Alla scoperta della Giordania
Giorno 1, arrivo ad Amman. È il giorno della partenza. Io Fabio e Luca ci incontriamo all'aeroporto di Bergamo dal quale faremo volo diretto arrivando alle 21.30 locali. Effettuate tutte le formalità doganali il transfer ci porta in hotel. Ci viene data una stanza tripla con vista sulla moschea blu, molto suggestiva...così come è altrettanto suggestivo l'odore di fogna che risale dal water del nostro bagno. Posiamo i bagagli ed andiamo a perlustrare la zona in cerca di qualcosa da mangiare. Nel frattempo, si sono fatte le 23 e non abbiamo molta scelta, optiamo per una sorta di happy meal kebab con acqua a 3 jod a testa. Piccola passeggiata intorno ad un centro commerciale molto sfarzoso e si ritorna in camera. Il resto del gruppo arriverà in tarda nottata quindi in accordo con il gestore dell'hotel mettiamo da parte le chiavi delle camere per quando arriveranno.
Giorno 2, Jerash e Madaba. Il muezzin ci sveglia in continuazione durante la notte. I canti sono affascinanti, ma non neghiamo che preferiremmo dormire...In più durante la notte ci svegliamo diverse volte dopo aver sentito più volte rumore di voci e di passi, pensiamo che il gruppo sia arrivato...in realtà è un altro gruppo Avventure arrivato qualche ora prima dei nostri. Ci ritroviamo al completo a colazione. Dopo un lauto e discreto pasto espongo i piani della giornata e le azioni previste per la "sopravvivenza" nei prossimi giorni. Eleggiamo poco democraticamente Luca R. come cassiere che pochi minuti dopo, in preda al panico e memore di brutte esperienze passate come cassiere, decide di cedere il ruolo all'altro Luca del gruppo. Raccogliamo la cassa comune e la cassa viaggi per intero, paghiamo il corrispondente e dopo aver conosciuto Zuhair, la nostra guida, partiamo alla volta di Jerash, non prima di essere passati dall'ufficio di cambio. Le rovine di Jerash, cittadina di stampo romanico influenzata nel tempo dall'avvento dei greci e poi dei persiani, sono veramente suggestive. L'area è vastissima e merita la visita approfondita effettuata con la guida. Lungo la strada, composta ancora dai blocchi millenari posati dall’Impero Romano, si possono apprezzare ancora i solchi delle carrozze che entravano nel sito. Sito costellato di colonne da cima a fondo, Zuhair ce ne illustra lo stile e di come queste siano state costruite per resistere ai terremoti. Ci accompagna poi a vedere altre aree del sito come la fontana, alla quale mancano purtroppo tutti i decori che ci descrive pittorescamente, l'agorà con la macelleria sul retro annessa, il tempio di Diana dove è possibile assistere all'oscillazione delle gigantesche colonne. Finita la visita del sito ci fermiamo al ristorante di fronte per un pranzo a buffet concordato grazie al nostro prezioso Zuhair. Raggiungiamo successivamente Madaba, la strada non è breve e ne approfittano tutti per riposare un po’. A Madaba visitiamo la chiesetta di San Giorgio, al suo interno ammiriamo la mappa della “Terra Santa”, uno dei più antichi ed importanti mosaici del Cristianesimo un tempo lunga fino a più di venti metri e composta da circa due milioni di tessere, raffigurante l'itinerario in direzione di Gerusalemme ai tempi delle crociate. Purtroppo, dell’opera originaria solo un terzo circa è giunto ai giorni nostri. Ci dirigiamo quindi all'hotel per riprendere un po’ di forze, ancora provati dall'arrivo in tarda nottata. Alcuni di noi decidono di incontrarsi giù nella hall per fare un giro in centro a Madaba. Durante la passeggiata notiamo una terrazza con dei tavolini, sembra un bar ma non ne siamo certi, decidiamo comunque di avventurarci nel palazzo e scopriamo che i nostri sospetti erano fondati. Ci accomodiamo nella “confortevole” terrazza al terzo piano di questo “moderno” palazzo. Madaba vista dall'alto è davvero carina, ci godiamo la vista e tra un narghilè ed un tè, Luca, battezzato “il Divino” ci rivela il nostro destino leggendoci i tarocchi. Dopo questo simpatico momento ritorniamo in hotel per incontrarci con il resto del gruppo e andiamo a cena in un ristorante libanese proprio vicino al nostro alloggio. Il ristorante si rivela un'ottima scelta, cucina molto varia, gustosa ed economica.
