Italia-Sudan Raid
Data: DICEMBRE 2007- GENNAIO 2008
Autore: Sandro Garavelli
Domenica 13 gennaio 2008 alle 15.55 locali raggiungiamo Berenice Pancrisia
E’ il fiore all’occhiello della nostra straordinaria attraversata d’africa che ci ha condotto per ben 8074 km dalla Tunisia a Port Sudan
Un viaggio travagliato dalle mille complicazioni burocratiche in ciascun paese attraversato, dai problemi di permessi e di scorte militari sia in Egitto che in Sudan:
Per raggiungere Berenice c’e’ stata una accurata e meticolosa ricerca dei punti gps e relativa rotta per cui siamo partiti con ben 200 punti per arrivare e solo 3 per raggiungere il mare.
Le emozioni sono state tante, a partire dalla visita ai cimiteri militari di guerra di Tobruk sia degli alleati che dei tedeschi, alla visita della sempre stupenda oasi di Siwa rimasta praticamente intatta da anni, all’escursione nel deserto bianco per finire con l’arrivo ad Aswan.

Meritano un racconto a parte le vicissitudini della navigazione sul lago; il giorno 30 dicembre ci presentiamo al porto per imbarcare le auto sulla chiatta e gia’ scorre mezza giornata tra timbri, biglietti e controllo doganale ( per la verita’ molto blando elargendo la solita mancia) il bello viene il giorno dopo quando ci fanno sapere che vogliono i passeggeri di prima classe alle 9,30 del mattino. Ci assegnano una cella di 2 x3 con letti a cuccetta, chiediamo l’ora di partenza ma nessuno sa niente. Vediamo arrivare camion stracarichi di merci, pulman con persone che salgono e si sistemano parte nella stiva e parte sul ponte superiore dove ad un certo punto non si riusciva piu’ a passare.
Finalmente alle 21 la partenza. Con i pochi turisti presenti, tedeschi, spagnoli e norvegesi festeggiamo a bordo l’anno nuovo. Il giorno successivo arriviamo a wadi alfa in pratica contemporaneamente all’arrivo della chiatta con le auto, che sollievo vederle arrivare sane e salve.
Le solite pratiche burocratiche di ingresso che comunque non superano le tre ore ed eccoci in sudan. Nell’attesa dell’ultimo timbro della polizia che oggi (primo dell’anno) era in festa, festeggiamo cosi’ con una bella tavolata nel deserto con i turisti della nave il primo giorno dell’anno nuovo siamo in 15 e ognuno porta in tavola le proprie specialita’, ovviamente vinciamo noi italiani che abbiamo offerto parmigiano, vino, grappa, torrone e panettone la bellissima serata termina al suono della chitarra dei norvegesi. E’ cosi’ bello trovarsi con altri turisti appassasionati d’Africa, scambiarsi idee, opinioni, racconti di viaggio, speranze future sempre riferite all’Africa. Due spagnoli che si fermano un anno, due tedeschi un anno e mezzo, altri due ragazzi giovani con uno spazzaneve vorrebbero arrivare a Cap Town, due autostoppisti norvegesi con il tempo dalla loro parte; noi al confronto con il nostro mese ci siamo sentiti piccoli piccoli.

Iniziamo cosi’ la visita del Sudan, una tremenda strada sterrata con fech-fech e tolle ondule che costeggia il Nilo ci porta via via a visitare i bellissimi villaggi lungo le sponde del fiume pieno di vita e con gente cordialissima e sempre disponibile dopo Dongola ci attendono circa 200 km di deserto e soli 3 punti gps, ma il Nilo sempre alla nostra destra ci aiuta nella navigazione e cosi’ arriviamo alla cittadina di Old Dongola passato il fiume con il solito barcone ecco l’asfalto che ci condurra’ prima al jebel barkal e le sue piramidi e poi a Khartoum.
La giornata a Khartoum trascorre per i permessi relativi alla visita a Berenice, permessi che quest’anno sono diventati obbligatori. Grazie al notevole peso diplomatico del proprietario dell’hotel Acropole riesco ad ottenerli in 5-6 ore, il resto del gruppo ne approfitta per far visita all’ospedale di emergency.
Il giorno successivo incontro Khalid, la nostra guida, e partiamo per la parte che si rivelera’ piu’ affascinante ma anche la piu’ difficile. Destano interesse ed ammirazione le piramidi di meroe visitate sia al tramonto che all’alba, ed ha fatto specie non vedere alcun turista.
Giunti a Abu Hamed e fatto gli ultimi rifornimenti di carburante e provviste eccoci diretti verso Berenice. A mezzogiorno raggiungiamo la mitica station 6 e sostiamo ad ammirare quello che ormai in giro non si vede piu’ ossia gli scambi dei binari manuale costruiti nel 1905 visitiamo la vecchia stazione con ancora il centralino funzionante, i cordiali abitanti della zona ci invitano a vedere casa loro e ci offrono un te. Sostiamo per il pranzo dopodiche’ partiamo per Fort Murat.

