli occhi. Si vede l’aurora! Da dentro l’hotel, con le luci accese, i lampioni e l’illuminazione della città, in teoria le condizioni sono pessime, ma si vede benissimo. Ci vestiamo e schizziamo fuori, questa volta il fenomeno è fortissimo, un manto di luce verde si muove drappeggiando il cielo e scende diventando rosa per poi risalire, si attenua fino a quasi a spegnersi per poi ripartire più forte di prima, sembra una danza penso io, sembra una benedizione, dice Francesco. Corriamo da un lato all’altro del residence per trovare il punto di osservazione migliore che alla fine sarà quello più nascosto, la zona dei cassonetti, ridiamo, saltiamo, scattiamo foto, ma soprattutto ci riempiamo gli occhi. Il fenomeno durerà più di due ore, faremo a tempo a rientrare per scaldarci e ad uscire di nuovo. Per due ore ci siamo dimenticati di tutto, del rientro, i bagagli da fare, il tampone alle 7 del mattino.
9 gennaio 2022
Finale convulso di quello che poteva essere il viaggio perfetto. Tampone prima dell’alba, l’ sms con il risultato ci arriva in aeroporto, Antonio positivo rimane a Kiruna. Il check in a Kiruna è delirante, la sera prima è saltato il piano dei voli, sta succedendo spesso causa covid, veniamo riprogrammati alcuni su Francoforte e alcuni su Amsterdam, quindi iniziamo a salutarci già a Stoccolma. Salta anche la coincidenza ad Amsterdam e ci scappa una passeggiata per il centro, scopriamo che in Olanda sono in lock down. Arrivo a casa molto più tardi del previsto e stanchissimo. A letto chiudo gli occhi e continuo a sentire le voci dei miei compagni di viaggio. Sono grato per l’esperienza per averla condivisa con un gruppo così caldo e accogliente. Anna, Alberto, Antonio, Silvia, Ilaria, Salvatore, Chiara, Giovanni, Laura, Francesco mi auguro che le nostre strade si incontrino ancora. Adesso si inizia a sognare il prossimo viaggio. Appassionatamente.