Giorno 3, monte Nebo, canyoning nel Wadi Mujib, castello di Karak, Petra. La mattina ci incontriamo nella hall con il gruppo e con Zuhair alle 7.30 per raggiungere il monte Nebo, il punto in cui la Bibbia narra che Mosè ebbe la visione della Terra Promessa che Dio aveva destinato al suo popolo eletto. Lo raggiungiamo non prima di provvedere al pranzo grazie al consiglio di Zuhair che ci suggerisce di fare scorta di manakish, una sorta di rustico che si può riempire con formaggio o con carne. La vista dal monte Nebo è molto bella, in più è presente una chiesetta con dei mosaici molto ben conservati. Ripartiamo per l'area protetta del Wadi Mujib dove ci accingiamo a fare il canyoning. Arrivati al sito però scopriamo che ci toccherà aspettare oltre 2 ore prima di poter accedervi, gli ingressi consentiti sono solo 100 alla volta ed è necessario che escano gli altri gruppi prima di far entrare noi. Per spezzare l’attesa fortunatamente, Davide ha portato qualche gioco da tavolo e Marco ha un mazzo di carte napoletane...il tempo così scorre veloce. Passato il tempo tra una partita e l'altra Zuhair ci chiama, è il nostro turno. Indossiamo i giubbetti di salvataggio e ci immergiamo nel canyoning, lo spettacolo è fantastico: un'acqua gradevolmente calda ci accoglie passando attraverso pareti rocciose di oltre 50 metri dalle forme sinuose, modellate in milioni di anni. Il percorso è per la prima parte semplice, con l'acqua alla caviglia, ma diventa quasi subito impegnativo quando l'acqua arriva alla gola e la corrente ti trascina in senso inverso! Arriviamo fino al termine del percorso, chiuso nel punto in cui una cascata non permette più fisicamente di avanzare. Fatta qualche foto di gruppo ritorniamo indietro, questa volta però, anziché scendere dai punti in cui eravamo precedente saliti, è possibile tuffarsi o usare le lisce rocce presenti come uno scivolo! Tutti ampiamente soddisfatti per l'escursione, facciamo ritorno al bus dove scopriamo essersi fatte le 16, non abbiamo tempo di visitare piccola Petra ma possiamo quanto meno inserire il castello di Karak per non perdere totalmente il pomeriggio. Il gruppo è d'accordo sulla decisione di andare al castello, partiamo quindi alla volta di Karak. Il castello è carino, Zuhair ci spiega molto bene la storia, è un castello che risale all'epoca dei crociati, ci illustra i suoi punti di forza, situato in cima ad un promontorio a strapiombo e che si estende per una notevole lunghezza, risultava impossibile da assediare. Visitiamo le varie camere da pranzo, la cucina, le prigioni, passando attraverso stretti e bui cunicoli dove è necessario accendere la torcia per vedere qualcosa. Anche la vista dal castello tutto sommato merita. Si è fatto tardi, Zuhair durante la visita ci propone di fermarci a mangiare per strada un piatto tipico dei beduini, la makluba, per poi raggiungere l'hotel a Petra, fare il check-in e andare a dormire per recuperare forze in vista della giornata impegnativa di domani. Sembra sensato, accettiamo. Dopo cena io e un gruppetto di cinque partecipanti andiamo a fare una passeggiata in cerca di un locale dove bere qualcosa, per strada troviamo uno dei tanti negozietti tipici e ci facciamo un giro dentro, il proprietario ci accoglie calorosamente e dopo averci mostrato il suo modo di legare la kefia ci spiega in maniera specifica il significato