La nostra guida preferisce che avanziamo noi in quanto muniti di tutti i punti gps per una rotta diretta e veloce. A sera arriviamo a destinazione e logicamente visitiamo quello che un tempo fu un deposito di oro delle vicine miniere e alloggio delle guarnigioni. Il giorno successivo eccoci al posto di polizia che confina praticamente con l’egitto. Subito ci dicono che non possiamo proseguire per presunti atti di banditismo in zona. Rimaniamo allibiti, sconcertati e senza parole (penso agli sforzi fatti durante l’anno per avere il materiale occorrente ) telefono allora all’acropole hotel dopodiche non so se per l’intervento dell’influente propietario o per qualche altro miracolo fattosta che ci permettono di proseguire ma con un militare di scorta. La zona e’ stupenda e il deserto difficile e complicato, capisco perche’ anche i locali si perdono e preferiscono noi con i nostri gps. Qui i punti di riferimento sono inesistenti ed e’ difficile districarsi in questa zona piena di wadi che si incrociano tra una montagna e l’altra. Un vero labirinto. Noi seguendo la nostra rotta predisposta da casa con meticolosita’ e fatica riusciamo a districarci e finalmente arriviamo all’imbocco del famoso wadi allaqi dove, risalendolo, si giunge a berenice. L’unico punto delicato e’ stato questo in quanto l’ingresso e’ di diffcile collocazione e privo di tracce. Comunque dopo breve consulto troviamo la strada giusta, il wadi si allarga e si stringe in maniera incredibile, verso la fine i passaggi sono al limite delle dimensioni dell’auto. Giungiamo cosi’ alla mitica berenice pancrisia, la soddisfazione e’ enorme un abbraccio fra tutti noi per aver compiuto questa straordinaria impresa e’ il culmine di una giornata emozionante, l’immancabile foto di gruppo, la raccolta della sabbia come ricordo.
 
Qui 3000 anni orsono raccoglievano l’oro e lo lavoravano per i faraoni. Qui a quei tempi vivevano 10.000 persone e lo si puo’ capire dalle dimensioni dei ruideri della cittadina. Bello e imponente il forte a dimostrazione della bonta delle costruzioni di allora.
il militare dopo due ore di visita ci comunica che non si puo’ campeggiare in questa zona siamo troppo vicini al confine che dista pochissimi km torniamo indietro per la stessa strada percorsa e campeggiamo sulla strada prossima al cratere di Onid
Il giorno successivo e’ stato interessantissimo e pieno di imprevisti. Non abbiamo piu’ i punti gps che ci permetterebbero di arrivare al mare.
Così con i nostri gps, le carte russe dettagliatissime, le foto satellitari in 11 ore di navigazione percorriamo 269 km che ci permettono di arrivare al posto di polizia di Gebeit.
Così il militare, che durante la giornata ci ha continuamente stressato con la sua richiesta di arrivare presto a Gebeit e’ accontentato e noi un po’ meno vista la enorme fatica fatta lungo piste che a volte altro non erano che torrenti. Ad un certo punto siamo rimasti bloccati da un imprevisto incredibile, lontano km da un centro abitato abbiamo trovato un campo seminato e chiuso con tanto di recinzione proprio dove passava la pista. C’e stato un momento di panico e smarrimento collettivo, si vedeva la pista oltre la recinzione proprio come nelle nostre carte ma non potevamo passare e non avevamo idea di come uscirne, meno male che a quel punto interviene la nostra guida e si fa spiegare la strada da percorrere per risolvere il problema.

Arrivati a Muhammed Qol con nostra somma gioia vediamo il mare, siamo convinti di fare finalmente il bagno, invece no, il militare ci obbliga a percorre 100 km verso l’egitto perche’ il capo della polizia voleva intervistarmi, in effetti mi ha chiesto perche’ volevamo andare a Berenice in un luogo dove c’e nulla secondo loro, cosi’ spiego la storia di Berenice, faccio vedere le riviste italiane che parlano di questo sito e si convince della bonta della nostra visita.

Il viaggio termina a Port Sudan con la visita alla missione comboniana di padre cazzaniga che ci permette di visitare la scuola e altre missioni nei dintorni. Non vi dico la gioia da parte dei padri comboniani nel vedere il parmigiano, il vino e altri viveri rimasti che volentieri abbiamo lasciato alla missione unicamente a vestiti e un’offerta in denaro.
Terminate le procedure doganali spediamo le nostre auto in container per l’italia e cosi’ abbiamo ancora una giornata piena da dedicare allo snorkeling sul mar rosso affittando un bellissimo yacht.
Termina cosi’ un’altra straodinaria avventura in Africa che ci invoglia ad affrontarne una nuova per l’inverno successivo
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