dei diversi modi di indossarla. Continuiamo con le nostre domande, è molto disponibile alle spiegazioni e sembra contento di tutto questo interesse da parte nostra per la cultura giordana. Improvvisamente si blocca e ci fa segno di seguirlo, ci porta al piano di sopra del suo negozio disinteressandosi completamente del fatto che nel frattempo il piano di sotto rimaneva sguarnito, ci ritroviamo in una perfetta riproduzione di un campo tendato beduino! Sono presenti, inoltre, tanti oggetti di antiquariato giordano molto più affascinanti della merce venduta al piano inferiore. Il negoziante allora sceglie una ragazza del gruppo e la camuffa dalla testa ai piedi come una donna beduina! Il costume è bellissimo, il copricapo e la maschera che copre il volto sono ornati da una miriade di decorazioni e la lunga tunica nera sembra disegnata sul corpo della nostra compagna di viaggio. Ci tiene inoltre a mostrarci un album di famiglia e le foto che ci mostra raffigurano il padre, adesso a capo del negozio ma di origini beduine, che balla proprio in quella stanza con ospiti stranieri travestiti da beduini. Ci spiega che prima del covid erano soliti invitare i turisti in visita al negozio a passare una serata presso di loro all'insegna di canti e balli, usanza che avevano perso ma che stavano tentando ora di riprendere, veniamo infatti invitati per la serata successiva a ritornare al negozio! Ci promette di regalarci una serata indimenticabile, ovviamente senza chiedere nulla in cambio. Con grande rammarico siamo costretti a ricusare l'offerta...la prossima sera saremo ospiti di altri beduini, quelli del Wadi Rum.
Giorno 4, Petra. Dopo aver compiuto l’ardua impresa di convincere la guida a partire presto la mattina per evitare la calca di turisti ci ritroviamo alle 7.30 davanti all'hotel, carichiamo il minivan coi nostri bagagli grandi e scendiamo a piedi verso il sito archeologico tanto agognato. In una mezz'oretta arriviamo al siq, si presenta davanti a noi uno spettacolo simile a quanto già visto il giorno prima, salvo che l'acqua è completamente assente. La guida ci illustra lungo il siq i dettagli più importanti come l'acquedotto e le incisioni sulla roccia. Siamo ancora dentro il siq quando ci interrompe e ci chiede di metterci in fila indiana e di costeggiare quanto più possibile la parete destra del canyon. Ci fa fare qualche passo, ci blocca, ci dà indicazione di ruotare sul fianco sinistro e di effettuare 4 passi in avanti, rotazione ancora sul fianco destro e…voilà, è proprio lì, davanti ai nostri occhi stupefatti: il Tesoro che compare tra le forme sinuose del canyon, l'immagine iconica di chi inizia ad intravedere il famoso sito nabateo camminando all'interno della gola. L'emozione è tanta, applaudiamo stupefatti, questa volta Zuhair ci ha sorpreso. Continuiamo la nostra visita arrivando davanti al Tesoro, è una visione davvero magnifica ed è ancora mattina presto quindi i turisti non sono ancora concentrati in massa ma sono presenti solo i tanti cammellieri ed asinai che provano a venderti la foto sul cammello col Tesoro sullo sfondo o l'escursione in groppa al povero ciuco smunto. Contrattiamo con un beduino per una foto del Tesoro da uno dei tanti punti panoramici "gestiti" da questa sorta di organizzazione a delinquere, di fatto nessun beduino è autorizzato ufficialmente e nessun punto panoramico è a loro riservato, ma la pratica è tollerata dalle autorità locali quindi non potendoci arrampicare autonomamente non possiamo farci niente e stiamo al loro gioco. Fatte le foto e ammirato il sito da questa suggestiva prospettiva, scendiamo per rincontrare la nostra guida che finalmente ci fa iniziare il tour condito di tante spiegazioni: camminiamo lungo le tombe reali, nel mentre Zuhair ci fa sostare un numero infinito di volte alle numerose bancarelle presenti, sembra conoscere tutti e non voler scontentare nessuno...ma questo atteggiamento irrita alquanto il gruppo che invece vorrebbe dedicare il tempo alla visita del sito. Vediamo diversi punti panoramici sulla valle sottostante e le famose grotte aventi funzione di casa, stalla o tombe. Fa molto caldo, ma essendo secco è sufficientemente tollerabile. Puntiamo verso il bivio che porta al monastero o alla strada del ritorno verso il Tesoro, dalla quale si può raggiungere anche l'altare del sacrificio, un punto panoramico molto alto dove venivano sacrificati animali agli dèi. Scegliamo di andare al monastero, un po’ contro la volontà della guida che preferisce rimanere ad aspettarci al bivio dove c'è tanta ombra e ristoranti, mica fesso…Capiamo subito perché: anche il monastero si trova molto in alto (Zuhair ci dirà solo dopo che erano 800 scalini tra andata e ritorno). Riusciamo comunque a raggiungerlo tutti in barba al caldo ed alle raccomandazioni della guida secondo la quale in due ore non era possibile visitarlo. Breve sosta sandwich e ci avviamo verso il punto di raccolta indicato da Zuhair. Si fa rotta verso il Wadi Rum. Ci arriviamo poco prima del tramonto, giusto in tempo per godere di uno spettacolo unico. Il deserto ci colpisce immediatamente per i suoi colori e il suo paesaggio lunare, il campo tendato poi è in una posizione defilata rispetto a tanti altri campi per cui è ancora più facile godere del silenzio del deserto. Il tempo di guardarci intorno e di capire in che posto meraviglioso siamo capitati che i nostri ospiti beduini ci introducono al salottino esterno per un tè di benvenuto. Ci adagiamo sui materassini posti in cerchio intorno al fuoco e Dahil, il figlio del capo del campo tendato, ci serve il tè. A cena i nostri carinissimi beduini ci stupiscono con una serie di piatti cucinati sotto la sabbia messi in colonna in questa struttura di ferro alta all'incirca 80 cm. Dopo cena ci facciamo una passeggiata sotto le stelle del deserto approfittando del cielo terso e privo di inquinamento luminoso per scattare qualche foto della Via Lattea in tutto il suo splendore. Rientriamo al campo tendato e troviamo ancora Dahil pronto ad offrirci dell'altro tè e ci invita a fumare con lui il suo narghilè. Ci facciamo raccontare un po’ di aneddoti della vita dei beduini e scherziamo un po’ con lui, ma guai a chiedergli se volesse conoscere il suo futuro facendosi leggere le carte dal “Divino”! Cambia leggermente atteggiamento e si dichiara disinteressato nel conoscere quello che ancora deve accadere, svincolandosi con un molto filosofico: se qualcosa deve accadere accade, non è importante conoscere il futuro. Rispettiamo la sua scelta e cambiamo discorso, la serata va avanti fino al sorgere della luna che illumina a giorno la vallata del Wadi Rum. Andiamo a letto, tra qualche ora si riparte per visitare questo gioiello della natura.
Giorno 5, il Wadi Rum. Ci incontriamo nella tenda della colazione alle 7.30. Anche la colazione beduina non si fa mancare nulla, cibo dolce e salato in abbondanza oltre all'ottimo tè del quale qualcuno è andato in assuefazione. Montiamo sulle jeep e partiamo alla volta del deserto, ne esploriamo alcuni punti particolari come dei canyon in cui sono presenti delle incisioni antichissime, rocce dalla forma molto particolare, distese di sabbia rosse e bianche scintillanti. Fa molto caldo e dobbiamo bere tanto nonostante le raccomandazioni dei beduini che consigliano di fare come loro e bere solo mezzo litro di acqua al giorno nel deserto. Ci accompagnano ai piedi di una grande duna che scaliamo lentamente per godere di una vista super, per poi scendere a gran velocità come degli stambecchi. Nel frattempo, ci hanno preparato l'immancabile tè e ne approfittiamo per reidratarci, nonostante il caldo fuori e il caldo del tè bollente. Ci muoviamo verso un altro punto non molto suggestivo per la verità (c'è un po’ di spazzatura e un'anima in ferro di quello che una volta doveva essere un campo tendato) dove Zuhair ci racconta la storia di Lawrence D'Arabia e della famiglia reale. C'è da dire che per quanto riguarda la conoscenza della storia e il modo di raccontarle, Zuhair è molto bravo. Riprendiamo la marcia verso una zona d'ombra non prima di arrampicarci su un altro punto panoramico mozzafiato, è mezzogiorno e i beduini devono iniziare a prepararci il pranzo. Trovato un punto ai piedi di una grande roccia dove il sole ormai ha finito di battere, stendono ai nostri piedi una grande stuoia e, sedutici tutti in cerchio, aspettiamo che sia pronto. Ci intrattiene Zuhair con un po’ di storie di ogni genere, dalle favole beduine con una morale ai suoi aneddoti simpatici, fino a raccontare qualche storia drammatica che gli è capitata nella sua lunga esperienza da guida. Mangiamo l'ottima fagiolata con verdure e pomodoro preparata dai beduini, al termine del pranzo ci viene comunicato da Zuhair che sosteremo fino alle 16 per poi partire a vedere altri punti caratteristici di quella zona del deserto. Decidiamo allora di ammazzare il tempo giocando a lupus in fabula, Davide spiega le regole del gioco a tutto il gruppo e si propone come narratore...un ruolo che svolge alla perfezione e conduce il gioco in maniera divertente. Il nostro parlare in continuazione per ore e ore attira l'attenzione dei beduini che ci chiedono incuriositi perché parliamo così tanto, gli spiego il gioco che stiamo facendo e si divertono quando capiscono cosa sta avvenendo in quella cerchia di italiani casinari. Al termine della partita si sono fatte le 16 passate, è ora di ripartire per visitare un'altra zona del deserto. Ci portano verso la mushroom rock, una roccia dalla forma curiosissima appunto di fungo, raggiungiamo un arco di pietra situato in un punto parecchio alto sul quale solo qualcuno di noi ha il coraggio di salire e per finire visitiamo un bellissimo canyon che attraversiamo a piedi anche arrampicandoci in alcuni punti. È il momento di rientrare al campo tendato, chiedo a Dahil un'ultima cortesia: portarci verso un altro punto panoramico che possiamo scalare per assistere al tramonto sulla vallata. Ci indica un punto che possiamo raggiungere anche a piedi dal nostro campo tendato, ci andiamo per chiudere in bellezza questa magnifica giornata in uno dei luoghi personalmente più belli del nostro pianeta. Doccia veloce, tè al salottino ed è già tempo di cena. Anche stasera andremo nel deserto, stavolta a bere una bottiglia di tequila comprata qualche giorno prima e giocare ancora a lupus in fabula. Chiediamo ai beduini se è possibile utilizzare la grande stuoia già usata a pranzo che ci viene prontamente portata. Mentre giochiamo ci raggiunge Dahil che ancora incuriosito dal gioco chiede chi sono i lupi e tutti gli altri ruoli, ci ha preso gusto e non smette di ridere guardando gli altri giocare, io nel frattempo avevo deciso di non giocare per commentare la partita insieme a lui. In realtà era venuto a dirci che questa notte avrebbe dormito nel deserto e che se avessimo voluto raggiungerlo lui ci avrebbe aspettato lì per bere insieme il tè. Ringrazio e dico che lo raggiungeremo terminata la partita. Il gioco va per le lunghe, Dahil nel frattempo è andato via. Quando finiamo ognuno si reca al suo alloggio per dormire, io decido di raggiungere Dahil. Cammino nel buio verso la sua auto dove mi ha detto che l'avrei trovato, la scena che si presenta davanti ai miei occhi sembra una visione mistica, come uscita da un dipinto: al chiaro di luna, di fronte alle braci di un falò si staglia quest'uomo in tunica bianca, seduto in terra assorto in una sorta di posa meditativa, impegnato a fumare il suo narghilè nel silenzio assordante del deserto. Io ed altri tre membri del gruppo ci sediamo intorno a lui che prontamente afferra la teiera e riempie i nostri bicchieri. Ci rivela di essere innamorato del silenzio e della calma del deserto, di quanto sia importante rimanere in contatto con la natura e di come lui pensi che questo stile di vita sia l'unico accettabile. Ci racconta delle sue battute di caccia nelle montagne nel wadi rum in cerca degli ibix, dei costumi che utilizza per mimetizzarsi nelle rocce, ha un modo pittoresco di raccontare e le immagini si fanno vivide dentro la nostra testa. Nel frattempo, in cielo vediamo una miriade di stelle cadenti, raccontiamo della nostra usanza di festeggiare la notte di San Lorenzo e lui ci spiega del significato che hanno invece le stelle cadenti secondo il Corano: ogni volta che un djinn spunta dal deserto una stella cadente viene mandata dal cielo per scacciarlo. La condivisione di culture diverse è sempre un momento bellissimo. Continuiamo a fumare il narghilè e a bere tè dedicando un po’ di tempo al silenzio ed all'ascolto del deserto. Ci congediamo e ringraziamo Dahil, tutti vanno a dormire, io faccio ancora una passeggiata in solitudine per godere un altro po' del silenzio del deserto. La luna illumina a giorno la vallata del Wadi Rum, dove prima del suo sorgere si vedevano solo delle enormi macchie nere ora la luce definisce i colori delle montagne rocciose davanti al nostro campo. È notte fonda, adesso tutti dormono dentro il campo tendato. Prendo un materasso dal salottino esterno del campo e lo porto sulla sabbia, decido di dormire qui stanotte. Nulla si muove, nessun rumore, la temperatura è perfetta, una lieve brezza rinfresca la serata. Al salottino incontro un gatto nero, Dahil mi aveva detto che due gatti si aggiravano intorno al campo la notte, ma non sono proprio sicuro sia un gatto...dopo tutti questi racconti penso persino che possa essere un djinn. In fondo avevo deciso di dormire fuori anche spinto dalla curiosità dei racconti beduini susseguitisi in questi giorni che me ne apparisse uno all'improvviso, anche se forse non sarebbe un gradevole incontro. Ci si deve svegliare tra qualche ora, ma non ho nessuna intenzione di dormire, dormire significherebbe salutare prima il deserto…comincio a considerare questo viaggio già finito nel momento in cui chiuderò gli occhi e mi sveglierò all'alba per lasciare questo luogo magico. La notte soprattutto, ho scoperto che rapisce in modo particolare. Vedo ancora tre stelle cadenti prima di chiudere gli occhi e addormentarmi, non prima di esprimere un desiderio che suona più come una promessa a me stesso: un giorno ritornerò a vedere questo posto
Giorno 6, Wadi Rum, Mar Morto, rientro ad Amman. A mattina siamo pronti a terminare la nostra visita al deserto con un'altra escursione, questa volta in cammello. Veniamo portati in prossimità del villaggio, è qui che ci aspettano i cammelli, l'escursione prevede il raggiungimento del villaggio attraversando il deserto da quel punto che corrisponde esattamente ad un'ora di distanza. I cammelli sono legati tra di loro e i cammellieri li tengono al laccio e trasportano, noi non facciamo altro che stare seduti in groppa e goderci il lento passaggio nel deserto. La traversata è piacevole ma personalmente troppo poco attiva, altri membri del gruppo però sono divertiti ed entusiasti di questa esperienza. Raggiungiamo in un'ora esatta il villaggio e raggiunto il bus ci dirigiamo di nuovo a nord verso il mar Morto. In quattro ore raggiungiamo la zona degli hotel, non prima di fare un paio di fermate per osservare da vicino la costa del mar Morto, dove il sale si accumula sulle rive formando come delle grosse perle bianche scintillanti incastonate nella sabbia. Il corrispondente ha prenotato per noi l'accesso ad uno di questi hotel che include un ottimo pranzo a buffet e l'accesso libero alla spiaggia del mar Morto. Dopo aver mangiato andiamo subito a fare il bagno senza nessun pericolo: la temperatura dell'acqua è più calda di quella esterna! Ci immergiamo testando l'alta salinità dell'acqua che ci tiene a galla in modo stupefacente, nonostante i nostri tentativi di andare giù! Il bagnino ci richiama ogni volta che ci mettiamo a pancia in giù, ed aggiungo per fortuna perché è molto pericoloso immergere il viso in questa acqua salatissima. A qualcuno capita di ricevere qualche goccia negli occhi, immediatamente esce per sciacquarsi con l'acqua dolce per rimuovere il sale. Testiamo anche i fanghi raccolti nei secchi sulla riva del mare e dopo averli seccati li rimuoviamo con l'aiuto del bagnino che stile carceriere prende la pompa e ci rimuove di dosso tutto, anche la pelle a momenti! Risaliamo dal mare verso la zona delle piscine per lavarci, beviamo qualcosa prima di rincontrarci alle 18 con Zuhair e ritornare ad Amman. Check-in all'hotel del primo giorno e cena fuori a base di mega hamburger al centro commerciale. Ci ritiriamo in hotel subito dopo cena per chiudere i conti della cassa e fare un'ultima partita a lupus in fabula, qualcuno partirà prestissimo la mattina successiva e ci sembra il miglior modo di dirci arrivederci!
Giorno 7, Amman e partenza per l'Italia. Due ragazze del gruppo sono già andate via, noi ci organizziamo per fare colazione e visitare Amman che avevamo deciso di lasciare per questa ultima mezza mattinata. Per cominciare visitiamo l'imponente moschea blu, proprio di fronte al nostro hotel. È una delle poche moschee fotografabili all'interno ed accessibili ai turisti. Finiamo la visita e chiamiamo tramite l'hotel i taxi che per soli 2 jod (a taxi) ci accompagnano all'ingresso della Cittadella. Visitiamo queste suggestive rovine e scendiamo verso la downtown, ci addentriamo nel caotico e coloratissimo mercato locale e facciamo il giro dei negozietti di souvenir, dove ci perdiamo tra mille contrattazioni per portare a casa gli ultimi ricordi di questa vacanza a buon mercato. Intorno alle 12 il gruppo si divide ancora, è il momento di salutarci con buona parte del gruppo che partirà tra qualche ora! Rimaniamo in tre, andiamo a visitare la rinomata rainbow street e qui ci fermiamo da Sufra a mangiare il mansaf, piatto nazionale Giordano composto da riso, agnello stufato, spezie, mandorle e pinoli, una vera specialità! Finito il pranzo ci avviamo anche noi verso l'hotel ma essendo rimasti senza jod e non avendo voglia di prelevare per soli 2 jod di taxi decidiamo di approfittare del tanto tempo a disposizione per percorrere la distanza che ci separa dall'hotel a piedi. Il caldo e la voglia di fermarci lungo la camminata ad osservare un pezzetto della Amman meno turistica ci fanno raggiungere a passo lento l'hotel in 45 minuti. Stremati ci sdraiamo sui divani dell'hotel ad aspettare il transfer. Riguardiamo le foto, rievochiamo i momenti più belli e quelli più strani del viaggio...siamo tutti soddisfatti! Pian piano ci addormentiamo fino a che un clacson non ci desta dai nostri sogni fatti di notti sotto le stelle, beduini, tè e narghilè, città scavate nella roccia, paesaggi lunari infiniti...è ora di tornare a casa!